
Numerosi sono i modi per prendersi cura delle ferite dell'intersoggettività. Incrociando la psicoterapia umanistica rogersiana con una lettura fenomenologica della teoria dell'attaccamento, questo volume delinea un inedito approccio integrato per la cura dei disturbi della personalità. Secondo questa visione, per affrontare le crisi della vita è necessario che qualcuno (e non qualcosa) ci "riconosca", ci "accolga", ci "alleni", ci permetta di apprendere, di costruire in noi la capacità di dare un senso alle nostre ferite e diventare "resilienti".
“Avere a cuore” è un sintagma usuale nella nostra lingua, teso ad indicare un senso di appartenenza e di intimità, che nelle relazioni di cura si colora delle tinte di una responsabilità appassionata. L’Istituto di Gestalt GTK lo ha scelto come titolo del libro dedicato per il settantesimo compleanno al suo fondatore e direttore, Giovanni Salonia – padre e professore noto e riconosciuto nell’ambiente ecclesiale come in quello gestaltico internazionale –, per rendere simbolicamente l’essenza della sua statura di grande terapeuta e di amico indefettibile.
Uomini di cultura, intellettuali di varia estrazione, terapeuti, teologi – accomunati da un rapporto significativo con il Salonia frate o terapeuta – gli fanno onore in Avere a cuore svolgendo dal loro punto di vista il tema implicito nel titolo. Ne viene fuori un’opera non meramente celebrativa, bensì una sorta di sinossi del sentimento originario secondo la prospettiva gestaltica, clinica, filosofica, giuridica, letteraria, teologica.
Per lunga amicizia, forte condivisione e stima grande l’arcivescovo di Palermo, don Corrado Lorefice, ha voluto anche lui promuovere e prefare questa impresa.
Questo libro è dedicato alla comprensione del significato e della motivazione della violenza umana estrema, a partire dall'analisi della forma più patologica dell'attaccamento e delle relazioni oggettuali dell'offender. L'atrocità della violenza di un uomo nei confronti di un proprio consimile è qualcosa che continua a sconvolgerci profondamente. Quest'emozione, tuttavia, ci lascia spesso confusi e incapaci di trovare strategie appropriate di contenimento. Il Los Angeles Times ha condotto uno studio sugli omicidi commessi tra il 1990 e il 1994 nella circoscrizione più popolosa ed eterogenea degli Stati Uniti, riscontrando che durante quegli anni, in media, ogni cinque ore un individuo è stato ucciso intenzionalmente. Questo vasto campo di sterminio urbano si estendeva lungo tutta la contea di Los Angeles, ma le morti erano concentrate nelle aree più degradate e più povere. Gli uomini di colore avevano il doppio delle possibilità di essere uccisi rispetto ai maschi latini, e erano quindici volte più a rischio rispetto ai maschi caucasici o asiatici. Nel 26% dei 9442 casi, l'offender era uno sconosciuto; in tutti gli altri casi, che fossero relativi a uno scontro tra bande, tra familiari o conseguenze di litigi coniugali, era presente un attaccamento tra l'offender e la vittima. In quasi metà dei casi, i colpevoli non sono stati arrestati. Questi dati mostrano una simile diffusione in tutta la nazione, facendo degli Stati Uniti una delle nazioni più violente al mondo. La gravità del tipo di omicidio messo sotto esame in questo libro, nonostante sia meno comune rispetto a questi dati, sposta l'attenzione sulla vita interiore dell'offender.
La psicopatia è un disturbo deviante dello sviluppo, caratterizzato da un'eccessiva quantità di aggressività istintuale e dall'assenza della capacità relazionale oggettuale di creare legami. La psicopatia è un processo, un'interazione continua di fattori e operazioni che stanno implicitamente progredendo o regredendo verso uno specifico punto finale e una fondamentale disidentificazione con l'umanità. L'autore fornisce una concezione dell'eziologia di questo disturbo che abbraccia dimensioni psicobiologiche e psicoanalitiche. Con questo duplice orientamento, l'autore ci accompagna lungo un percorso attraverso il quale visitiamo un patrimonio di contributi rilevanti e aggiornati provenienti dalla neurobiologia e dalla neuropsicologia. Ci viene poi presentata una ricca, estensiva e profonda indagine di un ampio spettro di formulazioni psicosociali e psicoanalitiche. Una delle idee più originali espressa in questo libro riguarda la distinzione tra aggressività evocata affettivamente, che è la più comune in ognuno di noi, e l'aggressività predatoria, che sembra essere il segno caratteristico della psicopatia. Un'altra scoperta importante è che i pazienti psicopatici sperimentano una caratteristica iporeattività del sistema nervoso autonomo periferico; per compensare, possono perseguire manifestazioni affettive aggressive. "L'aggressività predatoria, anche se non androgenodipendente, può essere innescata socialmente dalla ricerca da parte dello psicopatico di aumentati livelli di eccitazione autonomica e dell'aggressività affettiva". Su questa scia, lo psicopatico può agire comportamenti violenti per amplificare la propria eccitazione sessuale. Questa iporeattività autonomica sembra anche essere la causa della difficoltà dello psicopatico ad apprendere dall'esperienza e a sviluppare capacità di insight.
L'intento del volume è di mostrare la varietà dei percorsi possibili di indagine propria di questa area, il loro intrecciarsi, correre paralleli, divergere sino ad allontanarsi, per rincontrarsi sulla linea di quell'orizzonte che è determinato dalla persona stessa e dai fatti della vita.
Il sentirsi soli si presenta, nell'ottica psicologica, secondo due aspetti: nel primo la solitudine è sentimento triste collegato alla perdita, al rifiuto e all'isolamento. Nel secondo la solitudine è serena o gioiosa, e rappresenta uno stare con se stessi che sviluppa l'interiorità e prepara la creatività, la nascita del nuovo. Questa distinzione viene illustrata dagli autori del volume con riferimenti letterari e filosofici che mostrano i legami del sentimento di solitudine con due concetti che hanno avuto grande fortuna nelle arti e nelle scienze: la nostalgia e la malinconia. Nell'ottica psicoanalitica la distinzione tra solitudine triste e serena si trova nelle posizioni teoriche della Klein (solitudine depressiva) e di Winnicott (solitudine evolutiva).