
La memoria non è immobile, non è statica. Si modifica in continuazione. La puoi modificare tu, ma anche gli altri, un po' come una pagina di Wikipedia. Tutti sanno cosa sia la memoria, ma pochi sanno come funziona veramente. È come possedere una macchina: anche se la sai guidare, non sempre sai che cosa succede esattamente nel vano motore. Abbiamo bisogno della memoria, contiamo su di essa: abbiamo bisogno di una rappresentazione accurata del nostro passato. Abbiamo bisogno di mantenere una traccia dei giorni importanti della nostra vita, delle conversazioni emozionanti e delle informazioni più importanti. È sulla memoria che si basa la nostra identità. Ma come funziona realmente? E possiamo fare davvero affidamento su di essa? Possiamo fidarci?
La vita umana è fatta di alti e bassi, di piaceri e dolori, e "normalità" non è sinonimo di felicità costante. È quindi legittimo chiedersi se sia proprio necessario interpretare ogni sofferenza o difficoltà nei termini di un disturbo psicologico. I manuali diagnostici che classificano le patologie mentali hanno conosciuto, soprattutto a partire dalla sua ultima versione (il DSM-5), un tale ampliamento delle proprie categorie da comprendere quasi ogni genere di disagio. Il lutto per una morte può venire scambiato per depressione, l'agitazione di un bambino diventa sindrome da deficit di attenzione e, sebbene disturbi come l'insonnia non siano paragonabili alle psicosi, pare esserci una medicina per tutti. Così i trattamenti di tipo farmacologico conoscono sempre maggiore successo, per la gioia delle industrie farmaceutiche che investono nel marketing per aumentare le proprie vendite. Gli interessi economici non sono infatti di poco conto, se si considerano i numeri dei potenziali pazienti. Tutto ciò ha incentivato la tendenza odierna a prescrivere gli psicofarmaci con estrema facilità, anche da parte di medici non specializzati in psichiatria. Ma gli psicofarmaci non sempre servono, spesso sono anzi dannosi, in ogni caso bisogna conoscerli e somministrarli con cautela visti i considerevoli effetti collaterali. Potrebbe invece dimostrarsi più utile una psicoterapia, con ricorso ai farmaci solo quando indispensabili e dietro attento controllo medico specialistico. Nel campo della psiche è comunque sempre fondamentale adattare il trattamento al tipo di problema presentato -di carattere biologico oppure psicologico, relazionale, familiare, sociale - in modo da agire allo stesso livello, secondo l'antico principio che "le cose simili sono curate dalle cose simili".
Benché nell'esperienza umana il conflitto sia un fenomeno costante, siamo impreparati ad affrontarlo come un percorso naturale per il disagio che crea: in realtà il conflitto è una sorta d'incrocio tra pericolo e opportunità che può condurre a scelte costruttive. La prospettiva di Marinetta Cannito Hjort è quella della «trasformazione dei conflitti», paradigma nato alla fine del secolo scorso all'interno della comunità statunitense di fede mennonita, per cui il conflitto è un fenomeno necessario al cambiamento e alla ricostruzione di realtà interpersonali e sociali orientate a pace, giustizia e riconciliazione. Sottolineando la natura complessa del conflitto, tale modello guida verso una comprensione della costruzione di pace che non ne suggerisce l'eliminazione bensì lo considera terreno fertile per lo sviluppo di strutture giuste e rapporti basati sul rispetto della sacralità di ogni individuo.
Dopo "L'arte di separarsi", l'autore era già considerato colui che ognuno avrebbe voluto come terapeuta nei momenti difficili. Questo libro, ne dà conferma. Profondamente umano, ma altrettanto scientifico, il saggio narra, attraverso un semplice "parlato scritto" chiaro e scorrevole, la recente evoluzione della psicologia clinica applicata al quotidiano. Questo compendio è dedicato a tutti coloro che si accostano alla psicoterapia, per capire di più e per meglio risolvere alcuni problemi. Gli operatori tecnici, inoltre, potranno trovarvi un valido aiuto per comprendere meglio e con maggior empatia i bisogni reali dell'utenza contemporanea.
Il "modello simbolico trigenerazionale" consente di affrontare il percorso di mediazione familiare a partire dalle tre domande fondamentali che un professionista deve porsi. Come lavorare sul presente e decidere il tipo di intervento più appropriato? Come comprendere l'influenza del passato sull'attuale processo di separazione della coppia? E quali sono le strategie più efficaci per costruire nel futuro un accordo che salvaguardi il legame tra le generazioni? Il lettore troverà nel volume una risposta a queste domande e potrà avvalersi dell'ampia casistica presentata per orientarsi in ogni passo del processo di mediazione familiare.
"Fa solo di testa sua", si lamentano i genitori quando parlano dei propri figli. I pediatri e gli psichiatri sono sempre più spesso consultati per malefatte di bambini anche molto piccoli: rifiutano di mangiare seduti a tavola, danno la scalata ai mobili, il minimo rifiuto innesta una collera devastante. I poveri genitori "non ce la fanno più". Come riappropriarsi dell'autorità perduta? E come articolarla con le esigenze attuali di democrazia e di sviluppo autonomo dell'individuo? Evitando i luoghi comuni, Daniel Marcelli riesce a proporre una nuova concezione dell'autorità. Un libro ricco di tracce e di argomenti perché l'idea di autorità non sia più politicamente scorretta.

