
Lo sciame borderline è costituito da una serie di memorie traumatiche che non hanno trovato una trama, da un funzionamento dissociativo che risulta sganciato dalla dimensione simbolica. Partendo dalla sua pratica clinica, Nicolò Terminio propone una prospettiva originale sul disturbo borderline. Grazie alla chiarezza espositiva, l'autore consente al lettore di ripercorrere il cammino che lo ha portato a pensare la clinica borderline secondo la logica dello sciame. Nella concettualizzazione dello sciame borderline la teoria del soggetto di Lacan e la clinica del vuoto di Recalcati vengono messe in dialogo con altre prospettive psicoanalitiche, con la psicopatologia fenomenologica e con la tradizione psicodinamica che prende origine da Janet. Il quadro d'insieme orienta il lettore nell'applicazione terapeutica dei principi che guidano la cura. Prefazione di Massimo Recalcati.
Clara Mucci mostra qui come la resilienza possa essere strutturata per creare individui e società più forti, a fronte di circostanze di vita sempre più traumatiche e stressanti, svolgendo un'accurata analisi di pratiche, processi e caratteristiche umane che aiutano la nostra capacità di resistere, adattarci o contrastare la traumatizzazione, anche la più estrema. Tali caratteristiche entrano in gioco nel punto di contatto tra vulnerabilità e resilienza e consentono di comprendere i meccanismi che soggiacciono alla resilienza stessa. Ogni capitolo prende in esame le componenti necessarie per il suo rafforzamento: attaccamento, connessione, memoria, testimonianza, sviluppo e pratica di attività artistiche e creative. Il libro esplora anche gli effetti positivi sul trauma dell'impegno morale, dell'altruismo e della terapia psicodinamica intergenerazionale, dimostrando che i sentimenti di compassione, nonché l'uso di strutture simboliche di ordine superiore, come l'arte e la creatività, contribuiscono a rafforzare la resilienza e la solidarietà sociale.
L'adolescenza, dice l'autore, è un'età paradossale: è una fase di rottura rispetto al passato, eppure gli anni dell'infanzia continuano a condizionare il presente; gli adolescenti sono presi da loro stessi, eppure vivono per l'approvazione dei coetanei; sono più liberi, più indipendenti e più viziati che in passato, eppure dai loro occhi traspare sempre più spesso un malessere indefinibile. "L'adolescente è come una biglia che corre lungo un crinale di montagna: non possiamo sapere da quale parte cadrà" scrive l'autore. La loro realizzazione in una direzione o in un'altra dipende sì da loro, ma in parte anche da noi. In questo libro si dà voce ai ragazzi e alle loro storie, perché la presenza e l'ascolto rimangono fondamentali.
Avete mai notato che quello che vi entusiasma il lunedì, il venerdì vi sembra noioso? Relazioni, lavori, persino i capolavori dell'arte dopo un po' perdono il loro fascino. A un certo punto, non facciamo più caso a ciò che c'è di buono nelle nostre vite, e non notiamo più nemmeno ciò che non va. Ci abituiamo all'aria inquinata, tolleriamo relazioni tossiche, giustifichiamo qualsiasi deriva autoritaria e corriamo rischi inutili. Ma è possibile iniziare a vedere tutto in modo nuovo? Tornare ad apprezzare ciò che funziona e provare a cambiare quello che invece non ci rende felici? In questo studio rivoluzionario, frutto di una ricerca decennale in psicologia e biologia, i due autori ci mostrano che cambiare anche per poco l'ambiente in cui viviamo e le persone che frequentiamo è la strada per riconoscere e apprezzare il bene in modo più consapevole.
Il testo offre una panoramica aggiornata sulla teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali e ne descrive l'applicazione nella psicoterapia focalizzata sul transfert (TFP), un approccio terapeutico derivato dalla psicoanalisi e a essa correlato. Basato su un gran numero di studi empirici, il volume amplia l'ambito di applicazione della TFP, illustrandone la pratica nei disturbi di personalità gravi, nei disturbi della sessualità e delle relazioni amorose delle personalità narcisistiche, nel trattamento ospedaliero e nei contesti di gruppo. Vengono anche prese in esame le implicazioni dei recenti progressi in ambito neurobiologico per la teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali. I lettori potranno beneficiare di una riflessione sulla pratica clinica della TFP, con capitoli che trattano la supervisione psicoanalitica, le sfide per il futuro della psicoanalisi e le innovazioni che possono servire a rafforzarne il ruolo come approccio terapeutico nell'ambito delle scienze della salute mentale.
"Errare humanum est, perseverare autem insanum". L'aforisma coglie un problema di molti disturbi mentali: il cosiddetto paradosso nevrotico. Vale a dire la persistenza di linee di condotta e modi di pensare disfunzionali che per il paziente sarebbe possibile modificare e che, a volte, lui stesso vorrebbe cambiare. Perché, per esempio, un paziente con un disturbo evitante di personalità continua a pensare che sarà umiliato ed escluso, nonostante ciò implichi per lui sofferenze e privazioni e anche se le informazioni di cui dispone consentirebbero un cambiamento? La risposta si fonda sul principio che i processi cognitivi sono orientati in modo da ridurre il rischio degli errori soggettivamente più difficili da accettare. Il paziente evitante considera l'essere escluso non solo doloroso ma inaccettabile, qualcosa che "non deve accadere". Di conseguenza tende a elaborare le informazioni in modo da confermare le sue aspettative negative, evitando così di commettere l'errore di sottovalutare ciò che teme. La soluzione del paradosso e quindi il cambiamento passano attraverso l'accettazione della minaccia e dei rischi a essa connessi.
Una rivoluzione della portata di quella copernicana è sotto i nostri occhi. Coinvolge ognuna e ognuno di noi e ridefinisce alla radice cosa siamo come esseri umani. Dal primato del soggetto scopriamo la centralità della relazione e che l'"io" che pensavamo di essere deriva dai "noi" di cui siamo parte; oltre la centralità della mente riconosciamo di essere un corpo; scopriamo l'origine della conoscenza nella nostra capacità di azione e movimento; ci accorgiamo che non siamo sopra le parti ma parti del tutto nei paesaggi della nostra vita; constatiamo che dietro ogni pensiero c'è un'emozione; scopriamo che l'empatia ci precede e ci contiene, nel bene e nel male, e che quella risonanza sottende le nostre possibilità di comprenderci, amarci, cooperare ma anche offenderci e farci del male; ci riconosciamo capaci di immaginazione e finzione e scopriamo incarnata e corporea la bellezza che ci conduce alla possibilità di creare l'inedito. Un paradigma corporeo, basato sull'intersoggettività, si fa strada nella comprensione di noi stessi per una collocazione più appropriata della nostra presenza e una lettura più adeguata della nostra esperienza. I sentieri narrati nel dialogo da cui nasce questo piccolo libro si propongono come un agile vademecum per viandanti planetari quali noi siamo.
Il disturbo da stress post-trumatico (PTSD) è una condizione patologica grave e talvolta debilitante. Tuttavia, solo una persona su dieci esposta a eventi traumatici significativi sviluppa il PTSD. Fin dall'inclusione nel DSM nel 1980, la definizione di PTSD è stata controversa. Le modifiche apportate hanno gradualmente ampliato i criteri diagnostici, che ora includono anche esperienze non legate direttamente a un trauma. Accade, di conseguenza, che il PTSD venga sovradiagnosticato: i clinici possono essere tentati di cogliere gli eventi traumatici nell'anamnesi di un paziente per spiegarne i differenti disturbi. Il testo analizza il tema spesso controverso del trauma, in particolare l'eccesso di diagnosi di PTSD. "Trauma" è diventato un termine generico per molti tipi di esperienze negative, mentre in realtà le persone sono molto resilienti agli eventi traumatici. È necessario considerare il PTSD attraverso una lente multidimensionale all'interno di un più ampio contesto biopsicosociale.
I test psicodiagnostici costituiscono uno strumento decisivo per assicurare maggiore obiettività alle risposte che i professionisti della salute mentale devono fornire ai quesiti posti dalle diverse figure giuridiche che necessitano di perizie. Questo manuale risponde all'esigenza di dotare lo psicologo di un agile e aggiornato strumento per orientarsi nelle diverse tipologie di test utili al momento della perizia in tribunale. Il cuore dell'opera si sviluppa attorno ai test di personalità frequentemente utilizzati in tribunale come i cosiddetti Self-attribution. Sono poi presentati gli strumenti per la valutazione genitoriale al centro di perizie in casi di affidamento dei minori, e i test utilizzati in cause di divorzio e nelle consulenze sull’abuso e il maltrattamento, con particolare riferimento al TAT.
Che cosa hanno da suggerire le neuroscienze cognitive a chi si occupa di didattica? Quali indicazioni forniscono all'insegnante per la comprensione dell'apprendimento e per una sua resa efficace? Come evidenziare la loro importanza in modo corretto, evitando da un lato riduzionismi e dall'altro sovrainterpretazioni? Il volume prova a rispondere a queste domande tracciando un percorso che, a partire dalla discussione critica di alcune neuromitologie (come la trasformazione cerebrale nei nativi digitali), delinea lo statuto epistemologico della neurodidattica e ne individua i principali ambiti di indagine: i processi conoscitivi (memoria, emozioni, attenzione, motivazione), il cervello visivo (la funzione dell'immagine), i neuroni specchio e i processi decisionali tipici del cervello in azione (imitazione, esperienza), il rapporto tra tecnologie della conoscenza e plasticità cerebrale. La seconda edizione di Neurodidattica, oltre a un'attenta revisione degli argomenti e un aggiornamento che segue i continui sviluppi della ricerca, presenta dei capitoli del tutto nuovi dedicati ai meccanismi della previsione e alle modalità di apprendimento del cervello dell'adolescente. In chiusura l'autore propone una sintesi del volume in venti idee neuroscientificamente fondate e alcuni percorsi tematici utili per la pratica e la progettazione didattica.
Questo testo nasce come prodotto appassionato e creativo di diversi terapeuti che operano nei cinque continenti: ciò che li unisce è l'appartenenza militante a una rete internazionale di esperti in terapia della famiglia che condividono gli stessi principi, lo stesso approccio umanistico e multiculturale di fronte a tante storie di sofferenza, di perdita e di marginalità sociale. Filo conduttore del libro è il ruolo della famiglia come cerniera fondamentale tra l'individuo e la società e strumento dalle formidabili potenzialità di cura. Il testo si articola in cinque sezioni, che affrontano tematiche di clinica a indirizzo sistemico-familiare in bambini, adolescenti, coppie, lutti e traumi familiari e comunitari, e un'ultima e attuale parte che mette a fuoco le tematiche drammatiche di discriminazione sociale e culturale come conseguenza di guerre, migrazioni forzate e cambiamenti climatici. "La famiglia che cura" è un innovativo strumento per la terapia a indirizzo sistemico-familiare, il suo approccio mostra quanto la forza dei legami familiari possa essere un elemento di cura a prescindere dal contesto culturale nel quale un individuo è inserito.
Ci sono situazioni limite dove spesso i partner si presentano talmente in conflitto che anche durante la terapia manifestano totale assenza di connessione intima, disprezzo reciproco, senso di scoraggiamento e sfiducia verso la possibilità di cambiare la situazione. Queste coppie hanno spesso già provato senza successo diversi percorsi terapeutici e, quando decidono di darsi un'ultima possibilità, vogliono vedere già dalla prima seduta se gli si può offrire qualcosa di concreto per migliorare la loro situazione. Quale deve essere l'atteggiamento del terapeuta quando si trova a confronto con coppie il cui rapporto è ormai lacerato e la terapia diviene così carica di emozioni e aspettative? Peter Fraenkel presenta un approccio pratico, creativo e integrato che combina tecniche orientate all'azione per aiutare le coppie che vogliono concedere un'ultima possibilità alla loro relazione per imparare a gestire i conflitti, modulare le intense emozioni negative, sviluppare la compassione reciproca e ripristinare l'intimità e la connessione emotiva. "Coppie da salvare" è un testo fondamentale per gli psicoterapeuti che vogliono apprendere le tecniche per lo sviluppo di un'alleanza terapeutica collaborativa e efficace con le coppie in crisi.

