
Il tema del volume è l’emergere del soggetto, come Io autonomo e distinto dagli altri, capace di responsabilità e di interlocuzione. L’autrice sviluppa da psicanalista la sua ricerca sui testi biblici che descrivono l’emergere dell’uomo di fronte a Dio e al diavolo (primi capitoli della Genesi), di fronte al precetto e alla legge (il figlio/servo, Giobbe), di fronte alla sequela e alla croce di Cristo (il discepolato). Ella rivisita così le grandi figure dell’Antico e del Nuovo Testamento, ponendo a ciascuna di esse la questione del soggetto e dell’altro, finché appaia una nuova coerenza tra i testi biblici che la riguardano e l’esperienza clinica.
L’accedere a un Io in quanto soggetto è ciò a cui nessun animale può riuscire, ed è la divina origine, affermata contro quella scienza che, dopo Darwin e Freud, ritiene l’uomo semplicemente «derivato dalla serie animale».
Il volume è un impegnativo esempio di come la psicanalisi contesti una certa interpretazione della Bibbia e nello stesso tempo possa restituire proprio al testo biblico una pregnanza insospettata.
Sommario
Introduzione e ringraziamenti. 1. L’uomo umiliato dalla scienza e il soggetto sovrano. 2. L’uomo, il diavolo e il buon Dio: il loro primo «Io» nella Bibbia. 3. Dove appaiono l’uomo e la donna e la seconda persona. 4. Dove Dio non fa che la metà della sua opera. 5. Dell’angoscia di essere increato. 6. Della generazione del soggetto. 7. La legge per l’uomo. 8. Non ne ho voglia: parola di figlio. 9. Un Messia da non seguire. Conclusione. Bibliografia.
Note sull'autrice
Marie Balmary è psicanalista e autrice di alcuni importanti saggi: L’Homme aux statues (1979), Le Sacrifice interdit (1986, opera premiata dall’Accademia di Francia, ed. it. Il sacrificio interdetto. Freud e la Bibbia, Brescia 1991), Abele o la traversata dell’Eden (EDB, Bologna 2004).
Che cosa può dire una scienza recente come la psicologia alla secolare elaborazione del pensiero teologico?
In che modo la riflessione psicologica pub arricchire la teologia nel suo stesso formularsi e non solo a livello di attuazione pastorale o di «immediato utilizzo» per fare fronte a disagi o a problemi patologici?
Questo volume illustra ciò che la psicologia descrive, si interroga sul peso da dare alle affermazioni psicologiche e su che cosa è corretto o scorretto chiedere a questa disciplina, indagando le teorie, i modelli, i concetti di mediamone, vita vissuta, mistero, relazione, motivazione e attività simbolica. Il libro indaga inoltre l'intreccio di emozioni e ragioni, il concetto di maturità affettiva, il mondo conscio e inconscio, la dimensione del male e del bene morale, la salute psichica, la struttura delle relazioni, la soggettività e le nuove prospettive offerte dalle neuroscienze.
Il volume non intende proporsi come manuale esauriente di antropologia psicologica, filosofica o teologica, ma piuttosto invitare a pensare criticamente e a cercare di definire il compito educativo in relazione al processo di sviluppo, indicando una via che eviti le diverse forme possibili di riduzionismo psicologico "dal basso" o di riduzionismo filosofico, teologico, spirituale "dall'alto". Il volume è presentato in edizione riveduta e aggiornata.
L'autore propone un piccolo trattato di psicologia - soprattutto di psicologia della personalità -, che intende essere strumento di iniziazione alla conoscenza psicologica, quale scienza umana in dialogo e integrabile con le discipline teologiche e religiose. Dopo aver giustificato la presenza della psicologia nell'ambito dello studio della riflessione teologica e delle scienze religiose, il volume introduce la nozione di psicologia come scienza e ne descrive l'evoluzione storica. Acquisito che il nocciolo della psicologia come scienza è dato dalla psicologia della personalità, offre un quadro globale per un primo orientamento di fronte alla Babele delle teorie psicologiche reperibili sul mercato.
Descrizione dell'opera
Il volume raccoglie i concetti fondanti dell’approccio alla persona umana e cristiana elaborato dall’Istituto di psicologia della Pontificia Università Gregoriana nei suoi 36 anni di vita e li rilancia verso ulteriori piste da indagare e sviluppare. La riflessione si concentra sulla prassi educativo-terapeutica e passa in rassegna i punti nodali di ogni cammino di crescita e di psicoterapia.
Sommario
Introduzione. I. La persona umana e le linee attuali della psicologia del profondo. 1. Nascita e conquiste di uno studio sulla persona umana (T. Healy - B. Kiely - G. Versaldi). 2. Sviluppo dal concepimento alla morte. Riflessioni di una psicoanalista contemporanea (A.-M. Rizzuto). 3. Il Sé - contenuto, processi, mistero (H. Zollner). 4. Relazione, intersoggettività, alterità. Svolta nei paradigmi della psicoanalisi attuale e suo significato per l'antropologia cristiana (A. Tapken). II. La proposta psicologica: un contributo per la filosofia e la teologia. 5. Rivendicazioni di verità e oggettività in un mondo postmoderno? La proposta dei «valori oggettivi» della vocazione cristiana all’inizio del ventunesimo secolo (K. Baumann). 6. La dialettica di base nella prospettiva dell’antropologia teologica: questioni critiche e spunti per un rilancio (D. Moretto). 7. Il parametro dell’alterità e la sua importanza per la teologia dogmatica (F. Scanziani). 8. Il parametro della temporalità e la sua importanza per la teologia morale (A. Fumagalli). 9. Psicologia e mistero: un rapporto inedito e fecondo (A. Cencini). III. Riflessi per la pratica educativa e psicoterapeutica. 10. Pedagogia genetica e pratica psicoterapeutica (S. Guarinelli). 11. L’esito della terapia: cura, cambiamento, trasformazione (A. Manenti). 12. Controtransfert come cammino verso Dio: processo terapeutico e integrazione della dimensione spirituale (C. Bresciani). 13. L’integrazione dei ruoli formativi (T. Costello). 14. La leadership nella vita religiosa oggi (B. Dolphin - M.P. Garvin - C. O’Dwyer). 15. L'antropologia della vocazione cristiana alla prova delle culture: l’esperienza di una formatrice (T.E. Merandi). Indici.
Note sui curatori
Alessandro Manenti (Reggio Emilia 1948), prete diocesano, insegna psicologia, etica filosofica e pastorale familiare allo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, di cui è stato preside. Psicologo e psicoterapeuta, ha fondato l’Istituto Superiore per Formatori. È direttore della collana EDB «Psicologia e formazione» e della rivista Tredimensioni. Psicologia, spiritualità, formazione. Presso le EDB ha tra l’altro pubblicato Il pensare psicologico (1997) e Vivere gli ideali, vol. I: Fra paura e desiderio (52002) e vol. II: Fra senso posto e senso dato (22004).
Stefano Guarinelli (Milano 1960), prete diocesano, è licenziato in psicologia e in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e specializzato in psicoterapia presso la Scuola Adleriana di Torino. Insegna psicologia pastorale al seminario di Milano, psicologia dello sviluppo all’Istituto Superiore per Formatori, psicopatologia alla Escuela de Formadores di Salamanca. È coordinatore di redazione della rivista Tredimensioni. Psicologia, spiritualità, formazione.
Hans Zollner sj (Ratisbona 1966) ha studiato filosofia a Ratisbona, teologia a Innsbruck e si è laureato in psicologia a Roma. Ha operato nella pastorale universitaria presso la cappella universitaria di Monaco di Baviera e il collegio dei gesuiti di St. Blasien, con particolare attenzione all’integrazione fra psicologia e spiritualità ignaziana su cui ha pubblicato alcuni saggi. Dal 2003 insegna all’Istituto di psicologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove lavora anche come psicologo e psicoterapeuta. Collabora alle riviste Gregorianum e La Civiltà Cattolica.
Descrizione dell'opera
I contesti della pratica terapeutica in cui viene evocato il riferimento al perdonare e all'essere perdonati non sono pochi. Da un punto di vista psico-evolutivo la problematica del perdono incide su ognuna delle tappe evolutive, favorendo o condizionando la costruzione del sé. Da un punto di vista antropologico la problematica del perdono tocca tutti i livelli attorno ai quali si articola la costruzione del sé come persona: il livello intrapersonale, nella misura in cui perdonarsi vuol dire aprirsi a una verità più profonda di sé; il livello interpersonale, in quanto perdonare vuol dire accettare e integrare il limite nella storia delle proprie relazioni; il livello transpersonale, poiché la certezza di essere perdonati permette di ricominciare e non rimanere prigionieri delle proprie colpe.
Il testo raccoglie materiale prodotto all'interno del percorso formativo di recente organizzato da Insight a Padova. Il gruppo si è concentrato sulla tematica del perdono, dedicandosi in particolare ad approfondire la dialettica tra memoria, perdono e ricostruzione: «metafora guida di tale ricostruzione potrebbe essere la tecnica del grande ceramista nordamericano Rich Dillingham (1952-1994), i cui lavori sono espressamente rotti in innumerevoli frammenti e successivamente decorati a smalto prima di riunirli di nuovo, ricostruendo in questo modo l'intero non sminuito ma valorizzato dalla ragnatela delle crepe e delle cicatrici» (dall'Introduzione).
Sommario
Premessa (A. Gentilini). I. Analisi teoriche. Sul perdonare: un cammino sempre difficile (A. Arvalli). Aspetti biblico-antropologici del ricordare e del perdonare (G. Bonaccorso). Il perdono oppure la riconciliazione? Riflessioni gruppo analitiche (F. Fasolo). Dalla memoria al perdono: quale terapia possibile per la ricostruzione della coppia (P. Terrin). II. Applicazioni psicoterapeutiche. Forza della memoria nel perdono: l'educazione alla resilienza (L. Salmaso). L'adolescente migrante: l'affido familiare tra ricostruzione e memoria (F. Milano). Fare memoria per ricostruire una nuova consapevolezza di sé (A. Castelliti). Conoscenza di sé, perdono e cambiamento (P. Da Borso).
Note sui curatori
Adriana Gentilini, psicologa clinica, esercita la libera professione e svolge attività di consulenza psicologica ed educativa nell'ambito delle comunità per minori.
Andrea Arvalli, psicologo e psicoterapeuta, è specializzato in teologia spirituale e psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma; svolge attività didattica e di formazione vocazionale.
Patrizia Terrin, psicologa e psicoterapeuta, è specializzata in gruppo analisi; lavora presso i consultori familiari dell'ULSS di Padova.
Insight è un'associazione nata a metà degli anni '90 su iniziativa di alcuni psicologi di vario indirizzo con lo scopo di promuovere studi e ricerche che, a partire dalle antropologie sottese alle varie scuole psicologiche, possano giungere attraverso il metodo del dialogo tra psicologia, filosofia e teologia a una visione integrata dell'uomo. Sviluppa la sua ricerca attorno a due obiettivi: il primo, a carattere teorico e metodologico, è centrato sulla riflessione antropologica; il secondo, a carattere professionale e applicativo, è centrato sul confronto tra le strategie di valutazione diagnostica e di accompagnamento clinico.
Accompagnare le persone nella crescita psico-spirituale non significa solo aiutarle a conoscersi, ma anche a dare ordine e unità a ciò che ruota attorno al centro vitale che ognuno si è dato per libera scelta. È un'attività che richiede una teoria, una strategia e una serie di tecniche. Sulla scia di elementi teorici essenziali, il volume illustra nel dettaglio e con esempi concreti i metodi più comuni per questo particolare tipo di intervento: come iniziare i colloqui, come raccogliere i dati, come affrontare le resistenze. L'obiettivo è duplice: intercettare le domande che si nascondono nella cronaca e familiarizzare con la complessità della dimensione interiore degli uomini. "L'accompagnamento - spiega l'autore - tende a un'integrazione psico-spirituale che non va intesa come meta per il domani, ma come processo dell'oggi, non come armonia, ma come dilatazione del cuore che può permettersi la gioia di restare ambivalente senza per questo perdersi. È la piacevole libertà di rimanere semplicemente umani e di notare che, proprio in questa semplicità, talvolta anche Dio scrive".
Prefazione di Hans Zollner.
«Quello che sta davanti a voi è un uomo perdonato. Un uomo che è stato ed è salvato dai suoi molti peccati. Ed è così che mi presento. Questo "peccatore" vestito di bianco non ha molto da darvi o offrirvi, ma vi porto in dono quello che ho e quello che amo: Gesù, la misericordia del Padre»>.
Papa Francesco si è presentato con queste parole ai detenuti del rigido carcere boliviano di Palmasola, nel corso del suo viaggio in Sudamerica del luglio 2015. In modo analogo, nell'ormai famosa intervista concessa a padre Spadaro per Civilta Cattolica, ha affermato: «Io sono un peccatore.
Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario».
Un pontefice che rivendica il primato dell'esperienza del proprio peccato chiama in causa due aspetti dell'identità sacerdotale: la figura del prete penitente, che vive nella verità la consapevolezza della propria fragilità, e quella del prete confessore, che desidera riversare sul fratello peccatore, né più né meno come lui. la misericordia che egli ha sperimentato. Su questi terreni si gioca oggi il senso profondo dell'identità dei sacerdoti e la stessa riforma del clero che prefigura quella dell'intera Chiesa.
Il libro, finora unico nel suo genere, raccoglie storie di donne consacrate che hanno subito un abuso sessuale in tempi diversi della loro vita da preti e consorelle di comunità. Ed è la testimonianza di come si possa riemergere dalle ferite e ricominciare a vivere. L'intento è anche di portare alla luce ciò che si trova in quest'angolo buio della realtà della Chiesa. «Il tono della presentazione delle storie delle donne consacrate è forte, la presa di posizione è molto chiara e drastica, e questo è comprensibile non solo perché l'autrice ha ascoltato e ha accompagnato le donne abusate che parlano della loro esperienza, ma anche perché questo testo vuole svegliare la coscienza e motivare a rompere il silenzio», scrive nella presentazione il gesuita Hans Zollner, preside dell'Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana e membro della Pontificia commissione per la protezione dei minori. «I racconti riportati in questo libro e la descrizione del cammino di accompagnamento mettono in evidenza la complessità dei vari fattori che contribuiscono a infliggere ferite e a creare situazioni di enorme dolore e disperata solitudine».Tra le diverse prospettive di lettura se ne propongono due particolarmente importanti: quelle dell'integrazione e quelle delle domande pedagogiche che interpellano.
Pur in mezzo alle tensioni e ai conflitti che costantemente si riaccendono nel cuore delle persone e dei gruppi, chi vuole essere riconciliatore è invitato a fare leva più su ciò che unisce che su ciò che divide e sugli aspetti positivi, siano essi manifesti o latenti.Tuttavia, operare come riconciliatori non è né facile né immediato e la condizione primaria è di essere riconciliati nelle varie relazioni costitutive, cioè con se stessi, con Dio, con gli altri, con la vita. Sul tema il testo presenta alcune riflessioni e alcune esercitazioni spirituali che pongono l'accento non sul limite da riconoscere e sulla tristezza, ma sull'amore e sulla certezza della salvezza.
La dimensione relazionale costituisce una componente fondamentale dell'identità di ogni persona e della sua interiorità, temi sui quali convergono gli studi dell'antropologia, della psicologia a orientamento dinamico, della filosofia e della spiritualità cristiana. A partire dalla riflessione del teologo Edward Schillebeeckx e dello psicologo Alessandro Manenti, questo volume evidenzia come il pensiero moderno sia caduto nell'illusione di considerare la coscienza individuale come qualcosa di assoluto e di slegato dall'ambiente sociale, economico e culturale. Ciò asseconda un'etica «del giocoliere» che orienta la vita su piccole scelte, il più possibile reversibili, per evitare il rischio di sbagliare, ma soprattutto per il timore di legarsi a qualcosa o qualcuno e perdere così la propria libertà. Abbracciare una visione relazionale della persona umana significa considerare il dialogo con l'altro e l'impegno politico per il bene comune come vitale e necessario. In questa prospettiva, diventare adulti non si riduce al cammino di emancipazione, ma implica la capacità di entrare in un dialogo costruttivo con l'altro, al fine di promuovere una ricerca comune sia di soluzioni tecniche ai problemi contingenti sia di significati esistenziali, etici e religiosi condivisibili.