
In quest'opera l'autore compendia un approfondito e ispirato studio sull'origine, la funzione e lo sviluppo della volontà. Inizialmente Assagioli stacca la volontà dall'angusto preconcetto volontaristico, che la interpreta come funzione autorepressiva, per porla al centro della coscienza individuale come 'esperienza fenomenica', talvolta spontanea, ma sempre e comunque provocabile. Successivamente ne definisce qualità e funzioni, svincolandola dal pregiudizio deterministico, che la vuole interamente soggiogata al carro delle motivazioni inconsce, per ridarle dignità e potere autonomi e coscienti, prerogative insopprimibili della dimensione umana. Approfondendo l'indagine ne rivela gli aspetti transpersonale e universale, collegandola così all'esperienza supercosciente, ritenuta fondamentale nel processo autorealizzativo della psicosintesi. In seguito dà un'interpretazione 'anatomo-fisiologica' dell'atto volitivo suddividendolo in sei stadi e rivelandone il meccanismo d'azione, fino a presentarci l'uso della volontà come un vero e proprio metodo autorealizzativo. Tutta l'opera è permeata da un alto valore intuitivo unito a un'esemplare chiarezza di esposizione, che la rendono facilmente comprensibile ed estremamente pratica nella sua utilizzazione.
In una cultura che proclama il dovere della memoria, l'oblio non gode di buona fama. Eppure il dimenticare è un aspetto essenziale dell'organizzazione della memoria, al pari del ricordare. Tra i massimi studiosi della memoria culturale, Aleida Assmann espone e analizza come individui e società dimenticano e soprattutto perché: dal dimenticare automatico a quello «custodiente» (negli archivi le cose vengono dimenticate ma conservate), a quello selettivo legato al gruppo sociale di appartenenza, al dimenticare repressivo, imposto dal potere, esemplificato da 1984 di Orwell, a quello difensivo e complice che copre le colpe (il silenzio sui casi di pedofilia nella Chiesa), infine all'oblio costruttivo necessario allorché, come al termine di una guerra, occorre buttarsi il passato alle spalle, e all'oblio terapeutico, un paradossale dimenticare attraverso il ricordo che nella psicoanalisi, nella confessione, nelle «commissioni per la verità» attive in vari paesi usciti da guerre civili, con l'ammissione della colpa l'assolve e la dimentica.
Una scienza come la psicoanalisi che in un secolo si e svilupoata in maniera notevole necessita di un volume come questo che ne ripercorra gli elementi di origine e di sviluppo. Come introdurre alla psicoanalisi, la scienza dell'inconsci o creata da sigmund freud a partirer dal reale di una esperienza clinica? Una introduzione - di livello universitario - alla psicoanalisi deve reintrodurre al suo movimento la scoperta e farla riscoprire nella sua stessa origine. Quello qui esposto e`l'insieme del camp o del sapere analitico, nel suo contenuto e nella sua dinamica, nelle sue tesi e nel suo divenire, nella sua teoria e ne
alla ricerca di un dialogo tra psicoanalisi e antropologia culturale, assoun individua i nessi e le distanze tra queste due prassi. Michel foucault individuava nella psicoanalisi da un lato e nell'etnologia dell'altro un perpetuo principio di inquietudine" ai confini di tutte le conoscenze sull'uomo, in qua nto esse interrogano "non gia l'uomo in sh, quale puo`appar ire nelle scienze umane, ma la ragione che rende in genere possibile un sapere sull'uomo" . L'accurata ricostruz ione "cronologica e logica" di paul laurent assoun dell'int eresse della psicoanalisi per le scienze sociali si fonda sull'analisi dell'insieme dei testi del corpus freudiano ed intende tracciare un bilancio del contributo che il sapere dell'inconscio e, piu`in gener ale, il punto di vista dell' inconscio puo`apportare alle scienze sociali. La ricostruzione complessiva della posizione di freud rispetto alla cultura piuttosto che "applicare" la psicoanalisi sul piano socio-culturale, intende mostrare nel vivo come il movimento di scoperta e di teorizzazione incontri la questione del legame sociale e delle sue condizioni simboliche, come alcuni "scarti", alcune distanze disciplinari. "
L'utilizzo delle parole spesso vincola e limita l'informazione comunicata rendendola parziale. Il disegno in quanto modalità di comunicazione analogica e visuale, può arricchire questa parzialità, ma non il disegno in sé come insieme di tratti colorati (altrimenti si rischierebbe di considerarlo unicamente una tecnica o un compito) ma come mezzo attraverso il quale i soggetti organizzano, strutturano e interpretano se stessi e il proprio mondo sociale e culturale, rivelando al tempo stesso le loro idee, i loro sentimenti e le loro conoscenze. Le immagini, quindi - come d'altronde le foto, i video, il mito (e i miti familiari), i riti sociali - sono fatti di cultura o fatti sociali totali che riflettono il sistema di valori, i codici interpretativi ed i processi cognitivi del loro autore e mettono in scena la realtà sociale e culturale nella sua globalità, permettendo a singoli o gruppi di confrontarsi con molteplici versioni del mondo oltre quella accettata e dominante della propria cultura.
Ormai entrato nel linguaggio comune, il termine "resilienza" indica la capacità umana di superare un'avversità, un trauma, una tragedia, uno stress. Ma, avverte l'autore, la resilienza non va intesa tanto come qualcosa di immutabile, quanto come un processo di cambiamento: non si tratta di resistere a un evento negativo senza cadere, quanto piuttosto di cadere e poi rialzarsi, rigenerandosi. E le storie di chi è caduto e poi si è rialzato, abbandonando rabbia e recriminazioni e rinunciando al ruolo di vittima, costituiscono le tappe del viaggio con cui il lettore è condotto a esplorare i contorni di questo concetto. Resiliente è chi convive con un handicap creando una rete di sostegno interna ed esterna alla famiglia; chi supera una crisi personale riscoprendo parti dimenticate di se stesso; chi risponde alla malattia con la speranza che deriva da un incontro; chi con il dialogo spezza il muro di silenzio creatosi dopo una tragedia collettiva; chi prova a rimettersi in gioco con semplicità, pazienza e speranza. Seguendo un percorso fatto di «fermarsi, guardarsi indietro, capire che non si è capito e poi riprendere il cammino cercando la direzione, ma senza rinunciare alla strada», scopriremo che la resilienza è profondamente intrecciata alla storia personale di ciascuno di noi.
Nella società moderna si fa ricorso sempre più spesso al farmaco come rimedio per le situazioni di disagio. Pur ammettendo che certe volte il farmaco è indispensabile, è innegabile che spesso questo non risolve il problema o quanto meno non lo risolve alla radice. Partendo da case history, Astori mostra percorsi a volte alternativi, altre volte paralleli a quelli farmacologici. Parole, farmaci e relazioni non sono in contrapposizione fra loro, ma uniti e integrati per incoraggiare le donne e gli uomini di oggi a liberarsi da una sofferenza a tratti angosciante e a riabilitare le parti migliori di se stessi e trovare un senso di realizzazione.
La memoria umana, si sa, è labile e la realtà complessa: dopo una pandemia globale, la malattia e la morte vicine, un nuovo clima di guerra, reale e mediatica, che si è instaurato, cosa può significare ancora essere resilienti? Sergio Astori torna a parlare di Resilienza ora che il mondo è cambiato, che la comunicazione è cambiata e questa parola tanto estesa è entrata anche nel linguaggio politico. L'autore fa leva sulle parole che hanno segnato questo cammino, dalla presa di coscienza della vulnerabilità umana alle ferite che ne sono derivate per passare alla cura e alla riparazione. La scommessa della resilienza è quella di cogliere segnali di fiducia, speranza e capacità realizzativa e allora un'attenta rilettura del passato, della sfida, del cambiamento, può segnare, anche nelle parole, il futuro. La testimonianza di Speranza Scappucci, direttore d'orchestra e prima donna a dirigere un'opera al teatro alla Scala di Milano, scrive un nuovo capitolo della resilienza tra cultura, impegno e uguaglianza. Con una conversazione con Speranza Scappucci.
La depressione è molto diffusa nel mondo di oggi. Le statistiche suggeriscono che una persona su cinque la sperimenta in alcuni momenti della vita. In Primi passi fuori dalla depressione, Sue Atkinson attinge alla propria esperienze di donna che ne ha sofferto ed è guarita , per condurre i malati attraverso le prime fasi di recupero di se stessi. Scritto in un linguaggio semplice e chiaro, questo volumetto combina facili esercizi, riflessioni e utili consigli. In appendice numeri amici e siti internet in grado di fornire un primo aiuto.
Destinatari
Un ampio pubblico di lettori in cerca di un aiuto concreto.
Autrice
Sue Atkinson è autrice di libri di grande successo sulla cura delle depressione, scritti dal punto di vista del malato e non dell’ ”esperto”. Specialista nel campo dell’insegnamento della matematica, ha quattro figli adulti e vive a Norwich.
Punti forti
Un disturbo che tocca un numero sempre crescente di persone.
Un volume semplici e di facile consultazione.
Numeri amici e siti internet dedicati al tema
in appendice.
Una nuova collana “Primi Passi Fuori da...”
chiara, pratica e autorevole.