
La autrici rivoluzionano le nostre conoscenze sulle prime forme di interazione bambino-adulto, classicamente centrate sullo studio esclusivo del rapporto madre-bambino, ipotizzando l'esistenza di una triangolazione primaria alla base della comunicazione che il bambino rivolge fin dai primi mesi di vita a entrambi i genitori. Sono descritte sia le modalità di sviluppo normali sia le modalità comunicative patologiche che possono intercorrere tra i membri di questo triangolo primario, la famiglia, intesa come unità di base. Il volume si rivolge sia a psicologi e operatori che lavorano nell'ambito della prima infanzia sia a terapeuti interessati a interventi precoci sulla comunicazione patologica tra il bambino e i suoi partner.
Il testo offre una visione dall'interno del modo in cui la comunicazione del bambino evolve nel contesto della famiglia e del modo in cui i genitori possono lavorare insieme o invece avere difficoltà a cooperare. Le autrici presentano casi tratti dalla vita guotidiana e studi di casi tratti da un progetto di ricerca longitudinale che ha usato il Lausanne Trilogue Play per valutare le interazioni tra bambini e genitori in famiglie con figli in età prescolare. La prima parte del volume presenta il caso di Lucas e della sua famiglia, dalla prima infanzia all'età di cingue anni. In ciascun capitolo si analizza come i bambini imparano a comunicare con più persone contemporaneamente. Nella seconda parte si esamina il modo in cui i bambini reagiscono alle difficoltà di cooperazione dei genitori, come la competizione o la possibilità di comunicare solo attraverso il figlio. Le autrici seguono molti casi esemplificativi per illustrare le diverse forme di cogenitorialità problematica e il deragliamento della traiettoria evolutiva del bambino in differenti età e fasi dello sviluppo. Nella terza parte vengono presentati modelli di prevenzione e di intervento basati sul LTP. I capitoli sono dedicati inoltre alla Developmental Systems Consultation, che combina l'uso del LTP e del video-feedback, e a un nuovo modello, il Reflective Family Play, che permette a intere famiglie di impegnarsi in un trattamento.
Attraverso alcuni contributi ispirati al pensiero e alla pratica clinica di Viktor E. Frankl, l'autore ripercorre con sguardo nuovo e posivito l'esperienza del volontariato, la sofferenza, le dinamiche familiari, la religiosità, il suicidio. Legge quindi gli scritti del giovane Frankl, facendone emergere forti suggestioni per una psicoterapia dal volto umano, e delinea il cammino che la logoterapia ha seguito in Italia con le prospettive di sviluppo che vanno manifestandosi.
Viktor E. Frankl (1905-1997) è il fondatore della scuola psichiatrica conosciuta come "logoterapia e analisi esistenziale". Internato per tre anni nei lager nazisti, ebbe modo di comprovare durante la prigionia l'efficacia delle intuizioni avute precedentemente: solo chi ha dinanzi a sé un compito da portare a termine può trovare la forza per superare qualsiasi situazione, anche la più ignobile e degradante. Vale a dire: non è quanto avvenuto nell'infanzia a determinare, come sostiene Freud, il nostro comportamento presente, ma il senso che attribuiamo alla nostra esistenza. Ecco allora che compito della logoterapia è aiutare l'uomo angosciato a scoprire la sua personale vocazione, calata nella situazione storica in cui vive e per questo unica e originale. Eugenio Fizzotti, allievo diretto e massimo conoscitore di Frankl, introduce qui al suo pensiero, evidenziando come la logoterapia e analisi esistenziale non costituisca un sistema chiuso, ma uno sforzo ben riuscito e continuamente suscettibile di nuove acquisizioni: sempre attuale proprio perché aderente all'uomo.
La letteratura psicologica internazionale è ricca di testi che, da prospettive diverse, analizzano l'atteggiamento religioso e lo interpretano con categorie multidimensionali, sfuggendo al facile rischio del riduzionismo psicologistico. La moltiplicazione degli incontri scientifici in cui gli esperti dei vari settori del sapere psicologico comunicano il frutto delle loro ricerche e verificano, in spirito di collaborazione, le possibili aperture per ulteriori approfondimenti, testimonia che l'atteggiamento religioso non è più guardato con sospetto o indifferenza, ma costituisce un oggetto di studio rigoroso e degno del massimo rispetto, grazie anche alla riscoperta della sua possibile valenza terapeutica. Il volume, dopo aver analizzato i percorsi tracciati dai principali esponenti della ricerca psicologica circa l'atteggiamento religioso, delinea l'itinerario per una piena maturità esistenziale che non esclude l'apertura al trascendente e prende in seria e critica considerazione le proposte di benessere dei Nuovi Movimenti Religiosi, in particolare della New Age.
Con il termine coping s'intende il complesso processo che gli individui mettono in atto con lo scopo di fronteggiare e ridurre lo stress. Il coping non si riferisce soltanto allo sforzo per ridurre o risolvere i problemi, ma alla gestione delle proprie emozioni e dello stress derivante dalle situazioni problematiche. Il coping si compone di emozioni, pensieri e comportamenti, tutti finalizzati a controllare, tollerare e ridurre le richieste (interne e esterne), le pressioni ambientali e i conflitti che ne derivano. Mentre sta crescendo la sensibilità dei ricercatori e dei professionisti nei confronti dello studio dello stress, il coping - nonostante la sua importanza strategica nel definire il benessere soggettivo degli individui - è un costrutto ancora poco esplorato e conosciuto. Lo scopo del volume è di introdurre il lettore alla conoscenza del costrutto del coping - presentando la più recente letteratura scientifica - e di illustrare i risultati di oltre quattro anni di ricerche svolte in quest'ambito dagli autori. Il volume è arricchito, inoltre, da sette strumenti psicometrici per la misurazione del coping.