
Il nuovo terrorismo fondamentalista è un fenomeno per definizione sovranazionale; ma le legislazioni antiterrorismo rimangono incardinate sullo Stato nazionale. Con quali strumenti giuridici affrontare la nuova minaccia senza mettere in discussione le nostre concezioni di libertà. Dove comincia il bisogno di sicurezza? Come deve essere ridefinito il concetto di garanzia individuale nelle nuove condizioni? Come lavorano le istituzioni internazionali su questi temi? L'autrice, un magistrato da anni impegnato in questo campo, accompagna il lettore tra i molti interrogativi che attraversano la nostra coscienza civile e giuridica nel tempo nuovo del terrore globale.
Come eravamo, quando avevamo vent'anni? E come siamo, chi siamo, cosa siamo diventati, ora che ne abbiamo molti di più? Un incontro fortuito in una notte piena di stelle e la coincidenza di un anniversario spingono un giornalista che ha lasciato l'Italia da giovane a ritornare sui suoi passi. È un viaggio a ritroso nel passato che va dalle Alpi alla Sicilia, per ritrovare i vecchi compagni degli anni dell'università, per confrontarsi sulle passioni, i sogni, le speranze della giovinezza, per scoprire che cosa ne è rimasto, trent'anni dopo. Come una fotografia che affiora lentamente nella camera oscura, si ricompone così poco per volta l'immagine di un "collettivo studentesco" del '77, l'anno dell'ultima grande ondata di impegno politico giovanile nel nostro paese; e accanto a essa prende corpo anche un'altra immagine, quella dell'Italia del 2007. Quaranta voci, maschili e femminili, provano a raccontare la storia di una generazione: a se stessi, i ventenni di ieri, e ai propri figli, i ventenni di oggi. Come eravamo, e come siamo: un po' ironici e un po' malinconici, sfiorati dalla nostalgia, incapaci di smettere di sognare. Perché i vent'anni, per qualcuno di noi, non passano mai del tutto.
Dopo essere stata un mondo a parte per tre millenni, la Cina entra nel XXI secolo con il piglio di un attore globale che viene per restare. Ma sulla base di quali regole del gioco? È pensabile che una grande potenza nascente accetti di adeguarsi ai princìpi di un ordine internazionale fondato in un tempo in cui essa era politicamente irrilevante?
Dimenticare che quello della Cina non è un debutto, ma una rentrée sulla scena mondiale significa non comprendere il modo di ragionare di un miliardo e mezzo di cinesi, che da sempre chiamano il loro paese Zhong guo, ‘Stato al centro’.
Oggi il risparmio asiatico, soprattutto cinese, finanzia buona parte del consumo di Stati Uniti ed Europa occidentale. Gli acquisti delle materie prime necessarie alle industrie della Repubblica Popolare sostengono la crescita delle economie di Australia e America Latina. Il Giappone è uscito dalla palude di una stagnazione decennale anche grazie alle opportunità aperte dal mercato cinese, mentre in Russia le ordinazioni di Pechino evitano la bancarotta di un intero comparto strategico come quello tecnologico-militare. E se è vero che gran parte dell’Asia ha trovato nella Cina un sostegno prezioso in occasione della crisi finanziaria del 1997, allo stesso modo c’è consenso sul fatto che l’Africa non potrebbe oggi crescere ai ritmi più alti degli ultimi decenni se non per effetto degli investimenti e degli aiuti allo sviluppo provenienti dal gigante asiatico.
La Cina è già ora un nodo imprescindibile della rete economica e politica globale. Il XVII congresso del Partito Comunista Cinese ha confermato fino al 2012 la strategia di ‘sviluppo pacifico’. Occorre chiedersi, però, se pacifico sarà soltanto il processo di sviluppo o anche il suo esito. Oggi la Cina ha senza dubbio bisogno di pace e stabilità per crescere, ma che cosa riserva il futuro a un mondo i cui equilibri economici e politici si stanno riassestando? Qual è la reale entità della sfida cinese all’egemonia degli Stati Uniti? Quali sono i dilemmi di sicurezza legati al riarmo cinese e alla volatile situazione geopolitica asiatica, a partire dallo Stretto di Taiwan? E in quali termini il dinamismo degli investimenti cinesi all’estero si traduce in una crescita di influenza politica? Questo libro, tra i pochi in Italia dedicati al ruolo della Cina nella politica internazionale, è pensato come contributo a una sfida interpretativa critica che guardi al domani non solo del grande paese asiatico, ma anche dell’Italia, dell’Europa, del mondo.
Giovanni B. Andornino ha conseguito un master in Global History alla London School of Economics and Political Science ed è dottore di ricerca in Rappresentazioni e comportamenti politici presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Attualmente è assegnista di ricerca presso l’Università di Torino e visiting professor alla Zhejiang University (Hangzhou, Repubblica Popolare Cinese).
Qualche anno fa, con il discorso introduttivo alla convention del Partito democratico entusiasmò il pubblico, ricordando quell'ottimismo nel futuro, da lui definito "audacia della speranza", che ha sempre guidato il popolo americano. Avvocato, esperto di diritti civili, senatore per l'Illinois nelle file dei democratici moderati, Barack Obama è uno dei candidati favoriti alla nomination democratica per le elezioni presidenziali del 2008. Mentre la sua principale avversaria, Hillary Clinton, è l'espressione di una dinastia e dell'establishment, "il Kennedy nero", come è stato battezzato, è il leader carismatico che rappresenta il cambiamento. In questo libro, Obama si racconta: essere nato da una madre del Kansas e un padre keniano, aver avuto un patrigno indonesiano e aver vissuto la sua giovinezza tra Hawaii e Indonesia lo rendono capace di rivelare con lucidità i difetti del mondo globalizzato. E di mettere a punto un "piano di battaglia" e un concreto progetto di "frontiera" per affrontare i gravi problemi del gigante malato: la crescente insicurezza economica delle famiglie americane, le tensioni razziali e religiose interne al corpo politico, le minacce globali, dal terrorismo agli imminenti pericoli ecologici. Un ritorno allo spirito democratico e ai valori che sono alla base della Costituzione. E il coraggio di offrire un nuovo sogno ai cittadini statunitensi e a tutti i popoli del mondo. Con un'introduzione di Walter Veltroni.
Da qualche anno negli Stati Uniti chiunque aspiri a un impiego è sottoposto a test preventivi e le scuole controllano gli studenti con i metal detector. La quotidianità è diventata preda della paura e ogni cittadino viene trattato come un potenziale criminale. Simon sostiene che l'ossessione per la criminalità ha intaccato le fondamenta della società americana, spingendo verso un esercizio sempre più totalizzante dell'autorità esecutiva. Questo volume è destinato a catturare l'attenzione di chiunque voglia comprendere il presente e il futuro della logica di dominio, negli Stati Uniti e altrove.
Carlo Galli torna ad occuparsi di Schmitt, circoscrivendo l'attenzione ad alcuni aspetti del suo universo intellettuale: le attitudini fondamentali di Schmitt verso lo Stato, la vasta gamma di significati che la nozione di "teologia politica" assume nel lungo svolgersi della sua riflessione, il confronto che lo impegna a più riprese con gli altri pensatori della politica (Machiavelli, Spinoza), la perdurante validità dei paradigmi schmittiani per la comprensione dell'età globale. Una approfondita analisi - quella contenuta in queste pagine - che illumina magistralmente uno dei più discussi protagonisti della cultura filosofica del Novecento, costantemente sospeso fra decostruzione e costruzione, tradizione e spregiudicatezza, prevedibilità e intuizione geniale, ideologia e dottrina, e tuttavia sempre capace di attingere alla struttura profonda della modernità.
La democrazia sembra oggi protagonista di un trionfo incontrastato, che addirittura ha fatto parlare di "fine della storia". Ma la democratizzazione, che certamente ha investito regioni del mondo fino ad oggi rimaste escluse dalle precedenti "ondate", non segue un andamento scontato, bensì può condurre a esperienze di consolidamento oppure di crisi. Quali sono i meccanismi di fondo che producono l'uno o l'altro esito? Un interrogativo al centro di ogni analisi politica in questo esordio di secolo, cui l'autore risponde sulla base di una ricerca rigorosa e sistematica nei quattro paesi dell'Europa meridionale: Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. In ciascun caso sono analizzati gli atteggiamenti sociali, gli accordi neocorporativi, i rapporti tra gruppi di interesse e rappresentanza politica, le relazioni clientelari, le organizzazioni partitiche. Nelle conclusioni viene avanzata una nuova proposta teorica, incentrata sui processi di "ancoraggio" o, viceversa, "disancoraggio" della democrazia.
Roberto Saviano legge il testo del suo romanzo-inchiesta: il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d'affari. Una scrittura in prima persona fatta dal luogo degli agguati, nei negozi e nelle fabbriche dei clan, raccogliendo testimonianze e leggende. La storia parte dalla guerra di Secondigliano, dall'ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che ha generato 80 morti in poco più di un mese. Una narrazione-reportage che svela i misteri del "Sistema" (così gli affiliati parlano della camorra, termine che nessuno più usa), di un'organizzazione poco conosciuta, creduta sconfitta e che nel silenzio è diventata potentissima superando Cosa Nostra per numero di affiliati e giro d'affari.
All'origine di questo libro vi sono due convinzioni. Da una parte, quella che il "secolo breve", cioè l'epoca che dal 1917 al 1968, ha cercato di realizzare il socialismo e nella quale abbiamo imparato a pensare, è oramai finita. Dall'altra, quella che la crisi del socialismo ha trascinato con sé tutte le categorie politiche di una modernità della quale anche il socialismo faceva parte. Tuttavia la speranza, l'indignazione e la volontà di trasformare il mondo si presentano oggi sotto nuove figure. Le modificazioni dell'organizzazione del lavoro e le nuove configurazioni dei modi di governare sono profondamente implicate in questa trasformazione radicale della realtà politica e in quella del linguaggio che la esprime. Biopolitica, biopoteri, discipline, controllo, moltitudine, popolo, produzione di soggettività, guerra, frontiere, dipendenza, interdipendenza, stato, nazione, comune, differenza, resistenza, diritti, potere costituente, governo, decisione sono i concetti discussi in questa fabbrica. Occorre un nuovo lessico politico: gli strumenti, i problemi, le ipotesi, i nuovi campi possibili di ricerca per costruirlo. Per tutta la durata della riflessione compiuta nei seminari tenuti al Collége International de Philosophie nel 2005, Antonio Negri cerca di seguire la formazione di un nuovo orizzonte politico: una maniera di definire altre pratiche e altre espressioni della democrazia.