
Busto Arsizio, 1986: Marco Reguzzoni ha 15 anni quando assiste al comizio del fondatore di un neonato movimento politico che vuole promuovere l'autonomia, il federalismo, il recupero delle tradizioni locali. Il leader è Umberto Bossi, il movimento la Lega Lombarda (destinata a diventare Lega Nord), e il quindicenne inizia un percorso che gli cambia la vita. Oggi che quel ragazzo è capogruppo alla Camera, Reguzzoni ripercorre la propria esperienza riflettendo sulla storia del movimento, sul ruolo decisivo di Bossi, gli obiettivi da raggiungere e quelli ottenuti, le piccole imprese e le prospettive globali e locali, l'immigrazione, la rivoluzione federale contro il potere dello Stato centralista.
Bisogna avere orgoglio e umiltà insieme. È con la crisi della politica che dobbiamo misurarci. Dove va la sinistra se non riusciamo a ristabilire un rapporto nuovo tra politica e popolo?
Ho molto esitato prima di scrivere queste note. È acuta in me la consapevolezza della cesura tra il mio tempo e quello che stiamo vivendo. Sono in atto mutamenti profondi, fino a ieri impensabili, anche nella antropologia umana. Al centro di tutto c’è la crisi della democrazia moderna e il nuovo rapporto tra l’economia e la società. La sinistra non ha futuro se non esprime un nuovo umanesimo.
«Non ho la pretesa di scrivere la storia della sinistra e non voglio nascondere i suoi errori. Mi sembra giusto, però, dire ai giovani di oggi che non partono da zero. È bene che agiscano in modi molto diversi da noi, ma non è sul nulla che poggiano i piedi. Sappiano che la lotta che noi affrontammo nei decenni passati non può essere ridotta a uno scontro tra libertà e totalitarismo. In Italia, almeno, fu una lotta per la democrazia». È così, alla luce di questi pensieri, che Alfredo Reichlin ricorda le vicende della sua generazione. Dalla Resistenza alla ricostruzione, dalla svolta atlantica di Berlinguer allo sfaldamento del Pci, Reichlin racconta le sue esperienze come direttore de “l’Unità” nel ’56 e di segretario della federazione pugliese del Pci negli anni Sessanta, le discussioni accese sui movimenti del ’68 e del ’69, la nuova stagione della sinistra negli anni di D’Alema e di Prodi fino ad arrivare a oggi, alla critica netta al ‘riformismo’ dall’alto che contraddistingue l’attuale dirigenza del PD, sempre meno capace di ascoltare il paese. Con una speranza: che la società italiana ritrovi il ‘midollo del leone’, come Italo Calvino definì il nutrimento di una morale rigorosa e di una padronanza della storia.
Indice
1. Il tempo lungo che ho vissuto - 2. Credevamo nella rivoluzione? - 3. Come eravamo - 4. In Puglia - 5. Fame di Italia vera - 6. Il «Corriere della Sera» del proletariato - 7. Un Paese diviso. DC e PCI - 8. Il ’68 e la rivoluzione conservatrice - 9. Il riformismo dall’alto e il nuovo Sovrano - 10. Enrico Berlinguer - 11. La crisi della democrazia - 12. Un nuovo umanesimo - Epilogo. Il midollo del leone - Indice dei nomi
Il problema con cui il pensiero politico dell'epoca moderna deve confrontarsi è lo sviluppo dello stato; sia che lo accompagni sia che lo contrasti, l'elaborazione teorica si trova a fare i conti con questo aumento del potere, che da dominio personale nel Medioevo evolve verso l'assolutismo monarchico. L'esposizione di Reinhard segue dunque questo filo conduttore storico, partendo dal primo grande teorico moderno della politica, Machiavelli, per terminare con le dottrine dell'Illuminismo e la Costituzione americana.
"Il mio partito non ha paura degli altri, è curioso. Il mio partito abbatte i muri, non alza i ponti. Il mio partito accoglie, non respinge gli elettori. Il mio partito si fa giudicare dai cittadini con il voto, non li giudica con moralismo supponente. Il mio partito usa la digitale, non il rullino. Il mio partito non è schizofrenico per cui un giorno vuole arrestare Berlusconi e il giorno dopo lo farebbe presidente della Convenzione costituente. Il mio partito rispetta la magistratura non solo quando manda gli avvisi di garanzia agli avversari. Il mio partito prende i voti degli altri. Perché se non prende i voti degli altri, poi gli tocca prendersi i ministri degli altri. Il mio partito difende le donne non una volta l'anno, ma tutti i giorni, con la parità di genere. E sa che le quote rosa sono un sistema grezzo. Ma non ne ha trovato uno migliore. Il mio partito rispetta i referendum. Anche quando dicono che il finanziamento pubblico ai partiti va abolito. Il mio partito si chiamerà Partito democratico. Ma non l'abbiamo ancora costruito davvero". Con il suo stile veloce, la battuta pronta, e ironico come solo un fiorentino sa essere, Matteo Renzi traccia i confini di un'Italia possibile e futura. Perché adesso basta rottamare. È il momento di andare "oltre". Oltre la rottamazione di una classe politica che ha sprecato la propria opportunità di cambiare le cose. Questo libro è il manifesto politico di una bella Italia, che parla di lavoro, di politica e di futuro.
"Il mio partito non ha paura degli altri, è curioso. Il mio partito abbatte i muri, non alza i ponti. Il mio partito accoglie, non respinge gli elettori. Il mio partito si fa giudicare dai cittadini con il voto, non li giudica con moralismo supponente. Il mio partito usa la digitale, non il rullino. Il mio partito non è schizofrenico per cui un giorno vuole arrestare Berlusconi e il giorno dopo lo farebbe presidente della Convenzione costituente. Il mio partito rispetta la magistratura non solo quando manda gli avvisi di garanzia agli avversari. Il mio partito prende i voti degli altri. Perché se non prende i voti degli altri, poi gli tocca prendersi i ministri degli altri. Il mio partito difende le donne non una volta l'anno, ma tutti i giorni, con la parità di genere. E sa che le quote rosa sono un sistema grezzo. Ma non ne ha trovato uno migliore. Il mio partito rispetta i referendum. Anche quando dicono che il finanziamento pubblico ai partiti va abolito. Il mio partito si chiamerà Partito democratico. Ma non l'abbiamo ancora costruito davvero". Con il suo stile veloce, la battuta pronta, e ironico come solo un fiorentino sa essere, Matteo Renzi traccia i confini di un'Italia possibile e futura. Perché adesso basta rottamare. È il momento di andare "oltre". Oltre la rottamazione di una classe politica che ha sprecato la propria opportunità di cambiare le cose. Questo libro è il manifesto politico di una bella Italia, che parla di lavoro, di politica e di futuro.
“Questo libro non è solo un diario personale, una riflessione sulla sinistra o il programma del governo che verrà. Più di tutto, è la condivisione di idee, emozioni e speranze che spesso si sono perse nel racconto della comunicazione quotidiana. I risultati ottenuti e gli errori commessi. Il viaggio tra passato e futuro di un’Italia che non si ferma. Che vuole andare avanti.”
È stato l’uomo chiave della politica italiana degli ultimi anni. Ha guidato un governo che ha varato molte riforme e su una, quella costituzionale, è caduto. Alla guida del Partito democratico ha ottenuto alle elezioni europee del 2014 uno dei più brillanti risultati elettorali della storia politica italiana, ma anche una bruciante sconfitta referendaria nel 2016, che lo ha portato a dimettersi da presidente del Consiglio e da segretario nazionale. Nella primavera del 2017 quasi due milioni di italiani lo hanno rieletto alla guida del Pd.
In questo libro Matteo Renzi parla della difficoltà di cambiare le cose ma anche dell’orgoglio di provarci. Degli errori e dei passi falsi ma anche dei risultati ottenuti e delle sfide aperte. Racconta aneddoti inediti dei mille giorni a Palazzo Chigi ma anche le proposte politiche per l’Italia dei prossimi anni, dalla battaglia per cambiare l’Europa all’introduzione dell’assegno universale per i figli; dal numero chiuso per l’immigrazione agli investimenti in cultura e periferie; dalla lotta per il lavoro alla sfida ambientale e ai progetti di bonifica del paese.
Come può ripartire un percorso riformista per l'Italia? Come fare tesoro degli errori commessi e delle mosse vincenti in un racconto che rinnovi il senso di una sfida? Come disegnare il futuro opponendosi alle paure dilaganti? Matteo Renzi ha scelto di imboccare una nuova strada, a livello personale e politico, mantenendo lo stesso slancio che, dieci anni fa, lo ha portato a intraprendere un'avventura straordinaria. Da sindaco di Firenze a protagonista della politica nazionale, è stato, con il suo governo, interprete di una svolta importante nella storia del nostro paese. Questo libro nasce come tentativo di individuare alcune scelte di campo necessarie e urgenti, parole chiave che siano opzioni culturali, prima ancora che politiche, cantieri su cui rifondare una proposta per l'Italia dotata di un respiro e una visione più ampi di un tweet o di una diretta Facebook. Il progetto è all'insegna di un riformismo che sia radicale nei valori, parli del passato ma per offrire un orizzonte futuro, rilanci competenza e serietà affidandosi allo stesso tempo alle parole dei poeti. Si tratta di costruire luoghi in comune contro il prevalere dei luoghi comuni che hanno alimentato il mostro insaziabile del populismo. Con grande chiarezza e senza sconti, l'autore dà forma a una nuova narrazione dell'avvenire, fermamente convinto che «se l'Italia fa l'Italia, non ce n'è per nessuno. E noi conserviamo una fede laica in questo paese del quale siamo, comunque, perdutamente innamorati. C'è un'altra strada. Mettiamoci in cammino».
«Il coraggio della politica è il coraggio delle scelte, di rivendicare un futuro che non è scontato, ma dipende da noi. È giunto il momento dei contenuti, non dei pregiudizi. È urgente discutere di idee e progetti». Abituato a sparigliare le carte con mosse come quella che ha scongiurato i «pieni poteri» a Matteo Salvini e portato alla formazione di un nuovo governo, Matteo Renzi ha sempre rivendicato una netta distinzione politica, opponendosi al sovranismo e al populismo che hanno ormai mostrato tutti i loro limiti. L'Italia di oggi, davanti a un bivio, necessita di analisi e iniziative da mettere in campo in un contesto europeo e mondiale tutto da ridefinire. Consapevole che la politica non può limitarsi al corto respiro della tattica, ma deve costruire una sequenza di azioni coordinate, Renzi presenta una strategia di medio e lungo periodo sul piano economico, istituzionale e sociale per riscrivere insieme le regole della convivenza democratica e fondare una nuova idea di comunità. In un autentico manifesto programmatico, mette a fuoco i cantieri da cui è urgente ripartire: un'Europa dei popoli, non dei burocrati; lavoro e innovazione, una riforma della giustizia e dello Stato, per semplificare i meccanismi farraginosi che ostacolano un'azione agile e tempestiva; un'istruzione e una sanità completamente ripensate nel loro impianto, valori condivisi e non negoziabili, un'inedita declinazione del genio italico. Un atto di fiducia, uno slancio vitale rivolto a tutti, e in particolare ai giovani: «Ho avuto l'onore di servire il mio paese ai più alti livelli. Adesso voglio aiutare questi ragazzi a cambiare il mondo».
«All'inizio del 2021 abbiamo aperto una crisi di governo in piena pandemia. Ci hanno definito pazzi e irresponsabili ma noi pensavamo giusto e necessario per l'Italia cambiare passo sui vaccini, sull'economia, sul futuro. Oggi sono più convinto di prima. L'ho fatto e lo rifarei, dunque, senza alcun dubbio. Sono convinto che il nostro gesto abbia aiutato in modo decisivo l'Italia a svoltare. Grazie al nostro coraggio e all'arrivo di Mario Draghi, il Paese e più forte di prima. E tuttavia avverto la responsabilità di raccontare, confidare, illustrare ciò che è accaduto in queste settimane, per chi davvero vuole conoscere, giudicare e criticare le nostre scelte. Ma voglio farlo partendo dalle ragioni profonde che ci hanno mosso, non dalla verità preconfezionata degli slogan, dei tweet, dei titoli acchiappa consenso. Ciò che è avvenuto non è una sconfitta della politica, ma il capolavoro di una politica che vive di idee e non si piega alla logica dei sondaggi e degli influencer. Di una politica capace di essere controcorrente. Siamo andati controcorrente per realizzare questa svolta. Controcorrente, contro tutti. Ma nel mondo che cambia ci sarà sempre più bisogno di persone capaci di andare controcorrente». Un libro ricco di passione, aneddoti e retroscena, ma soprattutto di una visione capace di squarciare il conformismo a cui spesso siamo stati abituati.
"In questo libro racconto dei fatti. Atti e fatti. Non ci sono commenti, suggestioni, analisi sociologiche. Ci sono dei dati di fatto che forse vi faranno pensare. Hanno arrestato i miei genitori con un provvedimento subito dopo annullato, hanno sequestrato i telefonini ai miei amici non indagati, hanno cambiato nomi nei documenti ufficiali per indagare sulle persone a me vicine, hanno scritto il falso in centinaia di articoli, hanno pubblicato lettere privatissime tra me e mio padre, mi hanno fotografato negli autogrill e mentre uscivo dal bagno di un aereo, hanno controllato e pubblicato tutte le voci del mio estratto conto, hanno violato la Costituzione per controllare i miei messaggi di whatsapp. Io non voglio fare la vittima. Voglio raccontare ciò che è successo dicendo perché ho scelto di combattere a viso aperto contro le ingiustizie. Perché ho scelto di denunciare in sede civile e penale, convinto che la legge sia uguale per tutti. Per i politici, certo. Ma deve essere uguale per tutti davvero, anche per certi magistrati, anche per certi giornalisti. E mentre racconto atti e fatti che mi hanno reso un mostro agli occhi di molti miei connazionali, torno a confessare che io rifiuto il vittimismo. Perché io sono e resto un uomo felice. Chissà che sia questo ciò che - alla fine - non mi perdonano." Matteo Renzi replica punto per punto alle accuse che gli sono state rivolte dalla procura di Firenze: "Non accetterò di stare in silenzio davanti a fakenews e diffamazioni varie". "Il Mostro" è una ricostruzione lucida e allo stesso tempo accorata del funzionamento della giustizia italiana e di un certo legame con taluni organi di informazione. Una ricostruzione che, tassello dopo tassello, evidenzia come il cattivo uso di un potere costituito possa distruggere la carriera e la vita di ogni singolo cittadino, non solo di personaggi pubblici.

