
Affrontando tematicamente la questione dei diritti fondamentali e umani di cui cerca di illuminare il senso e di offrire una complessiva giustificazione, il libro propone un contributo alla riflessione sulla democrazia e in particolare su come la sua istituzionalizzazione politico-giuridica, in termini di procedure e di diritti, debba venire intesa non come una esterna limitazione, bensì come un suo indispensabile potenziamento, volto a far si che i cittadini, sviluppando relazioni orizzontali tra loro, possano costantemente rigenerarsi in autori adeguati, competenti e cooperativi delle leggi. Ciò richiede oggi di ridisegnare i classici confini territoriali di appartenenza politica alle sfide insieme locali e globali del presente.
Il Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa, enunciando il principio della democrazia partecipativa insieme con quello della democrazia rappresentativa, costituisce un riconoscimento e allo stesso tempo un incentivo per l'impegno profuso dalle formazioni di società civile nel tessere una fitta rete di "piattaforme" e coordinamenti allo scopo di agire in corretto rapporto di scala con l'ordine di grandezza delle istituzioni e dei processi decisionali europei. Il volume indaga su questa realtà che rappresenta un potente fattore di integrazione "dal basso" e, al contempo, di legittimazione democratica del sistema comunitario europeo.
Angela Merkel è la misteriosa scienziata emersa dalle macerie del Muro di Berlino che in pochi anni conquista il partito di Helmut Kohl. È la cancelliera che trasforma la Germania nel Paese più potente d'Europa. È la donna dell'Est, la figlia di un pastore protestante che blinda precocemente la sua vita privata e occupa per trent'anni il centro della scena politica tedesca: batte i rivali e cannibalizza gli alleati. È quasi sempre la donna più intelligente nella stanza, raccontano unanimi i suoi confidenti e persino i suoi nemici. Tonia Mastrobuoni, con il piglio narrativo e la capacità analitica che si riscontra nei suoi reportage, nelle interviste e nei commenti sul quotidiano «la Repubblica» per cui è corrispondente da Berlino, alla trama dei documenti politici e storici riguardanti la cancelliera intreccia l'ordito di racconti e retroscena inediti, mostrando il raro talento politico di Angela Merkel. Un Proteo che assorbe le istanze migliori di tutti, una leader postideologica che, con istinto infallibile, sfrutta le debolezze degli avversari. Non sempre le sue strategie hanno garantito progressi all'Europa: a volte i suoi limiti caratteriali hanno portato il continente sull'orlo della catastrofe. Ma la più longeva cancelliera della storia lascia un'eredità difficile da sottovalutare e una generale nostalgia. Dopo sedici anni alla guida della Germania, c'è ancora chi la considera un corpo estraneo, quasi un incidente o un episodio irripetibile. Alla vigilia del suo addio, Merkel è ancora, per tanti aspetti, l'inattesa.
"In quanti modi diversi si potrebbe raccontare la vera vita di Aldo Moro? Osserviamolo, per esempio, in un'immagine del 1941. È un giovane elegante, sorridente, che attende a piazza San Pietro di essere chiamato per un'udienza privata con il papa. Ma come è riuscito quel giovane - se scorriamo rapidamente un'immaginaria linea del tempo - a conquistare il potere in Italia e a mantenerlo poi per lunghissimo tempo? E perché poi, alla fine, è stato rapito e ferocemente ucciso? Ci sono domande essenziali che animeranno dall'interno ogni racconto della vita di Moro, quali che siano le forme o le scansioni temporali prescelte. Molti si sono concentrati sulla fine, sulla morte terribile, in grado di svelare - come il montaggio cinematografico per i film - il senso dell'intera sua vicenda. È una strada promettente, a patto di non credere troppo alla favola che Moro è stato ucciso perché stava preparando il compromesso storico con i comunisti." (Dalla Premessa)
L'intervento militare americano in Iraq ha messo a nudo l'impotenza dell'Onu. Conoscerne le ragioni vuol dire comprendere i conflitti che dividono il nostro mondo. Lo fa in questo libro, documentato e scevro da pregiudizi, ricco di testimonianze inedite, uno dei più lucidi corrispondenti italiani da New York. Paolo Mastrolilli ha conseguito un Master in Giornalismo alla Columbia University di New York grazie a una borsa di studio della Commissione Fulbright e una del Rotary International.
Il mondo non cambia da sé e di per sé. Eppure ogni giorno, ossessivamente, ci sentiamo ripetere che alcune scelte economiche sono obbligate, che costi sociali pesanti e ingiusti sono necessari, che perfino i provvedimenti politici da adottare non possono che seguire linee già tracciate. Quasi che i cambiamenti, i rapporti e le logiche di cui si parla siano privi di autori e costituiscano una sorta di stato di natura. Per contrastare questa logica dobbiamo capire gli interessi che hanno guidato i cambiamenti degli ultimi trenta anni e i motivi per cui essi hanno prevalso. Dobbiamo capire come delocalizzazione, impiego di informatica e robotica, spostamento dei capitali verso i mercati finanziari abbiano portato i profitti a un punto mai raggiunto in un recente passato spostando i livelli di forza a danno del lavoro. E che il risultato di questa vera e propria controffensiva è stata la riduzione dei diritti senza che ad essa siano seguiti progressi sia economici che sociali.
La sostenibilità impone un uso equilibrato del suolo per assicurare lavoro e benessere, fornire credito e sicurezza alimentare e ottenere stabilità climatica. È giunto il momento di combattere la povertà puntando su salute e istruzione, un uso sostenibile del suolo, lavoro dignitoso e meno emissioni. Dobbiamo acquisire una coscienza-responsabilità individuale e collettiva capace di tradursi in pratiche eco-solidali. Realizzare una proficua interazione tra uomini e donne che operano sul campo e professionisti e scienziati. Perciò l'analisi delle condizioni necessarie per praticare politiche sostenibili va coniugata con il cambio di mentalità necessario per utilizzare al meglio risorse umane, tecnologie, ricchezze.
Dalla metà degli anni Ottanta, il concetto di "riformismo", ha conosciuto una nuova primavera anche in Italia. Tutti i politici desiderosi di assumere cariche di governo, dimostrandosi responsabili e affidabili agli occhi della comunità internazionale, si devono necessariamente dichiarare "riformisti". L'utilizzo del nuovo linguaggio riformista ha accompagnato in Italia il più imponente processo di dismissione del patrimonio e delle attività economiche pubbliche che l'intera Europa, compresa l'Inghilterra thatcheriana, avesse mai conosciuto in un periodo tanto concentrato. Il riformismo è oggi un gigantesco quanto complesso dispositivo di potere autoritario globale, che porta alla massima estensione e concentrazione della proprietà privata a scapito di quella pubblica. L'ideologia riformista pone il denaro, strumento indispensabile dell'attività di consumo e di accumulo, al centro della scala dei nostri valori sociali e promuove il mercato come sola costituzione materiale. Per uscire da questa miseria, occorre un ripensamento profondo fondato sulla ricerca di nuove istituzioni del comune, capaci di superare l'attuale strutturazione estrattiva dei rapporti proprietari pubblici e privati. Di come render costituenti queste alternative occorre iniziare a discutere subito.

