
Una lista unitaria dei principali partiti dell'Ulivo per le elezioni europee e, in prospettiva, la grande meta di un Partito democratico, che costituisca il nucleo del centro-sinistra nella sfida elettorale del 2006: questi sono i grandi temi sul tappeto dopo che, a luglio, Romano Prodi ha conferito spessore politico al progetto e, ad agosto, il vertice dei Ds l'ha avallato. Michele Salvati, che nell'aprile scorso lanciò per primo questa proposta con un articolo-manifesto su "Il Foglio", raccoglie in questo libro i principali argomenti che la giustificano.
Come si pongono in Italia i vecchi schieramenti politici di fronte alle questioni più urgenti, ovvero la globalizzazione dei mercati, il confronto con il mondo islamico e il degrado ambientale? E come si porrà di fronte alle stesse istanze il neonato Partito Democratico? Ernesto Paolozzi, con il suo breve e agile volume, Il Partito Democratico, risponde a questa semplice domanda che pone, però, una serie di problematiche di difficile risoluzione. Il saggio descrive come è nato e con quali finalità il più giovane dei nostri partiti che, secondo l'autore, interpreterà i sentimenti della maggior parte degli italiani, le inclinazioni politiche e la volontà di trovare una via di mezzo tra Destra e Sinistra, nonché creare una coalizione di centro Sinistra più stabile. Il Partito Democratico non nasce a caso, ma è frutto di una precisa esigenza; non vuole inglobare tutti, a qualunque costo, ma fondere con un nuovo metodo le antiche culture politiche.
Prendendo le mosse dalla ricostruzione del sistema politico italiano all'indomani della caduta del fascismo, il libro analizza il processo di formazione e di trasformazione della Democrazia cristiana nel delicato passaggio tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Cinquanta. L'avvento di De Gasperi alla guida del partito, e la sua successiva nomina alla presidenza del Consiglio, avrebbero fortemente ancorato l'evoluzione della dialettica interna al partito dei cattolici alle esigenze della stabilizzazione repubblicana. L'unità politica dei cattolici, garantita non solo da riferimenti ideali, ma anche da logiche di difesa del sistema, avrebbe definito i confini all'interno dei quali il confronto tra le diverse tendenze del cattolicesimo politico si sarebbe articolato. Con il 1953 gli equilibri sarebbero cambiati. Iniziava la sperimentazione di un modello di partito nuovo: nel rapporto tra la società e le istituzioni, e nel diverso ruolo che i partiti andavano conquistando, le correnti democristiane diventavano i canali attraverso i quali mantenere la centralità di tutto il partito, in una logica di gestione del potere che avrebbe finito, con il tempo, per modificare anche le ragioni della spinta unitaria.
Pierluigi Battista è inviato ed editorialista della "Stampa" ed è stato condirettore di "Panorama". In questo volume ripercorre cinquant'anni di polemiche che hanno diviso la cultura italiana. Vengono inoltre evidenziati i protagonisti e le tendenze del dibattito ideologico che ha infiammato il mondo intellettuale e politico.
Davvero dovremmo riformare un bicameralismo che qualcuno, impropriamente, si ostina a definire perfetto? Spetta al parlamento oppure al governo e alla sua maggioranza, fare le leggi? Chi ha detto che i partiti non controllano più la politica e sono in via di sparizione? Le primarie sono uno strumento di partecipazione democratica oppure un pasticcio manipolato da dirigenti di partito e gruppi di interesse? Esistono democrazie parlamentari nelle quali il capo del governo viene eletto dai cittadini e non può essere sostituito senza nuove elezioni? Nelle quali fa il bello e il cattivo tempo, nomina e sostituisce i ministri, scioglie a piacere il parlamento? Le leggi elettorali sono solo meccanismi per tradurre i voti in seggi oppure lo strumento essenziale con cui gli elettori scelgono i loro candidati e poi li premiano o li puniscono? Le approfondite analisi comparate qui proposte forniscono una risposta articolata a tali interrogativi, esaltando per questa via il contributo fondamentale che la scienza politica può dare ai processi di riforma istituzionale.
Dall'Unità ad oggi, la storia dei partiti italiani viene qui ripercorsa, nei suoi passaggi fondamentali, attraverso lo svolgimento cronologico delle diverse fasi politiche: dai problemi e le questioni emerse all'indomani dell'unificazione, passando attraverso la crisi del liberalismo e l'avvento dei partiti di massa, superando la soppressione della vita democratica messa in atto dal regime fascista, e arrivando, infine, alla creazione, al consolidamento e alla crisi del sistema dei partiti dell'Italia repubblicana. Un percorso difficile e tortuoso, caratterizzato, dall'irrisolto nodo della creazione di un reale spirito di appartenenza comune. Ripercorrendo questo iter e affrontando una disamina delle interpretazioni e delle metodologie di ricerca storiografica, il volume intende fornire un contributo per un rinnovato dibattito (aperto agli specialisti del settore, nonché al vasto campo di studiosi di scienze sociali) relativo al "caso italiano" e a quei caratteri peculiari che continuano a determinarne l'assoluta specificità nel panorama dei sistemi politici europei.
Dall'Unità ad oggi, la storia dei partiti italiani viene qui ripercorsa, nei suoi passaggi fondamentali, attraverso lo svolgimento cronologico delle diverse fasi politiche: dai problemi e le questioni emerse all'indomani dell'unificazione, passando attraverso la crisi del liberalismo e l'avvento dei partiti di massa, superando la soppressione della vita democratica messa in atto dal regime fascista, e arrivando, infine, alla creazione, al consolidamento e alla crisi del sistema dei partiti dell'Italia repubblicana. Un percorso difficile e tortuoso, caratterizzato, dall'irrisolto nodo della creazione di un reale spirito di appartenenza comune. Ripercorrendo questo "iter" e affrontando una disamina delle interpretazioni e delle metodologie di ricerca storiografica, il volume intende fornire un contributo per un rinnovato dibattito (aperto agli specialisti del settore, nonché al vasto campo di studiosi di scienze sociali) relativo al "caso italiano" e a quei caratteri peculiari che continuano a determinarne l'assoluta specificità nel panorama dei sistemi politici europei.
La storia avventurosa e tormentata dei partiti politici italiani, quali vennero costituendosi e organizzandosi dopo la caduta del fascismo, coincide con quella dell'evoluzione economica e democratica del nostro paese. Giorgio Galli analizza la specificità della storia partitica italiana nella sua evoluzione, e ci racconta come il sistema dei partiti si è via via mutato, prima in quella che venne definita partitocrazia, fatta di spartizioni e veti incrociati, per arrivare, dopo la burrasca di Tangentopoli, all'attuale declino, che vede la nascita del partito-azienda, l'ampliarsi dell'astensionismo, l'affermarsi della politica-spettacolo e la crescita del potere delle lobby. Edizione aggiornata ai risultati elettorali del 2004.
Nel precedente libro che Ignazi aveva pubblicato in questa collana (ormai più di 10 anni fa) su "I partiti italiani", i protagonisti della storia erano ancora partiti che affondavano le loro radici nelle ideologie forti del '900 Dc, Pci, Msi, ecc. - benché colti sulla soglia di un passaggio cruciale dalla prima alla seconda Repubblica. Quelle sigle non compaiono più in questo libro, sostituite da altre - Fi, Pd, An, ecc. - emerse dopo un lungo travaglio o scese in campo dopo una gestazione brevissima. Ma quali sono i riferimenti culturali dei nuovi partiti e come sono cambiate le classi dirigenti, l'organizzazione e gli stili di comunicazione delle nuove formazioni? Un profilo per capire le trasformazioni del nostro sistema partitico.
I partiti politici sono considerati attori fondamentali nelle democrazie rappresentative. E tuttavia da tempo l'evoluzione della loro struttura organizzativa e del loro funzionamento desta numerosi interrogativi. Dopo aver mostrato con efficacia come siano mutate storicamente strutture e funzioni dei partiti, l'autrice li sottopone a una sorta di check-up per quanto riguarda una costellazione di problemi: burocratizzazione, rappresentatività rispetto ad appartenenze ideologiche e fratture sociali, competizione nei diversi sistemi di partito, mediatizzazione della politica, governo di partito, costruzione delle identità collettive.
Filo conduttore di questo libro è la difficile storia della politica italiana, dagli esordi dello Stato unitario fino alla crisi della repubblica dei partiti: l'originaria debolezza delle istituzioni, cui si cerca di porre rimedio con un sistema politico tutto ruotante attorno al centro; la difficile convivenza di culture e sub-culture politiche diverse, ciascuna con le sue pratiche e con i suoi miti fondanti, a volte in conflitto tra loro e con le istituzioni stesse; il ruolo dei partiti, protagonisti spesso contestati della stagione repubblicana; il rapporto sempre problematico fra Stato e società civile, fra governanti e governati.