
Vivere per quattordici anni nelle condizioni più disumane che un uomo possa sopportare, ostaggio di una dittatura feroce fino a dimenticare il proprio volto. Essere prima guerrigliero e poi deputato, senatore, ministro e, infine, Presidente della Repubblica dell'Uruguay. Rinunciare al 90% dello stipendio per vivere felice dedicando il tempo della vita alla terra e al rapporto con gli altri. Questo e molto altro è José "Pepe" Mujica, il Presidente più famoso del mondo. A quasi ottant'anni è l'esempio più scomodo che esista per l'intera classe politica planetaria, perché il "Pepe" è l'esempio vivente di come si può pensare al bene comune senza avere brame di potere e di ricchezza vivendo, anzi, come qualsiasi cittadino della propria nazione. Questo libro ospita un'intervista esclusiva rilasciata a Montevideo a Cristina Guarnieri, direttrice della casa editrice Eir, nonché i discorsi più importanti e famosi del Presidente, fra cui spicca il discorso sulla felicità - che dà il titolo al libro - proferito dal Presidente al G20 in Brasile nel giugno 2012. Inoltre è corredato da una biografia romanzata di Mujica, ideata da Massimo Sgroi e approvata dalla presidenza, da alcune pagine che Mujica ha scritto di suo pugno per questa prima edizione italiana, dalla Prefazione di Omero Ciai, giornalista di Repubblica e da una Postfazione di Donato Di Santo, responsabile politico dei rapporti Italia-Sud America.
"Il grande silenzio è stato il mio primo compagno di giochi. Un abbraccio affettuoso e terribile che non mi ha mai abbandonato. Nemmeno ora. E che non mi lascerà mai. Quando la gente mi guarda, pensa che io sia come tutti gli altri, perché la sordità non ha segni evidenti, è un handicap invisibile. Così, spesso, una persona sorda viene scambiata per un qualunque udente. Non lo è affatto, però può riuscire a raggiungere gli stessi traguardi. Come ho fatto io. Con tenacia, passione, coraggio, lottando contro un mondo che a volte non mi è stato amico, contro nemici che avevo perfino in casa e cercavano di opporsi alle mie scelte e di impedirmi di inseguire i miei sogni. Ma io ce l'ho fatta. Questa è la mia storia". Roberto Wirth - proprietario dell'Hassler, l'hotel di Roma dove alloggiano celebrities di ogni parte del mondo - ci racconta in prima persona la sua straordinaria parabola esistenziale, la vita complessa di un uomo nato sordo profondo e costretto a misurarsi con i pregiudizi degli altri, a partire da quelli della sua stessa famiglia.
L'America si è innamorata di Amy Purdy quando questa incredibile donna con le gambe "bioniche" è riuscita ad arrivare in finale nella 18a edizione di "Dancing with the Stars", versione Usa di "Ballando con le stelle", con il suo partner Derek Hough. Ma ciò che il pubblico ha visto è solo una parte delle vicende che l'hanno segnata. Per la prima volta Amy ripercorre i momenti cruciali della sua esistenza e rivela l'intensa e commovente storia del risveglio spirituale vissuto in seguito a un'improvvisa e gravissima malattia, a causa della quale ha dovuto subire l'amputazione di entrambe le gambe. Appena diciannovenne, Amy contrae una rara forma di meningite batterica che concede meno del due per cento di probabilità di sopravvivenza. Sospesa tra la vita e la morte, ha una visione nella quale alcune persone le dicono: "Puoi venire con noi, oppure restare. Non importa cosa accadrà: alla fine tutto avrà un senso". Amy si rende conto che deve fare una scelta. E decide di scegliere la vita. Nonostante la prognosi infausta, Amy dimostra una straordinaria vitalità e determinazione, che la porteranno a superare enormi difficoltà. E non solo tornerà a camminare, ma riuscirà a realizzarsi nella vita perseguendo i propri sogni, come quello di vincere una medaglia nello snowboard cross alle Paralimpiadi di Sochi 2014.
"Voi credete di perdermi, ma io vi dico che vi illudete. Voi non mi perderete: dodici anni della mia vita di partito sono o dovrebbero essere una sufficiente garanzia della mia fede socialista. Il socialismo è qualche cosa che si radica nel sangue": con queste parole Mussolini teneva il suo ultimo discorso nella tumultuosa assemblea della sezione socialista milanese che l'avrebbe espulso dal Partito il giorno stesso, il 24 novembre 1914. Con una sorta di profezia retrospettiva molti biografi di Mussolini hanno interpretato la militanza del socialista rivoluzionario come la matrice del futuro duce fascista, e hanno visto nell'ideologia interventista mussoliniana l'espressione già elaborata e definitiva dell'ideologia totalitaria fascista. In contrasto con questo antistorico metodo storiografico, i curatori e gli autori di questo volume propongono un'approfondita, e per molti versi originale, analisi dell'esperienza socialista di Mussolini nei suoi aspetti più significativi, dall'esordio svizzero nel 1902 all'entrata dell'Italia nella Grande Guerra, situandola nel suo contesto, come capitolo importante nella storia del socialismo e dell'Italia contemporanea.
Mosca, 14 aprile 1930. Intorno alle undici del mattino i telefoni si mettono a suonare tutti insieme, come indemoniati, diffondendo "l'oceanica notizia" del suicidio di Vladimir Majakovskij: uno sparo al cuore, che immediatamente trasporta il poeta nella costellazione delle giovani leggende. Per alcuni quella fine appare come un segno: è morta l'utopia rivoluzionaria. Ma c'è anche il coro dei filistei: si è ucciso perché aveva la sifilide; perché era oppresso dalle tasse; perché in questo modo i suoi libri andranno a ruba. E ci sono l'imbarazzo e l'irritazione della nomenklatura di fronte a quella "stupida, pusillanime morte", inconciliabile con la gioia di Stato. Ma che cosa succede davvero quella mattina nella minuscola stanza di una 'kommunalka' dove Majakovskij è da poco arrivato in compagnia di una giovane e bellissima attrice, sua amante? Studiando con acribia e passione le testimonianze dei contemporanei, i giornali dell'epoca, i documenti riemersi dagli archivi dopo il 1991 (dai verbali degli interrogatori ai "pettegolezzi" raccolti da informatori della polizia politica), sfatando le varie, pittoresche congetture formulate nel tempo, Serena Vitale ha ricostruito quello che ancora oggi è considerato, in Russia, uno dei grandi misteri - fu davvero suicidio? dell'epoca sovietica. E regala al lettore un romanzo-indagine che è anche un fervido omaggio a Majakovskij, realizzazione del suo estremo desiderio: parlare ai posteri - e "ai secoli, alla storia, al creato" -in versi.
Schivo e timido di natura, il successo gli è piombato addosso, e per circostanze tragiche. Perché papà Domenico non gli avrebbe certo permesso di avvicinarsi a quel mondo, se fosse stato ancora vivo. Invece se ne era andato, lasciandolo quattordicenne a occuparsi della mamma e delle due sorelle. I fotoromanzi, arrivati per caso, servivano per mandare avanti la famiglia. Ma di tutto quel successo, dei sacchi pieni di lettere delle fan, delle serate mondane, delle copertine dei rotocalchi, del cinema, lui non ha mai saputo bene che farsene. La verità è che dietro agli occhi azzurri ammaliatori, c'è un uomo tormentato, alla perenne ricerca di un senso. Uno che rifugge la Roma patinata della droga facile, del successo facile, dei soldi facili, spinto da un bisogno di concretezza e di amore vero. Che, dopo tante delusioni, sembra arrivare con Eleonora Giorgi, la donna della sua vita, la madre di suo figlio Paolo. Per lei Massimo lascia tutto, una carriera aperta nel cinema di qualità, la notorietà per ritirarsi in campagna. Ma ancora una volta, la felicità si rivela un'illusione. Il successo, le delusioni, il sesso, la perdizione, la ricerca della propria isola, vera e metaforica: filosofo a modo suo, Massimo Ciavarro ripercorre la sua vita con sincerità estrema e una passione vibrante, che a volte diventa umanissima rabbia, rivelando le tante facce di un uomo normale sempre pronto a cambiare e a rimettersi in gioco.
La vita di Gioachino Rossini è più avventurosa di quella dei quattro moschettieri messi assieme, è un romanzo. Da ragazzino povero a uomo ricco e infelice, da giovane di "sinistra" a vecchio di destra però sempre pronto a sfottere imperatori e impostori. Ci sono più di mille donne nel catalogo di Gioachino, una lista che avrebbe imbarazzato Leporello. Dopo i primi successi è talmente popolare che le ragazzine lo rincorrono per la strada tagliandogli pezzi di vestito da dosso, come succederà con i Beatles, e, se possibile, qualche ciocca di capelli. Lo scrive Lord Byron, furibondo che qualcuno fosse diventato ancora più famoso di lui. Delle opere di Rossini tutti conoscono Il barbiere di Siviglia (del quale quest'anno ricorre il bicentenario, fu composto nel 1815), ma, con la rinnovata percezione del grande compositore, si vanno riscoprendo le opere "serie" e in particolare la sua ultima, il Guillaume Tell, che spalanca le porte al Romanticismo. C'è totale follia ne L'Italiana in Algeri, e Il Turco in Italia è surreale, ante litteram. Ma il vero fulcro tematico del libro è perché Rossini abbia smesso di comporre all'ancora verde età di trentasette anni. La risposta che dà Gaia Servadio si basa sull'analisi critica di un epistolario trovato solo di recente. Oltre 250 lettere che esprimono bene lo humour feroce del Maestro, le sue passioni nascoste ma anche il male e il bene di vivere. La pazzia e il genio sono fratelli gemelli, non solo in Mozart, ma anche in Rossini.
Uomo di molti talenti, celebre guerriero e grande politico, Andrea Doria è l'ultimo e il più famoso erede di una famiglia che da molti secoli identifica le sue vicende con quelle internazionali di una Città-Stato. Prestigiosa e solidale la stirpe dei Doria è infatti composta di guerrieri-mercanti, grandi politici e raffinati intellettuali, ed è da secoli legata a una particolare idea di "libertas" repubblicana. Di questa idea il principe farà il canone di un sistema di governo e quando nel 1528 si aprirà il lungo secolo dei genovesi che suggella l'antico legame della città con il mondo spagnolo, questa formula repubblicana sarà strumento di tutela della loro "libertà" di azione in tutto il mondo.
Ispirato al successo della docufiction e serie web "La scelta di Catia - 80 miglia a sud di Lampedusa", il libro è il diario di bordo dell'anno trascorso dal tenente di vascello Catia Pellegrino al comando di nave Libra, il pattugliatore che l'11 ottobre 2013, prima che nascesse la missione "Mare Nostrum", ha tratto in salvo oltre duecento migranti durante un naufragio nel Mediterraneo. Un racconto fortemente emozionale che dà voce a tutta la Marina Militare, ne fa conoscere il volto meno noto e ne trasmette i valori, ma parla soprattutto di Catia ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera accademica e professionale caratterizzate dell'impegno costante per coronare il suo grande sogno: "Volevo arrivare al vertice, e ho lavorato per avere quello che più di ogni altra cosa desideravo: comandare un pattugliatore".
Il grande Maometto il Conquistatore, nelle stanze del palazzo reale di Costantinopoli appena sottomessa, andava recitando una triste poesia persiana. Trovandosi di fronte all'immensità della sua conquista, il vincitore dell'ultimo basileus non poteva evitare di provare la malinconia della decadenza. Tra il Trecento e il Novecento gli ottomani edificarono un enorme impero incastrato tra Occidente e Oriente, con il chiaro proposito di unire l'Asia e l'Europa. I suoi sultani si credevano i successori di Costantino il Grande e nutrivano il sogno di conquistare la "Mela rossa", cioè Roma probabilmente. La storia dei turchi, a noi sempre presente e insieme misteriosa perché sostanzialmente è stata storia dell'altro, racconta di un'orda venuta dalle steppe asiatiche, che si distende rapidamente nello spazio prima occupato dall'impero d'Oriente, che domina per secoli il Mar Mediterraneo e regna in pace interna su religioni e popoli diversi, protetti e spesso favoriti da un sistema di governo che rivaleggiò fino al Settecento con quello occidentale, apparendo a molti una preferibile alternativa. Ma è anche parte della contesa eterna tra popoli stanziali e nomadi, e parte della storia comune dei popoli i cui paesi oggi finiscono in "stan".
Vissuta fino al 1931 in una fattoria dentro una piantagione di caffè sugli altipiani del Ngong, Karen Blixen ha descritto con una limpidezza senza pari il suo rapporto d'amore con l'Africa. Sovranamente digiuna di politica, ci ha dato il ritratto forse più bello del continente nero, della sua natura, dei suoi colori, dei suoi abitanti. I Kikuyu che nulla più può stupire, i fieri e appassionati Somali del deserto, i Masai che guardano, dalla loro riserva di prigionieri in cui sono condannati a estinguersi, l'avanzata di una civiltà "che nel profondo del loro cuore odiano più di qualsiasi cosa al mondo". Uomini, alberi, animali si compongono nelle pagine della Blixen in arabeschi non evasivi, in una fitta trama di descrizioni e sensazioni che, oltre il loro valore documentario, rimandano alla saggezza favolosa di questa grande scrittrice, influenzando in modo determinante i contenuti della sua arte: "I bianchi cercano in tutti i modi di proteggersi dall'ignoto e dagli assalti del fato; l'indigeno, invece, considera il destino un amico, perché è nelle sue mani da sempre; per lui, in un certo senso, è la sua casa, l'oscurità familiare della capanna, il solco profondo delle sue radici".
"E allora?" urlo. "Allora cosa?" risponde l'arbitro. "Dico, solo punizione? A momenti mi stacca una gamba!" Comincia così, con un cartellino rosso non dato, la carriera di Nicola Rizzoli, che quel giorno del 1987 a Bologna ha sedici anni e non è l'arbitro, ma un attaccante. Ed è proprio per scoprire tutti i segreti del regolamento e poter ribattere a tono che decide di iscriversi al corso per arbitri. È l'inizio di un percorso lungo quasi trent'anni che, dai campetti di provincia e dalle trasferte in solitudine in ogni angolo d'Italia, lo condurrà al palcoscenico degli Europei 2012, a Wembley per la finale di Champions League 2013, fino al leggendario Maracaná di Rio per la finale degli ultimi Mondiali Germania-Argentina. Per la prima volta Nicola Rizzoli racconta i suoi segreti tecnici, i momenti di goliardia vissuti con i compagni di avventura, gli ineludibili riti prepartita - la playlist da ascoltare nello spogliatoio, il Vicks Vaporub da respirare a fondo per rilassarsi, lo stemma Fifa da cucire personalmente sulla divisa con ago e filo come gli aveva insegnato a fare la nonna -, tanti retroscena e aneddoti che includono campioni del calibro di Messi, Ibrahimovic, Cassano, Totti, Baggio, Maldini. Ma ricorda anche la bufera di Calciopoli, tutti i suoi sbagli, il rapporto prezioso con un maestro come Pierluigi Collina e le volte in cui è stato a un passo dal mollare tutto.