
San Pietro e Robin di Batman, Games of thrones e don Matteo, Nestore re di Pilo e Tina Turner, papa Francesco e gli scout. All'interno di un agile affresco pop, questo libro parla della condizione dei preti in Italia e riflette sulle molte fragilità dell'azione pastorale odierna, resa ancora più problematica dalla pandemia. Nate da numerosi colloqui con presbiteri e laici che avvertono l'urgenza di avviare una revisione audace e coraggiosa della formazione seminaristica e del ministero stesso, a partire da quello in parrocchia, queste pagine rispondono all'invito di papa Francesco a non lasciarsi rubare la gioia. L'Evangelii gaudium innerva la seconda parte della riflessione, in cui viene suggerita un'originale e concreta soluzione al clericalismo che rischia di impoverire e intristire tante vite offerte con slancio: circondarsi di poveri, giovani e donne per "rimanere" nella storia degli uomini. Prefazione Erio Castellucci.
La bellezza, l'estetica, in particolare l'estetica musicale, hanno qualcosa di essenziale da offrire alla riflessione teologica ed etica. Aiutano le persone a sviluppare maggiore empatia verso gli emarginati, resistenza verso le ingiustizie e solidarietà con tutto il creato.
Che cosa significa che dopo il cristianesimo si è affermata una religione - l'Islam - che si riferisce a Gesù e al cristianesimo? E quando cristiani e musulmani parlano insieme in nome di Dio? Il libro solleva queste e altre questioni relative ai rapporti tra le due religioni.
Il "Libro delle regole" o "Libro delle sette regole" di Ticonio è il più antico manuale di ermeneutica biblica dell'Occidente cristiano. Assai apprezzato da Agostino, che lo ritiene "di aiuto non piccolo nel penetrare ciò che è tenuto nascosto nelle Parole della Scrittura", il testo ha avuto nei secoli una vasta accoglienza: Cassiodoro ne raccomanda la lettura e lo studio, Cassiano ed Erasmo lo citano, Isidoro di Siviglia, Beda il Venerabile e Ugo di San Vittore lo usano nei loro commenti biblici. La riflessione di Ticonio individua alcuni principi ermeneutici fondamentali per rendere accessibili i segreti della Legge a chiunque si trovi a percorrere l'immensa selva della profezia. L'enunciazione delle sette regole, accompagnata dalla citazione di numerosissimi testi dell'Antico e del Nuovo Testamento, forma un unico edificio concettuale. Compito essenziale dell'esegeta - insegna Ticonio - è distinguere i diversi livelli di lettura del testo (il piano storico, la tipologia, il senso allegorico) per coglierne la profondità teologica e trarne un arricchimento etico-spirituale.
Anche l'icona, come gli altri stili sacri, richiede un'educazione alla visione e alla contemplazione. La maggioranza dei fedeli, anche quelli ortodossi, ne coglie la spiritualità in modo spontaneo e tradizionale, mentre gli aspetti teologici e mistici rischiano di non essere adeguatamente tematizzati o di restare in secondo piano. Uno sguardo unicamente incentrato sul fascino dell'icona potrebbe provocare lo scivolamento da un'estetica teologica e una teologia estetica - come ha osservato Hans Urs von Balthasar - con l'effetto di limitarsi a contemplare la bellezza senza un corrispondente sforzo per cercarla nella prosaicità della vita quotidiana. Poiché non esiste un unico "Oriente cristiano" uniforme e indifferenziato, ma varie espressioni che brillano di splendore proprio e particolare, il saggio presenta l'icona nel contesto delle singole Chiese - bizantina, slava, siriaca, copta, armena, etiope, indiana - evidenziando la varietà e la ricchezza di un vero e proprio universo di immagini.
Con la liquidazione della cornice e del concetto di bellezza qualunque oggetto rischia di essere considerato, in quanto tale o perché disposto da mano umana, un'opera artistica. La giustificazione di ogni singolarità porta con sé l'imprevisto della banalizzazione e l'arte contemporanea viene interpellata sull'inaridimento delle proprie fonti di ispirazione e sul presunto desiderio di sostituire la religione prendendone il posto. Il volume, che si colloca all'intreccio tra le dimensioni politica, morale e religiosa, si interroga sulla realtà e sulla vitalità delle arti contemporanee senza nulla concedere a inclinazioni pessimistiche, apocalittiche o "declinistiche". L'autore, uno dei maggiori studiosi del pensiero di Nietzsche, si propone di individuare alcune "pagliuzze" nella paccottiglia, memore della reazione di Diderot ai sistematici detrattori dell'arte contemporanea: "Tu rimesti la sabbia di un fiume che trasporta pagliuzze d'oro, e ne ritorni le mani piene di sabbia, lasciando le pagliuzze".
Nell'ultimo mezzo secolo, innumerevoli pubblicazioni hanno messo in risalto l'importanza delle correnti profetiche e dei movimenti messianici nella storia dei Paesi del terzo mondo in epoca coloniale e postcoloniale. Le ricerche hanno contribuito a spostare l'accento dalla figura del profeta - essenziale in Max Weber e Norman Cohn - al profetismo nel suo aspetto collettivo, così come appare nelle correnti carismatiche o messianiche. Finita l'epoca nella quale si consideravano i leader di questi movimenti come persone psicologicamente squilibrate capaci di trasformare, grazie al carisma, folle disorientate in eserciti di fanatici, oggi si tende a vedere nei profeti coloro che, in una situazione di crisi, indicano nuove strade richiamandosi a esperienze soprannaturali o a esigenze della coscienza morale per modificare lo svolgimento della storia aprendola a un avvenire migliore. Dalla profezia biblica a Tommaso Moro, dal Rinascimento ai socialismi utopici del XIX secolo, questa aspirazione al rinnovamento assume tre forme principali - escatologia, millenarismo, utopia - che si configurano come costruzioni culturali, dotate di forte carica simbolica, in grado di illustrare il ruolo dell'immaginario nella storia delle società umane. Tali fenomeni non riguardano solo epoche o popolazioni considerate superstiziose, ma il presente stesso dell'Occidente, che deve poter fare posto, nella "grande storia" dell'Europa e dei continenti da essa colonizzati, a tutte le forme dell'attesa...
Accostarsi alla Bibbia può rivelarsi una straordinaria avventura intellettuale, una fonte di emozioni, una ricerca di senso, un modo per porsi gli interrogativi più profondi legati all'esistenza. Per un occidentale, indipendentemente dal suo credo, non conoscere le Scritture significa rinunciare in partenza a comprendere appieno la civiltà in cui vive e molti valori e idee a cui si fa abitualmente riferimento. L'influsso della Bibbia sulle fedi, sui comportamenti, sulle mentalità e i costumi è di una vastità tale da rendere arduo tracciarne i confini. Di analoga entità è il peso delle tematiche in cui ci si imbatte scorrendo le sue pagine: creazione, peccato, pentimento, perdono, alleanza, liberazione, legge, grazia, amore, redenzione, speranza messianica, salvezza, giudizio, risurrezione dei morti. Lungo i secoli queste prospettive bibliche hanno alimentato la fede e plasmato le concezioni di moltitudini di persone e la loro incidenza è stata tale da estendersi anche al di là dei confini strettamente confessionali. Nel contempo, però, le Scritture restano testi largamente ignorati oppure proposti in modo fortemente semplificato per essere messi strumentalmente al servizio di visioni religiose o ideologiche.
L'immortalità dell'anima e la risurrezione dei corpi, il giudizio universale e quello individuale, l'inferno e il paradiso sono i temi ricorrenti nei saggi raccolti nel volume, dedicati alle tematiche escatologiche nell'iconografia medievale. Il principale argomento della trattazione è tuttavia la morte, considerata sia nella sua portata analogica - la riflessione cristiana ha conosciuto da sempre differenti accezioni e livelli - che in quella dialettica, che coglie della morte un volto positivo e uno negativo. Prefazione di Severino Dianich. Con un saggio in collaborazione con Agnese Maria Fortuna.
I due contributi raccolti nel libro, pubblicati la prima volta in Italia dalle EDB nel 1978, consentono di avvicinare la riflessione teologica di Lucio Gera e di coglierne l'eredità nelle parole di Papa Francesco, che da arcivescovo di Buenos Aires decise di ospitare la tomba dell'amico e maestro nella cattedrale della capitale. Teologo della liberazione distante dagli orientamenti aperti all'analisi marxista della lotta di classe e da quelli disponibili alla lotta armata, Gera focalizza la sua attenzione sulla diffusione della fede tra gli uomini mediante la proclamazione del vangelo, ma anche nella promozione dell'uomo nell'ambito dei valori temporali. Una tale formulazione non deve far pensare a due compiti meramente giustapposti, bensì a due aspetti entrambi essenziali e reciprocamente interdipendenti di un'unica missione. "Da padre della Chiesa latino-americana, tramite papa Francesco, Gera diventa anche un padre della Chiesa su scala universale. Chi (di Bergoglio) oggi voglia capire non solo le metafore - il pastore con il bonus odor gregis, il posizionarsi del vescovo davanti al popolo, ma anche in mezzo o dietro per seguirne il sensus fidei e non spegnere lo stoppino dello Spirito, l'appello alla pietà dell'anno santo e alla "devozione" della misericordia - ma anche la sostanza spirituale che le anima, non può non iniziare a leggere Lucio Gera. Cosa che questo volume aiuta a fare". (dalla Prefazione di Alberto Melloni). Postfazione di Juan Carlos Scannone.
La storia della spiritualità è costellata di episodi in cui la preghiera diventa poesia e dà accesso, anche quando rifiuta ogni coinvolgimento religioso, a una dimensione spirituale propria dell'uomo. Questo libro si propone di indagare il rapporto tra spiritualità e poesia, soprattutto contemporanea, accostando la fenomenologia della parola umana alla rivelazione cristiana del Dio-Logos e descrivendo la dinamica della scrittura e della lettura, che più volte affiora anche nella Bibbia, attraverso l'immagine ricorrente di un rotolo da dissigillare, da interpretare e persino da mangiare. Il volume si concentra infine sul tema dell'ispirazione, termine comune all'esperienza sia del poeta che del mistico. Un breve «laboratorio» è dedicato anche all'opera di Giorgio Caproni, in particolare alla raccolta "Il Franco cacciatore", segnalando l'affiorare della questione di Dio dal cuore stesso dell'atto poetico.
Che cosa c’entra Dio col cinema? Quale rivelazione viene offerta dallo sviluppo di un’arte che mette le immagini in movimento? Che rapporto esiste tra le categorie di patto narrativo e di alleanza biblica?
Questo volume riprende il filone di ricerca costituito dai film studies e delinea le analogie tra le liturgie religiose e il rito laico dell’andare al cinema, desiderando di vedere «cose mai viste». L’autore suggerisce inoltre una prospettiva narrativa per l’etica teologica e verifica la pertinenza dei miti dell’origine - per come essi sono rappresentati nei film - rispetto all’enigmatica presenza del male nel mondo e alle diverse soluzioni offerte alla sua giustificazione. Si documenta altresì il contributo che la riabilitazione del sensibile e dell’immaginario hanno prodotto in riferimento all’elaborazione di una specifica teologia del cinema.
Sommario
Premessa. Una teologia di. 1. Teologia sul cinema. Il rito e il patto. 2. La cura e il racconto. 3. Etica narrativa, in teologia. 4. Teologia narrativa e cinema. 5. Dio e il male. La teodicea nel cinema. 6. Teologia e immaginazione. 7. Il sensibile e l’estetica teologica. 8. Lo stile trascendentale, nel cinema. 9. Teodrammatica e cinedrammatica. 10. The End. L’aura del cinema. Filmografia. Indice biblico. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Paolo Cattorini è professore ordinario e docente di Bioetica clinica al Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita e alla Scuola di Medicina dell’Università degli Studi dell’Insubria, Varese. Ha fatto parte del Comitato nazionale per la Bioetica e della Commissione nazionale per la lotta all’Aids. Tra i suoi libri: Bioetica e cinema. Racconti di malattia e dilemmi morali (Franco Angeli, 22006), L’occhio che uccide. Criminologi al cinema (Franco Angeli, 2006). Per EDB ha pubblicato: La morale dei sogni. Lo statuto etico della psicoanalisi (1999); I Salmi della follia. Disturbi mentali e preghiere di liberazione (2003); La morte offesa. Espropriazione del morire ed etica della resistenza al male (22006); Estetica nell’etica. La forma di un’esistenza degna (2010); La libertà del cervello. Neuroscienze, etica e cinema (2013); Frasi di famiglia. Il linguaggio della vita domestica (2015) e Mangiare solo pensieri. Etica dell'anoressia (2016).