
Il libro si sofferma su due icone del Nuovo Testamento particolarmente significative per cogliere il valore dello studio teologico. La prima raffigura una tappa paradigmatica dell’itinerario esistenziale di Paolo di Tarso e offre alcune riflessioni sull’affetto credente per Cristo, la comunione ecclesiale e il desiderio ardente di vita.
La seconda rappresenta l’esperienza spirituale dei discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni al cospetto di Cristo trasfigurato, un’icona che delinea la teologia come ambito di rivelazione divina del senso della vita e della morte. Intesa come scientia Dei e opera di carità, la ricerca teologica diventa così un’occasione favorevole in cui lo Spirito trasfigura il teologo in un’immagine vivida di Cristo.
Sommario
Premessa. La teologia odierna tra fatica e frammentazione. I. Affetto credente, comunione ecclesiale e desiderio di vita. 1. Affectus fidei e inculturazione della «bella notizia» di Cristo. 2. Communio Ecclesiae e unità interiore dell’evangelizzatore. 3. Concupiscentia vitae e debolezza credente dell’evangelizzatore. II. Teologia come itinerario trasfigurante della mente, del cuore e dei sensi.
1. Teologia come esperienza del «Tabor». 2. Teologia come ambito di manifestazione divina del senso della morte e della vita. 3. Teologia come scientia Dei. 4. Teologia come opera di carità. Epilogo. Teologia come itinerario di trasfigurazione della persona. Bibliografia.
Note sull'autore
Franco Manzi, sacerdote della Diocesi di Milano, ha conseguito nelle Pontificie Università Romane il dottorato in Scienze Bibliche e in Teologia. È élève titulaire de l’École Biblique de Jérusalem. Insegna nel Seminario e nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano e nelle Facoltà Teologiche dell’Italia Settentrionale e di Lugano. Direttore della rivista La Scuola Cattolica, è autore di numerosi libri. Con EDB ha pubblicato Attirerò tutti a me. Ermeneutica biblica ed etica cristiana (in collaborazione con A. Fumagalli, 2005).
Le pagine del volume affrontano, anche per lettori non specialisti, i maggiori temi della Dei Verbum, la costituzione dogmatica del concilio Vaticano II sulla divina rivelazione. Al suo interno sono state evidenziate quindici tematiche che riguardano non solo la riflessione teologica, ma anche la pratica biblica e la dimensione pastorale. L’intento è riproporre le principali domande che accompagnano chi desidera iniziare la lettura della Bibbia, in particolare il suo contenuto e l’interpretazione che ne hanno dato la tradizione e la dottrina cattolica.
Dopo un’introduzione storica sul «movimento biblico» che ha condotto al Concilio, sulla stesura della Dei Verbum durante il Vaticano II e sulla recezione del documento nell’ultimo mezzo secolo, il libro suggerisce «quindici passi» nei grandi temi, come la rivelazione di Dio all’uomo, l’Ispirazione, l’interpretazione scientifica del testo sacro, la verità teologica che la Bibbia contiene, la sua potenza e il suo valore in quanto Parola di Dio e parola umana, il dialogo tra scritture ebraiche e scritture cristiane. E, infine, il «compimento» di ogni attesa e speranza in Gesù, nella sua vicenda storica e nel suo mistero.
Sommario
Premessa. Introduzione. I. In religioso ascolto (DV 1). II. Parla agli uomini come ad amici (DV 2). III. Gesù compimento della rivelazione (DV 3-4). IV. Una fede libera e intelligente (DV 5-6). V. Gli apostoli e la Tradizione (DV 7-8). VI. Scrittura, Tradizione e magistero (DV 9-10). VII. Ispirazione e interpretazione
(DV 11-12). VIII. Parola come corpo (DV 13). IX. Scritture ebraiche (DV 14-15). X. L’uno e l’altro Testamento (DV 16). XI. Eccellenza e storicità del Nuovo Testamento (DV 17-20). XII. Un «largo accesso» alla Scrittura (DV 21-22). XIII. Anima della teologia e dell’apostolato (DV 23-24). XIV. I «lettori» della Bibbia (DV 25).
XV. Il Verbum abbreviatum. Appendice. La costituzione dogmatica Dei Verbum
Note sull'autore
Guido Benzi è docente di Antico Testamento all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini e all’Università Pontificia Salesiana. Per EDB ha pubblicato: Ci è stato dato un figlio. Il libro dell’Emmanuele (Is 6,1–9,6): struttura retorica e interpretazione teologica (EDB 2007) e La profezia dell’Emmanuele. I testi di Isaia 6–9 tra attesa e avvento della salvezza (EDB 2014).
Il vangelo di Luca riferisce di una peccatrice che cosparge di profumo i piedi di Gesù, nella casa di un fariseo: è una donna della Galilea, da non identificare con Maria Maddalena. Marco, Matteo e Giovanni raccontano invece l'unzione avvenuta a Betania pochi giorni prima della Pasqua e della passione. Per Marco e Matteo l'anonima protagonista versa il profumo sul capo di Gesù, mentre per Giovanni si tratta di Maria e l'unzione riguarda i piedi.Il libro analizza i due episodi evangelici - gli unici in cui Gesù si lascia toccare a lungo da qualcuno - e ricostruisce la storia della loro interpretazione dai Padri della Chiesa al XX secolo attraverso opere esegetiche, omiletiche, spirituali, mistiche e con particolare attenzione alla tradizione monastica e quella francescana.
Dopo cinque secoli, Lutero, Zwingli, Butzer e Calvino sono ancora figure largamente sconosciute a un pubblico di non specialisti. Questo volume si propone di colmare la lacuna offrendo una mappatura delle traiettorie che hanno caratterizzato il Cinquecento protestante. Il saggio delinea, pertanto, la particolare vicenda storica dei grandi riformatori inquadrandola nel loro specifico contesto sociale e prendendo in esame le loro peculiari teologie. La Riforma protestante, infatti, non è il frutto solitario di un monaco agostiniano che «scomunicò» la Chiesa di Roma, ma un evento epocale e policentrico che ha determinato la modernità e a cui hanno contribuito quattro distinte città, sedi di quattro riformatori: Wittemberg, che conobbe la riforma della fede; Zurigo, che orientò la riforma della città; Strasburgo, che pose il problema della riforma della vita; Ginevra, che seppe operare la riforma della Chiesa. Nel loro insieme esse costituirono la cosiddetta «Riforma magistrale». A questa si deve aggiungere la «Riforma radicale», l'ala sinistra del movimento riformatore che nell'anabattismo trovò la parabola per separare lo Stato dalla Chiesa.
Dalla situazione attuale della Chiesa cattolica viene una particolare spinta a rimettere a fuoco il tema del magistero. Dopo l'avvento al papato di Jorge Mario Bergoglio si sono mosse le acque - secondo alcuni pericolosamente, secondo altri felicemente. In qualche maniera, se pure in misura minore, si rivive il clima del concilio Vaticano II. Papa Francesco, infatti, intende far uscire la Chiesa dalle trincee nelle quali sembra essersi rinchiusa, nell'ansia di dover contrastare un'evoluzione del costume e della legislazione che sta travolgendo il millenario «ethos» della tradizione cristiana. Solo superando il fossato che rischia di riaprirsi fra Chiesa e società civile, papa Francesco conta di trovare spianata la strada alla riproposizione del vangelo agli uomini di oggi. Egli è ben consapevole che nella fede non si procede superando l'antico dettato dottrinale e la normativa etica tradizionale e affida, quindi, la sua impresa a un cambiamento dello stile, delle forme e dei metodi del magistero. È proprio questo che sconcerta molti ed è su questo aspetto che vale la pena puntare l'attenzione per cercare di comprendere verso quali orizzonti si muova la missione della Chiesa nel mondo.
All’interno della Chiesa l’autorità non si limita alla persona del papa o alla Curia romana. Su questo tema l’insegnamento del concilio Vaticano II è infatti più ricco e più complesso e consente di riflettere sull’aspetto policentrico dell’autorità, inclusivo della Scrittura, della tradizione, del magistero (il papa, il collegio dei vescovi, le conferenze episcopali), dei teologi, del sensus fidelium, della coscienza, dell’esperienza e della pratica. Inoltre, vi è una gerarchia delle autorità, secondo la quale la Scrittura occupa il primo posto.
Sommario
Introduzione. I. Autorità, Scrittura e Tradizione. II. La Tradizione. III. Autorità collegiale ed esercizio del magistero. IV. Conclusione.
Note sull'autore
Gilles Routhier è professore ordinario di Ecclesiologia e decano della Facoltà di Teologia e Scienze religiose dell’Università di Laval, in Canada. Si occupa, in particolare, della storia, della recezione e dell’ermeneutica del concilio Vaticano II e della sua influenza sull’evoluzione del cattolicesimo post-conciliare.
Questo libro si propone di presentare una visione personale della fede e uno sguardo aggiornato del mistero di Dio in sintonia con le preoccupazioni della cultura di oggi. La riflessione di Torres Queiruga – che costituisce anche una serena risposta alle obiezioni sollevate dalla Commissione per la fede dell’episcopato spagnolo – si concentra su tre temi di particolare urgenza: l'idea della creazione per amore, il problema del male e la messa in discussione della preghiera di richiesta.
In questo testo, il teologo compie una difesa appassionata, e lontana dai dogmatismi, del carattere personale di Dio e analizza il tragitto di una coscienza religiosa che consente di avvicinarsi al baratro luminoso intravisto dai grandi mistici di tutte le religioni.
Definire l’ateismo al singolare può risultare un’operazione imprecisa e fuorviante; sarebbe più corretto parlare di ateismi, vista la varietà delle forme, dei contenuti e degli orientamenti. In ambito teologico la percezione è mutata profondamente e ha abbandonato i toni apologetici passando a un’attività di analisi e a una riflessione sulla testimonianza della speranza cristiana e della freschezza evangelica.
Nell’ottica di Gallagher l’ateismo contemporaneo è da ricondurre alla crisi culturale che si è prodotta con la scomparsa dallo scenario europeo di personalità dotate di spirito enciclopedico e di cultura universale. Se, da un lato, il perfezionamento della ricerca scientifica e la moltiplicazione degli ambiti hanno prodotto risultati eccellenti e lodevoli, dall’altro hanno provocato una frattura nel mondo del sapere che ha avuto ricadute sia nell’elaborazione teologica sia nella percezione che gli uomini hanno di Dio.
I processi e le strutture che hanno permesso, fino a qualche decennio fa, di comunicare il Vangelo paiono oggi sempre più inadatti a svolgere questa funzione. La trasmissione della fede da una generazione all’altra, su cui per secoli si è potuto quasi naturalmente contare, si sta velocemente interrompendo ed è sempre meno chiaro o condiviso che cosa si debba fare affinché il messaggio cristiano torni a essere tale per le donne e gli uomini che vivono in Europa.
A partire dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium un gruppo di teologi riflette sulla «conversione» che il testo di papa Francesco richiede a diversi livelli e in diverse direzioni, sul terreno pratico e, prima ancora, su quello della riflessione accademica. Nel quadro di una lettura che prende in esame la Chiesa e la teologia latino-americane e il contesto culturale europeo, l’indagine si focalizza su due grandi orizzonti di conversione - il volto di Dio e la realtà della Chiesa – che richiedono di trovare concretezza in più specifici e circoscritti terreni: il diritto canonico, la liturgia, la morale e la spiritualità.
Modulato nella successione di "Sognare la riforma", "Riforme nella Chiesa", "Riforme per la Chiesa", "Riforme di Chiesa", il volume percorre il contributo dato dalle donne all'istanza di riforma nell'arco del secondo millennio. Si tratta di riaccostare le utopie del passato remoto, così come del presente (La città delle donne, le donne della Riforma, la "Chiesa delle donne"), e di costatare le riforme promosse nella Chiesa dalle donne in età medievale, moderna, contemporanea (le donne del modernismo); di verificare l'incidenza dei progetti delle donne nella loro carica riformatrice a partire dalla profezia dei bisogni (la vita religiosa attiva), l'associazionismo femminile, le nuove ministerialità. Infine viene proposta la Riforma come istanza carismatica di conversione (M. Maddalena de' Pazzi) e come istanza di trasformazione strutturale. Il tutto nel quadro introduttivo, formulato da C. Militello, che spiega l'articolazione del volume, e di S. Noceti, che legge la riforma dialogando con le scienze sociali e le loro categorizzazioni. La conclusione, ancora a due mani, brevemente raccoglie quanto presentato e prova a disegnare un progetto operativo di riforma, nel quale interagisca una prospettiva di genere. Il principio ispiratore è che le donne hanno avvertito l'istanza della riforma, l'hanno promossa e talora messa in atto e di ciò occorre avere memoria. Le donne possono anch'esse interagire in un progetto di riforma efficace davvero, solo nella consapevolezza che la Chiesa è fatta di uomini e di donne e che la vera riforma passa anche dal reciproco riconoscimento e da un impegno e un progetto sinergico degli uni e delle altre. Il che comporta il coraggio di pensare in modo inedito la Chiesa del futuro.
A causa della sua incredulità Israele ha forse cessato di essere popolo di Dio, cedendo il passo alla Chiesa? Oppure bisogna riconoscere l’esistenza permanente di un solo popolo che in Cristo ha conosciuto una svolta epocale aprendosi a tutti i popoli? L’ecclesiologia di Luca, testimoniata in modo particolare negli Atti degli apostoli, si qualifica secondo quest’ultima direttrice, come sintetizza Dupont nella conclusione della sua opera, frutto di pazienti e minuziose analisi del testo lucano.
«Israele non ha perduto il proprio privilegio di popolo eletto», scrive l’autore. «Non si può dunque attribuire a Luca l’idea che esistano due popoli di Dio, uno antico e uno nuovo. Al contrario, Luca è assai sensibile alla svolta che gli avvenimenti di Pasqua hanno fatto prendere alla storia dell’unico popolo di Dio, determinandone il passaggio dal tempo della promessa a quello del compimento».
Secondo Dupont l’angolo visuale più adeguato per affrontare l’ecclesiologia di Luca è quello che corrisponde alla sua costante preoccupazione di valorizzare la continuità del processo attraverso il quale la Chiesa cristiana si è progressivamente staccata dal giudaismo ufficiale, continuità che unisce il tempo delle promesse divine a quello del loro compimento.
Prefazione di Romano Penna.