
Il testo raccoglie le riflessioni di Agostino sull'unità della Chiesa e sul valore ecclesiale delle Sedi Apostoliche, tra le quali, con il suo primato, ha un posto del tutto singolare quella di Roma. Tuffandosi nel mare dei testi agostiniani, scegliendo fiore da fiore, l'autore riesce nell'intento di far vibrare, nel lettore, quella passione per la comunione ecclesiale che in Agostino ha un singolare testimone.
Viaggiare significa la possibilità reale di imparare, conoscere, raggiungere la verità. Ma tutti arrivano alla meta? C'è il "viandante" che cammina per camminare: è un errante vagabondo. Non ogni camminare esprime infatti il vivere autentico dell'uomo. E poi c'è il "pellegrino" che sa che ha un approdo da raggiungere: egli non si sente mai arrivato. Il credente, grazie all'Acqua del Battesimo, inizia un "cammino", gli è aperta una "strada" che lo rende nuova creatura: per dono è invitato liberamente a seguire il Maestro di Nazareth.
Quest'opera compie un desideratum dell'allora cardinale Ratzinger che, nel 1988, chiedeva uno studio diacronico dei risultati del metodo storico -critico per svelare i presupposti filosofici e culturali che stanno dietro tante ricerche dette "scientifiche". I due primi capitoli considerano: la ricerca sulle fonti del Pentateuco e lo studio della figura del profeta. Il terzo capitolo rappresenta un contributo, in positivo, alla grande questione ermeneutica che è il cuore del dibattito esegetico attuale: come si può concepire una esegesi che sia, nello stesso tempo, critica e teologica?
Su questo tema ostico e affascinante - il rapporto tra misericordia e giustizia - si sono incontrati e hanno dialogato a lungo, il Patriarca Francesco Moraglia e il Procuratore aggiunto della Repubblica Adelchi D'Ippolito. L'evento ha suscitato l'attenzione e il coinvolgimento di moltissime persone che hanno affollato, in quella circostanza, la splendida e ospitale Scuola Grande di S. Rocco a Venezia a pochi giorni di distanza dalla chiusura dell'Anno giubilare straordinario della Misericordia. Questa pubblicazione riporta fedelmente gli esiti di quel dialogo originale, suggestivo e ricco di sane provocazioni che possono tuttora rilanciare interrogativi ed offrire, magari, qualche inizio o cenno di risposta.
Lungo il corso della sua storia bimillenaria, la Chiesa ha maturato attorno al ministero sacro dei chierici un distintivo profilo giuridico-pastorale per il bene comune a tutela del popolo di Dio. Si tratta di una specifica fisionomia normativa (che il volume si propone di analizzare) integrante una ben definita identità dello stato clericale, una struttura di servizio a diversi gradi e livelli di competenza ministeriale, un corredo di doveri e diritti propri e un regime organizzativo e disciplinare a tutela dello stesso istituto del ministero sacro e della sua peculiare missione nella Chiesa.
Il 10 dicembre 1520 alla Elstertor di Wittenberg Lutero brucia, insieme alla bolla di minaccia di scomunica di Papa Leone X, il Corpus iuris canonici: la più disprezzata "struttura" della chiesa cattolica romana. È il gesto più eclatante dell'opposizione di Lutero nei confronti del diritto (specialmente quello canonico). Pur tuttavia, l'identificazione di un profilo evangelico del diritto mondano non è assente negli scritti di Lutero, e neppure la definizione degli strumenti giuridici che debbono essere conservati nella chiesa. Come può dunque convivere in Lutero la convinzione dell'inutilità del diritto con la consapevolezza che persino la comunità cristiana non può farne a meno? Il volume tenta di rispondere a questa domanda, indagando le motivazioni teologiche che soggiacciono alla visione luterana sia del diritto civile sia di quello canonico, mettendo al centro la questione del diritto naturale, dell'identità istituzionale della chiesa e della certezza con la quale l'uomo può abbandonarsi nella fede alla misericordiosa redenzione di Cristo.
Tutta la vita è una ricerca continua, un cammino, un viaggio, forse meglio un pellegrinaggio. Ma alla fine che cosa cerchiamo? Qual è la meta cui sospiriamo? Noi cerchiamo Dio. Alla fine ciò che cerchiamo, la meta cui aneliamo, il tutto cui sospiriamo e che attendiamo è Dio. Non ci sono espressioni più belle e indovinate di quelle notissime ma sempre stupefacenti del sommo Agostino: "Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te". La ricerca di Dio si unisce necessariamente e inscindibilmente alla ricerca dell'altro. Si dovrà dunque dire: "Cerco te, solo per te, mio Dio, ma cerco anche te, solo per te, fratello che accompagni il mio cammino, necessario compimento del mio amore".
Il libro cerca di costruire un percorso che dalla Scuola si dirige verso la ricerca di Dio, prima di tutto facendo conoscere la possibilità stessa di questo raccordo.
Trattandosi, in fondo, di un unico cammino di maturazione, si mettono in luce alcuni aspetti che favoriscono questo percorso e altri che lo ostacolano.
Non mancano le provocazioni e i paradossi che vorrebbero togliere smalto a certi luoghi comuni, soprattutto riguardanti l'uso massiccio di immagini grazie alle varie tecnologie: se queste non sviluppano l'attenzione, non potranno favorire ulteriori maturazioni.
"Il libro di padre Martin è utile a favorire il dialogo, la conoscenza e comprensione reciproca, in vista di un nuovo atteggiamento pastorale da ricercare insieme alle nostre sorelle e fratelli Lgbt. Come ha già ben detto il cardinal Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la vita della Santa Sede, questo libro è "molto necessario" e "aiuterà vescovi, sacerdoti e operatori pastorali ad essere più sensibili verso i membri Lgbt della comunità ecclesiale cattolica" (Dalla prefazione di Matteo Zuppi)
Le meditazioni del vescovo Beniamino Pizziol, sorgenti dalla fonte dei ritiri spirituali, ci invitano a riflettere sui temi che connotano la vita cristiana informata dalla misericordia e pensata nella forma della radicalità evangelica per cui nulla e nessuno va anteposto all'amore di Cristo. «Il termine "radicale" si riferisce soprattutto all'idea di "radice". Indica quindi qualcosa che è sorgivo, originario, autentico. Radicalità, perciò, vuol dire rifarsi all'originario cristiano: al Vangelo di Gesù e in particolare al discorso della Montagna, le Beatitudini, la Magna Charta del cristianesimo.» (Beniamino Pizziol). «Sono grato a chi ha messo a disposizione di tutti questo libretto. Leggerlo, meditarlo e tenerlo a portata di mano come viatico del proprio cammino quotidiano farà bene non solo ai sacerdoti, ma anche ai fedeli laici e a tutti coloro che desiderino esplorare la promessa dell'Evangelii gaudium.» (dalla Prefazione di Angelo Scola)
All'indomani dell'uscita di Humanae vitae (1968), l'ultima enciclica scritta da Paolo VI, il professor Joseph Ratzinger (futuro Benedetto XVI) pubblica un articolo sulla "Teologia del matrimonio" (1969). Il testo di Ratzinger, puntuale e illuminante, rappresenta uno dei contributi più interessanti per un'autentica lettura teologica del matrimonio. Evidenziando i limiti di una comprensione che si basa esclusivamente sulla natura e sulla legge naturale, il prof. Ratzinger sottolinea l'importanza di collocare il matrimonio cristiano nell'orizzonte della fede: là dove il cristiano si riconosce sempre simul iustus et peccator.
Riflettendo sul mistero dell'amore tra l'uomo e la donna e sulla corporeità umana alla luce del concetto orientale della divinizzazione, Pavel Florenskij invita a ripensare la trattazione morale della sessualità, secondo punti profetici che ritroveremo soltanto dal Concilio Vaticano II in poi.