
Il libro fa intensa memoria dell'impegno di Giuseppe Dossetti dal 1955 al 1958 per proporre un'alternativa a Giuseppe Dozza nel governo del comune di Bologna. Dossetti affidò allora ad Ardigò la preparazione del programma amministrativo della sua lista, con numerosi apporti di studiosi amici. Il programma venne presentato agli elettori col titolo "Libro bianco" su Bologna. Ampia parte di quelle 170 pagine viene ora riprodotta e ancora merita attenzione per la ricchezza tematica, soprattutto attorno all'idea più innovativa: la riforma dei quartieri. Ai nuovi capitoli proposti dall'autore si aggiungono tre riflessioni affidate a testimoni qualificati. In occasione della sua candidatura a sindaco di Bologna nel 1956, Giuseppe Dossetti propose alla responsabilità personale del laico credente in politica, fuori da ogni arbitraria semplificazione integristica, la novità dei "fondamenti" per rianimare il volto spirituale della città. Il testo sui "fondamenti", Dossetti "me lo consegnò di persona in una stanza del santuario di San Luca, nel colle omonimo di Bologna, in un incontro in cui egli approvò con integrazioni le mie proposte per la riforma dei consigli di quartiere" (A. Ardigò). Il volume è indirizzato a quanti sono alla ricerca di un'identità spirituale pubblica e di un metodo, per far politica civica di innovazione, da sinceri democratici.
Come già molte volte accaduto nella storia, le maggiori situazioni di lotta e di rivolta sulla scena mondiale si ammantano e si alimentano di legittimazione religiosa. Chi continua a non cogliere l'importanza che le escatologie religiose e le ideologie salvazioniste hanno sul comportamento degli attori politici, non è affatto in grado di intercettare alcune cause 'profonde' dei contrasti che scuotono la nostra epoca, né di intervenire efficacemente su di essi. Il libro mostra come per l'emersione delle più cruente e disumane forme di violenza politica risulti decisivo l'apporto di idee morali e di schemi di salvezza di matrice religiosa, e come il terrorismo e la sovversione siano spesso sollecitati da un preciso modello di liberazione umana, la concezione apocalittico-millenaristica della storia: per cui, in tanti sommovimenti storici antichi, moderni e contemporanei (comprese le Rivoluzioni ritenute 'secolari') la Weltanschauung antagonista propria di tale escatologia ha esercitato un puntuale influsso, innervando le dottrine sediziose e le prassi cruente della pletora di prophetae e duces che hanno sconvolto la storia occidentale.
Anche quest'anno il Centro Ambrosiano ha pubblicato il nuovo volume di "Ricerche storiche sulla Chiesa ambrosiana" con il contributo di diversi studiosi che lo arricchiscono mediante la loro collaborazione. Il volume di quest'anno si apre con una carrellata sul Medioevo di Mariano Comense, antica pieve della diocesi di Milano.
L'inizio di questa esposizione sull'archivio centrale della Santa Sede, l'Archivio Segreto Vaticano, mi viene suggerito da una celebre frase di Tertulliano, riguardante Gesù Cristo sotto il profilo etnico-religioso, nella quale c'è un riferimento anche agli archivi romani: "E tuttavia, come avrebbe potuto Gesù Cristo essere ammesso nella sinagoga, cosí all'improvviso, cosí ignoto, tanto che di lui non si conosceva con certezza neppure la tribù, il popolo, la famiglia, e infine la posizione nel censimento di Augusto, censimento che gli archivi romani custodiscono come veridica testimonianza della nascita di Cristo?". Il riferimento è quanto mai suggestivo ed interessante, anche se la notizia anagrafica non è più verificabile a causa delle ingenti distruzioni, saccheggi, perdite subite nel corso dei secoli dagli archivi delle antiche civiltà, ivi compresi quelli di Roma. Restano immutati tuttavia il significato e il valore della testimonianza, dalla quale emergono, come in genere da tutte le fonti documentarie, quanti e quali possano essere gli elementi di prova, conferma o meno, riscontrabili negli archivi, nell'ambito della ricerca storica.
Dando seguito al precedente volume, "Storia della diffusione del Cristianesimo nell'Impero Romano", l'autore continua la propria riflessione, interpellandosi sul perché e attraverso quali dinamiche il mondo classico sia divenuto cristiano. La questione, che, a uno sguardo superficiale, sembrerebbe appannaggio della Storia delle Religioni, riguarda piuttosto lo sforzo dell'identità romana che si trasforma accettando progressivamente nuove categorie attraverso le quali guardare alla realtà e comprenderla. Il volume concentra l'attenzione sull'avanzata, tra il III e il IV secolo, della religiosità cristiana forte ormai della speculazione filosofica classica che, senza ingaggiar lotta con la variegata facies del mondo divino della tradizione, concepì l'esistenza di un essere supremo dai contorni variamente definiti, suggerendo un monoteismo per il quale fu facile incontrare il monoteismo della fede cristiana. I cristiani non rinunciano al proprio verbo e ragionevolmente lo presentano quale punto d'arrivo del lavorio definitorio durato secoli, inducendo alla liberalizzazione della propria professione e alla proclamazione della sua ufficialità.
Il volume dimostra che il pensiero di san Josemaria Escrivà, visti gli scritti di carattere spirituale e pastorale, è fondamentalmente cristocentrico. Il mistero del Dio-Uomo è stato infatti il tema dominante di tutta la sua riflessione. "Vedo scorrere in voi il sangue di Cristo!" è un'espressione usata di sovente da san Escrivà che rivela una profonda contemplazione della vocazione battesimale cristiana. Questo plastico riferimento allo scorrere del sangue di Cristo nelle arterie vitali dell'anima del cristiano e l'idea che ha ispirato il presente volume, in cui vengono messi a fuoco alcuni aspetti centrali del cristocentrismo spirituale del fondatore dell'Opus Dei.
Nell'anno 1148 moriva Malachia, tra le braccia di san Bernardo. Si dice che sia stato il più grande dei veggenti. Ogni volta che muore un papa e si profila l'elezione di un nuovo pontefice ecco riapparire le profezie di Malachia. La Prophetia de summis pontificis contiene 111 brevi frasi in latino che alludono ad altrettanti papi e termina con l'ultimo pontefice Petrus Romanus. Durante l'ultima persecuzione di Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge tra molte tribolazioni; e quando queste tribolazioni saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta e il temibile giudice giudicherà il suo popolo.
La data della nascita di Cristo è divenuta "misura del tempo", quindi un indice importante che ha segnato profondamente il corso della storia stessa, nonché il segno tangibile dell'essenza della Chiesa. Questo libro ripercorre il suo lungo e faticoso cammino attraverso l'approfondimento dei dieci principali "momenti" che l'hanno portata talvolta a fortificarsi, talvolta a indebolirsi e, in ogni caso, a cambiare in relazione ai vari contesti storici. Senza la Chiesa non ci sarebbero state crociate, né scismi, né guerre di religione, né movimenti riformisti, ma nemmeno ospedali e orfanotrofi, rotazione delle colture, conservazione di antichi manoscritti, musica e arte sacra, cultura della solidarietà. La Chiesa è una realtà bimillenaria che ha conosciuto varie stagioni, che questo libro propone di semplificare in dieci periodi fondamentali, a cominciare dalle sue origini e proseguendo con i momenti che hanno segnato la storia del mondo.
Leggendo queste memorie di don Bernardo Antonini si può cogliere come la Divina Provvidenza scelga e prepari le persone di cui si serve in momenti particolari della storia. Don Bernardo è stato una di queste: "L'uomo giusto al momento giusto", disse di lui l'arcivescovo della diocesi di Mosca, mons. Tadeusz Kondrusiewicz. Uomo di grandi intuizioni, dinamico e tuttavia di profonda vita interiore, ricco di iniziative, sensibile nel cogliere i mutamenti dei tempi, nei dieci anni vissuti in Russia diede il meglio di sé, fino all'ultimo. Era felice ed entusiasta di collaborare alla crescita del Regno di Dio e diffondere con tutti i mezzi la buona notizia del Vangelo in quella Chiesa che emergeva da un lungo, doloroso passato. "Ora le strutture sono al completo", scrive nel 1994. "C'è la Caritas, la Scuola di Teologia per laici, il Seminario, la radio, e anche il giornale": a tutte queste opere aveva offerto la sua opera intelligente e generosa, da vero apostolo.
Regime di questo tempo per una serie di nodi storici e di elementi socio-politici "cristallizzatisi" in una sorta di mosaico, il totalitarismo va necessariamente posto in relazione con l'epoca moderna. Per quanto la modernità non conduca deterministicamente al totalitarismo, ponendosi come condizione necessaria ma non sufficiente per la sua affermazione, il fenomeno costituisce la drammatica concretizzazione storica di uno dei suoi possibili significati. Seguendo diverse linee teoriche sul tema, il libro inquadra il fenomeno totalitario nella società contemporanea. In primo luogo, ripercorrendo il fecondo dibattito intorno a un concetto che, nel corso di un lungo itinerario intellettuale, si fa al contempo strumento analitico e arma di lotta politica. Quindi, illustrandone l'originalità rispetto ad altre forme non democratiche di regime e il suo connotarsi, seguendo Arendt, come la manifestazione più estrema della scomparsa della politica nel suo senso più autentico, piuttosto che di una politica portata all'eccesso. Infine, giungendo a esplorare i "dintorni" del totalitarismo, come modalità altre di intersezione tra sfera politica e sfera religiosa nella società contemporanea: la politicizzazione fondamentalista della religione, la natura sempre più pervasiva, finanche biologica del potere, il populismo come "cura" della crisi della democrazia.
Il Graal è un viaggio alla scoperta della verità dell’Ultima Cena di Cristo, ma anche delle mille “ultime cene” degli uomini di ogni tempo, quelle in cui ci si gioca quanto di misterioso e di mistico attraversa le nostre esistenze. Un alone di mistero lo avvolge: esso è una coppa, un calice, spesso un vassoio che si dice abbia poteri taumaturgici e che guarisce come faceva Gesù stesso; un vaso che dispensa cibo nutrendo gli affamati; che rende fertili i campi inariditi; che mette in relazione con il divino chi lo adopera. E non solo: il Graal viene anche considerato essere la vera discendenza di Cristo, il suo sang real.
Partendo dagli innumerevoli racconti che lo riguardano, ma tornando sempre ai vangeli, Orazio Antoniazzi ripercorre il passato del calice di Cristo in un intreccio di storia e leggenda in cui la prima si fonde nell’altra.