
Quali sono i fattori che nel corso dei secoli hanno favorito la diffusione della pedofilia nel clero? Perché la Chiesa non ha voluto o potuto fronteggiare lo scandalo degli abusi sessuali? Come sono cambiati il giudizio e la percezione di questi reati? Domande complesse a cui si dà risposta con una storia della violenza subita o commessa, talvolta in forma esplicita, più spesso in modo insidioso, attraverso rapporti di intimità fatti di confidenze, prossimità, condivisioni. Le strategie messe in atto per tenere in segreto i crimini o per punire i criminali, per tutelare la Chiesa o le vittime degli abusi, per denunciare i fatti anche a costo di ingigantirli, o minimizzarli anche a costo di insabbiarli, sono indagate tenendo insieme norma e prassi, enunciati e pratiche, precetti e comportamenti, reati e peccati. Episodi e casi concreti del passato e del presente, ricostruiti con rigore interpretativo e con un'attenta analisi dei documenti, aiutano così a far luce sull'evoluzione storica dei crimini sessuali del clero.
Questo saggio riassume e analizza nel dettaglio il complesso sistema di rapporti tra il Vaticano e l’ebraismo prima, e il sionismo e lo Stato di Israele poi, a partire dal deludente incontro tra Pio X e Theodor Herzl. Le alterne e dolorose vicende storiche mediorientali, in particolare quelle verificatesi nell’area israelo-palestinese, insieme ai vari processi politici e teologici all’interno del Vaticano, determinarono non poche trasformazioni nella posizione del Vaticano nei confronti di Israele e dell’ebraismo, come anche riguardo all’islam. In virtù del ruolo svolto presso il Ministero degli Esteri come addetto ai rapporti con il Vaticano, l’autore conobbe da vicino tutte le personalità centrali della Santa Sede, partecipando direttamente all’evoluzione dei rapporti tra la Chiesa cattolica e Israele.
Ben-Horin analizza in modo sobrio e ricco d’interesse i mutamenti storico-politici che portarono all’annullamento dell’accusa di deicidio nei confronti degli ebrei, fino a giungere alla normalizzazione dei rapporti e alla nascita di relazioni diplomatiche nel 1994.
Scrive monsignor Pierfrancesco Fumagalli nella sua prefazione al volume: «Prima di Ben-Horin altri studiosi – tra questi Sergio Minerbi, Silvio Ferrari, Gerhart M. Riegner – avevano esaminato da diversi punti di vista la storia di questi rapporti nell’ultimo secolo. Si tratta di un tema nel quale gli aspetti giuridici, ecclesiastici, spirituali, halakhici, esegetici, politici, etici e perfino mistici s’intrecciano, rendendolo un campo privilegiato per l’osservazione delle relazioni tra secolarismo e religione, tra laicità e fede. Questo intreccio ineludibile rende questa materia di estremo interesse sia per la costruzione di vie di pace tra i popoli, sia per comprendere meglio alcune deviazioni estreme di fanatismi che feriscono le società del vicino e medio oriente, e non solo queste».
Attraverso l'esame di inedita documentazione si delinea la storia della riforma della provincia domenicana di Spagna, che si sviluppò anche nelle province di Aragona e Portogallo.
Le suppliche sono documenti inviati direttamente al papa per chiedere grazie, dispense, licenze e assoluzioni. Esse permettono dunque di indagare i rapporti tra la chiesa diocesana e la curia romana. Per la diocesi tridentina, appartenente al Sacro Romano Impero Germanico, le suppliche consentono inoltre di analizzare le relazioni tra i principi vescovi di Trento e i vertici politici rappresentati dall'imperatore e dal conte del Tirolo. Il volume raccoglie le suppliche trentine contenute nei "Registra Supplicationum" conservati presso l'Archivio Segreto Vaticano per i pontificati da Pio V (1566-1572) a Clemente VIII (1592-1605). Prosegue così il lavoro di edizione iniziato con la pubblicazione delle suppliche relative ai pontificati compresi tra Leone X (1513-1521) e Pio IV (1559-1565).
Una lettura controcorrente di Elisabetta I d'Inghilterra volta ad abbattere tutti i miti artefatti dalla propaganda protestante e anticattolica. Sopravvissuta alle interminabili faide per il potere in seno alla Corte Tudor e trovatasi sul trono alla morte della sorella Maria, Elisabetta I d'Inghilterra (1533-1603) fu abilissima a mantenere il potere con ogni mezzo, soprattutto appoggiandosi alla Riforma protestante e alla classe dei nuovi ricchi sorta dalla confisca dei beni della Chiesa cattolica e dallo smantellamento dell'intero sistema monastico inglese. Una minoranza che contribuì a creare tutta una serie di miti, da quello della Regina Vergine a quello dell'Inghilterra nuova potenza navale, passando per quello dell'epoca d'oro elisabettiana da utilizzare in chiave di esaltazione politica e religiosa di ciò che nel paese si opponeva alla Chiesa cattolica. In questo libro, a metà strada tra il saggio storico e il pamphlet di polemica, Belloc analizza e confuta teorie e leggende sull'epoca elisabettiana, da lui designata come vero e proprio passaggio dal Medioevo alla società moderna.
L’Europa è nata dal cristianesimo ma la sua storia è stata caratterizzata dall’affermazione di diverse eresie che si sono susseguite e ne hanno frammentato l’originaria unità: l’arianesimo, l’islam, il catarismo, la Riforma protestante e il modernismo (di cui un risultato è il comunismo). Il tramonto della teologia, il trionfo dell’opinione personale, la mania dell’innovazione, la messa in discussione di tutto, il rifiuto del dogma e del principio di autorità hanno portato a un regime di eresia generalizzato che ha conseguenze pratiche sulla politica, la società e l’economia di oggi. Lo storico Hilaire Belloc dice che solo identificando e chiamando con il proprio nome ogni deviazione dalla retta dottrina sarà possibile contrastare efficacemente ogni attacco anticristiano.
In poche parole: La vita e l’opera del grande statista che contribuì a scavare un solco tra cattolici e protestanti e a fondare i moderni nazionalisti che hanno contribuito a distruggere l’Europa.
La fortuna nell’immaginario popolare del cardinale Richelieu è dovuta in gran parte al ritratto che ne fa Alexandre Dumas ne I tre moschettieri, presentandolo con un cinico e amorale doppiogiochista quasi in aperta concorrenza con il re Luigi XIII. In realtà, Richelieu fu uno dei grandi sostenitori dell’assolutismo monarchico e si adoperò per consolidare il potere del re contro tutti i localismi interni e i potentati esteri, non esitando a schierarsi dalla parte dei protestanti per accrescere il prestigio e le conquiste della Francia. Lo storico cattolico Hilaire Belloc traccia una biografia del personaggio individuando nel grande statista il fondatore dell’Europa moderna: a suo giudizio, Richelieu rese permanente la divisione tra la cultura cattolica e quella protestante e contribuì più di ogni altro a gettare i semi del nazionalismo aggressivo del XX secolo. Belloc rimpiange l’unità cattolica dell’Europa precedente alla “catastrofe del Cinquecento” e identifica nella Riforma la madre dei nazionalismi moderni, perché “alla distruzione di questa unità compiuta dalla Riforma successe (poiché gli uomini devono pur venerare qualcosa) un nuovo entusiasmo mistico: ciascuno si mise ad adorare il suo Paese natale”.
Le radici dell’Europa sono cristiane, e non può essere altrimenti: a partire dalla conversione dell’Impero Romano al cristianesimo, la fede ha rappresentato per il Vecchio Continente la salvezza e la ragione della sua crescita, influenzando e inglobando anche gli altri popoli a Nord del Mediterraneo. In questo saggio lo storico e polemista Belloc ribadisce la sua convinzione che ogni tentativo di spiegare gli accadimenti storici del continente europeo indipendentemente dalla prospettiva cattolica sia inutile. Lo smarrimento della comune fede cattolica, coincidente con la Riforma protestante, ha frantumato anche l’identità e l’unione politica dell’Europa, consegnandola ai nazionalismi. Solo così si spiegano il razionalismo del XVIII secolo, il materialismo del XIX e le guerre del XX: l’unica terapia che Belloc ritiene efficace per l’Europa è il ritorno alla fede che, attraverso la Chiesa cattolica, l’ha storicamente plasmata.
Il nazismo ha costituito una terribile sfida per la Chiesa cattolica, che, in un certo senso, continua fino a oggi: molti giudizi sul cattolicesimo contemporaneo ruotano ancora intorno al rapporto di Pio XI e di Pio XII con Hitler. Innanzitutto, il nazismo ha disorientato la Chiesa tedesca, stretta tra minacce gravissime e crimini che non tolleravano il silenzio. Alessandro Bellino ricostruisce l'accidentato percorso di questa Chiesa, ripercorrendo un vasto dibattito storiografico e mettendo a fuoco vicende poco conosciute, come i processi per scandali finanziari e sessuali del clero, che il regime usò come pesanti mezzi di pressione. Ciò che accadeva in Germania coinvolse subito anche la Santa Sede. Dai documenti vaticani, qui ampiamente esplorati, emerge una gestione quotidiana della sfida nazista, che non seguì inizialmente un disegno chiaro e organico, ma che poi acquistò un orientamento sempre più severo. Lungo questa strada, la condanna della Mit Brennender Sorge non è stata un punto d'arrivo definitivo, ma la base di una sistematica strategia diplomatica finalizzata a contrastare l'influenza nazista nel mondo. La Santa Sede agì come un collettivo al cui interno non c'era spazio per contrapposizioni radicali, tuttavia dai documenti emergono differenze di giudizio, di atteggiamento, di azione. Il Segretario di Stato Eugenio Pacelli appare pienamente coinvolto nel progressivo indurimento della linea vaticana e il pontificato di Pio XI si chiuse con una ferma presa di posizione, proposta dal Segretario di Stato a sostegno del card. Mundelein, contro l'«imbianchino austriaco e per giunta inetto». Prefazione di Agostino Giovagnoli.
I privilegi concessi alla chiesa dal Concordato
La Democrazia Cristiana come partito dichiaratamente confessionale
L'elettorato cattolico, trasversale all'interno dello schieramento politico italiano
Saggio di Piero Bellini
Dibattito: Stefano Sicardi, Vittorio Villa
Caduto il regime temporale, in Italia la Chiesa cattolica romana ha convertito il condizionamento geopolitico - l'opposizione all'unione tra il Nord e il Sud, che ne avrebbe accerchiati i possedimenti - in condizionamento elettoralistico.
Ciò che sconcerta è però soprattutto il modo in cui il mondo politico - per come in concreto è congegnato e per come interpreta in concreto il proprio ufficio - è solito rispondere alle sollecitazioni prelatizie.
Ovvero sconcerta - e inquieta - l'incondizionata e quasi aprioristica adesione dei politici ai pronunciamenti della gerarchia sacerdotale su tematiche di generale interesse, di cui per dovere costituzionale dovrebbero invece farsi interpreti e curatori...
Marco d'Aviano è grande per la santità della vita, per l'apostolato del tutto straordinario, che esercitò per tanti anni, con immenso frutto per le anime, per la missione che Dio gli affidò in uno dei momenti più critici della storia della Chiesa, per i quali il suo intervento è stato decisivo, fino al punto di salvare l'Europa dall'invasione turca, che certamente non si sarebbe fermata a Vienna. Ma, salvando l'Europa, ha salvato il cristianesimo.
È ammirabile per la ricchezza dei doni e delle grazie gratis a lui date con sbalorditiva abbondanza, dinanzi ai quali si mantenne sempre umile.
Gli effetti della sua ardita azione continuano a perdurare anche nei nostri giorni.