
Quali furono i percorsi di carriera dei papi dell'età moderna. Perché essi furono con poche eccezioni tutti italiani e quale era il ruolo e la funzione dei cardinali. Come andò ad organizzarsi la curia. Quanto (e se) operarono i pontefici perché Roma divenisse degna capitale papale e non solo un luogo che evocava una antica e gloriosa memoria che poco o quasi nulla aveva da spartire col cristianesimo. Ancora, dove risiedettero i papi in Roma prima che il 20 settembre 1870 li riducesse infine in quel Vaticano che avevano fino ad allora trascurato. Come era organizzata la loro giornata di lavoro e quale era la loro disponibilità economica.
La quasi totalità degli interventi delle Congregazioni pontificie che nel Seicento si occuparono del governo effettivo della Chiesa universale riguardò l’Italia, e soprattutto l’Italia meridionale.
Perché si verificava questo? Perché il resto del mondo cattolico per tante, rilevanti istanze non faceva riferimento all’istituzione papale? Nel tentativo di rispondere a tali domande, si vengono a delineare i contorni di una Chiesa cattolica che appare essenzialmente una federazione, una sorta di Commonwealth di Chiese nazionali, tutt’altro che compatte attorno al papa e agli organismi curiali.
Quello che emerge è un quadro complesso e per tanti aspetti sorprendente, che svela un mondo composto da ecclesiastici zelanti ma anche, e soprattutto nel Sud, da chierici di vario tipo («coniugati», «selvatici», ecc.), senza vocazione, indisciplinati, se non addirittura inclini al crimine, garantiti per di più da un foro assai benevolo nei loro confronti. Di contro i laici, intenti a premere, sovente senza risultati, sulle autorità ecclesiastiche, perché intervenissero a normalizzare la situazione, magari applicando i canoni tridentini. Anche in questo il libro si addentra, sulla scorta di una ricca documentazione d’archivio, che consente di tracciare un’immagine sostanzialmente inedita dell’Italia religiosa in età moderna.
A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, in sintonia con i movimenti di contestazione, numerosi gruppi di credenti LGTB+ in diverse parti del mondo iniziarono a porsi la questione della propria permanenza all'interno delle Chiese cristiane a cui appartenevano, portando in superficie interrogativi non solo attuali, ma cruciali per la fede e la teologia. Come conciliare Bibbia e omosessualità? Quale accoglienza dare alle persone e alle coppie omosessuali? In che modo integrare le recenti acquisizioni scientifiche in ambito psichiatrico riguardo all'omosessualità? Il volume, per la prima volta, ricostruisce la storia del movimento dei credenti LGBT+ in Italia dagli anni Settanta fino al Duemila, anno del grande Giubileo e del World Pride celebrato a Roma. Basandosi su inedite fonti di archivio, su interviste ai vari protagonisti e sulla documentazione interna ai gruppi, il libro valorizza i principali dibattiti e il contributo che le esperienze italiane di aggregazione per credenti LGBT+ hanno apportato nelle Chiese protestanti e in quella cattolica. L'analisi delle dinamiche interne a quei gruppi è profondamente connessa all'evoluzione dei movimenti per la rivendicazione dei diritti delle persone LGTB+ e alle trasformazioni che hanno riguardato il cristianesimo italiano nell'ultimo mezzo secolo.
La più accurata ricerca storica sulla diffusione delle Sacre Spine nel mondo.
Questa ricerca, di carattere essenzialmente storico, tratta dei chiodi della croce, venerati fin dal IV secolo come reliquie del Cristo crocifisso, e ne ripercorre la storia della loro rapida diffusione e moltiplicazione. Il volume intende sottolineare il profondo valore storico e religioso dei chiodi della croce e delle altre reliquie della passione, al di là dell'attendibilità che la scienza possa loro attribuire, e vuole ricordare che essi sono stati tra i maggiori simboli della pietà popolare.
Fondazioni, scissioni, decadenze e riforme si intrecciano nella storia degli ordini religiosi medievali. L'autore - tra i maggiori specialisti - indaga le motivazioni e gli impulsi di tali processi dalla Tarda Antichità fino all'inizio dell'Età Moderna. Descrive da una nuova prospettiva i più importanti elementi strutturali della vita comunitaria - il diritto e l'organizzazione, il contesto sociale, l'istruzione e la spiritualità, le consuetudini della quotidianità e i fondamenti economici -, mettendo in luce quanto il mondo delle comunità religiose sia stato una forza propulsiva per lo sviluppo culturale della Cristianità occidentale.
Realizzato in occasione delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma luterana il volume propone una “rilettura” degli eventi legati accaduti 500 anni fa, per riportare alla luce il contesto ecclesiale e storico in cui Lutero visse e in cui si consumò la rottura con la Chiesa cattolica. Con questa raccolta il Pontificio Comitato di Scienze Storiche offre l’opportunità di aprire anche su delle prospettive nuove approfondendo sotto altri pungi di vista gli aspetti della Riforma luterana legati alle ragioni non teologiche della rottura e alle condizioni della politica dell’epoca specialmente nell’Impero.
La "mafia di San Gallo" è stato un gruppo di alti prelati che, a partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso, erano soliti convenire ogni anno nei pressi della cittadina svizzera di San Gallo per contrastare la svolta conservatrice di Benedetto XVI, favorire poi le sue dimissioni ed eleggere papa Francesco, portatore delle istanze riformatrici e liberali. Questo libro espone fini, mezzi, luoghi e protagonisti della vicenda, rintracciando le premesse storiche e ideologiche del gruppo, che trova la sua ispirazione nella teologia di Karl Rahner: se oggi i principali esponenti della Mafia di San Gallo sono morti, il suo spirito modernista aleggia sul processo sinodale, mentre nuove manovre sono in corso per il prossimo conclave.
Questo volume parla dunque di un "filo rosso" che si snoda dalla metà degli anni Cinquanta, quando, in qualità di collaboratore di monsignor Samoré, ne accompagnò l'impegno per l'organizzazione della prima conferenza generale dell'episcopato latinoamericano a Río de Janeiro, agli ultimi decenni del secolo scorso, quando intraprese importanti viaggi a Cuba, in Brasile, Messico, Argentina, Guatemala. In questo itinerario Casaroli fa l'esperienza di una chiesa che assume sempre più coscienza di un'unità che trascende gli orizzonti nazionali, e che negli anni tra il concilio Vaticano II e la conferenza di Medellin del 1968 vede mutare progressivamente il proprio volto.
Una ricostruzione storica di insieme del tempo in cui le chiese cristiane sono passate dall'ostilità al dialogo e dalla separazione a forme di comunione. Una storia dell'ecumenismo inteso come movimento squisitamente novecentesco di genesi europea e di portata globale: una storia di personalità e gruppi, generazioni e assemblee, rapporti e programmi, teologie e azioni, nel desiderio di unità. Questo secondo volume si concentra sui decenni di ponte tra la fase pionieristica del movimento ecumenico, segnata dalle due guerre mondiali, e quella propriamente ecclesiale, affidata a colloqui, esperienze e progetti di comunione che hanno guidato il desiderio di unità dei cristiani attraverso una stagione carica di promesse. Saggi di: Matteo Al Kalak, Sandra Arenas, Nikolaos Asproulis, Gerhard Besier, André Birmelé, Nicla Buonasorte, Christophe Chalamet, Andrew Chandler, Bruno Cherubini, Keith Clements, Catherine E. Clifford, Will Cohen, Viorel Coman, Kisitu Davies, Peter De Mey, Joseph Famerée, Luca Ferracci, Étienne Fouilloux, Leonhard Hell, Dianne Kirby, Dino Knudsen, R. Simangaliso Kumalo, Dietz Lange, Frieder Ludwig, Adalberto Mainardi, Saretta Marotta, Alberto Melloni, Friederike Nu?ssel, Elisabeth Parmentier, Rodrigo Polanco, Michael Quisinsky, Silvia Scatena, Karim Schelkens, Christoph Theobald, Mauro Velati, Matthias Wirz, Jurjen A. Zeilstra, Peter Zimmerling.
La morte di papa Paolo VI, avvenuta nell'estate del 1978 a pochi mesi dall'omicidio di Aldo Moro, segna un passaggio decisivo per la Chiesa cattolica e riaccende il dibattito sul concilio Vaticano II. In quei mesi, un gruppo di studiosi e ricercatori dell'Istituto di scienze religiose di Bologna, nato dall'intuizione di Giuseppe Dossetti, decide di scrivere un memorandum per i cardinali convocati in Conclave. Non si tratta di un appello pubblico o di un'azione di lobbying a favore di un candidato, ma di una riflessione riservata sul "rinnovamento del servizio papale nella Chiesa alla fine del XX secolo" volta a suggerire al nuovo pontefice atteggiamenti, idee, letture. Redatto inizialmente da Giuseppe Alberigo, Giuseppe Ruggieri e Massimo Toschi, il documento riceve apporti di altri, primi fra tutti Antonio Acerbi ed Enzo Bianchi, e viene recapitato ai cardinali prima dell'elezione di Giovanni Paolo I. Il memorandum torna a più riprese sui modi di un esercizio collegiale, e per questo libero, credibile, povero, del ministero petrino ed evoca i grandi nodi di un cattolicesimo che ha davanti a sé la possibilità di una riforma. Quel documento, riletto a distanza di 35 anni e dopo la rinuncia di papa Benedetto XVI, rivela visioni datate, ma anche una paradossale attualità poiché rimette al centro i temi della povertà, della collegialità, della credibilità ecumenica e della magnanimità misericordiosa verso tutti.