
Perdonare, chiedere perdono, perdonarsi, vivere nel perdono... Un percorso difficile. Questo breve testo è una riflessione per camminare su questo percorso. Nasce da un'esperienza: la sorpresa del ritrovarsi nel cuore di un Onnipotente, indipendentemente da meriti o colpe, diventa la necessità di condividerne la gioia. È un testo da leggere con calma, con pause di riflessione, nel silenzio del proprio cuore. Dedicato a chi ha o sente addosso un dito puntato: che quella mano si apra! Per offrire una carezza o per accogliere un dono!
La Passione iniziò con una festa: Gesù e i suoi discepoli si ritrovarono a cenare, a condividere un momento speciale di amicizia. A volte dimentichiamo che le nostre eucaristie, memoria viva dell'Ultima Cena, sono un'occasione di incontro, per celebrare insieme la vita, per festeggiare il fatto che non siamo soli. Le celebrazioni sono soste nel cammino e le viviamo in diversi modi. Festeggiare è godere il presente, ma ci permette anche di fissare le circostanze speciali. L'essenziale è trasformare questi tempi di verità in spazi di impegno reciproco. Il libro si struttura in tre parti: la contemplazione immaginativa di un brano biblico, una riflessione spirituale che attualizza il messaggio, una preghiera. Estratto dal libro "La Passione".
La comunicazione è basilare nella vita umana perché plasma le relazioni e la visione del mondo. E la parola è il primo strumento per intervenire sulla realtà. Ma quali parole Dio pronuncia quando crea l'umano? Genesi ci dà alcune indicazioni importanti sul modo con cui Dio comunica. La sua comunicazione è aperta, liberante, si inserisce in una relazione diversificata e pone quello spazio che permette all'altro e all'altra di esistere. E il nostro linguaggio? Le nostre parole a volte creano sbilanciamenti nei rapporti, quando non sappiamo riconoscere che chi ci sta di fronte viene da Dio ed è dono, affidato a noi per la nostra fecondità, ma a patto di lasciarlo libero e dialogante. Sussidio da valorizzare anche per la Domenica della Parola di Dio e per il Giubileo del mondo della comunicazione (24-26 gennaio 2025).
Nel brano evangelico della lavanda dei piedi c'è Gesù, chino per lavare i piedi ai suoi discepoli. E c'è Pietro, incapace di comprendere. La logica del servizio è difficile, in entrambe le direzioni: servire e lasciarsi servire. Però l'aspetto più radicale e sorprendente della scena è la maniera in cui Gesù vincola servizio e potere. È la concretizzazione di un'idea: il potere si esercita attraverso l'amore che serve. Ci sono molte fonti di potere nella società; come sarebbe bello un mondo in cui si utilizzasse il potere per il bene dell'altro! Il libro si struttura in tre parti: la contemplazione immaginativa del brano, una riflessione spirituale che attualizza il messaggio, una preghiera. Estratto dal libro "La Passione".
La risurrezione è ardua da descrivere. Perché la presenza di Gesù si manifesta in un modo difficile da capire per gli stessi discepoli: c'è, ma non sempre lo riconoscono. Però cominciano a sentire dentro sé stessi una presenza che li porta a parlare dello spirito di Gesù nelle loro vite. Sanno di essere stati inviati a proseguire il cammino del Maestro. Ora sta a noi continuare a cercare. Siamo, perciò, gente in cammino, cercatori di Dio, degli altri e di noi stessi. In tutti gli aspetti del nostro cercare vi è l'alito dello Spirito. E impariamo a testimoniare Dio. Il libro si struttura in tre parti: la contemplazione immaginativa di un brano biblico, una riflessione spirituale che attualizza il messaggio, una preghiera. Estratto dal libro "La Passione".
Gesù è la Parola fatta carne. Per questo noi cristiani non possiamo non dare valore alla parola, anche con la p minuscola. La parola è fondamentale. Elementi significativi della "parola" del Figlio di Dio sono le parabole e il dialogo. È Giovanni l'evangelista che mostra meglio lo stile dialogico della comunicazione di Gesù. Nelle sue parole con la Samaritana e con il cieco nato si possono scoprire le attenzioni che il maestro di Nazareth adotta. Egli parte dal bisogno dell'altro, abita il fraintendimento e valorizza l'ironia, dà autorevolezza alle idee di chi ha di fronte, si lascia stupire, smaschera violenza e presunzione, e ricerca la luce insieme all'interlocutore. Partendo da qui, possiamo rivedere il nostro modo di parlare. Sussidio da valorizzare anche per la Domenica della Parola di Dio e per il Giubileo del mondo della comunicazione (24-26 gennaio 2025).
Il centro del cristianesimo non è ciò che noi facciamo per Dio, ma ciò che Dio fa per noi: è lì che vanno cercate le ragioni della nostra speranza. I Vangeli, dando voce alla vita di Gesù rendono visibile una speranza in atto: Lui, attento a chiunque gli si avvicini e ne richiami l'attenzione, fa sue le piccole speranze della gente, ne comprende le paure, coglie le attese e ammantando tutto con la sua potenza fa fiorire. Ciascuno di noi, alla luce della Parola, può dire: «Credo in te, Signore, perché tu credi in me. Ti do fiducia, perché tu mi dai fiducia. Ho speranza, perché tu hai speranza in me». (Testo tratto da Al mercato della speranza).
La velocità dei cambiamenti che sono in atto oggi nella società fa sì che la distanza tra le generazioni cresca in maniera sempre più rapida. Adulti e giovani sembrano non riuscire più a comunicare tra loro. Il dialogo e lo scambio tra le generazioni è una sfida, vitale per i più piccoli ma anche per gli uomini e le donne, e per il futuro della società. Come riannodare i fili della vita che si dipanano in maniera così diversa eppure così necessaria? Solo insieme, in un reciproco scambio, giovani e adulti, adolescenti e anziani, troveranno la possibilità di una continua crescita, unica opportunità di una vita che conserva freschezza e autenticità.
Culto del passato o utopia? Il cristianesimo non è né l'uno né l'altra, ma è esperienza viva dell'incontro con Cristo in un eterno presente. In lui tutto consiste e da lui tutto prende vita e senso. Conoscerlo è l'evento decisivo della vita. Ai tanti giovani che vogliono «vedere Gesù» (Gv 12,21) l'Autore offre queste meditazioni «seguendo le briciole teologiche» del meraviglioso inno Jesu dulcis memoria. In appendice: "Ordo Veritatis Ordo Amoris" dialogo teatrale tra Pietro e Giovanni la notte prima della crocifissione di Cristo scritto da Luigi Maria Epicoco e Valentina Liberatore.
È ancora viva, in alcuni luoghi, la tradizione di predicare, il giorno del 'Venerdì Santo', prima della processione di 'Gesù morto', le Sette Parole pronunciate dal Signore in Croce prima di morire. L'opportunità di comporre il presente scritto è stata data proprio da questa circostanza. Dalla Croce Gesù ancora insegna, non preoccupandosi di sé ma di quanti lascia, di quanti dovranno continuare, sul suo esempio, la sua missione di annuncio della pace, e così avverrà. Guardando al nuovo 'albero della vita', i discepoli impareranno dal loro Maestro a perdonare, garantendo all'umanità il futuro. Già, perché, senza misericordia, nel mondo è solo guerra e morte. Si è così realizzato lo scopo della Sua incarnazione: offrire al cuore solitario e angosciato dell'uomo, la grazia ed il perdono.
Le rivelazioni che Gesù fece a Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), a favore dei devoti del suo Sacro Cuore, sono state sintetizzate in dodici promesse. Ognuna di esse trova fondamento e conferma nella sacra Scrittura, che come "lampada" sul nostro cammino, guida i nostri passi "sulla via della pace", nella luce di Cristo, che illumina il mondo.
Il primo libro del nuovo arcivescovo di Milano. Con una scrittura sempre arguta ed efficace, monsignor Delpini rilegge situazioni di vita quotidiana delle nostre parrocchie, stigmatizzando i difetti più comuni del rapporto tra preti e fedeli, delle "pie donne" e dei sacerdoti "manager". Brevi quadri di vita concreta in cui tutti possono ritrovarsi. Tanti spunti per riflettere e per sorridere, ricchi di autoironia. «Leggete e rileggete, meglio ancora scanditele piano e ascoltatele davvero, le "voci" del Vocabolario della vita quotidiana che il vescovo Mario Delpini ha scritto tra l'11 settembre 2016 e il 2 luglio 2017 per la prima pagina di Avvenire-Milano Sette e che abbiamo raccolto in questo agile libro. Provate a farlo, e capirete perché quando venerdì 7 luglio è risuonato l'annuncio della nomina di "don Mario" a nuovo Arcivescovo di Milano, successore del cardinale Angelo Scola, erede della cattedra e della tradizione di Ambrogio, in tanti hanno "sentito" immediatamente che papa Francesco aveva deciso di dare alla città e all'intera diocesi una guida che di questa Chiesa e in questa Chiesa è davvero e profondamente figlio e padre». (dall'introduzione Marco Tarquinio, direttore di Avvenire)