
"Tillard ci ha lasciati con un interrogativo di fondo: "Le religioni saranno chiamate ad essere nel nostro mondo, nel nome stesso di Dio, le testimoni della forza salvifica del dialogo?" Lui ci credeva. Altrimenti - mi disse mostrando la foto di un giovane solo, insabbiato nella baia di Mont-Saint-Michel, che nessuno può aiutare - non c'è che la morte." (dalla prefazione)
Un sedicenne che ha già ucciso più di dieci persone può ritrovare speranza? E i bambini lasciati per strada in un inferno di baracche e violenza? Un viaggio drammatico e intenso alla scoperta di un'opera di accoglienza nel cuore dell'Africa. Quattro giorni per toccare il mare di sofferenza portato dal sottosviluppo e dalla guerra. E il mare della carità cristiana che ridà speranza dove sembra impossibile e a chi sembra esserne escluso: i bambini. Quattro giorni con Padre Giuseppe Berton, missionario saveriano da quarant'anni in Sierra Leone, che ha fondato il "Family Home Movement" (un gruppo di famiglie locali che, con l'aiuto di Berton, ospitano in casa propria o assistono presso due case di prima accoglienza minori di tutte le età, orfani ed ex ragazzi di strada) e dal 1997 ha aperto - a Lakka nella penisola di Freetown - un centro di accoglienza attivo per il recupero di ex-bambini soldato.
Da un amato e apprezzato narratore, una raccolta di 50 brevi racconti che raccontano la pace in tutte le sue sfumature. Piccole perle di scrittura che conservano la freschezza e la semplicità della tradizione orale, adatte ad ogni età, utili per riflettere ed emozionarsi, dando nuovo slancio e senso alla propria esistenza.
Meister Eckhart (1260ca-1328ca) ha inteso l'esperienza mistica non nel senso di eventi spettacolari dell'anima o di teofanie celesti improvvise. La sua unione con Dio non è un evento isolato dell'anima, bensì la presenza perdurante del divino nel fondo dell'esistenza umana. Egli ritiene valido soltanto pensare a Dio di continuo, quasi abbracciandolo con il pensiero e senza dirsi mai soddisfatto di un Dio soltanto pensato. La presenza continua e ineffabile di Dio viene colta dallo sguardo nell'atto in cui egli dona in sovrabbondanza la vita.
«La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l'esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso... In queste situazioni, la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore o le domande che ne derivano, ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della Croce.» (Papa Francesco)
La pratica del digiuno e le scelte alimentari rivestono un'importanza fondamentale per la storia del movimento monastico nella tarda antichità, nonostante la carenza delle fonti materiali e il fatto che cibo e bevande possiedono un significato simbolico non univoco, bensì continuamente rimodulato, anche all'interno di uno stesso contesto culturale e religioso. In merito alla pratica ascetica del digiuno l'autore prende in esame due esempi. Il primo riguarda Paolo il Semplice, che per essere accolto come monaco da Antonio viene sottoposto a diverse prove, in cui il cibo e l'acqua svolgono un ruolo centrale. Il secondo è un passo delle Confessioni in cui Agostino afferma di lottare "ogni giorno contro la concupiscenza del cibo e della bevanda" perché, a differenza dei "piaceri venerei", la gola è più difficile da tenere a freno. Dai due casi emerge che la sfida più importante degli asceti non consisteva nel reprimere il desiderio sessuale, come invece sostiene lo storico Peter Brown, ma nel controllare la fame e la sete. La categoria moderna di sessualità, dunque, sarebbe poco adatta per comprendere il fenomeno tardoantico dell'ascetismo.
Beatrijs, una giovane e nobile suora, bella d'aspetto, cortese nei modi e diligente nella devozione, adempie al proprio dovere di sacrestana nella più completa dedizione. Tuttavia l'amore che nutre per un giovane la porta ad abbandonare il convento. Per sette anni i due amanti vivono nella ricchezza e dalla loro unione nascono due bambini. Ben presto però giunge la povertà. Beatrijs viene abbandonata con i suoi figli e per sette anni è costretta a prostituirsi per sopravvivere, finché, in sogno, la voce di un angelo la invita a tornare al convento, dove scopre che nessuno si è accorto della sua assenza poiché la Madonna l'ha sostituita in tutto e per tutto per quattordici lunghi anni. La leggenda della sacrestana è contenuta in un codice miniato che risale con ogni probabilità alla seconda metà del XIV secolo. Poema scritto in medio neerlandese da autore anonimo, è un testo di profondo significato religioso e di notevole bellezza e raffinatezza psicologica che si può leggere come una riscrittura medievale della parabola del figlio prodigo. In "Beatriijs" il lettore osserva la protagonista nel passaggio da uno stato di innocenza incosciente alla conoscenza del peccato e dal peccato al desiderio di salvezza, qui reso in sublime poesia.
«L'amore, come passione, non ha un carattere determinato: nel superbo diventa esigente e tirannico, nel sensuale diventa bizzarro e incostante, nell'egoista diventa materiale e volgare, nel geloso diventa cupo e sospettoso, nel sensibile diventa timido e delicato». Nei primi anni Sessanta, David Maria Turoldo sta ideando una trilogia di film sul Friuli. Per mettere nero su bianco la sceneggiatura recluta un giovane che scrive a macchina velocemente. Si chiama Carlo Santunione: ha terminato il noviziato e ha fatto la professione solenne per diventare religioso. Il loro accordo di collaborazione deve rimanere segreto perché il Sant'Uffizio tiene Turoldo sotto osservazione.Come compenso, il giovane chiede di poter trascrivere di tanto in tanto commenti alla liturgia che il poeta friulano detta all'impronta con «quelle braccione che remavano nel vuoto della stanza» e «quel vocione che violentava il silenzio». Quelle parole che «vibravano di sublime teologia calata nella realtà della vita», rimaste inedite per oltre mezzo secolo, vengono ora riproposte in forma integrale.

