
Le conversazioni raccolte lasciano emergere il rapporto di reciprocità che salda "eremo" e "passione civile" e che ha animato la vita di Dossetti. L'autore prende atto del limite, e forse anche dell'incongruenza, della vita politica e getta nuova luce per una rinnovata passione civile.
Il noto giornalista del TG1 riflette sulla parola «sobrietà», a partire dall’icona biblica del roveto ardente, narrata nell’Esodo. Attraverso considerazioni attinte dal vissuto personale e dall’esperienza della propria famiglia, insieme a un’attenta analisi del nostro tempo, Valli ci consegna un percorso che rappresenta un contributo prezioso al dibattito sul futuro che ci attende.
«L’uomo sobrio apprezza e pratica l’umorismo; non è un uomo noioso. Non essendo attaccato alle cose, sa prenderne le distanze vedendone il lato comico e strano. Il che vale anche nei confronti degli altri e di se stesso. Chi non sa ridere di se stesso vive male. Prendersi troppo sul serio vuol dire condannarsi all’insoddisfazione e all’infelicità.»
Aldo Maria Valli (Rho 1958), è giornalista e scrittore italiano. Dopo una prima esperienza professionale presso il quotidiano «Avvenire», lavora in Rai, prima nella sede di Milano e poi a Roma, come Vaticanista. Sposato, ha sei figli.
Pizzul, noto giornalista milanese, riflette sulla parola «lavoro» a partire dall’icona evangelica della croce. Un percorso intenso, alla scoperta del significato dell’opera umana, in relazione al vivere comune e nell’orizzonte di una città solidale.
«Quando ogni certezza sembra crollare, quando la mancanza di lavoro mina alla radice la sicurezza di una vita fino ad allora serena, è necessario reagire evitando la solitudine e l’isolamento. Superare la sensazione di abbandono e mantenere legami di solidarietà è il primo necessario passo per non cedere alla disperazione. […] Nessuno può sottrarsi a questa sfida. Vivere con pienezza il proprio lavoro significa costruire la città e consolidare quelle relazioni invisibili che ci rendono più forti, perché meno soli, di fronte alle difficoltà e alla crisi.»
Fabio Pizzul (Cormons 1965), giornalista, già presidente dell’Azione Cattolica di Milano, dal 1998 ha diretto Radio Marconi, emittente della diocesi di Milano e dei Paolini. Sposato, ha quattro figli.
Del Debbio affronta la parola «libertà» a partire dall’icona biblica dell’Eucaristia. Una riflessione accurata che affonda le sue radici nel dibattito teologico e antropologico, fino a interrogarsi sul dramma e sulle sfide della libertà in ambito personale e politico.
«Il sorvolo sulla libertà come dramma, come tormento ci porta al cuore della questione personale e politica. Per un cristiano, la libertà è il patrimonio che Dio gli ha messo nelle mani creandolo e affidandogli il proprio destino. Questa è la fonte del rispetto, fino alla venerazione, cui l’uomo è tenuto nei confronti della libertà altrui: lo stesso di Dio per la libertà umana. A partire da quella del suo Figlio.»
Paolo Del Debbio (Lucca, 1958), giornalista e conduttore televisivo, professore a contratto di Etica ed economia e Etica della pubblicità all'Università Iulm di Milano, è editorialista de «Il Giornale» e di TgCom, ed è noto al grande pubblico come opinionista e commentatore in varie trasmissioni televisive.
"La famiglia di Nazaret, se stiamo al Vangelo, è ben lontana dalle nostre rappresentazioni oleografiche, dalle nostre declamazioni liturgiche: dove della famiglia di Nazaret si ricorda "la vicenda dei giorni operosi e sereni". Trovate nel Vangelo un episodio, uno che sia uno, un episodio che riguardi i giorni operosi e sereni di quella famiglia. Una famiglia molto lontana dal colore delle immaginette e per fortuna, per grazia, molto vicina al colore della vita. E dunque ci possiamo specchiare e confrontare. Vorrei ripercorrere, solo sfiorandolo, il brano del Vangelo di Luca che racconta di un figlio, il figlio di Maria e Giuseppe, il figlio di Dio, smarrito e ritrovato, raccogliendo qualche provocazione".
Più volte la Parola di Dio utilizza il mistero affascinante del seme, con le sue ricche valenze espressive. La parabola del seminatore è la più importante delle parabole, per il suo valore introduttivo alla predicazione e al mistero di Cristo. In essa il seme è senz'altro la Parola, che cade su tipi diversi di terreno, ricevendo quattro possibili diverse accoglienze da parte del cuore umano: non comprendere la Parola, non essere disposti a donare la vita, anteporre le ricchezze alla Parola, portare frutto in varia misura.
Il dolore del parto è un’esperienza che troppo spesso viene confusa con la sofferenza. Il dolore, in quanto passaggio da una dimensione ad un'altra, è una esperienza spirituale; la sofferenza è invece uno stato della mente e da questa viene attivato e subito. Attraverso il racconto delle esperienze di tre donne e pochi semplici cenni scientifici di un paio di esperti, nel libro l'Autrice prova a descrivere tutto ciò.
Cercare conforto nella routine può portare alla monotonia nella vita spirituale e ridurre la fede a rituali vuoti. Con le parabole della torre e del re che si appresta a scendere in battaglia, Gesù esorta chi lo sta seguendo a risvegliarsi dal torpore e a prendere in mano la propria esistenza, conformandola sempre di più alla sua, accogliendo il rischio di andare controcorrente.

