
Un viaggio tra le porte aperte le porte chiuse della nostra vita di famiglie cristiane, imparando dallo stile di Dio che apre passaggi nel mare e strade nuove nel deserto, dallo stile di Gesù che apre gli occhi del cieco, la tomba di Lazzaro, la comprensione delle Scritture e il cuore dei discepoli in fuga verso Emmaus. È la nostra identità, la nostra missione, il senso, il lievito, l'orizzonte che possiamo essere, come famiglie cristiane, per il mondo, per ogni donna e ogni uomo, per chi si è smarrito e per chi cammina sicuro, per chi sa ancora tenere il cuore aperto agli altri e per chi l'ha chiuso a doppia mandata.
È l’ardore del giovane seminarista don Luigi Crosta ad animare le pagine dei suoi diari spirituali. Lo vediamo oscillare tra la trepidazione dei propositi di preghiera e il pentimento per la propria pigrizia, tra la nobiltà d’animo e gli inciampi con i compagni, tra il desiderio di essere sacerdote per la vita e la paura di non essere all’altezza della vocazione.
Non è un tipo che si accontenta di poco e, con l’aiuto di Dio, punta in alto. Non gli basta scegliere il sacerdozio, perché attorno a sé riconosce esempi da non emulare: tanta pietà e poca carità. Per diventare un «Santo prete», secondo l’ideale proposto dal cardinal Schuster, deve imparare a entrare in relazione con gli altri, sporcarsi le mani, come il pastore con le pecore.
Un ritratto fedele di ciò che sarà la vita di don Luigi Crosta, spesa nel ministero pastorale nelle parrocchie prima di Gavirate, poi di Lonate Ceppino, fino alla fine.
La domanda di fondo è chiara e urgente: come e perché Dio è stato "messo tra parentesi" proprio nell'Occidente cristiano, un tempo culla del pensiero teologico? E ancora: che cosa è successo all'esperienza religiosa - e in particolare alla fede in Dio - nella cultura occidentale contemporanea? La profonda riflessione di Pierangelo Sequeri, a partire da questi interrogativi, è occasione di una nuova comprensione che apre prospettive inedite su una fede viva e rinnovata.
Come possiamo credere ancora nel "per sempre" di Dio, oggi, in un mondo così cambiato? Una riflessione audace e attuale sull'escatologia cristiana nell'era postmoderna. Oggi crediamo ancora al "per sempre" e al compimento di ogni cosa in Dio? Si vorrebbe rispondere senza indugio, ma l’uomo postmoderno, che abita in noi tanto quanto il cristiano, forse, avrebbe qualcosa da ridire. Nel contesto della riflessione su Dio a margine dell’anniversario di Nicea, non poteva mancare un pensiero sul compimento. Senza essere un trattato sulle "cose ultime", l’idea è quella di rileggere oggi alcune domande dell’escatologia cristiana. Sono perlopiù sentieri, utili a pensare il "per sempre" di Dio, in relazione al nostro tempo e al nostro mondo.
52 pensieri per coltivare la saggezza e l'intelligenza attraverso una profonda comunione tra il nostro spirito e quello divino. «È lo spirito che è nell’uomo, è il soffio dell’Onnipotente che lo fa intelligente (Gb 32,8)». «Ciò che può aiutare a essere sapienti e intelligenti non è l’età o una condizione di vita particolare, ma una comunione, profonda e personale, tra il nostro "spirito" e lo "spirito di Dio". Rafforzando la comunione tra il nostro spirito e "il soffio dell’Onnipotente", siamo tutti aiutati a essere più sapienti e intelligenti.» Così Claudio Stercal (sacerdote della diocesi di Milano, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) apre questa nuova raccolta di cinquantadue pensieri che hanno accompagnato, con un ritmo settimanale e per un anno intero, il cammino di molte persone, illuminandolo con le parole di grandi personaggi della tradizione spirituale, antica e recente. Dello stesso autore, Centro Ambrosiano ha pubblicato le raccolte Frammenti di spiritualità (2017), A pensarci bene… (2018), L’intelligenza dello spirito (2019), Compagni di viaggio (2020), Lieti nello spirito (2021), Lo spirito amico dell’uomo (2022), La gioia del cuore (2023), Briciole di spiritualità (2024).
L’atteso discorso che l’Arcivescovo di Milano rivolge alla sua città in occasione della festa di Sant’Ambrogio prende spunto quest’anno dalla parabola della casa costruita sulla roccia. L'Arcivescovo Mario Delpini, nel suo discorso per Sant'Ambrogio 2025, invita la Città a riflettere sulla parabola della casa costruita sulla roccia (Mt 7,24-27). Di fronte ai segni di crollo e al rischio di un destino di declino - identificati in minacce come la paura del futuro, il declino del welfare, la crisi carceraria e l'individualismo capitalistico - l'Arcivescovo rinnova la fede in Gesù Cristo come fondamento irrinunciabile. L'attualità del messaggio risiede nel forte appello alla responsabilità condivisa: la "casa comune" non cadrà grazie a coloro che, mossi da un invincibile desiderio di bene e da principi di solidarietà e giustizia (come sposi, politici, imprenditori, educatori e cittadini comuni), si fanno avanti per aggiustarla e renderla abitabile, offrendo così una motivazione decisiva per la speranza in questo tempo tempestoso.
Che cosa porta un'affermata "consulente d'immagine" normalmente presente nei back stage delle sfilate di alta moda, sempre a fianco di cantanti e attori, a confrontarsi con una realtà fatta di interiorità e forti testimonianze? Quanta distanza può esistere tra la continua ricerca della perfezione esteriore e un'indagine altrettanto scrupolosa e sentita, compiuta invece nel più intimo e recondito recesso di una persona, qual è l'animo? Tra le pagine di questo scritto "apparenza" ed "essenza" si trovano affiancate (quasi a pacificare per un attimo secoli di indagini filosofiche) grazie all'onestà intellettuale dell'autrice, che qui si pone come trait-d'union di questi due universi, e soprattutto come testimone diretta di un grande incontro, talmente importante da non poterlo custodire solo per se stessa.
La vita e l'opera di don Primo Mazzolari impongono, a quarant'anni dalla morte, con la forza inalterata della testimonianza, dell'esempio, dell'ispirazione profetica e della guida al cammino del cristiano sulle strade del mondo. L'opera del parroco di Bozzolo (1890-1959) si iscrive così nel perenne invito al rinnovamento ecclesiale, e all'ostinata fiducia nel "volto inconfondibile della rivoluzione cristiana".

