
La Scala del divino amore è un breve trattato spirituale anonimo scritto in occitano nel XIV secolo nel Sud della Francia. È articolato intorno alla dottrina dei cinque sensi spirituali, che viene ripensata a partire dall’incontro con la tradizione della poesia trobadorica.
Il Vangelo di Giovanni è il culmine della rivelazione del mondo interiore di Gesù di Nazaret. Se Matteo, Marco, Luca «raccontano», Giovanni scandaglia, va oltre i fatti, ne spiega il senso. Per questo, non è un testo per chi inizia il cammino della fede. Ci aiuta a riscoprire il mistero della nostra unità nel «Tutto», la nostra reciproca «prossimità», il mistero della nostra unione con Dio e con i nostri fratelli: è quanto dire l'approdo alla convivenza nella gioia e nelle pace dei figli di Dio. I brani scelti corrispondono, ai sentimenti suscitati in chi scrive, alle reazioni notate nei fratelli e nelle sorelle di fede con cui l'autore ha condiviso la lettura del testo sacro. Al termine dei brani commentati è proposta una preghiera.
L'autore ritiene che le peggiori sventure che affliggono l'umanità (guerre, crimini, ingiustizie, oppressione ecc.) abbiano un'unica origine: la mancanza di bontà. Spesso erroneamente scambiata per debolezza, se non addirittura per stupidità, la bontà è invece una virtù «forte», in grado di trasformare il cuore delle persone e quindi di migliorare la società. In queste pagine la bontà, che ha la sua sorgente primaria in Dio, viene coniugata con diverse tematiche: per esempio, con la libertà, con la saggezza, con il problema della presenza del male nel mondo, con il coraggio e la perseveranza, con la concretezza della vita quotidiana. Secondo lo stile di Maurus, il testo è ricco di citazioni tratte da ogni epoca e ogni cultura, e allo stile meditativo alterna spesso quello aforistico.
L'autore, partendo dalla Scrittura e dalla teologia, sviluppa il concetto di misericordia per la condotta e la spiritualità del cristiano: è l?energia che viene dal cuore stesso di Dio, e la chiave di accesso al cuore dell?uomo.
«Aspirate davvero alla felicità?»: partendo dall’interrogativo rivolto ai giovani da papa Francesco in occasione della XXIX Giornata Mondiale della Gioventù, l’Autore traccia un cammino per accogliere la forza rivoluzionaria delle Beatitudini proclamate da Gesù, via della vera gioia. L’originalità del libro sta proprio nella scoperta di tutte quelle altre Beatitudini che popolano il mondo della Bibbia e che ancora possono trasformare il corso della storia. Guardare il mondo con gli occhi di Dio è il segreto che si nasconde nella felicità evangelica, quella vissuta da molti testimoni che tra le pagine del testo desiderano incontrarci: Abramo, Giobbe, sant’Agostino, Etty Hillesum, Edith Stein, lo stesso papa Francesco.
Signore, dammi quella speranza che è fonte di gioia, perché porta ad avere fiducia nella bellezza della vita, nel bene che è ogni bimbo che nasce, ogni fiore che sboccia, ogni frutto che matura; quella speranza che crede nello stupore dell'amicizia, nell'importanza del lavoro, nella necessità della pace.
Profughi, rifugiati, migranti: sono diverse le denominazioni con cui vengono indicate le persone che, attraverso il Mediterraneo, hanno raggiunto fortunosamente il nostro Paese per sfuggire a guerre e povertà. Ma per don Nandino e le cinque mamme che si prendono cura di loro sono semplicemente «i figli del mare». Per Amadou (dal Gambia), Festus (dalla Nigeria), Moussa (dal Mali), Ousain (dal Senegal) e Mady (dal Burkina Faso) si sono spalancate le porte della canonica, ma soprattutto si è aperto il cuore del parroco e delle cinque donne che li aiutano a vivere una vita più dignitosa. I giovani migranti raccontano le loro storie in prima persona, alternate ai pensieri e alle riflessioni di don Nandino e delle cinque donne (tra cui l'autrice) che, madri di ragazzi cresciuti nel benessere della nostra società, si trovano a fare confronti sulla diversità dei destini e l'uguaglianza delle aspirazioni a una vita «normale» che dividono e al tempo stesso uniscono i loro figli a questi «figli del mare».
Cos’è la mistica? L’Autrice si pone di fronte a questa domanda con il desiderio di lasciarne intuire a tutti il significato più profondo. La mistica è fatta da percorsi umani in cui si disvela il Mistero; il luogo più adatto per viverla è l’intensa quotidianità della vita di ogni popolo, nei suoi rituali gioiosi e nei suoi sottofondi d’intensa solitudine, là dove si consuma l’incontro, ma anche il dramma dell’assenza. Il libro nasce dalla raccolta di parole e di gesti, di donne e di uomini, incontrati dalla stessa Autrice nei luoghi più preziosi della sua vita: dialoghi interiori e ricerche comuni, tra credenti e non credenti, tra persone di culture e religioni diverse; presenze contemporanee o semplicemente tracce di vita passata...
Dopo una sintetica presentazione del Vangelo di Marco, fatta da un biblista, il testo si sviluppa - come il precedente su Matteo - in una trentina di capitoletti partendo da un brano del Vangelo di Marco. Il criterio di fondo è che davanti al testo biblico occorre rovesciare la prospettiva: non siamo noi a leggere il testo, ma è il testo che ci legge. Ci troviamo di fronte a uno specchio nitido che ci mostra con semplicità chi siamo. La nostra vita è come un mare attraversato da tempeste; e noi abbiamo paura di non farcela. Ma la Parola ci guida. Una lettura esistenziale di Marco: il linguaggio svelto e immediato, una visione acuta e propositiva, ci immettono nel progetto di Dio.
Si tratta di una raccolta molto variegata di testi, ognuno dei quali preceduto da un versetto della Scrittura che dà un po' il titolo e l'argomento della riflessione. Un brano per ogni giorno dell'anno, tenendo conto ovviamente delle feste fisse e, quando è possibile, dei tempi liturgici, ma anche di feste civili eccetera. I temi sono ovviamente vari, dalla preghiera alla vita cristiana, dalla contemplazione all'operosità nella carità per il prossimo, dalla conversione personale alla tenerezza del Padre, fiducia speranza, perdono, accoglienza, giustizia, pace, gratuità... Lo stile semplice e rigoroso al tempo stesso della Madre Cànopi ne fa un testo adatto a tutti.
Attraverso spunti di Lectio divina, il testo traccia un itinerario di vita spirituale seguendo le stelle nella Sacra Scrittura. Nel racconto della creazione le stelle sono fonte di luce e di bellezza e nel cammino di Abramo diventano luce nella notte, simbolo della fede e della promessa di Dio. La stella di Giacobbe, nel libro dei Numeri, mostra da lontano la venuta del Messia. Con Baruc le stelle gioiscono nel cielo e questa gioia diventa piena nella ricerca dei Magi. L’apostolo Paolo, nella lettera ai Filippesi, richiama la vocazione fondamentale della comunità cristiana nella storia: far luce nella notte del mondo. I cristiani come astri splendenti non fanno altro che conformarsi al loro Maestro, stella radiosa del mattino!
ANNA MARIA CÀNOPI è abbadessa dell’abbazia benedettina Mater Ecclesiae sull’Isola di San Giulio (Novara). Voce autorevole nell’ambito della spiritualità biblica e monastica, ha collaborato all’edizione della Bibbia CEI e alle edizioni ufficiali del Messale e dei Lezionari liturgici. Fra le sue numerose pubblicazioni, ricordiamo con Paoline Dio amico dell’uomo (2014), Misericordia e consolazione (2015), Vita nuova nell’amore (2016), Nel «sì» di Maria. Una lettura spirituale della Regola di Benedetto (2017).
Ci sono tante parole sparse nell’universo, ma alcune sono particolarmente sapienti. Raccoglierle è pratica preziosa per ritrovare oggi le vie della pace. Il cammino che s’intravede
è quello di un dialogo interculturale, dove ciascuno nell’ascolto scopre il pozzo della sapienza dell’altro. L’ascolto, quindi, diventa indispensabile, pratica quotidiana possibile a tutti. Viviamo nei tessuti relazionali di una umanità che proprio cercando se stessa – nel suo nomadismo esistenziale e sociale – trova il Principio della sapienza. La relazione interculturale parte sempre dalla comprensione dell’altro, e nel momento in cui comprendo l’altro alla
luce della sua cultura, può capitarmi di fare delle scoperte interessanti!