
Le Lettere di Gregorio Nazianzeno costituiscono una delle più belle e rilevanti raccolte epistolari del IV secolo. Fino ad oggi sono state prevalentemente esplorate dagli studiosi per il loro apporto documentario, come fonte cioè di dati biografici, sociologici, occasionali. Da qui la tendenza a considerare l'Epistolario un'opera minore. Questa pubblicazione, invece, attraverso l'analisi delle lettere scritte fino alla consacrazione episcopale (avvenuta nel 372), coglie tra le righe di ogni missiva uno sfondo costante: la dottrina spirituale del Teologo. Connotata da un realismo intimamente animato dall'ideale evangelico, essa non è una sorta di riempitivo, bensì la sorgente che alimenta ogni pagina del Nazianzeno.
La presente ricerca - Premio Bellarmino 2019 - si pone l'obiettivo di istruire un confronto tra le prospettive trinitarie di Bonaventura da Bagnoreggio e Tommaso d'Aquino a partire dai loro Commenti alla Sentenze del maestro Pietro Lombardo. Questi testi vengono spesso relegati in secondo piano negli studi dei due autori, ma la loro analisi presenta numerosi punti di interesse: affrontano tutte le questioni teologiche fondamentali; si prestano ottimamente a essere comparati, in quanto trattano i medesimi argomenti in parallelo; mostrano uno dei vertici della profondità tecnica e teologica dei due maestri. Il confronto si concentra su due temi di primaria importanza nel contesto accademico scolastico. Il primo tema è la ragione della distinzione tra le processioni divine, che risulta la chiave di accesso per comprendere ogni distinzione in Dio Trinità. Come è possibile che due azioni immanenti in Dio siano realmente distinte? Si vedrà la proposta "qualitativa" di Bonaventura e quella "quantitativa" di Tommaso. Il secondo tema è la teologia della persona divina, che Bonaventura articola attraverso i classici concetti di proprietà, relazione, emanazione e origine, mentre Tommaso studia secondo due prospettive differenti, che abbiamo chiamato efficiente e formale. La ricerca include l'analisi di alcuni aspetti di Agostino, Boezio, Riccardo di San Vittore, e Piero Lombardo.
Raccolti per la prima volta assieme, accompagnati da introduzioni e note di spiegazione, presentiamo in questa antologia le fonti liturgiche dell’eucologia e dei riti eucaristici insieme ai commenti dei padri antichi e medievali. In queste pagine risuonano molte voci differenti, attestanti la fede eucaristica della Chiesa, una fede creduta e celebrata lungo i secoli, testimoniata da una polifonia di autori che si collocano su un’estensione cronologica molto vasta (dal III al XIII secolo) e in una pluralità di contesti ecclesiali. Il lettore viene portato per mano, sino a entrare nei misteri di Cristo, nell’esperienza di quel corpo che riflette la luce del corpo di Gesù Cristo, del corpo ecclesiale, del corpo dell’uomo e dell’assemblea liturgica.
Lo scopo primario dell'azione della Chiesa è la diffusione della verità divina e il compimento della carità, non la soddisfazione della curiosità erudita; e quando la Chiesa si rivolge alla scienza alla cultura lo fa in funzione della difesa di tale sua missione essenziale. Fin dalla scuola alessandrina, per indicare il primo esempio di grandi proporzioni, la Chiesa ha accostato la cultura e ha mostrato che le aspirazioni dell'uomo trovano in Cristo l'unico pieno compimento e che a Cristo portano tutti movimenti religiosi, sociali, filosofici e perfino artistici della coscienza umana nei secoli. Qui c'è il nucleo di quel che tra la fine del secolo XVIII e gli inizi del secolo XIX verrà detto "Enciclopedia" o educazione completa dello spirito umano. Tale educazione, rivendicata dal laicismo illuminista rivoluzionario, prometteva all'uomo lo svincolamento totale dalla trascendenza, la pretesa liberazione dalla morale positiva e dalle promesse come dalle sanzioni della vita futura: nella filosofia l'ambizione della "Enciclopedia" spingeva un pensatore della potenza di Hegel a stendere una "Somma delle scienze filosofiche" che alimentasse la vana pretesa di chiudere nell' immanenza il ritmo completo della storia dell'umanità. Ma il pensiero moderno non ha mantenuto le sue promesse; È di fronte a questa constatazione e al pericolo che il fumo di una cultura, orientata sulla finitezza all'immanenza, presenta per l'uomo, che, anche nel campo cattolico, si è fatta strada l'idea dell'Enciclopedia
«La nuova edizione degli Scritti di sant'Antonio Maria Zaccaria che abbiamo fra mano, opera veramente poderosa e meritevole, dovuta ai confratelli Antonio Gentili e Giovanni Scalese, rientra pienamente nel "fatale" ammodernamento o perfezionamento delle varie edizioni precedenti, l'ultima delle quali ... risale al 1996, e conta perciò già 26 anni. Questa volta però - a differenza delle edizioni precedenti - si tratta di una "ripresa" degli Scritti zaccariani, non solo e non tanto testuale, quanto di una vera rivisitazione "critica" degli autografi o delle copie, o ancora della tradizione delle opere dello Zaccaria, nuovamente (e forse definitivamente) suddivisa in paragrafi e versetti, accompagnata da abbondanti note esplicative e addirittura da 33 Excursus molto apprezzabili e istruttivi... Il lettore che aprirà questa edizione degli Scritti del Fondatore noterà subito l'elaborata veste grafica dei testi, suddivisa in due colonne (testo originale e sua "traduzione" in italiano aggiornato), alle quali si affianca una terza colonna marginale a destra, che accoglie i riferimenti intertestuali agli Scritti medesimi...». La presente edizione è «a suo modo una summa, che difficilmente si poteva fino all'altro ieri immaginare, la quale resterà - io credo - non solo insuperata per molti anni, ma costituirà ormai opera di riferimento obbligato per chi vorrà conoscere o scrivere dello Zaccaria. Figura che qui giganteggia, come forse mai in precedenza, per la sua altezza spirituale, per lo spessore del suo pensiero religioso, per la profondità e maturità - possiamo davvero dire coram Deo - delle sue molteplici iniziative».
GAIO MARIO VITTORINO (290-364; retore, filosofo, teologo e grammatico romano), è tra i primi occidentali ad applicare un sistema filosofico per la comprensione del dogma cristiano.
Il presente volume raccoglie gli scritti cristiani del grande retore (testo latino-italiano).
Tale produzione è una serrata difesa della fede di Nicea; in essa confluiscono l’ardore del neofita, che elegge a termine di confronto
costante e imprescindibile le Sacre Scritture, e l’argomentazione logica promossa al rango di metodo teologico.
Lo studioso del diritto tardoantico non si può esimere dal notare come il nuovo tempo dei romani, il tempo cristiano, trovasse uno spazio corposo, frutto di un'attenzione seria e con un uso ben calibrato a scopi politici, all'interno del primo corpus legum ufficiale pubblicato nell'anno 438, il Codice Teodosiano. Le cadenze, le ricorrenze, i ritmi e le frequenze delle parzialmente consolidate liturgie cultuali cristiane non sarebbero sfuggite all'interesse dei legislatori del IV secolo e a quello dei loro successori degli inizi del V. Esse sarebbero state presenti alla radice di molti provvedimenti normativi sia d'Oriente sia d'Occidente fin quasi a configurare una vera e propria "recezione formale" di questi "nuovi" appuntamenti, da parte dell'imperium, per la più efficace azione di governo. Il periodo concentrato, nonostante divergenze di calcolo tra le chiese, intorno al dies Paschae, il giorno del sole divenuto poi dies dominicus, il lungo tratto della Quaresima, la festa del Natale e quella dell'Epifania, trovando adeguata attenzione nel frequente operare legislativo rivelano la misura in cui l'impero, in modo accelerato a ridosso della celebre Cunctos populos (a. 380), sulla traccia delle scansioni liturgiche cristiane marcasse con decisione i propri tempi, e massime quelli del calendario giudiziario talora prementi sulla stabilità dell'ordine pubblico.
Il presente lavoro di ricerca, che si propone di esaminare il pensiero cristologia e trinitario di Giovanni di Scitopoli, si è mosso lungo due direttrici: da una parte, lo sviluppo del dogma cristologico fra i concili di Calcedonia del 451 e il Costantinopolitano II del 553, con l'emergere di nuovi spunti nella comprensione teologica del Verbo incarnato, pur in una fondamentale continuit? con il quarto concilio ecumenico; dall'altra, l'accoglienza e l'interpretazione nella compagine ecclesiale della prima metà del VI secolo di quel corpus di testi di recente composizione, che con finzione pseudoepigrafica erano stati attribuiti a Dionigi l'Areopagita e che quindi erano stati fatti risalire direttamente all'età apostolica. Ora, Giovanni di Scitopoli si colloca nel punto di intersezione di queste due direttrici, in quanto egli è allo stesso tempo il primo scoliasta del Corpus Dionysiacum e uno dei principali esponenti di quel rinnovamento cristologico comunemente denominato "neocalcedonismo".
L'insegnamento dei grandi Padri della Chiesa, come Ireneo, Clemente Alessandrino o Agostino, costituisce un'eredità preziosa. Nei i vari capitoli di questo saggio Guido Bendinelli ci aiuta a valorizzarla e ne mostra le ricadute sulla modernità. I temi trattati sono molti: vanno dallo Spirito Santo al rapporto tra Scrittura e Tradizione, dalla natura dell'uomo alla dottrina del peccato originale, dal consenso ecclesiale all'uso delle ricchezze, dal matrimonio al sacerdozio, dall'educazione cristiana alla predicazione. In questi temi, apparentemente eterogenei, i Padri e i grandi Autori, come Origine, hanno saputo scorgere l'azione del Verbo incarnato come principio unificatore della vita cristiana. Da questa verità nasce il titolo: Ha ricapitolato in sé stesso tutte le cose.
La presente edizione di tutte le Opere di San Giovanni della Croce (1542-1591), curata da Luigi Borriello e Giovanna della Croce, vuol essere un ulteriore contributo a riscoprire la figura e la dottrina del grande mistico spagnolo. Il cammino sangiovanneo, che s'inerpica dritto fino a raggiungere il «Monte della perfezione», passa inevitabilmente attraverso la via purgativa, illuminativa e unitiva. È una forte esperienza del divino, che parte dal "nulla" per accedere, attraverso la notte dei sensi e dello spirito, al mistero di Dio Trinità. Questa edizione integrale dell'opera sangiovannea risponde alla sensibilità e alle esigenze del lettore moderno. I testi sono accompagnati da introduzioni e note utili come bussola tanto per il novizio, quanto per lo studioso più preparato. Dalla Salita del monte Carmelo alla Notte oscura, dal Cantico spirituale (A e B) alla Fiamma d'amore viva (A e B), s'intrecciano i segni del cammino dell'anima che cerca Dio, tra assenza e possesso, fino a trovarsi immersa nella sua luce sfolgorante. Il volume, comprendente anche le Poesie e le opere minori, intende, così, essere d'aiuto a ripercorrere questo testo - classico e sublime - valido in ogni epoca della storia.
Il volume raccoglie le due più autorevoli biografie medievali di Anselmo d’Aosta, presentate in edizione scientifica e con testo latino a fronte. La Vita Anselmi redatta da Eadmero, a parte lo stesso epistolario, è la fonte più ampia e sicura per la conoscenza della biografia anselmiana. Eadmero si presenta come «compagno di esilio dell’arcivescovo, nostro signore e padre», professandosi indegno di tale esilio e di tale compagnia. Anselmo a sua volta lo chiamerà «figlio carissimo, bastone della mia vecchiaia», «al quale - egli afferma - i miei amici sono debitori tanto quanto mi amano». L’autore ha potuto stendere il suo racconto o per aver ascoltato le effusive rievocazioni di Anselmo stesso e le testimonianze di persone affidabili, o per aver fatto constatazioni di persona nell’assidua comunione di vita. Vi troviamo il monaco amante della riflessione lucida e sottile, l’educatore illuminato e profondamente amato, il vescovo retto e tribolato, tenace difensore della «libertà della Chiesa», il pastore premuroso e umile del popolo di Dio, talora accompagnato da segni miracolosi straordinari. Autore della seconda Vita di sant’Anselmo è il colto e raffinato Giovanni di Salisbury - specialmente celebre per il Metalogicon -, il quale la redige su invito di Thomas Becket, che mirava a ottenere da papa Alessandro III la canonizzazione del suo predecessore nella sede di Canterbury. La sua fonte sono i «grossi volumi» - come egli li chiama - della Vita redatta da Eadmero: egli ne ha fatto la sintesi, al fine di offrire «un po’ di conforto a dei pellegrini». Non mancano tuttavia nella narrazione di Giovanni di Salisbury dati o parole anselmiani nuovi, che egli poté raccogliere a Canterbury e soprattutto, pur nella identità fondamentale della figura e delle sue vicissitudini, si trova elaborato e proposto un profilo di Anselmo che porta con chiarezza i segni esegetici del suo autore. Anselmo - secondo Giovanni di Salisbury - si pone nella linea della figliolanza degli apostoli e dei profeti, quale successore della loro fede ed erede della loro virtù e delle loro opere: egli è «un uomo apostolico», un vero seguace degli apostoli». Giovanni di Salisbury scorge nella vita di Anselmo, come in filigrana, lo spirito e le azioni degli apostoli, la loro santità e il loro stile. In aggiunta alle due Vite, il volume contiene una serie di altri testi Vita brevior, Epitaffi, Miracoli... relativi alla figura di Anselmo.

