
L'opera e di somma importanza per la storia del donatismo, pone tra l'altro i principi di una dottrina sulla Chiesa e sui sacramenti e fa di Ottato un degno precursore di Agostino.
Gli scritti di Cipriano, vescovo di Cartagine nella seconda meta del III sec., rappresentano un documento notevole per la conoscenza e la comprensione degli avvenimenti e della vita della comunita cristiana in Africa.
La dimensione mistica di un gigante della santità di tutti i tempi.
Un illuminante percorso alla luce del grande maestro per riscoprire l'importanza della memoria nella ricerca del senso dell'esistenza.
Fino al IV secolo la filosofia non si era fermata su quella che è l'esistenza personale: partita esaminando l'esterno, la natura, le cose, in seguito aveva elaborato un duplicato del mondo sensibile con un altro mondo, che di quello sensibile era l'archetipo e il modello. Senza dubbio, i dotti e i sofisti si erano occupati pure del problema umano; ma non avevano notato che il mondo interiore differisce da quello esterno in maniera essenziale, e lo avevano descritto desumendo la terminologia dal mondo della natura o da quello dell'astrazione. Quando sorsero le polemiche sulla Trinità e sul Logos incarnato, si dovette tradurre la fede degli apostoli con il linguaggio dei Greci, che era diventato il linguaggio della gente istruita, e si dovettero attribuire significati nuovi a sostanza, ipostasi, natura, persona, relazione. In tale contesto si sviluppa il pensiero di Gregorio di Nissa, che diede alla relazione il significato interiore che oggi anche noi vi attribuiamo. Insieme all'approfondimento del significato dei nomi divini di Padre, Figlio e Spirito, e quindi delle relazioni immanenti alla natura divina, egli diede significato alla dimensione interiore dell'essere umano creato a immagine di Dio: come in Dio vi sono relazioni eterne e immutabili, così nell'uomo e nella donna le relazioni acquistano la prospettiva di una dimensione che li muta interiormente, li nobilita o li appesantisce, li manipola o li divinizza. Lo studio qui presentato offre una disanima delle correlazioni presenti nel padre cappadoce tra lo sviluppo della teologia trinitaria e l'analisi dell'interiorità umana, fino a identificare un prima e un dopo rispetto alla scoperta dell'amore eterno che unisce e distingue il Padre e il Figlio nell'essenza dell'unico Dio, fino alla formulazione di un'antropologia trinitaria.
Quale contributo la Chiesa con il suo messaggio di "Unità" può offrire al contesto socio-politico-economico e culturale odierno? Il titolo della ricerca si ispira a un'espressione usata da Agostino per spiegare il passo del Vangelo giovanneo, dove viene interpretata simbolicamente la tunica di Gesù: "Essa è senza cucitura, così che non si può dividere; e tende all'unità, perché raccoglie tutti in uno". Clemenzia analizza pertanto nel pensiero di Agostino la categoria teologica dell'unità in riferimento alla Chiesa. Si vuole rispondere in questo modo a un duplice interrogativo: quale contributo la Chiesa può offrire al contesto socio-politico-economico e culturale odierno, con il suo stesso esserci? Quale significato di "unità" scaturisce dall'essere della Chiesa, a partire da un pensatore classico come Agostino? Un contributo utile al contesto sociale contemporaneo segnato dalla globalizzazione che ha determinato una dolorosa frattura tra locale e globale, tra culture e tra Paesi ricchi e Paesi poveri.
Vissuto tra il V e il VI secolo d.C., originario della Siria, Romano il Melode è l'autore più rappresentativo della letteratura poetica della Chiesa cristiana d'Oriente. La sua opera, qui pubblicata in due tomi, raccoglie ottantanove contaci - componimenti poetici costituiti da un numero variabile di stanze - che sulla base del contenuto si possono dividere in tre gruppi: gli inni che si ispirano ad episodi dell'Antico e Nuovo Testamento; gli inni parenetici o penitenziali; quelli di carattere agiografico. Rispetto ad altri innografi, ciò che caratterizza la produzione del Melode è l'estrema cura formale, ma il compito che si propone l'Autore è quello del catechista più che del poeta: l'uso della retorica, i giochi di parole, le corrispondenze lessicali, le immagini grandiose e le ricercate metafore sono finalizzate a spiegare i significati sottintesi della Bibbia e l'elevazione morale degli ascoltatori. Il secondo tomo completa la pubblicazione.
Eusebio di Cesarea "Dimostrazione evangelica". L'impegno pastorale e intellettuale di Eusebio di Cesarea (vissuto tra la fine del III e gli inizi del IV secolo), le sue capacità, gli studi e le ricerche che condusse nei più svariati campi, l'essere stato vescovo di una sede importante come Cesarea, il rapporto che lo legò all'imperatore Costantino - di cui fu amico e ascoltato consigliere -, gli conferirono una posizione di prestigio nella Chiesa orientale: la sua fama di pastore, storico, apologeta, esegeta e oratore si diffuse a Oriente come a Occidente, per giungere ininterrotta fino a noi. La Dimostrazione evangelica, una delle sue più note opere apologetiche, originariamente era composta di venti libri: di essi ci sono pervenuti i primi dieci e alcuni frammenti del quindicesimo. L'opera vede la luce in un momento in cui la religione cristiana non è più chiamata a difendersi dalle persecuzioni, bensì a presentarsi e a far conoscere le proprie verità; è in questo senso che Eusebio legge e interpreta in chiave cristologica il valore universale delle profezie anticotestamentarie. Il cristianesimo, infatti, non è per Eusebio una nuova forma di religione, ma la prima, sola, unica e vera forma, che attua pienamente la reale essenza del giudaismo come religione rivelata. La grande conoscenza del testo sacro permette all'autore di dimostrare come Gesù di Nazareth sia il Messia di cui parlano i profeti, e in tal senso egli sottolinea come la legge mosaica abbia avuto un carattere temporaneo, di preparazione al Vangelo. La Dimostrazione evangelica presenta anche le interessanti concezioni trinitarie e cristologiche elaborate da Eusebio nel corso degli anni. Franzo Migliore, già collaboratore con le cattedre di Storia del cristianesimo e di Storia della Chiesa antica dell'Università di Catania, attualmente insegna Nuovo Testamento presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose "San Metodio" di Siracusa e collabora con la rivista di studi mariani «Theotokos». Ha curato per la collana Testi patristici: Eusebio di Cesarea, Teologia ecclesiastica (1998); Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica (2 voll., 2001, in collaborazione); Clemente Alessandrino, Protrettico ai greci (2004).
Palladio (nato tra il 363-364 e morto prima del 431), prima avvocato, poi monaco e infine vescovo, legò la sua vita a due protagonisti perdenti del cristianesimo del IV-V secolo. In Egitto, per nove anni fu discepolo di Evagrio Pontico, morto nel 399 in pace con la Chiesa, ma condannato per origenismo a Costantinopoli nel 553. Divenuto vescovo nel 400, fu stretto collaboratore di san Giovanni Crisostomo, condannato nel 403 al sinodo della Quercia e lasciato morire di stenti in esilio. Palladio difese l'uno e l'altro, con l'azione politico-ecclesiastica e con gli scritti. La Storia Lausiaca, dedicata nel 420 a Lauso, importante uomo di corte e vicino alle donne dell'entourage imperiale, è un diario di viaggio del suo monachesimo in Egitto, in Palestina e in Asia Minore fatto di una foltissima galleria di ritratti di asceti e ascete, con cui Palladio intende rivalutare la spiritualità ascetica e mistica di Origene e di Evagrio.
Scritto verso la metà del II secolo, questo testo di S. Giustino, è il primo diretto confronto fra cristianesimo e filosofia e tra cristianesimo e giudaismo. Il terreno di confronto è costituito dall'Antico Testamento, ma il vero tema dello scontro è Cristo. S. Giustino tenta di interpretare alla luce di Cristo tutta la vicenda umana, situando nel mistero cristiano sia la sapienza pagana sia la tradizione religiosa giudaica, giungendo così ad affermare che il cristianesimo è l'unica vera filosofia e l'unico vero Israele, da sempre.
L'opera, datata tra il 393 e il 394, è un commentario sistematico al Discorso della Montagna secondo Matteo; l'unico nella produzione letteraria dei primi secoli del cristianesimo. Uno degli aspetti più originali di quest'opera è lo schema settenario che include beatitudini, doni dello Spirito e petizioni del Padre Nostro. Da queste pagine emerge nitida la preoccupazione di Agostino di rispondere alle finalità proprie della retorica classica: offrire un testo formale elegante e godibile e nello stesso tempo offrire un cibo spirituale nutriente ai destinatari dell'opera. Come tutti i volumi della stessa collana, anche quest'opera contiene una ricca introduzione al testo che sottolinea gli aspetti più importanti dell'opera esegetica di Agostino in generale e del Discorso in particolare.
Il volume, ordinato in quattro parti, ricostruisce la vita e l'esperienza interiore di Charles de Foucauld, attingendo al suo epistolario e ad alcuni suoi scritti e ripercorre le tappe più importanti della sua vita: la Trappa, Nazareth, Beni Abbès e Tamanrasset; luoghi geografici, ma anche luoghi spirituali che segnano l'evoluzione del suo itinerario. Il libro curato da E. Bolis, è arricchito da un'ampia introduzione che colloca la vita di de Foucauld nel suo contesto storico, analizza il suo percorso umano e spirituale e presenta i destinatari delle sue lettere.