
Scritta nel IV secolo da Atanasio, la Vita di Antonio è un best seller della letteratura cristiana, presente in centinaia di codici nelle biblioteche di tutto il mondo. Di Antonio, "il padre dei monaci", conosciamo l'infanzia e la giovinezza, le notti trascorse vegliando e pregando, la predicazione, la fuga verso il deserto, i miracoli compiuti in nome di Dio, le battaglie contro i filosofi e gli eretici? In pochi racconti della letteratura universale troviamo tanta semplicità, tanta tensione drammatica, tanta ingenuità, unite a una sottile sapienza intellettuale, che continuano ad affascinare, oggi come sedici secoli fa, il grande pubblico. Completano la nostra conoscenza di questo padre del deserto i trentotto Detti e le sette Lettere sicuramente autentiche.
Il titolo è significativo del carattere di questo libro che, attraverso gli scritti di alcuni tra i più grandi maestri della spiritualità ortodossa, intende offrire, quasi come icone da meditare e contemplare, i percorsi interiori di questi padri della spiritualità russa moderna. Si tratta di una raccolta antologica degli scritti dei grandi monaci di Optina, protagonisti di una interpretazione profetica del carisma monastico in un'epoca, quella tra il XIX e il XX secolo, segnata da grandi rivolgimenti della società russa che hanno influito pesantemente sul popolo e sulla sua identità religiosa e culturale. Guidando la riforma del monastero di Optina, questi grandi maestri e padri spirituali, hanno trasformato il monastero in un punto luminoso per credenti, ma anche per coloro che più semplicemente si interrogavano sul destino della Grande Russia.
In questa opera della maturità, dopo la "scoperta" dell'esegesi di Origene e quando ormai la polemica contro l'eresia ariana è sopita - è stato chiamato l'Atanasio dell'Occidente - Ilario offre una lunga meditazione sulla Legge, colta profeticamente nel suo fine, Cristo. Nel suo interesse per il realismo dell'incarnazione e per il corpo di gloria del Signore risorto comprende che la carne dell'uomo è candidata a partecipare a quella gloria, vero compimento del processo della sua creazione a "immagine di Dio". Tertulliano e Cipriano sono i suoi primi maestri, ma assieme a loro molta sapienza classica entra nel linguaggio che descrive l'itinerario dell'uomo alla gloria. Con il gusto dell'equilibrio, Ilario integra nella prospettiva cristiana dati derivati dal senso comune, dalla psicologia e dalla morale tradizionale. Ciò che rivela la tempra del confessore è la fede e una fede a tutta prova è stata quella di Ilario: fede pregata nelle parole di questo salmo, ammirata nel "profeta" che parla in questo salmo, predicata con coraggio.
Un testo del V secolo che si presenta come una sorta di manuale per la corretta interpretazione della fede, una regola ecclesiale utile soprattutto quando le interpretazioni della Scrittura danno luogo a posizioni divergenti e in conflitto tra loro. I temi: la difesa della tradizione dei “Padri della Chiesa”, la relazione fra Scrittura e Tradizione e il dibattito circa i limiti e la possibilità di uno sviluppo del dogma. Una raccolta di Estratti di opere di Agostino, insieme a una serie di Obiezioni mosse allo stesso autore, completano il quadro dottrinale del Commonitorio:si ricostruisce così una parte del contributo occidentale in ordine alla cristologia e al dibattito su grazia e predestinazione. Il testo presenta uno spaccato inconsueto della Chiesa latina, con un monachesimo (anche “familiare”: vi è pure una coppia di coniugi con figli), ma certo non marginale nella vita della Chiesa e nelle problematiche teologiche del tempo. Il canone lerinese: “È da ritenere veramente cattolico ciò che è stato creduto da tutti,dappertutto e sempre”. Pur nella propria posizione di volontaria marginalità il Pellegrino – Straniero (così si “firma” Vincenzo) ricorda a tutta la Chiesa il suo statuto di discepola e non di padrona della tradizione,il suo statuto di straniera nella storia.
L’antologia raccoglie alcune prediche di Lutero, dove emerge con forza la sua esperienza religiosa e la consapevolezza che, come pastore, ha la missione di fornire alla comunità cristiana il cibo della parola di Dio durante il culto.
La Parola annunciata e spiegata rende presente il Cristo vivo in ogni persona che l’accoglie con fede, e con Cristo la salvezza che egli dona gratuitamente. Le opere, che certo non ci meritano la salvezza, sono però la manifestazione che la nostra fede è viva e autentica (cita Giacomo più volte!).
Altro pregiudizio smontato: non è la corruzione della Chiesa cattolica contro cui egli si scaglia violentemente, ma l’insegnare una dottrina errata, per cui i meriti, l’ascesi e il digiuno per guadagnare il paradiso, le indulgenze, ecc. La vera ascesi è accettare le prove che il Signore ci invia. E nessuno (neppure la Chiesa) può imporre mortificazioni che devono essere scelte in libertà.
Le tematiche affrontate sono quelle tipiche della sequela Christi:
In appendice c’è il testo Una breve lezione, chiave per capire i testi biblici proposti dal culto (la liturgia)
Come sempre, l’introduzione (il curatore è uno dei massimi esperti della Riforma) presenta con chiarezza non solo la storia, ma soprattutto gli elementi portanti della dottrina e della spiritualità di Lutero.
Il linguaggio è talvolta estremo, quando se la prende con i “papisti”, ma fa parte della retorica del tempo.
Punti forti
L’ autore e il curatore
Rovescia molti pregiudizi su Lutero e Riforma
La passione con cui Lutero sostiene la potenza della redenzione e dell’annuncio della Parola.
Ottimi esempi di lectio divina.
Destinatari
Studiosi di storia della Chiesa, di liturgia e di teologia spirituale.
Chi è impegnato nell’ambito ecumenico.
Autore Martin Lutero (1483-1546) monaco agostiniano, giovane professore a Wittenberg, docente di Sacra Scrittura, vicario del suo Ordine. Nel 1517 l’affissione delle 95 Tesi. Il resto è noto a tutti (alle pagg. 101-106 del volume c’è la cronologia della sua vita e delle sue opere). Sono circa 110 i volumi della sua opera omnia.
Le 41 lettere qui raccolte sono presentate in due grandi filoni. Il primo: le tematiche spirituali, monastiche, insieme ai rapporti familiari e di amicizia, rapporti con altri monaci; il secondo: persone e problemi particolari, dalla vicenda di Abelardo e Eloisa alla gestione economica, all’Oriente e la crociata, l’islam e infine i rapporti particolari tra Cluny e Cîteaux, e quindi tra Pietro e Bernardo.
Vi sono lettere come trattati (vedi la Lett. 20 sulla vita eremitica o la stessa Lett. 111 a Bernardo, un vero e proprio manifesto contro ogni forma di fondamentalismo); altre sono lettere brevi: un richiamo all’amicizia, la richiesta di aiuto per un bisogno di un amico. La vita spirituale con i temi della preghiera e della fede, la riforma della vita monastica si accompagnano alla saggezza di un uomo di governo che sa difendere i diritti della sua “chiesa di Cluny”.
La grande varietà dei destinatari, la diversità delle loro posizioni nella società civile e nel mondo ecclesiale, la complessità dei problemi affrontati di volta in volta permette di tracciare un affresco molto ricco sul panorama della prima metà del sec. XII.
La personalità di Pietro traspare particolarmente nelle lettere: una “retorica” non certo fredda e distaccata, e nei rapporti più personali un lessico affettivo molto intenso.
Punti forti
2010: undicesimo centenario della fondazione di Cluny (910). È il primo testo di Pietro ilVenerabile pubblicato in traduzione italiana.
Pietro il Venerabile è modello di straordinaria attualità: mediatore nato, figura di riconciliazione, cuore ecumenico come pochi.
Destinatari
Tutti i cultori dei classici della spiritualità. l Studiosi del medioevo (rapporti tra monasteri e ordini in un momento in cui essi erano un pilastro portante della società)
Autore
Pietro il Venerabile (1092/94-1156), è nato in una famiglia della piccola nobiltà dell’Alvernia, dove si respirava “aria monastica”. Fece la professione monastica a 17 anni e dopo essere st priore a Vézelay e a Domène, all’età di neanche 30 anni è eletto abate di Cluny, in un periodo di grande crisi dell’abbazia. Nonostante una forte opposizione, porta avanti importanti riforme relative alla liturgia, alle osservanze, all’economia dei monasteri (Cluny governava su più di mille fondazioni!). Pietro fu un grande personaggio pubblico non solo per i rappporti che aveva con i monasteri, ma anche con il Papa e regnanti. Scrisse alcune opere apologetiche, un libro Sui miracoli, ma soprattutto le sue 193 lettere. Difese Abelardo contro Bernardo e lo accolse a Cluny. Attento all’emergere in occidente dell’islam, fa tradurre il Corano. Muore nel Natale del 1156.
il curatore domenico pezzini ha insegnato all’Università Cattolica di Milano e all’Università statale di Verona. Presso le Paoline ha pubblicato molti testi di spiritualità. Riconosciuto studioso in ambito medievale, ha pubblicato in questa stessa collana le opere di Aelredo di Rievaulx: L’amicizia spirituale, Lo specchio della carità, Gesù dodicenne; di Tommaso Moro, Gesù al Getsemani e di Isacco della Stella, I Sermoni (2 voll.)
Il discorso agiografico antico è qui considerato quale insieme di strategie retoriche e forme letterarie che tramandano in modo narrativo la memoria di ciò che uomini e donne, ritenuti incarnare un ideale di perfezione, hanno compiuto durante la loro vita e anche dopo. Una definizione che intende mettere in secondo piano le più consuete classificazioni di contenuto e di genere letterario per meglio cogliere l'articolazione e i cambiamenti di una letteratura e di pratiche cultuali in tumultuoso sviluppo e differenziazione, in dialogo con i diversi ambienti culturali e religiosi senza delimitazioni a priori fra ciò che è giudaico, pagano o cristiano. Il volume si concentra sui testi e sui loro autori domandandosi: da quali circostanze storiche nasce un testo agiografico come interagisce con il contesto culturale e teologico a quale pubblico intende rivolgersi. La novità consiste nel tentativo di cogliere le traiettorie dei testi sul lungo periodo, le reinterpretazioni, le interazioni fra loro e con i diversi contesti culturali, le logiche di trasformazione del discorso agiografico e dei suoi linguaggi nelle mutate condizioni storiche a partire dall'esame dei testi redatti fra la fine del I sec. e l'inizio del II, attraverso lo sviluppo del discorso agiografico sui martiri; l'analisi di alcune Vite dei filosofi di autori pagani del II e III sec.; e inoltre gli scritti di Atanasio, Eusebio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Gerolamo, Prudenzio...
Sono qui raccolti gli atti del convegno realizzato a Bologna il 2-3 dicembre 2014, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Storia della Teologia della FTER (Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna) e del GIROTA (Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina). Non si tratta di un bilancio della ricerca in corso, né di una sintesi a carattere manualistico, ma di una serie di approfondimenti su figure e momenti nodali di una possibile “storia dello Spirito santo”, che spaziano dalla letteratura biblica – sia in lingua ebraica che greca – alle testimonianze protocristiane canoniche ed extracanoniche, alla riflessione dei primi secoli in Oriente e Occidente, tenuto conto delle testimonianze iconografiche coeve. Due excursus indagano anche nell’ambito della tradizione islamica e della teologia cristiana contemporanea.
Contributi di M. Settembrini, F. Calabi, M. Marcheselli, M. Simonetti, F. Pieri, L. Perrone, G. Maspero, C. Gianotto, E. Norelli, F. Ruggiero, C. Burini De Lorenzi, G. Bendinelli, R. Zanotto, D. Righi, D. Gianotti.
«Le due città non sono riconoscibili in questo fluire dei tempi e sono fra di loro commischiate, fino a che non siano separate dall'ultimo giudizio». Con queste parole Agostino consegna alla cultura occidentale la prima proposta, da un punto di vista cristiano, di una visione organica della storia nella quale bene e male - la città di Dio e la città terrena - sono da sempre presenti e profondamente legati. È alla luce della rivelazione trinitaria che sarà possibile rileggere la storia in un'ottica pienamente positiva in cui dall'esperienza del male vinto emergerà l'Amore, lo stesso che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nel periodo delle invasioni barbariche che sconvolsero l'Impero Romano, le riflessioni dell'Ipponate gettano le basi per costruire una nuova epoca e forniscono una prospettiva epistemologica che diverrà il fondamento di gran parte del pensiero filosofico e teologico. Dal Medioevo al Rinascimento, fino alle incertezze tipiche della contemporaneità indecisa fra postmoderno e dopomoderno: l'eredità di Agostino attraversa i secoli - un'eredità qui esemplificata attraverso Scoto Eriugena, Guglielmo di Saint-Thierry, il Cinquecento spagnolo, Fichte, Rosmini, Scheler, Sciacca, Ricoeur, Chrétien, Marrou e Marion - e offre spunti sempre attuali per riflettere sul rapporto tra Dio e il mondo, tra eternità e tempo.
Tra i movimenti filosofico-religiosi che caratterizzarono la civiltà greco-latina dell'età imperiale, e quindi il Medioevo e il Rinascimento occidentali, una particolare attenzione ricevette un complesso di dottrine risalenti al II - III secolo d.C. e contenenti l'insegnamento di un sapiente egiziano, che aveva il nome di Ermete Trismegisto. Si trattava di una filosofia religiosa originata nell'Egitto del III-I secolo a.C, che conservava elementi della tradizione religiosa egiziana più antica, e ben presto tradotta in greco. Inizialmente non oggetto di particolare attenzione da parte della cultura pagana, invece questi testi anonimi furono accolti dal cristianesimo nella sua diffusione nel mondo antico: l'insegnamento di Ermete fu considerato come una conferma della rivelazione di Cristo, e successivamente, la rivelazione (segreta) di Ermete Trismegisto fu considerata non più una conferma, ma un antichissimo preannuncio di quella cristiana, dando origine ad una proliferazione di testi ermetici 'tecnici' (cioè magici, astrologici, alchemici etc.) e testi 'filosofici' che furono a lui attribuiti. È questa una storia dell'ermetismo come filosofia religiosa che fece parte a buon diritto della cultura occidentale almeno fino al sedicesimo secolo, allorquando cominciarono a sorgere alcune voci di scetticismo nei confronti della genuinità egiziana, che non spensero del tutto l'aura di esotica religiosità e l'ansia di riscoperta del mondo antico propri del Medio Evo e del Rinascimento.