
"Dio non ama anzitutto la creazione, non è l'umanità il termine ultimo del suo amore, e nemmeno la Chiesa, ma questa persona che io stesso sono; ama la Chiesa in questo membro del suo corpo che sono ancora io. E' anzitutto per questo che Egli, continuamente, dona a me lo Spirito Santo9" dall’Invito alla lettura di padre Antonio M. Sicari
Questo Decenario allo Spirito Santo, pubblicato per la prima volta a Salamanca nel 1932, è un classico della spiritualità moderna, un itinerario di preghiera in dieci giornate che è anche un itinerario di santità per tutte le situazioni umane: la sua finezza, la sua profondità, non si spiegano se non con la speciale illuminazione che Dio concede alle anime che lo frequentano con intimità, quel dono di sapienza che trascende ogni limite culturale. Con parole semplici, ma la cui forza molti teologi potrebbero invidiare, il lettore viene aiutato a conoscere, ad amare e a pregare l'unico Dio in ciascuna delle sue persone: questo infatti è un libro di meditazione sulla vita della Santissima Trinità e sulla nostra vita in rapporto alla Trinità.
Francisca Javiera del Valle (1856-1930) fu una povera sarta, vissuta nel paesino castigliano di Carrién de los Condes, presso Palencia. Un'esistenza oscura, trascorsa per la maggior parte nel laboratorio di cucito che serviva i gesuiti del Colegio del Sagrado Corazén. Ma all'umiltà della condotta e delle mansioni faceva riscontro una vita spirituale assai ricca, come provano le opere che ci ha lasciato, scritte in obbedienza al suo direttore spirituale, tra cui spicca questo Decenario particolarmente — amato da san Josemaria Escrivà.
Le diciotto omelie che compongono il volume, pronunciate dal fondatore dell'Opus Dei nelle principali ricorrenze dell'anno liturgico, tracciano un compiuto programma di vita cristiana. In continuo riferimento all'esempio di Gesù che sulla terra «passò facendo il bene» (Atti 10, 38), l'autore guida il lettore lungo cammini di santità che non si distaccano dalla realtà della vita quotidiana. «San Josemaría», scriveva mons Javier Echevarría nel prologo a questa nuova edizione critica della raccolta, «diede il libro alle stampe con il proposito di esporre i principali misteri della nostra fede con il dono delle lingue che il Signore gli aveva concesso e che continua a rendere accessibili gli insegnamenti della Chiesa a persone delle più varie mentalità. Ci viene offerta l'occasione di approfondire i contenuti della dottrina cattolica, per incarnarla sempre più nella nostra esistenza e per diffonderla tra molti altri uomini e donne». Prologo di mons. Javier Echevarría, prelato dell'Opus Dei.
Le prima 4 lettere pastorali inedite a cura di Luis Cano Dopo la raccolta di meditazioni dal titolo In dialogo con il Signore, le edizioni Ares continuano la pubblicazione delle Opere inedite di san Josemaría Escrivá che propongono scritti rivolti espressamente ai membri dell'Opus Dei, ma che aiutano a gettare luce sul percorso di ogni esperienza di vita cristiana. Questo primo volume di Lettere contiene le prime quattro delle 38 lettere pastorali scritte dal fondatore dell'Opus Dei: la loro stesura ebbe inizio nei suoi primi anni di apostolato a Madrid e in esse, mettendo a fuoco la chiamata universale alla santità e l'apostolato nella vita quotidiana, san Josemaría illustrava ai suoi figli spirituali la ricca varietà delle tessere che ne compongono il mosaico: il lavoro, la vita di preghiera, l'essere contemplativi in mezzo al mondo, l'ispirazione cristiana di ogni realtà umana onesta, la libertà e responsabilità del cristiano nel suo agire nella società, il valore umano e cristiano dell'amicizia. Introduzione di José Luis Illanes.
"Vorrei che queste pagine aiutassero nell’orazione e invitassero a un contatto più diretto con Cristo", scrive monsignor Fernando Ocariz nella presentazione di questo libro composto da 120 testi brevi, che aiutano a meditare il Vangelo con spirito contemplativo e disponibilità all’ascolto.
L'autore adotta la prospettiva di chi prega come “figlio”. Negli scritti di monsignor Ocariz la filiazione divina del cristiano (sapere di essere figlio di Dio e considerarsi tale) appare come una sorgente di significati che toccano e trasformano il credente.
Il senso della filiazione divina, lungi dall’essere uno slogan mille volte ripetuto, diventa nell’orazione un impulso e una presenza nella nostra vita quotidiana. A poco a poco ci _ identifichiamo cosi con Gesù “figlio del Padre”.
Conoscere Cristo e mantenere stretti rapporti con lui, sfocerà in una relazione più autentica con Dio-Padre ‘e avremo il desiderio di rispondere da figli alla vocazione all’amore degli altri, alla libertà e alla gioia.
È possibile trasformare il mondo per renderlo più conforme al disegno di Dio? Secondo l'autore è questa la specifica missione dei cristiani di ogni tempo, alle prese con il quotidiano della vita professionale e familiare. È un progetto apostolico appassionante che i credenti possono realizzare, con l'aiuto della grazia, «per rimettere insieme ciò che abbiamo rotto con il peccato, per contribuire a costruire il regno di Dio, un regno di verità e di vita, di santità e di giustizia, di amore e di pace. A tutto questo il Signore ci chiama». Anche e tanto più nel presente, in cui la negazione di Dio e di valori universali coincide con l'affermazione dell'individualismo, dell'edonismo e del relativismo. Come spiega questo libro, non si può cambiare qualcosa che non si ama. Le attuali sfide culturali richiedono in primo luogo uno sguardo d'amore e di speranza: un approccio positivo, capace di comprendere e decodificare la realtà con quello stile che matura nella preghiera e nella vita sacramentale.
Questo libro raccoglie una serie di testimonianze di alcuni membri dell'Opus Dei in occasione del cinquantesimo anniversario dell'arrivo della Prelatura in Giappone: era il 1958 quando monsignor Taguchi, vescovo di Osaka, chiese a Josemaría Escrivà di aprire un Centro dell'Opera nella sua diocesi. Fra le testimonianze raccolte, un bonzo buddista rievoca il terremoto che ha colpito il Giappone; Etsuro Sotoo, scultore della Sagrada Familia di Barcellona, racconta la storia della sua conversione; un noto poeta haiku parla della cultura giapponese. Giornalisti, musicisti, atleti, educatori, persone dai profili più diversi - cristiani e non cristiani - offrono una visione affascinante del Giappone, dell'avventura della fede, degli inizi del cristianesimo e dello sviluppo dell'Opus Dei nella Terra del Sol Levante.
Domande forti sulla Chiesa di oggi e anche sull'Opus Dei. E risposte altrettanto chiare e forti. È ancora pensabile il peccato? Come si può aderire alla Chiesa vedendo il peccato dei suoi ministri? Non si sarà abusato della giovane età nel cercare vocazioni? Che cosa vuol dire tolleranza quando i cristiani sono perseguitati e perfino uccisi? È possibile una critica interna? Come fare quando i giovani non ne vogliono più sapere? Queste e altre attualissime domande nelle pagine illuminanti di questo libro, attraversato dal tema della continuità dinamica nella Chiesa.
Il titolo di questo volume di omelie del fondatore dell'Opus Dei - introdotte in questa nuova edizione da un ampio studio critico-storico a cura di Antonio Aranda che, come osserva nel Prologo mons. Fernando Ocáriz, prelato dell'Opus Dei, «dà accesso a un nuovo livello di lettura del libro» - indica un programma di vita che riecheggia le parole del Signore raccolte da san Giovanni: «Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi». «Queste diciotto omelie», scriveva nella Presentazione alla prima edizione il beato Álvaro del Portillo, primo successore di san Josemaría alla guida dell'Opus Dei, «tracciano un panorama delle virtù umane e cristiane basilari, per chi vuole seguire da vicino le orme del Maestro. Non sono né un trattato teorico, né un galateo dello spirito. Contengono una dottrina vissuta, in cui la profondità del teologo è unita alla trasparenza evangelica del buon pastore d'anime. Con san Josemaría la parola diventa colloquio con Dio - orazione -, pur restando una struggente conversazione in sintonia con le inquietudini e le speranze di chi lo sta ascoltando».
Nel giorno in cui veniva autorizzata la promulgazione del decreto della congregazione per le cause dei santi circa il miracolo attribuito all’intercessione del beato Giovanni Paolo II, che ha aperto la strada alla sua canonizzazione, papa Francesco autorizzava anche la promulgazione del decreto sul miracolo per intercessione di mons. Álvaro del Portillo (1914-1994), il primo successore di San Josemaría Escrivá alla guida dell’Opus dei, aprendo così la strada per la sua beatificazione. Era il 5 luglio 2013. Álvaro del Portillo è stato poi beatificato il 27 settembre 2014 a Madrid. Questo libro offre una piccola selezione delle numerose narrazioni di grazie ricevute per l’intercessione del beato Álvaro del Portillo, provenienti da diverse parti del mondo. Segno eloquente di come tanta gente abbia trovato in questo vescovo benigno e amabile un amico sicuro.
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<tr><td align="right">Date:</td><td>Friday, October 1, 2021 at 5:08:03 PM</td></tr>
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Cammino, il capolavoro di san Josemaría Escrivá, è un insieme di pensieri per la meditazione innervati da una spiritualità profonda e umana che incoraggia a cercare il soprannaturale nella vita di tutti i giorni. Lo stile diretto in cui l’opera è scritta invita il lettore ad affrontare sé stesso, in un esame di coscienza che dà all’anima pace, gioia e forza per la generosità, conducendola spontaneamente all’orazione.
Dai punti di Cammino si possono cogliere alcuni aspetti dello spirito dell’Opus Dei, il libro però non si dirige esclusivamente ai fedeli di questa Prelatura, ma a tutti i cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà che vogliono incontrare il Signore. Milioni di persone – in tutto il mondo e delle più diverse condizioni – che hanno trovato in quest’opera un sostegno per la loro vita spirituale, l’hanno fatta diventare un classico della letteratura ascetica, di cui sono state stampate 5 milioni di copie in più di 50 lingue.
Come Cammino – libro che ha raggiunto una tiratura di oltre cinque milioni di copie e che è stato tradotto in più di cinquanta lingue –, Solco è frutto della vita interiore e dell’esperienza di anime di san Josemaría Escrivá. «Solco vuole raggiungere l’intera persona del cristiano – corpo e anima, natura e grazia –, e non soltanto l’intelligenza », ha scritto il beato Álvaro del Portillo nella Presentazione. «Per questo la sua fonte non è la sola riflessione, ma la vita cristiana come tale». San Josemaría «non concepisce che si possa vivere in modo divino senza essere molto umani, poiché questo passaggio è la prima vittoria della grazia. Per questo assegna tanta importanza alle virtù umane la cui assenza determina il fallimento della stessa vita cristiana».