
Chi si reca a Medjugorje sente la necessità di comunicare agli altri l'esperienza vissuta, segnata soprattutto dalla serenità interiore. L'autore del volume non si è trovato a Medjugorje spinto dall'esigenza di una speciale ricerca o dalla curiosità, ha semplicemente accolto l'invito insolito di una collega che ormai quasi non ricordava più. Ne è scaturita un'esperienza di grazia che si è rivelata sorprendente: la vacanza si è trasformata in un tempo di conversione, non voluto, non programmato, non previsto, tutto affidato all'insondabilità dei progetti divini. Le esperienze e gli eventi descritti nel libellus declinano i passaggi intimi di una conversione ricevuta come sorpresa, coltivata come curiosità e ricerca del vero. "Alla fine - scrive l'autore -, il racconto di come sia giunto alla fede non vuole essere altro che la dimostrazione di come si possa cambiare in meglio la vita, di come si possa giungere alla serenità del cuore. Per questo, benedico chi mi ha invitato a Medjugorje la prima volta, per i copiosi frutti spirituali che quel pellegrinaggio ha procurato alla mia esistenza e per la scoperta di un autentico senso della vita che, prima, non avevo avuto la sorte di gustare".
Gennaro Matino riprende, uno a uno, i cenni che il Vangelo dedica a Maria e li trasforma in momenti di meditazione e di preghiera.«Teologi, storici, esegeti, poeti, scrittori, registi, asceti hanno cercato la Madre e molti davvero l'hanno trovata; tanti con il loro genio e la loro arte hanno saputo raccontarla, raffigurarla, pregarla. Tuttavia il rischio di farla diventare ingombrante, quasi a nascondere la missione del Figlio, è stato ed è sempre presente nella vicenda cristiana. Non una colpa, ma una tentazione che certo non descrive la vertigine biblica che attraversa la sacra storia per consegnare il frutto del suo grembo. Un profumo accarezza, stordisce, ammalia, inebria e provoca felicità quando è capace di attirarti alla fonte del suo mistero. Un fiore spande il suo profumo per accogliere api, una pietanza per augurare mensa, la pelle per stringere contatti».
La vicenda personale di Maria di Nazaret viene collocata nella prospettiva delle concrete relazioni umane da lei vissute e nell'intreccio tra le dinamiche materne e quelle del discepolato. La riflessione sulla sua vicenda spirituale è inoltre legata al tema della misericordia di Dio, sfruttando la vicinanza semantica fra i termini che la Scrittura utilizza per parlare di misericordia e di grembo materno. Il volume commenta in chiave teologico-spirituale i brani che nei Vangeli si occupano di Maria e, in appendice, propone una riflessione sulla Misericordiae vultus e sull'amore misericordioso di Dio che si volge sui piccoli. Vengono affrontati anche temi classici della mariologia, come la verginità o l'immacolata concezione, ma sempre in relazione alle vicende della vita di Maria e della sua maternità così come si possono cogliere dal testo biblico.
«Fate quello che vi dirà». Le ultime parole di Maria, riportate dal Vangelo di Giovanni, invitano alla fiducia e all’ascolto. Ella non sa cosa farà Gesù, non sa che cosa succederà, ma ci chiede ugualmente di entrare con lei nell’obbedienza della fede.
Questo libro invita a meditare proprio sulla fede di Maria così come emerge dalle pagine evangeliche, con tutte le gioie e i dolori, le illuminazioni e le notti, le difficoltà e le tentazioni. La vita della madre di Gesù, come ciascuna delle nostre vite, si è compiuta nella fede. In lei scopriamo ciò che Dio vuole fare di noi: insegnarci a confidare solo sulla Parola di Dio, con la certezza che ogni «sì» nella fede ci avvicina all’«incontro abbagliante».
Esistono davvero i miracoli? Come si dimostrano? Ci sono ancora delle guarigioni a Lourdes? Perché non tutti i malati guariscono? Che il tema "miracoli" susciti grande interesse è largamente testimoniato dall’ampio spazio che i media oggigiorno gli concedono.
L’autore, medico incaricato di ricevere tutte le persone la cui guarigione, inaspettata, è legata a Lourdes, raccoglie nel volume le domande più consuete che gli vengono rivolte dopo ogni conferenza sui miracoli certificati. Dalle sue risposte traspare come i miracoli, oggi al pari di ieri, tocchino profondamente la persona in tutte le dimensioni del proprio essere: fisica, psichica e spirituale.
Un libro agile e accattivante, che si rivolge ai pellegrini di Lourdes, ma soprattutto a tutti coloro che desiderano indagare questi fenomeni a cavallo tra scienza e fede.
Note sull’autore
Patrick Theillier, medico da oltre venticinque anni, nel 1998 risponde all’appello di mons. Jacques Perrier, nuovo vescovo di Tarbes e Lourdes, e pone la propria candidatura, che viene accolta, alla carica di medico permanente del "Bureau médical" dei santuari di Lourdes. È anche presidente dell’Associazione medica internazionale di Lourdes, che raccoglie oltre diecimila specialisti sanitari di settantacinque paesi
Descrizione dell'opera
«Sono un uomo di oggi e in questo mondo, e non me ne tiro fuori. Sono impegnato in una lotta cosmica, al servizio di Colei che schiaccerà la testa al serpente. Perché lo possa fare, io debbo essere talmente unito a lei che mi possa usare come strumento. Debbo farlo per lei e per il mondo. Questa è la vera rivoluzione» (dall'Introduzione).
Il volume propone l'ultima conversazione che p. Raffaele da Mestre, di cui è in corso il processo di beatificazione, incise per i suoi frati studenti. Le sue parole si caricano quindi di un significato ulteriore: costituiscono un testamento.
Sommario
Presentazione (A. Serventini). Introduzione. Il seme di lei. La certezza. Per una rivoluzione. La convinzione e la fede. Una scelta con piena lucidità. Credo la Chiesa. Un immenso progetto. Il mio posto. La consacrazione. Il Verbo si fece carne ed abitò fra noi. Donna, ecco il tuo figlio. Madre e figlio. Per Cristo, con Cristo e in Cristo. La pratica. La forma di vita. L'Amore non è amato. Mi affido a questa Fraternità. Lo spirito di orazione e devozione. La vita e la povertà della sua santissima Madre. Il figlio di Maria e di Giuseppe, il carpentiere. Sempre si amino tra loro come io li ho amati e li amo. Il nesso vitale. Due metodi. Conclusione.
Note sull'autore
P. Raffaele Spallanzani nasce a Mestre il 15 marzo 1922. A 17 anni entra nell'Ordine dei frati minori cappuccini; viene ordinato sacerdote nel 1945. Ammalato per 29 anni, la sua disponibilità ad alleviare le sofferenze morali e spirituali del prossimo è smisurata. Muore il 5 dicembre 1972. Il 23 maggio 2008 viene aperto in diocesi di Modena il processo canonico per la sua beatificazione. Lascia molti scritti e un numero considerevole di discorsi, conferenze, ritiri spirituali. Di p. Raffaele le EDB hanno pubblicato La prima linea di P. Pio (2004).
«Ciò che è umanamente impossibile, è possibile altrimenti».Un filo rosso collega tre capolavori del Quattrocento: due Madonne Annunciate di Antonello da Messina, oggi conservate a Monaco di Baviera e a Palermo, e un compianto in terracotta di Niccolò dell'Arca custodito in una chiesa di Bologna. Il raccoglimento delle due Annunciate esprime visivamente che Maria si è lasciata coinvolgere nell' annuncio, mentre l'annuncio si è compiuto in lei. Nel Compianto sul Cristo morto, invece, i visi delle pie donne, il loro protendersi verso il cadavere e le mani annodate della Madonna dicono che tutti reputano inappellabile la morte del Maestro e non sperano più in nulla, non sperano più in lui. Fino alla scoperta che l'annuncio per antonomasia è quello della risurrezione.
Nella Francia del Medioevo, il giocoliere Barnaba di Compiègne decide di farsi monaco per cantare le lodi alla Vergine, ma ben presto si accorge che gli altri frati del convento scrivono trattati e li ornano di miniature, scolpiscono statue o compongono inni, mentre lui non sa fare nulla e si scoraggia fino al giorno in cui le sue assenze diventano frequenti. Insospettiti, i confratelli e il priore lo spiano dalle fessure della porta della piccola cappella in cui Barnaba è solito ritirarsi. Ciò che vedono li sconvolge. Lo credono impazzito e gridano al sacrilegio, ma in quell'istante accade qualcosa di imprevedibile che assomiglia a un miracolo. Nel racconto di Anatole France la leggenda cristiana si trasforma in un racconto popolare non privo di un tratto di sovversione, poiché consente al gesto profano di assumere anche un significato religioso, all'acrobazia di diventare preghiera e alla semplicità consapevole del proprio limite di trasformarsi in virtù. Con un testo di Albino Luciani.
Maria rappresenta l’insieme della testimonianza biblica: l’alleanza con il popolo di Israele, con la Chiesa, ovvero con il popolo della nuova alleanza, e con tutta l’umanità. Maria non sta al margine della Bibbia, ma al centro. Questa testimonianza fondamentale, però, è in un certo senso nascosta. Non si scopre con una lettura superficiale e distanziata. Spesso il cuore capisce le cose meglio della testa. Così è necessaria la meditazione spirituale per capire profondamente Maria.
Sommario
I. Maria, icona del vangelo. II. Maria, figlia di Sion. III. Maria, obbediente alla Parola. IV. Maria, madre di tutti i viventi. V. Maria nella fede cattolica. VI. Maria, prega per noi.
Note sull'autore
Walter Kasper, cardinale tedesco, è presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. È stato docente di Teologia dogmatica all’Università di Münster, professore ospite alla Catholic University of America a Washington e vescovo di Rottenburg-Stoccarda. Autore di numerose opere, molte delle quali edite in Italia da Queriniana, con EDB ha pubblicato l’opera in due volumi Chi crede non trema (2012) e Non ho perduto nessuno. Comunione, dialogo ecumenico, evangelizzazione (2015).
Dopo il concilio Vaticano II le tendenze teologicamente divergenti sulla figura di Maria si sono radicalizzate facendo spazio a tre posizioni: la prima contestava sul piano culturale la figura e il ruolo della madre di Gesù nel mistero cristiano; la seconda, sostenuta da coloro che non accettavano la svolta del Vaticano II, sollecitava un ritorno alla mariologia di stampo antico; la terza intendeva restare fedele alle scelte dei padri conciliari, i quali, secondo papa Paolo VI, avevano offerto la sintesi più ampia del posto che la Vergine occupa nel mistero del Cristo e della Chiesa. Quest’ultimo orientamento non ha esitato a prendere le distanze rispetto a inflazioni devozionali e teologiche della figura di Maria, impegnandosi su questo tema anche nel dialogo ecumenico.
Sommario
I. Maria colmata di grazia. II. Maria e il suo cammino di fede. III. La devozione alla prova della teologia.
Note sull'autore
Bernard Sesboüé, gesuita, è professore emerito al Centre Sèvres di Parigi e consultore del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. La sua ricerca teologica è rivolta, in particolare, alla cristologia e all'ecumenismo. Per EDB ha pubblicato Salvati per grazia. Il dibattito sulla giustificazione dalla Riforma ai nostri giorni (2012), Le opere e la grazia. Il dibattito sulla salvezza da Lutero al concilio di Trento (2015), La Chiesa e le Chiese. La conversione cattolica all'ecumenismo (2015) e La questione delle indulgenze. Una proposta alla Chiesa cattolica (2017).
Nel corso della sua esistenza Maria avrà certamente parlato tante volte, ma i vangeli canonici riferiscono solo sei circostanze in cui ha preso la parola. Il dato non è senza significato. È nota la tradizione cristiana cresciuta attorno alle «sette parole» che Gesù ha pronunciato sulla croce. Sono infatti numerosi gli scrittori ecclesiastici che lungo i secoli le hanno meditate, elaborando una ricchissima dottrina teologica e spirituale, mistica e ascetica. Le «parole di Maria», invece, non pare abbiano ricevuto alcuna specifica attenzione. E ciò sorprende, tanto più se si considera il fatto che esse risultano essere proprio sei, un numero simbolico, e pertanto, come tale, da «scavare» nel suo significato più profondo.
Solo in sedici versetti dei Vangeli Maria parla in modo esplicito. Si tratta in tutto di 154 parole greche (compresi gli articoli, i pronomi, le particelle) delle quali ben 102 occupate dall'inno del Magnificat. Se stiamo al dettato testuale, le frasi che Maria pronuncia sono sei: due all'annunciazione dell'angelo Gabriele; una più vasta nella visita ad Elisabetta; una nel tempio di Gerusalemme davanti al figlio dodicenne in compagnia dei dottori della Legge; due, infine a Cana durante le nozze. Eppure un altro episodio si aggiunge a questo elenco. Dal Golgota, Gesù morente interpella direttamente sua Madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Maria, in questo caso, tace, ma il suo è un silenzio eloquente, un «sì» muto ma efficace, la sua settima, estrema parola, tacita ma decisiva perché la introduce in una nuova maternità.