
Secondo Giacomo Marramao, che affronta in questo libro lo straordinario "mutamento di scala" che accompagna i fenomeni politici della nostra epoca, il ricorso alle categorie di "mondializzazione" o "globalizzazione" non ha solo un significato tecno-economico. Siamo di fronte a un passaggio destinato a trasformare tutte le culture, che chiama in causa una riconversione di concetti fondamentali come identità e differenza, contingenza e necessità, nonché, per cominciare, locale e globale. Rispetto a diagnosi apparentemente antitetiche come quelle di Fukuyama (omologazione universale) e Huntington (conflitto delle civiltà), per Marramao è necessario demistificare due false opposizioni: Stato-mercato e Oriente-Occidente. A tale scopo, il libro, tenendo costantemente sullo sfondo la grande discussione sull'"èra globale" avviata fra le due guerre da autori come Spengler, Jünger, Schmitt e Heidegger, sviluppa la sua proposta muovendo dal disincanto della categoria di mercato operato da Polanyi e da una profonda revisione della comparatistica i delle civiltà operata da Weber. L'esigenza - avanzata in conclusione attraverso un serrato confronto con le posizioni di Habermas e di Derrida - di una "politica universalista della differenza" viene formulata in base a un radicale riesame critico delle pretese di universalità delle stesse categorie, tipicamente occidentali, di democrazia e filosofia.
Parlare e comprendere sono i modi in cui ogni parlante si traduce nella lingua che considera propria e in cui abita invece in esilio. Queste pagine muovono dall'ermeneutica filosofica di Martin Heidegger e Hans-Georg Gadamer, di cui radicalizzano i temi decisivi guardando alla convergenza con la decostruzione di Jacques Derrida. Se è possibile riconoscere in Auschwitz la Babele del XX secolo - questa la tesi originale del libro - è anche alla luce delle riflessioni di quegli ebrei tedeschi che, da Franz Rosenzweig a Walter Benjamin, avevano riflettuto sull'estraneità nella lingua offrendo il loro prezioso contributo alla questione del tradurre. Nell'esilio planetario del mondo globalizzato l'utopia riletta in senso anarchico è il luogo che non c'è più, ma che ci sarà pur sempre. Sulle tracce di Paul Celan, protagonista dell'ultima parte, l'utopia si staglia oltreconfine, in quella «rivoluzione del respiro» che rompe il silenzio, nell'apertura di una parola, che non è dimora fissa e non è statica, ma è nomade, migra, è una tenda precaria e malsicura, l'unico riparo nel deserto della promessa. Questa tenda dell'incontro, già la sfida di un altro abitare, è la parola della cospirazione.
Nessun argomento forse è avvolto nel mistero quanto la dottrina e la filosofia yoga. Molti hanno praticato la cultura fisica associata a una scuola di yoga: ma troppo spesso l'hanno fatto rinunciando agli insegnamenti più alti e più profondi dell'antichissima scienza. Questo libro, offre un'esposizione chiara, intelligibile, dei punti di vista filosofici e spirituali che la sostanziano. Potrà essere di utilità particolare agli studiosi occidentali perché la dottrina è presentata sia alla luce del pensiero antico che di quello moderno. L'autore ha fondato il proprio studio sui famosi Yogasutra di Patañjali, scritti molti secoli fa; li presenta in questo libro nella loro versione integrale, con commento e un'attenta interpretazione, e chiarendone in numerosi punti i concetti più difficili mediante analogie moderne. A ciò è riuscito perché tanto è profondamente versato nella filosofia e nella saggezza dell'India antica quanto è altamente qualificato come scienziato moderno.
C’è uno stretto legame tra l’etica e le forme di vita: la prima cresce e si sviluppa inevitabilmente attraverso la mediazione delle forme culturali e storiche vigenti, specie di quelle più consolidate, nelle quali si svolgono le esperienze di vita più significative degli uomini; le seconde non rimangono fisse e determinate una volta per tutte, ma sono soggette a una continua opera di revisione e di autoriflessione, nella quale si rende presente anche l’istanza etica.
Questo volume non ha certo la pretesa di compiere una ricognizione esaustiva di tutte quelle che possono essere definite a vario titolo ‘forme di vita’: si limita a considerarne alcune, concentrandosi sui risvolti di ordine morale. Dopo una prima parte introduttiva, dedicata al rapporto tra etica e intelligenza, il libro indaga la forma di vita religiosa, ponendosi l’interrogativo di quale sia la sua specificità e di come essa si rapporti all’etica. La parte concernente la bioetica analizza quindi le diverse modalità con le quali si è soliti, non sempre in modo del tutto consapevole, rappresentarla: come pratica sociale o come sintesi interdisciplinare, nella quale confluiscono saperi di genere diverso, o infine come disciplina prettamente filosofica. Gli affetti costituiscono poi un luogo privilegiato di espressione della dimensione etica: di ciò si occupa la parte quarta dedicata alla vita relazionale. L’ultima forma indagata è quella dell’economia, rispetto alla quale si sottolinea l’importanza di assumere un paradigma antropologico di tipo relazionale. Chiude il volume un affascinante excursus dedicato alle molteplici figure della felicità e ai significati che queste rivestono per l’economia.
Antonio Da Re è professore straordinario di Filosofia morale presso l’Università di Padova. Dirige la rivista «Etica per le professioni. Questioni di etica applicata». Fra le sue pubblicazioni: L'ermeneutica di Gadamer e la filosofia pratica (Rimini 1982); L'etica tra felicità e dovere. L'attuale dibattito sulla filosofia pratica (Bologna 1987); La saggezza possibile. Ragioni e limiti dell'etica (Padova 1994); Tra antico e moderno. Nicolai Hartmann e l'etica materiale dei valori (Milano 1996); Figure dell’etica (in Introduzione all’etica, a cura di C. Vigna, Vita e Pensiero, Milano 2001); Filosofia morale. Storia, teorie, argomenti (Milano 2003); Virtù, natura e normatività (in collaborazione con G. De Anna, Padova 2004).
C'è qualcosa di effettivamente tragico nella vicenda della sovranità di cui ci hanno parlato, sia pure in modi opposti, Kelsen e Schmitt, se è vera l'interpretazione che non c'è e non è possibile nessun soggetto della sovranità. Del resto, Kelsen ha sempre negato la sovranità con la stessa forza con cui Schmitt l'ha invece rivendicata e affermata. Ma che significato ha il loro percorso giuridico-politico sul piano etico e antropologico? E in che termini si può parlare di un'etica della sovranità, nella misura in cui una tale espressione allude a qualcosa di positivo e, dunque, di radicalmente incompatibile con quella mancanza che la riflessione di Kelsen e Schmitt avrebbe voluto testimoniare? L'idea di un'etica della sovranità è, in effetti, a portata di mano se si riflette adeguatamente sull'immagine classica dell'etica che ne rinviene l'oggetto nell'onere in quanto tale. E però si impone di forza l'interrogativo su come possa essere possibile la sovranità nell'esperienza degli uomini, data la sua dimensione relazionale e l'impossibilità di governare in senso assoluto il corso dell'azione umana.
Gli atti del convegno che sono presentati in questo volume restituiscono l'articolata indagine sul declinarsi nella società odierna del secolare rapporto tra le religioni, la libertà e il potere. Il tema della libertà religiosa, messo a tema in occasione del diciassettesimo centenario dell'Editto di Milano, si occupa di comprendere gli spazi d'espressione delle religioni nell'oggi, in relazione alle istituzioni pubbliche e alla cultura civile. In particolare il testo riflette sullo snodo del rapporto tra cristianesimo e libertà di credere, tra la ricerca personale e l'espressione della fede comunitaria, nell'ambito di una società plurale in cui la tematica è diventata cruciale non solo per le religioni ma per l'intera società.
Nell'anno giubilare 2016, l'iniziativa «La Misericordia e le sue opere» ha realizzato un cammino ricco e coinvolgente per tutta l'Università Cattolica del Sacro Cuore, con un'adesione e una partecipazione che sono andate ben oltre le aspettative. Questo volume documenta un'antologia delle diverse manifestazioni che si sono svolte durante l'anno: workshop, mostre, eventi teatrali, letterari, musicali e il Convegno nazionale «Educati dalla Misericordia: un nuovo sguardo sull'umano». Le quattro sezioni - Musica, arte, letteratura e storia; Famiglia e scuola; Povertà e giustizia; Economia -raccolgono tematicamente workshop ed eventi; in apertura viene proposta la lezione magistrale del Cardinale Angelo Scola e in chiusura l'intervento di Monsignor Nunzio Galantine L'iniziativa non è stata estemporanea; anzi, ha assunto il ruolo di «possibile paradigma dell'azione educativa; come esempio di un'università che si rapporta con il mondo contemporaneo per gettare ponti e rendere più inclusiva la società in cui opera» (Franco Anelli, Magnifico Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore).
Chi è l'uomo? Una domanda 'radicale', che ci riguarda in prima persona singolare e che ci consegna un preciso compito filosofico, tanto urgente quanto ineludibile, ma che, al contempo, non può prescindere da una riflessione sull''essere nato'. In questo senso Alessandra Papa si propone di porre le basi per un'antropologia natale che si apra al Chi originario dell'uomo e pensi il sé proprio a partire da quella formidabile promessa di relazionalità che è la nascita. Del resto, nascere fra gli uomini è l'unica possibilità di umanizzarsi: Dio stesso ha scelto di nascere da una donna per chiedere ospitalità e cittadinanza nel mondo degli uomini, assoggettandosi a rimanere, per dirla alla maniera di Sartre, come una fragola di sangue in un grembo femminile. Nell'intento di delineare una semantica dell'umano alternativa alla consueta immagine dell'uomo - definito solo in base al suo essere 'mortale' e non già al suo essere 'natale' - il saggio prende in esame alcune figure morali della condizione umana e del pensiero nativo, facendone punto di riferimento per la riflessione filosofica. A iniziare da Giobbe, l'uomo savio che nella malattia maledice il giorno in cui è nato; per concludere, nell'epoca contemporanea, con il risentimento dell'uomo tecnologico di fronte al natum esse di Günther Anders e alla ripresa di quella potente categoria filosofica che è il natality di Hannah Arendt. Questo saggio, dunque, ci ricorda alla somma che la nascita - sia essa intesa come un giorno in calendario o come il segno di un 'Totalmente Altro' che ci chiama alla vita - è quell'evento 'assolutamente nuovo' con cui ognuno di noi viene al mondo fra altri uomini, portando sempre con sé la domanda fondamentale sul 'Chi' dell'uomo, sulla sua collocazione nello spazio identitario delle relazioni umane e sul significato del proprio agire.
Ancora Antigone? Il saggio di Alessandra Papa mostra quanti e differenti motivi ci siano per rileggere e ripensare la tragedia di Sofocle. Una tragedia a sé, che nella storia è stata oggetto di diverse riscritture teatrali e interpretazioni filosofiche, ma che resta capace di riproporre differenti piani di racconto dell'umano: quelli della libertà, della disobbedienza civile, della cittadinanza e dell'identità fra tutti. Tale saggio si presenta, perciò, come un originale e ostinato tentativo di tenere a mente i diversi insegnamenti che Antigone ci offre, ancora oggi, attraverso quel "diritto di piangere" che ci costringe a riflettere, ma mai abbastanza, sugli effetti rovinosi di una ragione di Stato dispoticamente applicata, che batte la coda negli interstizi del male banale, spingendoci ogni volta più lontano dalle leggi degli dei, dai diritti umani, dalla persona umana. Il libro si presta a una riflessione antropologica e politica 'colta', ma è anche un utile strumento di studio per approfondire la lettura dell'Antigone di Sofocle in una prospettiva filosofica originale, che passa attraverso le interpretazioni più rilevanti - da Hegel al pensiero femminile contemporaneo - e le riscritture teatrali novecentesche più significative, da Zambrano, ad Anouihl a Brecht.
La fecondazione in vitro, tramite l'unione di medicina e tecnologia, scompone il processo organico della maternità in fasi artificiali da catena di montaggio: cosa provocherà a livello culturale lo stravolgimento dello statuto dei figli e della differenza tra esseri umani e prodotti della scienza?

