
Un invito alla filosofia partendo dalle sue motivazioni - esistenziali, religiose, etiche, scientifiche, politiche - e dal sentimento che l'anima: la meraviglia. Una meraviglia che diviene domanda sul mondo e su quanto in esso accade e si rigorizza nel metodo dialettico-confutatorio di Socrate, Platone e Aristotele.
Filosofare è partire dalle opinioni consolidate su un argomento per saggiarne, di domanda in domanda, la verità. Filosofare è un "domandare tutto che è tutto domandare".
Un libro per chiunque voglia accostarsi a un sapere che - dialogando con i classici - ha a cura l'essenza dell'uomo: l'uso consapevole della ragione.
Enrico Berti è ordinario di Storia della Filosofia all'Università di Padova.
L'importanza del primo libro della Fisica di Aristotele sta - scrive nell'Introduzione Emanuele Severino - "nel fornire una interpretazione critica della storia del pensiero prearistotelico, che, unitamente a quella, più celebre, contentuta nel libro primo della Metafisica, costituisce il primo esempio di organizzazione sistematica della storia della filosofia". La traduzione e il commento di Severino mostrano non solo la potenza argomentativa dei passi aristotelici, ma ne evidenziano la risonanza nella filosofia occidentale. Una edizione che, fin dal suo primo apparire, ha formato generazioni di studenti e lettori, tanto da farne un classico degli studi aristotelici e dell'apprendimento della filosofia.
L'ateismo costituisce una delle sfide più rilevanti per la fede, oltre che uno dei vettori lungo cui si è espressa la cultura occidentale. In questa intervista, uno dei maggiori esperti sul tema, oltre che autorevole rappresentante della chiesa cattolica, svolge un'ampia analisi critica e si interroga con lucidità sul fenomeno. Ne esce un quadro articolato dove la riflessione spazia dall'antichità alla contemporaneità, attraverso un confronto con la filosofia e la scienza che permette di riconoscere precisi orientamenti culturali e pedagogici.
Interrogando in modo costruttivo il senso profondo della crisi di idee, valori e relazioni che vive il nostro paese, la domanda sul contributo dei cattolici può sottrarsi alla tentazione delle risposte piccole. Una serie di nodi irrisolti s'intravede oltre l'emergenza: giudizi storici - e autocritici - da condividere, vocazioni appassionate da suscitare, laboratori di discernimento culturale da istituire, progettualità competenti e coraggiose da elaborare, attitudini dialogiche e cooperative da mettere alla prova. Una proposta in dieci punti, che interpella la comunità cristiana e provoca la politica. Nel segno di una reciprocità virtuosa da ritrovare e di una storia comune da riscrivere.
La nozione della "persona umana", autentica idea portante della cultura occidentale, è oggi messa in discussione da un approccio che vorrebbe ridurre i nostri comportamenti al funzionamento del sistema nervoso centrale. In questo libro in forma di intervista Robert Spaemann, il maggiore filosofo cattolico vivente, dimostra la contraddittorietà di tale tentativo e si sofferma sulle prerogative dell'uomo, in quanto "essere capace di autotrascendersi". Muovendo dalla questione antropologica, il discorso affronta anche altri temi di capitale importanza: dalle proprietà degli organismi viventi alle nostre responsabilità nei confronti dell'ambiente naturale, dal dialogo tra la filosofia e la teologia cristiana all'ideale di una "vita buona", come principio regolativo dell'agire etico.
Costante è stata l'attenzione di Guardini per le opere d'arte nella loro valenza storico-metafisica. Basti qui ricordare le interpretazioni di Dante, Dostoewskij, Mörike, Hölderlin, Rilke: ormai dei classici dell'ermeneutica contemporanea. In questo breve saggio Guardini traccia i lineamenti della sua estetica: il costituirsi della forma artistica, le immagini, il senso, il nesso tra etica e bellezza, il rapporto con la realtà al di là degli equivoci del realismo. Un'estetica che proprio nel riconoscimento dell'autonomia ontologica dell'opera d'arte - «ha sì un senso ma non uno scopo [...] Non mira a nulla, ma significa; non vuole nulla, ma è» ne disvela il coté teologico: «quel carattere religioso insito nella struttura dell'opera d'arte in quanto tale; nel suo rinvio al futuro, a quel "futuro" puro e semplice che non può più essere fondato a partire dal mondo. Ogni autentica opera d'arte è essenzialmente "escatologica" e proietta il mondo al di là, verso qualcosa che verrà».
«Sembra ormai ovvio, per ognuno, che appartiene all'età moderna, più che a qualsiasi altra epoca della storia, di aver portato il concetto di libertà sul vertice dello spirito: nella scienza, nell'economia, nella politica, nella sfera del sacro ch'è la religione..., essa ha chiamato l'uomo alla conquista delle dimensioni principali della libertà. Nuove istituzioni e nuove costituzioni hanno dato o stanno dando l'avvio, nei vari continenti, all'uomo nuovo impegnato alla formazione di se stesso e del proprio vivere civile. Non v'è dubbio che con l'avvento del pensiero moderno si è prodotta una scossa decisiva nell'atteggiamento dell'uomo verso la verità che ha portato alla crisi - non ancora risolta e forse mai solubile perché costitutiva della stessa essenza della libertà - della tensione di libertà-autorità. [...] Di qui la corsa irresistibile e affascinante per la ricerca delle strutture della materia e dell'origine della vita, per l'esplorazione del mistero dell'inconscio e delle pulsioni psichiche, individuali e collettive, sulle quali molto probabilmente poggerà la società del futuro. Eppure mai come oggi l'uomo - dominatore di tanta parte della natura - sente la propria insicurezza interiore, la fragilità della sua struttura, il salire inarrestabile dell'angoscia e della solitudine in un cosmo che si popola sempre più di macchine cariche di minaccia e di terrore» (Cornelio Fabro).
«La perfezione è uno stato che non ha alcun senso, uno stato che non ha alcun essere neanche in potenza. Il corpo è, la perfezione non è».
Descrizione
Massima efficienza sul posto di lavoro, culto del corpo sano e senza difetti, corsa a risultati sempre più straordinari: siamo tutti tesi a raggiungere la perfezione. Si potrebbe dire: un ideale neo-puritano – imposto al nostro corpo, ma non solo – ci spinge a squalificare ciò che perfetto non è. Dinanzi a quest’ansia da prestazione Alexis Jenni ci ricorda, in un testo incisivo e sognante, quanto i nostri limiti siano la caratteristica più propria dell’umanità. L’essere imperfetto è l’essere vivente. Il difetto è il luogo della nostra ricchezza interiore e relazionale: ecco perché un elogio dell’imperfezione. Mobilitando rinomati autori spirituali, film di fantascienza geni come Leonardo da Vinci e campioni sportivi come Neymar, ma anche grandi filosofi e poeti, Jenni mostra che la grazia dell’umanità è vivere l’imperfezione.