
La democrazia dubita di se stessa. È urgente chiedere se siamo dinanzi ad una sua crisi involutiva o se la democrazia ha un futuro di fronte ai problemi che dovunque l'angustiano. Interrogandosi sui fondamenti prepolitici della democrazia, l'Annuario di Filosofia 2011 affronta i nodi del suo presente e futuro: persona, Costituzione, diritto e nichilismo giuridico, bioetica e biopolitica, cultura religiosa e cultura laica. Si tratta di costruire un consenso pubblico-pratico di cui Tocqueville diceva: "Perché vi sia una società e, a più forte ragione, perché questa società prosperi bisogna, dunque, che tutti gli spiriti dei cittadini siano sempre riuniti e tenuti insieme da alcune idee principali".
Questo primo volume della collana «L'opera comune. Pubblicazioni del Centro Studi Antonio Balletto», nato da un corso della scuola di alta formazione «Etica e società» di Albenga, affronta il tema della solidarietà come logica portante della vita morale e sociale. Roberto Mancini presenta una via meditata e originale di descrizione e fondazione fenomenologica, che parte dall'analisi della solidarietà come emozione, come sentimento, come affetto e come modo di essere contrassegnato dall'apertura alla relazione e dall'impegno per la comunione con gli altri. Emerge così come centrale l'assunzione della responsabilità comune per la cura reciproca, che, dando concretezza alla coscienza della dignità di ogni essere umano, permette di superare l'ottica della beneficenza e di delineare una progettualità critica alternativa rispetto alle ideologie e agli assetti tuttora dominanti. Gli interventi di giovani studiosi accolti nel volume approfondiscono aspetti e formulazioni particolari di questi nessi tra etica e solidarietà. La postfazione di Gerardo Cunico ricorda la storia del termine e del concetto di solidarietà, per ricollegare entrambi alla tradizione etica da cui provengono e insieme per mettere meglio in luce alcune rilevanti peculiarità portate dal vocabolo con la sua origine dalla sfera della reciprocità giuridica. L'esigenza di un ripensamento radicale di tutta questa tematica emerge anche e soprattutto dalla consapevolezza della crisi dell'atteggiamento solidale che si avverte proprio oggi, quando più è in voga il vocabolo e quando più ci sarebbe bisogno della messa in opera dell'idea che veicola, e quando dunque si tratta di restituire spessore e mordente alla prospettiva della solidarietà come compito e come prassi coerente.
Negli ultimi anni della sua vita Wittgenstein ha indagato a lungo e con grande intensità i cosiddetti "concetti psicologici" - dal concetto di dolore a quello di pensare -, cercando di chiarirne l'uso. Al risultato di queste indagini ha dedicato alcuni corsi a Cambridge, frequentati da studenti destinati, in alcuni casi, a diventare a loro volta filosofi. Di uno di questi, Peter T. Geach, sono gli appunti qui tradotti per la prima volta in Italia. Si tratta di appunti che ci permettono di vedere Wittgenstein all'opera e che testimoniano come per lui fare lezione equivalesse letteralmente a pensare, con le incertezze e le esitazioni, ma anche con le sorprese e le scoperte che il pensare comporta. Muovendosi tra le parole di Wittgenstein e le domande e reazioni dei suoi studenti, il lettore è introdotto nel laboratorio di un grande filosofo ed è aiutato a confrontarsi con molte questioni e interrogativi - dal problema delle altre menti alla questione del rapporto tra vedere, pensare e interpretare - che sono ancora oggi al centro del dibattito filosofico e scientifico.
Questo saggio è il manifesto di un gigantesco progetto transdisciplinare di filosofia e antropologia della complessità. Edgar Morin sostiene che bisogna porre fine alla riduzione dell'uomo a homo faber e homo sapiens. Homo, che apporta al mondo magia, mito, delirio, è dotato nello stesso tempo di ragione e sragione: è sapiens-demens. Rifiutando una concezione ristretta e chiusa della vita (biologismo), una concezione insulare e sopra-naturale dell'uomo (antropologismo), una concezione che ignora la vita e l'individuo (sociologismo), Edgar Morin delinea una concezione complessa dell'uomo come a un tempo specie, società e individuo. È una visione radicalmente ecologica della nostra condizione terrestre, che raccoglie la sfida di inventare una nuova immagine dell'umano, nell'avventura spaesante dell'era planetaria.
La storiografia anglo-americana ha ricondotto le origini della modernità alla cultura protestante, tracciando una via che parte dal pensiero di Duns Scoto e Ockham, passa attraverso i concetti di volontarismo (Boyle, Newton) e di sovranità assoluta di Dio (Lutero, Calvino), per arrivare alla nascita della scienza sperimentale e della teologia naturale. Tutto ciò a condizione di un costante intervento di Dio sulla natura e al conseguente collasso dei confini tra il naturale e il sovrannaturale. Nel presente saggio si parte da una differente prospettiva: prendendo in esame le indagini sui miracoli nei processi di beatificazione e canonizzazione della prima età moderna, viene considerata la separazione e il successivo costituirsi dell'ordine sovrannaturale accanto all'ordine naturale come fondamentale premessa per la nascita della scienza moderna e come elemento costitutivo della teologia cattolica.
Del 'non detto' si fa grande uso. Nei nostri quotidiani scambi verbali, nella comunicazione politica, giornalistica, pubblicitaria, ciò che si dice in modo esplicito rappresenta solo la punta visibile di un'enorme massa di informazioni comunicate in modo implicito. Attraverso una molteplicità di esempi gli autori ci fanno entrare nel mondo sconosciuto e non visibile di ciò che è comunicato senza essere detto, mettendo in luce il ruolo strategico giocato da ciò che viene dato per scontato e ciò che viene lasciato intendere, svelando così gli usi e abusi dei sottintesi.
399 a.C.: la città di Atene condanna a morte uno dei suoi figli più autorevoli, Socrate. Cosa è successo davvero nei mesi in cui si è svolta la vicenda giudiziaria? Si ripete spesso che si trattò di un processo politico mascherato, per colpire le simpatie oligarchiche dell’anziano filosofo. Ma forse il vero oggetto del contendere in questa vicenda fu proprio il pensiero di Socrate. Fino a che punto una comunità – ieri come oggi – può tollerare che i principi e i valori su cui si fonda siano messi radicalmente in discussione? E davvero le ragioni della filosofia e quelle della città non sono compatibili? Una lettura originale di uno dei più celebri processi della storia.
"È una storia del pensiero che interessa tutti per la semplice ragione che il pensiero che nasce dal nostro cervello, dal nostro corpo e dagli istinti dai quali siamo animati, è il solo elemento che ci distingue dagli animali. Ma in che modo? E cos'è il pensiero? Il libro pone queste domande insieme a molte altre - sui nostri sentimenti, sulle nostre ideologie, sul modo in cui viviamo e sulle alternative possibili - che si potrebbero dire i 'fondamentali' che caratterizzano la nostra specie." (Eugenio Scalfari, "l'Espresso"). "Una storia della filosofìa che Umberto Eco e Riccardo Fedriga hanno disegnato con ricchezza di dettagli, destinata a chi voglia accostarsi alla materia senza eccessivi timori reverenziali." (Antonio Gnoli, "la Repubblica"). Un viaggio attraverso la storia del pensiero filosofico, dall'antica Grecia al Medioevo. Un viaggio che unisce le idee alla cultura materiale, le forme del ragionare alla società e al modo di vivere, la filosofia alla storia, all'arte, alla scienza.
L'Umanesimo non è una rottura brusca, non è un totale cambio di paradigma tra Medioevo e Rinascimento. Piuttosto una nuova concezione del rapporto uomo-Dio-mondo, con l'uomo centro attivo, protagonista e misura di tutte le cose. Tra Quattrocento e Cinquecento inizia una nuova era, un'epoca di rinnovamento nella quale prende forma la convinzione che l'ordine del mondo non sia immutabile e che tocchi all'uomo trasformarlo. Il Seicento, secolo di disordine e di instabilità, di inquietudine e di spaesamento, secolo della scienza e delle grandi utopie, guida gli uomini negli anni d'oro della cultura europea. Ed è nel Settecento che la luce della ragione, il filtro spietato dell'investigazione critica si impone a ogni livello di indagine. A cerniera tra due secoli, il pensiero di Kant: non tanto nel senso che propone "una nuova visione rispetto ai problemi discussi dalla filosofia che lo ha preceduto, ma perché influenza radicalmente il corso della filosofia successiva. I grandi dibattiti filosofici del XIX secolo potranno essere intesi solo come risposta a Kant". Ci accompagnano in questo viaggio veri e propri giganti del pensiero filosofico, delle scienze e delle arti.
Fichte, Schelling e soprattutto Hegel disegnano, agli inizi dell'Ottocento, i grandi sistemi del pensiero idealista che culminerà con la rivoluzione materialista di Marx, con il positivismo e le filosofie che, come quella di Schopenhauer e Nietzsche, metteranno in crisi le grandi visioni unitarie del pensiero. L'Ottocento è anche l'età della scienza, con Darwin, la logica formale, la rivoluzione della termodinamica e le geometrie non euclidee e il secolo in cui si sviluppano le scienze umane: linguistica, antropologia, psicologia, sociologia. La filosofia novecentesca, segnata dalle riflessioni sul linguaggio, si articola nella pluralità delle grandi tradizioni, dal neokantismo alla fenomenologia, dallo storicismo alla filosofia analitica, dal neoidealismo all'esistenzialismo, dalla psicoanalisi ai marxismi, dalla semiotica allo strutturalismo, dalle teorie sull'intelligenza artificiale alle riflessioni contemporanee su etica e giustizia, sino alle neuroscienze cognitive e alla bioetica.
Servizi di consulenza non sempre serissimi e interi scaffali di libri di 'self-help' hanno trasformato la riflessione su che cosa sia la vera vita in trattazione superficiale orientata al raggiungimento della realizzazione personale, della riscoperta di se stessi o di una non meglio precisata ricerca della felicità. Con questo libro uno dei più noti e apprezzati filosofi contemporanei, da sempre sensibile agli intrecci tra saperi di provenienza culturale differente, ci esorta a tornare invece ai fondamentali della filosofia, per porre le giuste domande su una questione radicale: qual è la vita degna di essere vissuta? È vita vera quella che portiamo avanti giorno dopo giorno? O esiste una dimensione autentica che ci sfugge? E la storia della filosofia occidentale, da Platone a Cartesio e Heidegger, ci fornisce gli strumenti più adatti per tentare una risposta? François Jullien affronta coraggiosamente un tema che ha da sempre sollecitato pensatori e scrittori, a Oriente come a Occidente. Una lettura utile tanto più in un tempo di smarrimento profondo come è quello che stiamo attraversando.
Il libro raccoglie una serie di contributi sul tema del capitale immateriale, della ricerca scientifica e delle conoscenze, dalle teorizzazioni di Antonio Ruberti sino all'attuale panorama dello spazio europeo della ricerca. Esponenti del mondo della cultura, della scienza, dell'economia e della formazione superiore si confrontano con i possibili futuri cambiamenti dell'idea del capitale immateriale, incardinata in quattro parole chiave - conoscenza, competenza, creatività, crescita - che racchiudono una proposta concreta per lo sviluppo e per la rinascita dell'Italia di domani. Introduzione di Gianni Letta. Postfazione di Francesco Coccopalmerio. Contributi di M. Alì, A.M. Alfieri, G. Ardito, A. Catricalà, A. Cocozza. G. Colalucci, T. D'Acchille, C. Gaudio, P. Lasalvia, L. Maffei, S. Monaco, M. Morcellini, L. Moschini, G. Novelli e F. Zedda, G. Paini e C. Marinucci, W. Ricciardi.