
Quest'opera di Alfred Edward Taylor resta oggi un documento importante per completezza testuale e rigore filologico nell'ambito degli studi platonici. Lontano dai tentativi dei moderni d'imprigionare il pensiero del filosofo ateniese in un sistema, Taylor rinuncia a discuterne astrattamente le idee, procedendo a un'analisi "seriatim" dei dialoghi, con l'obiettivo di cogliere al vivo lo svolgersi del disegno teorico di Platone, che "non significa un corpo compatto di "risultati" da imparare, ma una vita spesa nella ricerca della verità e del bene".
"La psicopatologia fenomenologica si colloca come una terza via di stampo largamente umanistico fra la psichiatria come disciplina organicista e la psicoanalisi." Nell'odierno clima culturale che caratterizza l'Occidente, prevale una nuova, raffinata forma di Positivismo, per cui le scienze umane e la psicologia in particolare sono assoggettate agli studi neuro-scientifici delle strutture cerebrali. Il libro di Angela Ales Bello, ispirandosi alla fenomenologia di Husserl e della sua discepola Edith Stein, si propone di fornire una base teorica di tipo antropologico alla psicologia. Fondamentale, a questo scopo, è il riferimento all'analisi esistenziale dello psichiatra svizzero Ludwig Binswanger, che si distingue sia dall'impostazione freudiana che da quella junghiana. In questo modo, diventa possibile elaborare una comprensione della persona umana alternativa all'approccio riduzionista e a quello puramente psicoanalitico.
Senza responsabilità per gli altri non si può essere fratelli. Originale e suggestivo, il percorso de "La domanda di Caino" affronta nell'ordine male, perdono, fraternità. Il problema del Male restituisce centralità allo scandalo della sofferenza ingiustificata. Il tema del perdono mette a fuoco i paradossi del perdonare - possibile e impossibile, sperato e disperato - tra sfera privata e sfera pubblica. La questione della fraternità prende sul serio la domanda di Caino: non si è fratelli prima di essere responsabili. Il saggio di Franco Riva riflette su temi eterni e metafisici dell'umanità attraverso preziosi dialoghi letterari (Cervantes, Dostoevskij e la Bibbia) e filosofici (Arendt, Buber, Derrida, Jankélévitch, Jonas, Kierkegaard, Lévinas, Marcel, Ricoeur, Schmitt) con i grandi esponenti della storia del pensiero.
Già nella cultura dell'antico Egitto è possibile rintracciare un'idea di libertà intesa come possibilità di giocare creativamente con i vincoli. A partire da qui Giorello ripercorre le tappe salienti del pensiero scientifico moderno: attraverso Bruno, Galilei, Keplero, Newton e altri eminenti uomini di scienza rappresenta la tensione costante fra la libertà degli scienziati e l'autorità politica, mostrando come ogni nuova scoperta sia frutto di una riduzione dell'arbitrario nella descrizione dei fenomeni e del riconoscimento di alcuni limiti. In un audace parallelo tra scienza e politica l'autore sottolinea inoltre il valore delle eterodossie, individuando il frutto migliore della democrazia nella capacità di opporsi a qualunque potere che si pretenda assoluto. Così il vincolo, non più imposizione che opprime, diventa lo spazio di gioco di una nuova libertà.
Cosa significa fare filosofia oggi? Sono in molti a diffidare dei filosofi contemporanei, a percepirli come individui per lo più solitari, immersi in fantasticherie speculative, impegnati in quesiti troppo astratti e inconsistenti. In un dialogo dal ritmo incalzante, si sviluppa una discussione socratica sul senso del filosofare nella post-modernità. L?etica, la politica, la tecnologia sono alcuni dei temi di una conversazione in cui tre intellettuali italiani si confrontano con gli splendori filosofici del pensiero antico e con la moderna pratica del dubbio, per interrogarsi sul ruolo dell?esercizio filosofico nell?epoca in cui viviamo.
Le conferenze raccolte in questo volume sono la cupola della filosofia dell'essenzialismo di Sossio Giametta, un sistema a posteriori sviluppato liberamente e solo alla fine riportato alla sua scaturigine sistematica. Quando tutto sembrava (all'autore) essere stato detto, nuovi rami sono spuntati dal tronco e hanno arricchito la chioma dell'albero: riflessioni innovative, per non dire rivoluzionarie, sul mondo, sul Bene, sulla Natura, sulle tre missioni essenziali di Nietzsche, sulla metafisica dell'amore sessuale - perla della filosofia schopenhaueriana -, su Gesù, la Chiesa e il Cristianesimo, sul Dio lontano dei laici, sulla finis Europae, sul problema fondamentale delle neuro-scienze e sul dissidio odierno tra scienza e umanità.
Gli ultimi secoli della storia occidentale sono stati attraversati da una crescente influenza del pensiero femminista, dalle sue origini cristiane nelle comunità calviniste del Settecento fino all'elaborazione, in anni più recenti, della gender theory. Da Edith Stein a Judith Butler, il ruolo del femminile e del rapporto uomo-donna nell'antropologia femminista, nella religione cristiana, nella teologia queer e in altre teorie filosofiche sono oggi al centro di una rivoluzione che sembra ancora agli inizi. La filosofa Angela Ales Bello ne ripercorre qui la genesi, il fondo antropologico, le origini nelle culture arcaiche e nella cultura occidentale cristiana. Ed è proprio nel Magistero della Chiesa che, negli ultimi decenni, la questione del femminile è stata trattata più che in ogni altra epoca: nella lettera apostolica Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II e nell'esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco, nelle posizioni pastorali di Bergoglio sull'universo Lgbt e nei teologi che si confrontano sulla questione del gender.
Il punto di partenza è un gustoso paradosso: qui Derrida immagina il giorno in cui Dio convoca Abramo per il sacrificio di Isacco. Data la delicatezza dell'"incarico", la prima preoccupazione è che la cosa non assuma i toni di una notizia di cronaca: "Mi raccomando Abramo: questa volta niente giornalisti!". E da qui tutta una tirata polemica e divertita sul fatto che le cose serie della vita e del pensiero non possono né essere divulgate dai giornali, né raccontate ai tanti consiglieri e confessori di cui è piena la vita moderna.
Migrazione, globalizzazione, intercettazione: che cosa hanno in comune i tre fatti fondamentali del mondo contemporaneo? L'essere senza carta, ma non senza scrittura. In che senso? Il sans papiers, al plurale, il senza carte, il senza casta, il prototipo del nomade, è in questo libro, il punto di partenza per una originale teoria del documento, di ciò che trasforma la nuda vita, la vita alla mercé di tutti, in una vita vestita, protetta dalle carte. O comunque dalla scrittura. Perché sans papier, alla lettera e al singolare, significa che oggi, e per la prima volta in tanti secoli, le registrazioni non avvengono più, esclusivamente, su carta. Eppure si assiste a una esplosione di scrittura senza carta che, ben più degli aerei, sta alla base della globalizzazione. E della intercettazione. Anche a non avere carte, basta avere un telefonino ed eccoci tracciati, rintracciati, intercettati. Terzo senso, dunque, del sans papier, la crescente minaccia della privacy che viene dal mondo, per così dire, della tracciatura. Sans papier è dunque il nocciolo politico e ontologico del nostro mondo, e indica un problema che abbisogna forse di una Magna Charta.
La scelta, la preferenza per un tipo di musica o di arredamento, per una corrente artistica o per uno stile di vita, l'inclinazione per un modo di esprimerci o di comportarci sembrano essere delle costanti della mente umana e della nostra civiltà, che riflettono opzioni culturali e politico-ideologiche talvolta inconsce. Ma che cosa sta alla base di queste scelte? Perché preferiamo questo a quello? Con "Dal significato alle scelte", che incrocia il taglio antropologico con quello sociologico, il decano degli studi di Estetica in Italia cerca di individuare le ragioni - spesso inconsapevoli, spesso imposte dall'iperconsumismo - che ci spingono a considerare preferibile una cosa piuttosto che un'altra. Ma dichiara anche la sua tesi di fondo: prima di manifestare le nostre opzioni, dovremmo sforzarci di comprenderne correttamente e a fondo il contesto, individuarne il significato ed elaborarne il senso più riposto. Solo così saremo davvero autonomi e liberi di scegliere.
«Perché esiste qualcosa, anziché niente?». Perché, nonostante tutti i nostro sforzi, nonostante la buona volontà e la meccanica, indomabile esistenza, continuiamo a distruggere noi stessi? Domande cui un patafisico non può emersi dal rispondere, perché forse, a nostra insaputa, questo accanimento su noi stessi può essere la più grande opera d'arte mai creata, la più estrema mai concepita da qualunque specie vivente di qualunque pianeta.
Scrittore e credente, seduttore e martire, Søren Aabye Kierkegaard per primo ha costruito il suo mito. Dal peso della figura paterna, con la sua eredità di rigorismo religioso e senso di colpa, alla storia d'amore con Regine Olsen; dal rifiuto dell'hegelismo allo scontro con la Chiesa danese, il suo pensiero ostenta le fratture e gli slanci di una vita interiore che è stata una drammatica avventura dello spirito. A partire da questo materiale incandescente e contraddittorio, alternando analisi filosofica e introspezione psicologica, Garff ci restituisce la complessità di un uomo in balìa della sua opera. Dai tormenti del singolo prendeva così forma l'intransigenza del suo pensiero, la sua universalità e persistenza che farà di Kierkegaard un precursore dell'esistenzialismo e della sensibilità contemporanea.

