
"L’uomo non è che una canna, la più debole di tutta la natura, ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per schiacciarlo; un vapore, una goccia d’acqua basta per ucciderlo. Ma quando pure l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancora più nobile di ciò che lo uccide, poiché egli sa di morire e quale vantaggio l’universo ha su di lui. L’universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. È di qui che dobbiamo risollevarci e non dallo spazio e dalla durata, che non sapremmo colmare. Adoperiamoci dunque a pensar bene: ecco il principio della morale."
La cultura dei nostri padri è un tessuto di enunciati. Nelle nostre mani essa si evolve e muta, attraverso nuove revisioni e aggiunte più o meno arbitrarie e deliberate, occasionate più o meno direttamente dalla continua stimolazione dei nostri organi di senso. È una cultura grigia, nera di fatti e bianca di convenzioni. Ma non ho trovato alcuna ragione sostanziale per concludere che vi siano in essa fili del tutto neri o altri del tutto bianchi.
"… la ragione va sempre storta e zoppicante e sciancata, sia in compagnia della menzogna sia in compagnia della verità. Così è difficile scoprire il suo errore e traviamento. Chiamo sempre ragione quell’apparenza di ragionamento che ognuno fabbrica in sé; questa ragione, della cui specie ce ne possono essere cento contrarie riguardo a uno stesso oggetto, è uno strumento di piombo e di cera, allungabile, pieghevole e adattabile a tutti i versi e a tutte le misure; non resta che l’abilità di saperlo limitare." "Di fatto ogni presupposizione umana e ogni enunciazione ha tanta autorità quanto un’altra, se la ragione non vi pone differenza. Così, bisogna metterle tutte sulla bilancia; e prima di tutto quelle generali, che ci tiranneggiano. La persuasione della certezza è un indizio certo di follia e di estrema incertezza."
“La parola è un grande sovrano, che con un corpo piccolissimo e invisibile compie imprese massimamente divine: sa calmare la paura, eliminare il dolore, suscitare la gioia, sollevare la pietà” (Gorgia).
Il testo è una breve introduzione ai temi fondamentali della filosofia del linguaggio e si rivolge soprattutto ai giovani che si avvicinano per la prima volta a questa disciplina. Scritto in uno stile chiaro ed elegante, il lavoro si propone come una guida maneggevole per affrontare una materia che nel Novecento ha conosciuto sviluppi di cruciale importanza.
Consegnare la Shoah al puro accadimento naturale, integrandola nel corso della storia come uno dei tanti tragici eventi, significa implicitamente ammettere che il tempo può rimarginare tutto e rimettere ogni peccato. Eppure, proprio nel momento più buio di questa storia alcuni uomini e donne, come Hillesum, Arendt, Jonas, hanno dato una risposta forte esigendo che questo evento sia per sempre custodito per ogni possibile riflessione di natura etica, religiosa e metafisica. Il libro comprende, tra gli altri, contributi di Alberto Melloni, Pier Vincenzo Mengaldo, Umberto Galimberti, Giancarlo Gaeta.
Per l’originalità e la straordinaria acutezza dei suoi contributi al dibattito filosofico su temi come la verità, la conoscenza, il significato, Paolo Casalegno (1952-2009) è stato sicuramente uno dei più autorevoli filosofi italiani degli ultimi decenni. Il libro raccoglie molti dei suoi scritti più importanti su questi argomenti, finora dispersi in riviste scientifiche italiane e straniere, volumi collettanei, pubblicazioni occasionali.
Il determinismo è stato uno dei temi più discussi nel pensiero occidentale, attraversando campi assai diversi, dalla filosofia alla religione, dalla scienza alla poesia. Ciò sembra dipendere dallo stretto legame che esso intrattiene con una delle questioni centrali nella vita umana: la natura e l'estensione della nostra libertà. Ma il determinismo è davvero una teoria che non lascia scampo al libero arbitrio, trasformando ogni individuo in una marionetta, illuso però nel profondo di essere lui a far muovere lo spiedo? Per rispondere a tale domanda, l'autrice ripercorre le opere degli autori che più hanno contribuito all'elaborazione di tale concetto, mettendo in luce i diversi significati che il determinismo ha assunto nei tre ambiti tradizionali della metafisica (mondo, Dio, uomo).
"I venti hanno messo le ali all'umanità. Essi fanno volare e viaggiare gli uomini; non nell'aria, certo, ma attraverso i mari. Si spalanca così la grande porta del commercio e il mondo si apre alla comunicazione" (Francesco Bacone).
Umberto Galimberti non è soltanto un filosofo. Bensì è anche e soprattutto un pensatore. E di razza. Questo è il motivo per cui egli è assai conosciuto in Italia e all'estero. In Italia, anzi, è attualmente il filosofo. Ciò che dice, scrive e insegna, gode, infatti, di una duplice peculiarità: aver intercettato il cambiamento epocale in atto nel mondo attuale e, quindi, averlo saputo facilmente decodificare per comunicarlo all'uomo e alla donna che lo abitano con un linguaggio comprensibile. Questo volume esce in occasione del suo 70° compleanno e raccoglie parecchi saggi scritti in suo onore. Tra gli autori vi sono filosofi, medici, psicologi, psichiatri, giornalisti e, perfino, teologi. Vi è il contributo, anche, di alcuni accademici non italiani. Questo variegato e ricco spettro di interessi sintetizza al meglio l'itinerario biografico di Umberto Galimberti, ma pure la pertinenza con la quale egli è riuscito a far interagire tra loro filosofia, fenomenologia e psicologia, intessendo, per questo, un'autentica rete scientifica internazionale che conferisce al presente volume un enorme pregio e spessore accademico in quanto eccellente sintesi della filosofia italiana dell'ultimo quarantennio. "Ritorno ad Atene" è la sintesi che meglio esprime ciò che molti hanno imparato dal professore, diventato, adesso, nostro testimone: ad Atene, infatti, si ritorna nello spazio "dove l'uomo abita nelle vicinanze di Dio", nel "metaxy" dove errano i mortali: "per sempre".
Alcuni mesi prima del fatidico crollo mentale e fisico del gennaio 1889, Nietzsche inizia a raccontare la storia di Gesù di Nazareth nell'Anticristo, mentre, quasi contemporaneamente, progetta il suo autoritratto narrativo in Ecce Homo. Le trasformazioni in atto in questi ultimi testi così criptici sono sempre state analizzate dalla critica alla luce della pazzia incipiente. In questo libro Heinrich Detering legge invece le ultime opere nietzscheane secondo una via interpretativa di matrice narratologica e non solo filosofica, esplorando nuovi spazi per la discussione di alcuni dei testi più suggestivi e meno esplorati del pensatore tedesco.
Il secolo scorso ci ha abituati a credere che il mondo sia una nostra costruzione, una specie di "allucinazione collettiva", mediata tramite la storia dello sviluppo culturale dell'umanità. Inserendosi in un dibattito inaugurato in Italia da Maurizio Ferraris. Markus Gabriel uno fra i più brillanti filosofi dell'ultima generazione apparsi sulla scena internazionale argomenta contro questo orientamento in favore di un nuovo realismo, una sorta di ritorno alla verità, in cui i fatti esistono, senza che con ciò si sia fissato fin dal principio in cosa essi consistano.

