
I "valori dimenticati" dell'Occidente provengono dai due grandi cespiti della civiltà europea: la filosofia greco-romana e la religione ebraico-cristiana. In Socrate, Platone, Aristotele e Plotino ritroviamo i concetti di cura dell'anima, assimilazione a Dio, virtù, giustizia, verità, bene e bellezza. Nell'Antico Testamento, nei Vangeli e nei grandi pensatori cristiani come Agostino ritroviamo invece i concetti di persona, amore, rivelazione e salvezza.
Pur atteggiandosi a mero esegeta di Platone, Plotino esamina criticamente tutte le principali posizioni del pensiero antico, in particolare quelle di Aristotele. A ciò si aggiunge la sua familiarità con la cultura di Alessandria, dove fioriva il giudaismo ellenizzante e, al tempo stesso, si sviluppava un tipo di conoscenza scientifica che darà avvio alla scienza moderna. Plotino è divenuto, così, una cerniera tra l'antico, il medievale e il moderno, perfino in pensatori come Schopenhauer, che a stento ne conoscono il nome. Quella di Plotino è una filosofia che ci permette inoltre di far fronte alle sfide dell'età tecnologica, cercandovi i mezzi necessari, ma con la coscienza che essi non bastano a raggiungere il fine ultimo.
"Chi comincia a fare filosofia partendo da Platone - scrive Szlezák -può essere certo di avere imboccato la strada giusta." Fin dalle prima pagine, Thomas Alexander Szlezák con esemplare chiarezza introduce il lettore a un modo nuovo di leggere Platone che, rovesciando nettamente gli schemi e i canoni tradizionali, riguadagna il senso che il Maestro dava alla scrittura, rispetto all'oralità, come mezzo di comunicazione del sapere. In tal modo si perviene a comprendere la dimensione storica di Platone e a recuperare la straordinaria vitalità dei suoi scritti, la freschezza dei suoi drammi filosofici, l'efficacia attuale dei suoi messaggi.
Ma perché, se tutti riconoscono che il gioco è un fattore essenziale della vita, molti non sanno giocare? Eppure, è proprio l'inevitabile tragicità della vita a costringerci ad aprire un varco verso il divertimento. Ci sono casi di pensatori che non sanno giocare ma danno un grande peso al gioco. Non basta allora dire che il gioco è un punto di riferimento costante del pensiero contemporaneo, da Nietzsche a Wittgenstein, da Heidegger a Freud, perché occorre vedere come ciascuno sappia giocare nel suo pensiero e, a nostra volta, saper giocare con il nostro.
La montagna in tutti i suoi molteplici aspetti, esaminata da una prospettiva filosofica. Per Tomatis, professore di Ermeneutica filosofica, l'ambiente montano aiuta a comprendere e a risolvere le questioni centrali della vita umana perché sulle vette tutto riesce a essere colto compiutamente, con profondità e con partecipe distacco come in una prospettiva dall'alto. Attraverso le proprie esperienze, l'autore elabora un pensiero che ritrova una dimensione di libertà e di pace, in grado di porre in dialogo anche le differenti culture della Terra, perché, come ebbe a dire un alpinista d'altri tempi: "La montagna è dei buoni." Chiuso il libro, al lettore parrà d'aver raggiunto veramente alcune tappe di un percorso spirituale.
La filosofia di Nietzsche, spesso oggetto di letture improprie e talvolta devianti o limitative, è al centro di questo illuminante saggio di Vattimo. A suo avviso, il problema principale posto dal filosofo tedesco è quello della necessaria allegoricità e profeticità del pensiero. Analizzando la strumentalizzazione delle dottrine di Nietzsche a opera delle teorie nazionalsocialiste, Vattimo mette in luce, oltre ai punti di forza, anche le debolezze di un pensiero tutto incentrato sul tema della liberazione. Un'interpretazione di un classico che si offre anche come un'importante riflessione sull'attuale fase della ricerca filosofica.
Già cara a Dioniso, e insignita assai presto di un valore simbolico anche dalla ragione filosofica, tale bevanda consente una profonda riconsiderazione del rapporto tra vita e pensiero, vizio e virtù, ragione e passione, misura e dismisura. Ciò cui si allude, nel contesto di una analisi e rigorosa e aneddotica, è un'altra immagine della filosofia in quanto tale. E proprio a partire dal vino. Dalla condanna più radicale al più sincero entusiasmo, da un interesse più scientifico a un non meno frequente e radicale investimento simbolico, diversi sono stati gli atteggiamenti nei confronti della sua potenza seduttiva.
Modernissimo nella sua ansia di conciliare la propria filosofia di vita con la pratica quotidiana di un'esistenza di uomo pubblico in anni difficili e inquieti della Roma imperiale (I secolo d.C., con i regni di Caligola, Claudio, Nerone), Seneca non è soltanto il più grande filosofo latino, ma è tuttora uno dei più letti e amati perché il suo pensiero si rivolge, come pochi altri, agli uomini e alle donne di oggi, esprimendo i problemi, le angosce, le incertezze del mondo contemporaneo. La sua non è una filosofia astratta, teorica, ma una scienza di vita, una scuola di saggezza per aiutare a raggiungere equilibrio e felicità: penetrante analisi della psiche umana da cui si trae un'autentica cura dei mali dell'anima.
Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1968, ha anticipato problematiche centrali della fase attuale della forma capitalistica in cui la comunicazione si presenta come il fattore costitutivo della produzione e il cosiddetto "lavoro immateriale" come la principale risorsa. Lo stesso consumo è fondamentalmente consumo di comunicazione. Ciò che l'autore definisce produzione linguistica, lavoro linguistico, capitale linguistico, considerandone i rapporti di omologia con la produzione materiale, risulta oggi fattore fondamentale della riproduzione sociale. Risultano così introducibili nel campo del linguaggio nozioni e strumenti concettuali formatisi altrove come quelli di consumo, lavoro, capitale, mercato.
Questi frammenti catturano il lettore e lo trascinano in un universo personalissimo, affollato di rimandi letterari e filosofici, di immagini lunghe un solo verso, di incanti improvvisi e altrettanto fugaci innamoramenti, di parole e di suoni, di lirismo e ironia in un continuo e apparentemente inesauribile vortice musicale. La lettura di Nietzsche è un'esperienza di immersione totale: la musicalità dei versi, l'evocazione continua di suoni, personaggi, il fascino di un mondo incantato e cristallizzato in un'immagine di nervosa armonia fanno di questo poema sull'ambiguità dell'esistere e su coloro che hanno tragicamente pensato tale ambiguità, un unicum nel panorama culturale italiano.

