
L’invettiva di uno scienziato che si sente fuori dal coro
«Ogni ingerenza dottrinaria mette in pericolo la democrazia. Si possono tollerare gli insegnamenti di religione nelle scuole? Si possono tollerare le manifestazioni di liberalismo senza freni che avvelenano il mercato? Si può tollerare che il potere politico sia occupato da esponenti di partito privi di competenze adeguate? Non siamo arrivati forse a una produzione mediatica di consenso che conserva l’ignoranza e l’incultura come garanzie di subordinazione? Lo stato ha o no l’obbligo di promuovere la libera ricerca scientifica? Basterebbe studiare un po’ di storia per capire la capacità di innovazione positiva che hanno avuto nel mondo le scienze contemporanee e per capire come il livello di benessere che contraddistingue i paesi sviluppati dipenda dal loro essere scientificamente attivi. Se molta gente non si accorge nemmeno di essere in un sistema in cui l’acqua si preleva dal rubinetto di casa e non da un pozzo; e la luce si ottiene premendo un bottone; e il mal di testa scompare con una pillola, allora bisognerà rivedere che cos’è diventata la coscienza del mondo in questa parte della Terra».
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Parte prima: Prologo Chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo? Recriminazioni autoironiche - 1. I guasti cominciano dalle parole - 2. La corruzione simbolica della realtà - 3. L’ingerenza dottrinaria della chiesa - 4. «O si pensa o si crede» - 5. Laicità, solitudine e morte - 6. Sulla travagliata storia della razionalità (semplificando q.b.) - 7. Educare «etsi deus non daretur» - 8. Contro la cultura dominante - 9. Qualunquismo mescolato ad autocannibalismo sociale - 10. L’inesorabile affermazione del «qualunquismo tacito» - 11. È possibile una democrazia senza competenze? - Epilogo - Parte seconda I TESTI: Sui rapporti tra religione, scienza ed etica - Sull’uso improprio del linguaggio proposizionale e sul superamento del senso comune - Sulla centralità del pensiero induttivo nella formazione delle idee - Bibliografia - Ringraziamenti
Nella lunga crisi della grande filosofia seguita alla fine del sistema hegeliano, Heidegger ci ha restituito il senso di cosa significhi pensare in grande stile. Non solo per la grandezza e lo spessore della sua opera, venuta alla luce in tutta la sua imponenza. Non solo per l'acuta sensibilità che Heidegger ha mostrato nei confronti dei problemi fondamentali della nostra epoca: il venir meno della coscienza religiosa, la crisi dei valori tradizionali e la sfiducia nei confronti di una ragione solo strumentale, la fine dell'assoluto sulla terra e il chiudersi dell'orizzonte epocale della tecnica. Ma anche e soprattutto per il fatto che, con una radicalità che nessun altro dopo Hegel aveva osato, Heidegger ha saputo ripensare nel suo insieme l'accadere della filosofia occidentale, riproponendo come problema filosofico la questione dei fondamenti dell'epoca presente e della sua connessione essenziale con il pensiero greco. In quest'orizzonte, la presenza di Aristotele nel pensiero heideggeriano non è circoscrivibile nelle forme di una semplice interpretazione. Essa è piuttosto una presenza generalizzata che pervade tutta l'opera di Heidegger e che si configura nei termini di una forte assimilazione e di un confronto mediante cui il filosofo tedesco si è appropriato dell'ontologia e della filosofia pratica di Aristotele.
In breve
«Sappiamo che cos’è un’idea? No. Sappiamo come può nascere una buona idea? Non direi. Possiamo fare qualcosa per favorire lo sbocciare di nuove idee? Ne dubito»: Boncinelli mostra uno scetticismo provocatorio ma a leggere il libro di risposte se ne trovano. Il volume tocca vari aspetti, in particolare il rapporto tra sensazioni e idee, tanto caro ai filosofi empiristi inglesi, e aiuta il lettore a porsi domande inusuali: anche questo è un aspetto della creatività. Alberto Oliverio
Quale distanza passa tra una mente innovatrice, un guizzo di ingegno e un progetto fallimentare? Da dove provengono le intuizioni ardite, le idee ispirate, le fantasie più astruse? Questione di genetica, casualità ed esperienze di vita, parola di Edoardo Boncinelli.
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Premessa - Punti interrogativi - Le idee - Come nascono le idee? - Le grandi idee - Commiato - Per approfondire
La prima storia complessiva dell'etica antica, da Omero a Plotino, esauriente come un manuale, ma senza la schematicità del manuale. L'autore parte dall'analisi dei problemi etici espressi nei linguaggi della poesia, della tragedia e della storiografia, per passare poi alla lettura delle maggiori opere del pensiero antico, fornendo di ognuna puntuali introduzioni. Un'attenzione particolare, alla fine di ogni capitolo, è dedicata all'eredità moderna e al significato attuale dei probelmi dell'etica antica, proponendo in modo esplicito un collegamento fra ricostruzione storica e discussione teorica contemporanea.
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Premessa – I. Gli inizi e le costanti; II. Il problema dell'«Iliade»: dialettica della morale pre-politica; III. La morale politicizzata: apogeo e crisi; IV. Verso l'interiorizzazione della morale: ventura e sventura dell'anima; V. Conflitto e ricomposizione: il progetto dell'anima e della città in Platone; VI. Ricomposizione senza conflitto: l'etica di Aristotele fra società e natura; VII. Libertà difficili: la passione e il destino; VIII. Il mito del saggio; IX. La fine delle virtù e l'esodo dell'anima; Breve aggiornamento bibliografico 1996; Indice degli autori e dei luoghi citati
È possibile abitare il mondo senza fughe in un’improbabile trascendenza, e senza deliri d’onnipotenza? La fortezza, la temperanza, il coraggio, in breve tutte quelle che un tempo si chiamavano virtù, esistono ancora? Sembrano dimenticate. Ma in una società mobile, complessa, frammentata, in un mondo dove orientarsi non è facile, si sente il bisogno di darsi un’identità, d’instaurare rapporti giusti e fecondi con gli altri, si sente il bisogno di concedere e ricevere fiducia. Per questo le virtù riaffiorano e, anche quando il bisogno non è dichiarato, se ne sente tuttavia la mancanza.
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I. Vita mortale, morte immortale - II. Cura di sé ed estetica dell’esistenza - III. La pratica delle virtù nel tempo presente - IV. Virtù personali, destini comuni - Note
Remotti indirizza questo libro esplicitamente al papa. Spiega e argomenta perché il relativismo culturale, presente nello stesso cristianesimo, sia preferibile a ogni tipo di approccio dogmatico. In particolar modo quando sono in ballo i cosiddetti temi etici, dai quali dipende la qualità della convivenza ma anche della nostra stessa vita.
Corrado Augias, “il Venerdì di Repubblica”
Non so quante lettere ricevano il Papa e i suoi collaboratori. Di certo, non molte coraggiose e decise come questa che Francesco Remotti indirizza al Pontefice. L’antropologo propone una profonda riflessione sull’idea di natura che caratterizza molti discorsi di Benedetto XVI, ma soprattutto sulla quantità di cultura che impregna le nostre umane esistenze. Marco Aime, “La Stampa”
Per la Chiesa cattolica la natura umana è una, stabile e permanente. Ma esiste una norma e chi la stabilisce? Francesco Remotti affronta e discute una concezione univoca, rocciosa, imperiosa dell’essere uomini.
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Lettera al Papa (parte prima) - Parte prima: Stabilità 1. Un’aspirazione condivisa - 2. Il potere dei costumi - 3. Chi si accontenta del relativo... - 4. ...e chi vuole l’assoluto - 5. In nome della naturalità - Parte seconda: Forme di famiglia - 6. Avrai un’unica famiglia - 7. Tante famiglie, ma una soprattutto - 8. Somiglianze di famiglia - 9. Quanti coniugi? - 10. Ma la famiglia dov’è? - Parte terza: Chi contro natura? 11. Una saggezza perduta - 12. Un’altra natura - 13. Al di là della natura e della cultura - Lettera al Papa (parte seconda) - Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi
In che modo si può contrastare la crescente indistinzione con cui i media mescolano realtà e spettacolo, fatti reali e simulazioni elettroniche?
Pietro Montani dimostra che è possibile farlo solo attraverso un confronto critico tra i diversi formati tecnici dell'immagine e i differenti linguaggi della comunicazione audiovisiva. Un confronto 'intermediale', dunque, di cui il cinema contemporaneo ci offre gli esempi più convincenti.
Cosa significa far finta? Esistono davvero Anna Karenina e Gatto Silvestro? Una guida alla finzione, come concetto e come pratica. Un'indagine sul far finta e i suoi oggetti e su chi fa finta per piacere o per mestiere.
Ogni volume di questa collana costituisce un ampio capitolo di storia della filosofia, dedicato a un autore o a una corrente di pensiero. Le singole Introduzioni offrono gli strumenti critici essenziali per intendere l'opera dei filosofi alla luce delle più recenti prospettive storiografiche.
Benessere, capacità, diritti, pluralismo e giustizia globale. Una guida alla filosofia politica contemporanea, in questa edizione con un nuovo approfondimento sulla legittimità e l'autorità delle istituzioni internazionali.
«Indagare l'origine del linguaggio in un'ottica evoluzionistica significa analizzare l'avvento delle capacità verbali nei termini delle abilità, più semplici e di base, già presenti in altri animali o nelle altre specie di ominidi che hanno segnato il percorso evolutivo dell'Homo sapiens.»
Francesco Ferretti spiega perché le teorie di Darwin applicate alla filosofia del linguaggio sono l'unica via per comprendere natura e origine del nostro parlare.
«Questo libro nasce da un'idea semplice, condivisa da molti: Norberto Bobbio manca alla cultura e alla vita civile del nostro presente. Manca la sua proverbiale chiarezza, che non è soltanto uno stile, una dote di nitore nella scrittura: è un modo di pensare, di affrontare i problemi andandovi al cuore, superando equivoci e confusioni, involontarie o interessate. Tuttavia – anche questa è un'idea condivisa – l'opera sterminata che Bobbio ci ha lasciato è in grado, per la sua misura 'classica', di offrire orientamenti per la comprensione della nostra realtà, in parte già mutata rispetto al tempo, anzi ai diversi tempi, in cui è stata elaborata.»
Michelangelo Bovero muove da queste considerazioni per riflettere su molte grandi questioni del nostro tempo insieme ad altri studiosi partecipanti a un convegno internazionale in occasione del centenario della nascita di Norberto Bobbio. In discussione sono le condizioni presenti della democrazia, dei diritti umani, della pace; il destino del diritto, dello stato di diritto e della Costituzione in tempi di globalizzazione; le sorti delle grandi correnti politiche del Novecento, come il liberalismo e il socialismo, e il rapporto tra politica e cultura nel nuovo secolo.

