
La violenza ha sempre svolto un ruolo importante negli affari umani. In questo breve saggio la Arendt dà ragione della sua affermazione ripercorrendo i fatti della nostra storia recente: dal Black Power americano alle manifestazioni studentesche degli anni Sessanta. Il rapporto fra violenza, potere, forza e autorità; i limiti della violenza; la differenza tra violenza collettiva e individuale; le sue cause e le sue origini. Questi sono solo alcuni degli argomenti trattati. Una radiografia del fenomeno in tutte le sue espressioni, variazioni e implicazioni, alla quale non mancano il tono di una passione politica e morale.
Cos'è la noia? È sempre stata vissuta allo stesso modo? Sono queste le domande a cui Svendsen cerca di dare risposta, ricorrendo alla filosofia, alla letteratura, al cinema e persino alla musica rock. Dalla noia contingente, caratteristica dell'esistenza umana, alla noia esistenziale, tipica della condizione moderna, l'autore traccia un percorso storico dall'accidia medievale alla malinconia rinascimentale, fino ad arrivare al tedio esistenziale della metà dell'Ottocento e alla paranoia.
Una delle massime aspirazioni dell'essere umano è quella di ottenere il rispetto e il successo sociale. E, corrispettivamente, una delle maggiori angosce è quella di perdere tale rispetto, di diventare dei perdenti agli occhi dei più. L'autore si interroga sulla provenienza di queste ansie e dei metodi per contrastarle. Facendo appello alla psicologia e alla storia, alla filosofia e all'economia, illustra i modi in cui sia i singoli individui sia i gruppi si sono nel tempo confrontati con queste ansie. Scopriamo così che l'ansia da status è un sentimento che accompagna l'uomo da sempre.
Da una fortunata rubrica de "Il Sole 24Ore" alle librerie italiane. Massarenti ripete che la sua è un'operazione che vorrebbe "sgonfiare" i concetti un po' tronfi (e incomprensibili) dei filosofi di professione. Ecco quindi una raccolta di voci che, tratte da temi, eventi, figure dall'esperienza quotidiana più minuta o da singoli fatti politici e declinate in senso morale, sono in grado di comporre un ideale dizionario filosofico a partire dalla realtà quotidiana; una ridefinizione attenta di grandi idee morali e sociali (la felicità, la libertà, la ricchezza), che raccolte in un unico volume, e affidate alla coscienza e intelligenza del lettore, compongono un manuale per ragionare più lucidamente e quindi vivere un po' meglio.
"I princìpi primi, gli assiomi, le regole di calcolo, le procedure di formalizzazione, le proposizioni e i loro legami sintattici, tutto ciò che, in breve, costituisce il contenuto e le strutture delle scienze obbiettive, presuppongono gli uomini esistenti (scienziati e no) coi loro bisogni materiali, con le loro necessità di ordinata convivenza, con le loro aspirazioni alla chiarezza e alla comprensione razionale. Non c'è scienza senza coscienza e non c'è coscienza senza l'essere dell'uomo al mondo".
"La resistenza alla legge del tempo, l'isolamento dalla relazione o l'inserimento in questa in modo da renderla ulteriormente impossibile sono le forme diverse di presentazione del male, la cui possibilità è interamente racchiusa nell'ambito della relazione esistenziale. In fondo, quello che si dice male è l'errore sotto il profilo etico e l'errore, sia etico che gnoseologico ed estetico, è sopraffazione della relazione da parte di un termine della relazione stessa, è la superaffermazione solitaria di un termine della relazione che annulla la relazione. Errare è deviare, uscire dall'ordine e dalla coerenza relazionale".
La condizione dell'uomo della società postmoderna è segnata da alcuni elementi di fondo: ripiegamento su di sé e su quel che, per sé, nel presente si può ottenere; atteggiamento di semplice spettatore nei confronti del male del mondo; crisi dell'idea di doveri assoluti verso se stessi e verso gli altri; riduzione dell'altruismo a gesto sporadico e non impegnativo; precarizzazione e frammentazione delle condizioni di esistenza e di lavoro e conseguente difficoltà di definire momenti comuni di lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze esistenti; attenuazione o blocco della coscienza critica per effetto dell'azione dei mezzi di comunicazione di massa orientati da ben determinate forze economiche e sociali; progressivo venir meno delle tutele e garanzie dello Stato sociale ecc. In questa stessa società si affacciano, tuttavia, processi e movimenti, sia teorici che pratici, in controtendenza rispetto al carattere dominante dell'epoca: una certa ripresa dell'impegno politico o, in ogni caso, di interesse per le questioni pubbliche, movimenti ecologisti e animalisti, crescita del volontariato, iniziative dell'economia solidale ecc. Essi ripropongono, in particolare, il tema della responsabilità dell'uomo verso l'altro, intendendosi, questa volta, per "altro", non solo l'altro uomo, ma anche - e si tratta di un mutamento epocale dal punto di vista etico - il mondo naturale non umano.
La modernità va verso la fine. Nel postmoderno sembra riaprirsi la dimensione etica e religiosa della coscienza in cui la secolarizzazione non è l'ultima parola, mentre muta il rilievo assegnato al fatto religioso nell'odierno contesto culturale. Le questioni sulla presenza delle religioni nel mondo contemporaneo e sulla possibilità di una teologia volta verso la politica, restano centrali in specie dopo i recenti sviluppi del pensiero laico, in cui alla filosofia si chiede di riappropriarsi dello stimolo proveniente dalle dottrine salvifiche. Tali problematiche esigono di riaprire la domanda sulla verità: di fronte alla presenza del fondamentalismo religioso, è ancora legittimo parlare di verità della religione? È difendibile il teismo dinanzi al dominante naturalismo?
Che cosa è la verità? Attraverso il confronto teorico con alcune delle principali declinazioni contemporanee di questo concetto, emerge un'idea di verità non come rispecchiamento di una fantomatica realtà in sé, ma come compito, ideale regolativo che orienta i nostri sforzi conoscitivi volti alla conquista di piani sempre più ampi e comprensivi di oggettività per mezzo di un'incessante unificazione razionale dell'esperienza. La concezione della razionalità, in cui questa nozione di verità s'inquadra, contesta la contrapposizione heideggeriana fra pensiero (filosofico) e ragione (scientifica) e assottiglia la tradizionale distinzione fra scienze umane e scienze naturali. Poiché esclude ogni forma di fondazionalismo che facilmente degenera nel fondamentalismo, il saggio tocca il tema dei legami tra ricerca del sapere e società democratica e le ragioni che militano in favore della più ampia libertà di opinione e del pluralismo delle idee e dell'informazione.
Sotto il titolo di "Storia critica delle idee" è proposto in traduzione italiana un ciclo unitario di lezioni tenute da Husserl al termine dell'anno 1923 presso l'Università di Freiburg. Ciò che lo rende prezioso e che ne fa anzi un caso unico nell'insieme della produzione di Husserl, è l'andamento storico-filosofico della riflessione. I temi fenomenologici vengono qui fatti emergere in una considerazione critica delle tappe fondamentali della storia della filosofia europea - da Platone e dalla filosofia greca in genere fino a Leibniz e a Kant attraverso Descartes e l'empirismo inglese. Questo orientamento storico agevola certamente la comprensione perché rende esplicita la portata critico-polemica di ciascuna problematica, radicandola solidamente all'interno di luoghi ben noti della riflessione filosofica che vengono sollecitati secondo nuove direzioni interpretative. Nello stesso tempo, valutazioni e giudizi sul passato filosofico si ribaltano sul modo di intendere la fenomenologia, suggerendo prospettive interpretative inusuali. Ciò vale in particolare per l'ampiezza del dibattito sull'empirismo inglese, che mostra un'incidenza, non solo come obiettivo polemico, ma anche sul piano della formazione delle tematiche fondamentali, spesso trascurata dalla critica corrente.
"Questo volume raccoglie le ricerche, che ho condotte con prospettiva unitaria, anche se in occasioni diverse, intorno ai problemi della responsabilità e della comunità umana. Il nesso tra i due problemi è assai stretto. La responsabilità è sempre e soltanto individuale, ma il suo orizzonte operativo è sempre e soltanto la relazione sociale. Reciprocamente, la relazione sociale è concreta e positiva solo come limite di possibilità delle responsabilità individuali. L'appello alla responsabilità conta tra le esigenze più urgenti della età contemporanea ed emerge fondamentalmente a tre distinti livelli: metafisico, scientifico e politico." (l'autore). Premessa di Giuseppe Cantillo.

