
In questo secondo volume dell'Archivio Arendt sono raccolti diciassette saggi, contemporanei agli anni della grande riflessione arendtiana sul totalitarismo. Dall'indice: Gli intellettuali e la religione; Le tecniche delle scienze sociali e lo studio dei campi di sterminio; I postumi del dominio nazista: reportage dalla Germania; Le uova alzano la voce; A tavola con Hitler; Umanità e terrore; Comprensione e politica; La natura del totalitarismo; Heidegger la volpe; Comprendere il comunismo; Religione e politica; Gli ex comunisti; Una replica a Eric Voegelin; Sogno e incubo; L'Europa e la bomba atomica; La minaccia del conformismo; L'interesse per la politica nel recente pensiero filosofico europeo.
Un esercizio della filosofia attraverso l'esposizione e la meditazione di alcune sue grandi parole. Il ripensarle oggi mostra come la loro vita e la loro fecondità sopravvivano all'esaurimento e alla dissoluzione dei sistemi. Nel riproporre alcune grandi parole della filosofia, il libro intende offrire materiali per pensare e soprattutto l'occasione per rielaborare la ricchezza semantica e simbolica della tradizione. Il testo costruito nella forma di un lessico filosofico - per coppie oppositive o complementari lavora sulle parole: è esercizio teorico e insieme recupero e meditazione di parole antiche di cui vale la pena accertare se è possibile usarle ancora, reimpiantandole nel presente e dando luogo a nuove germinazioni di pensiero.
La vita e il pensiero di Karl Löwith, uno dei maggiori filosofi tedeschi che attraversò le grandi vicende politiche e intellettuali del Novecento. Attingendo a una serie di documenti inediti, l'autore ripercorre la vicenda löwithiana in una narrazione in cui la ricostruzione biografica si intreccia con le vicende filosofiche e politiche del secolo. Vissuto fra l'Italia, il Giappone e gli Stati Uniti, dopo aver lasciato la Germania nel 1934 a causa delle persecuzioni razziali, Löwith consente una lettura in filigrana di gran parte della filosofia europea del Novecento, con il suo carico di interrogativi sul posto dell'uomo nella natura, sul senso della filosofia e sulle sue responsabilità verso il male che ha lacerato questo secolo.
Il volume raccoglie nove saggi pubblicati tra il 1999 e il 2001. Habermas analizza i temi dell'attualità politica nelle prospettive metodologiche e normative della ragione comunicativa. I vari "passaggi" - i processi di trasformazione politica e culturale - vengono descritti nella prospettiva realistica dell'osservatore che smaschera con disincanto i condizionamenti empirici e sociologici della democrazia; nella prospettiva etico-culturale del cittadino tedesco ed europeo che s'interroga sulle responsabilità del passato nazista e sulle possibilità del federalismo continentale; nella prospettiva etico-religiosa di chi sottolinea l'implicazione reciproca tra l'idea illuministica di tolleranza e l'eredità biblica dell'Alleanza.
Questo libro polemizza con quanti sostengono che le trasformazioni e i conflitti del mondo contemporaneo nascono da processi di adattamento o opposizione alla modernità occidentale. Così facendo, la prospettiva resta sempre e solo quella dell'Occidente. Lo sguardo va invece spostato sui processi di ibridazione: tra culture, tra passato e presente, tra ideologie. La tesi del libro è che il concetto di globalizzazione metta in luce tutt'al più gli aspetti dell'unificazione economico-finanziaria e tecnica del mondo contemporaneo, ma sfugga alle questioni di fondo: che sono poi quelle dei rapporti tra le diverse culture, della loro coesistenza insieme necessaria e conflittuale.
Attualmente docente di filosofia politica all'Università di Pavia, Ian Carter traccia un'analisi filosofica del diritto di ogni individuo all'eguale libertà. Un diritto fondamentale capace da solo di motivare politiche sia più libertarie sia più egualitarie di quelle sostenute in genere dai progressisti liberali di oggi. Il libro è diviso in tre parti: la prima dedicata alla libertà, alla concezione liberale del suo valore e al problema della sua misurazione; la seconda dedicata alla struttura dei diritti, ai fondamenti del diritto alla libertà e al nesso con la proprietà privata; la terza dedicata all'interpretazione egualitaria di tale diritto, al rapporto con l'eguaglianza delle risorse e al ruolo della responsabilità morale del singolo.
In questo libro si trovano raccolti e rielaborati nove brevi saggi, scritti nel corso degli ultimi tre anni. Anni in cui la filosofia, e quella politica in particolare, è stata chiamata a confrontarsi con eventi drammatici, quali la guerra, il diritto di intervento, l'idea di democrazia, lo statuto di verità della scienza e l'impatto della tecnica e dell'innovazione. Temi fondamentali, che hanno in comune la tensione tra il piano teorico dell'analisi e le ricadute nella vita pratica. Le riflessioni di Veca si muovono appunto tra questi due piani: procedono nell'analisi filosofica, e quindi logica e consequenziale dei concetti in gioco, ma sono costantemente riportate alla concretezza del vivere e del convivere.
Viviamo in una società satura di diritto, di regole giuridiche dalle provenienze più diverse, imposte da poteri pubblici o da potenze private. Negli ultimi secoli infatti il campo di esercizio del diritto si è via via esteso, inglobando questioni affidate un tempo al governo della religione, dell'etica, del costume, della natura. Il libro di Stefano Rodotà affronta in tutta la sua vastità il tema del diritto in relazione alle scelte etiche, sociali e politiche della società contemporanea, alla pervasività del suo potenziale dominio e, di conseguenza, ai limiti da imporre al suo esercizio.
Questo testo, la cui stesura risale a un periodo compreso tra l'ottobre e il novembre 2001 (Pierre Bourdieu è morto il 23 gennaio 2002) ma su cui lavorava da parecchi anni, è stato concepito durante le lezioni al Collège de France. Bourdieu aveva deciso di tenere il suo ultimo corso sottomettendosi in prima persona, quasi un'ultima sfida, all'esercizio della riflessività, che in tutta la sua vita aveva eretto a uno dei preliminari indispensabili della ricerca scientifica. Bourdieu non costruisce però un'autobiografia, genere che aborriva giudicandolo falso, ma un vero e proprio studio delle costellazioni di gusto, delle pratiche culturali e delle strategie professionali che ne avevano formato la traiettoria sociale.
Il libro nasce da un ciclo di lezioni tenute da Judith Butler all'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte nel 2002 e affronta, con chiarezza e profondità, il tema della relazione tra l'etica e la critica del soggetto. Judith Butler insegna alla University of California, a Berkeley, presso il Dipartimento di Letteratura comparata, ed è Hannah Arendt Professor of Philosophy presso la European Graduate School a Saas-Fee, in Svizzera, dove tiene i corsi estivi. È autrice di numerosi volumi di filosofia e teoria femminista, tradotti in molte lingue.
Il libro, pubblicato in Francia nel 2005, nasce da un ciclo di conferenze tenute da Alain Badiou nel triennio 1998-2001 su invito del Collège international de philosophie e dedicate al ventesimo secolo. Come impostare la riflessione su un secolo che, di volta in volta, viene definito il secolo totalitario, il secolo sovietico, il secolo liberale? Il problema, concettualmente, non è scegliere un tipo di unità obiettiva o storica (l'epopea comunista, o il male radicale, o la democrazia trionfante...), il punto non è ciò che è successo nel secolo, bensì ciò che vi si è pensato. Che cosa viene pensato, dunque, dagli uomini di questo secolo che non sia soltanto la prosecuzione di un pensiero anteriore?
Bernard Williams è considerato uno dei più importanti e originali filosofi degli ultimi cinquant'anni. Largamente riconosciuto come uno dei più autorevoli filosofi morali, cominciò a scrivere diffusamente di temi politici a partire dai primi anni ottanta. I suoi contributi, insieme ai libri sull'etica, hanno avuto e hanno importanti conseguenze per la teoria politica. Questa raccolta di saggi, per la maggior parte inediti e scelti dallo stesso Williams, affronta i problemi chiave del pensiero politico: giustizia, libertà e uguaglianza; natura e significato del liberalismo; tolleranza; potere e paura del potere; democrazia. Uno dei temi conduttori che li animano è che i filosofi politici non possono accontentarsi di discutere le teorie di altri filosofi, ma devono confrontarsi con la realtà della vita politica, un atteggiamento questo che Williams fa proprio intrecciando, in una prosa brillante e iconoclastica, analisi filosofica ed esperienza personale. Williams è convinto che la filosofia debba riconoscere la propria incompletezza, aprendosi ai contributi del sapere storico, sociale e scientifico. La mancanza di purezza è la prima virtù dell'attività filosofica.

