
Il contesto è il quartiere Brancaccio di Palermo, segnato dall'insidia mafiosa, ma oggi reso famoso per la forza di antidoto ivi innescata dalla presenza di un prete silenzioso ma forte, che predica parole evangeliche, prega molto, sfida il male con chiarezza, vive poveramente, sa sorridere di sé e della vita. Ma soprattutto semina speranza. A cominciare dal cuore dei ragazzini. È Padre Pino Puglisi. Il famoso "3 P", come argutamente lo chiamavano i suoi collaboratori. Questo libro è scritto proprio da suor Carolina, che narra la storia di tanti di quei ragazzi. Con i loro nomi e le loro storie.
Il libro espone la vicenda terrena, e altamente spirituale, di Madre Maria Pierina De Micheli, suor Maria Pierina (1890-1945). Originaria di Milano e vissuta tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, suor Maria Pierina si dedicò alla propagazione della devozione del Santo Volto di Gesù. Nel giugno del 1938 la Madonna rivelò a Madre Pierina la medaglia del Santo Volto: nello stesso anno, il fotografo d’arte Giovanni Bruner di Trento fotografò la Sacra Sindone e donò l’immagine al cardinale Ildefonso Schuster, il quale, a sua volta, la donò a Madre Pierina che da questa fece ritrarre la Medaglia del Santo Volto. La religiosa si spense in provincia di Novara il 26 luglio 1945. Credette a Gesù, lo seguì professando i voti religiosi tra le Figlie dell’Immacolata Concezione, visse con Lui una stupenda avventura in cui sentì che Gesù solo è il Tutto che rende vera e degna di essere vissuta la propria vita.
LA VITA DI SUOR MARIA PIERINA, FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI BUENOS AIRES.
AUTORE
Paolo Risso, nato nel 1947 a Costigliole d’Asti, laureato in lettere all’Università di Torino e abilitato in filosofia e storia,è autore di vite di santi e di libri di catechesi,soprattutto diretti alla gioventù.Tra i suoi libri,ricordiamo: La Messa è la mia vita(Cantagalli, Siena 1999-2003); Rolando Rivi, un ragazzo per Gesù (Del Noce, Camposampiero, PD, 2004); Silvio Dissegna. Un ragazzo meraviglioso (LDC, Torino).
Don Giuseppe Puglisi, per tutti Pino, fu ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 nel quartiere palermitano di Brancaccio, dove era nato e cresciuto. L'impegno, il carisma, la vita esemplare fanno sì che "don Puglisi parli ancora alla coscienza del nostro tempo" come scrive il ministro Andrea Riccardi nella prefazione del volume. "Le pagine di questo volume" continua Riccardi, "danno al lettore un ritratto a tutto tondo del parroco di Brancaccio, un uomo pieno di vita, di sogni e di domande, un cristiano vero, un siciliano non autoreferenziale né complessato", una figura che merita di essere compresa ed emergere "in tutta la sua affascinante grandezza".
"Iride" è il racconto della vita e del percorso di fede di Annalisa Minetti, finalista di Miss Italia, cantante vincitrice del Festival di Sanremo, moglie, madre e atleta. Annalisa, nonostante la cecità da cui è affetta, è sempre stata una sportiva e il suo talento e la sua costanza le hanno permesso di qualificarsi e vincere la medaglia di bronzo nei 1500 metri ai Giochi Paralimpici di Londra 2012, bronzo che le è valso il record del mondo nella categoria T12 (non vedenti); un risultato straordinario ottenuto grazie anche all'aiuto di Andrea Giocondi, mezzofondista che prese parte alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, insieme al quale si allena e partecipa alle competizioni. Questo libro - composto da un capitolo per ciascun colore dell'arcobaleno non è quindi solo il racconto di una vita, ma soprattutto di un cammino costante di fede, di un affidarsi che permette di superare gli ostacoli che ci si parano dinanzi e di trasformare le difficoltà in opportunità.
«Io non ho paura». Lo ha detto chiaro, Francesca. Quasi ad alta voce, mentre tirava su la testa. «Raccogliendo le ultime forze», si dice in questi casi con una frase fatta. Invece è vero il contrario. Le forze, per lei, venivano tutte da quella certezza, ripetuta al marito poche ore prima di morire.
«Io non ho paura». Le stesse parole affidate ad un’amica, il giorno prima: «Ogni giorno è servito, perché in ogni giorno ho affidato alla Madonna tutti i miei cari... Il tempo è prezioso. Non ho paura, sono contenta». La stessa certezza che ha plasmato la vita e la morte, la gioia e il dolore, la salute e la malattia. La certezza di Cristo. La fede. La vicenda commovente e al tempo stesso piena di speranza di Francesca Pedrazzini, colpita da una malattia incurabile ma capace di trovare nella fede la risorsa per vivere anche questa prova nella serenità e nell’amore. Accompagnata dalla famiglia, il marito Vincenzo, i figli Cecilia, Carlo, Sofia, e dai molti amici di Comunione e Liberazione, Francesca affronta l’ultimo viaggio come la preparazione a una grande festa. La sua vita e la sua morte diventano così una fortissima testimonianza di fede.
La protagonista è una figura molto significativa per il movimento di Comunione e Liberazione che ne ha accompagnato il cammino di fede e la sua storia è un esempio per chi si trova ad affrontare la malattia propria o altrui.
L'AUTORE
Davide Perillo è il direttore di Tracce, mensile internazionale di Comunione e Liberazione. Nato a Roma quarantasei anni fa, Perillo si è laureato in filosofia alla Cattolica di Milano. Il suo percorso professionale inizia con un master vinto alla scuola di giornalismo della Rizzoli, che lo porta prima alla Gazzetta dello Sport e dopo all’Europeo. Nel ‘95 passa a Sette, settimanale del Corriere della Sera poi trasformato in Magazine, dove successivamente diventa vice caporedattore. Comincia a lavorare a Tracce nel settembre 2007 e ne assume la direzione sei mesi dopo. Ha curato la raccolta di scritti Caro don Giussani: dieci anni di lettere a un padre (Piemme 2006) ed è autore del volume La fede spiegata a mio figlio (Piemme 2007).
Nel tragico periodo precedente la fine del secondo conflitto mondiale, Rolando Rivi, un ragazzo di San Valentino (Castellarano, Reggio Emilia), buono e intelligente, di famiglia contadina, seminarista quattordicenne dalla vocazione precoce, reo unicamente di vestire l’abito sacerdotale e di manifestare con fierezza la sua appartenenza a Gesù e alla Chiesa, viene barbaramente percosso e ucciso in odio alla fede da partigiani comunisti. Di Rolando Rivi è stato riconosciuto il martirio e oggi il seminarista martire è beato. Una storia esemplare e commovente.
Il volume è arricchito da lettere e documenti del padre e dagli Atti del processo, inoltre il libro è interessante perché offre spunti di riflessione su un periodo storico italiano – la Resistenza – che necessita di ulteriori approfondimenti.
L'AUTORE
Paola Giovetti, curatrice del volume, è nata a Firenze ma risiede a Modena. Laureata in lettere presso l’Università di Bologna, da molti anni si dedica alla ricerca nel campo della psicologia e dei fenomeni mistici. Scrive su giornali e riviste. Ha pubblicato presso le Edizioni San Paolo i seguenti libri: Teresa Neumann; Santa Rita da Cascia; Madri e mistiche: Anna Maria Taigi ed Elisabetta Canori Mora; Santa Clelia Barbieri; Le apparizioni della Vergine Maria; I fenomeni del paranormale; La monaca e il poeta: Anna Katharina Emmerick e Clemens Brentano.
"In queste pagine vediamo don Timoteo Giaccardo, fedelissimo del fondatore della Società San Paolo, impegnato in missioni complesse e difficili, che fanno di lui un 'maestro', un costruttore, un economo, ma soprattutto un interprete del geniale e coraggioso "apostolo" dell'evangelizzazione attraverso gli strumenti della comunicazione sociale: don Alberione diceva di fidarsi più di Giaccardo che di se stesso. L'immagine del beato, che viene qui ricostruita con amore, riporta certo i membri della famiglia paolina all'autenticità del loro carisma e alle originarie finalità della loro missione. Ma assume un valore più ampio, in un momento storico in cui si avverte particolarmente urgente il bisogno di uomini di Dio, di formatori di coscienze: ossia di 'profeti obbedienti'." (Giulio Nicolini)
Anche la Famiglia Paolina ha una storia di promesse e di avvenimenti compiuti da Dio; una storia che ci radica in un passato e che ci garantisce un presente e un futuro, a condizione di esserne consapevoli e di accettarla in tutte le sue implicazioni. Questa storia fa capo al beato don Giacomo Alberione e si snoda con altri anelli, in generazioni successive: il beato don Timoteo Giaccardo, primo sacerdote della Società San Paolo; i venerabili Maggiorino Vigolungo, aspirante della Società San Paolo, e Andrea Borello, discepolo del Divin Maestro; la venerabile suor Tecla Merlo, Superiora e prima Maestra delle Figlie di san Paolo; la venerabile Madre Scolastica Rivata, prima Superiora delle Pie Discepole del Divin Maestro; il venerabile can. Francesco Chiesa, direttore spirituale di don Alberione e formatore di anime. A questi possiamo ora aggiungere il servo di Dio don Bernardo Antonini, membro dell'Istituto "Gesù Sacerdote", il cui processo diocesano per la beatificazione e canonizzazione è stato concluso a livello diocesano. Questa corona di germogli, cresciuti attorno alla figura del beato Alberione, come i patriarchi ebrei attorno alla figura di Abramo, sono testimoni della presenza operante di Dio e della sua perenne provvidenza, modelli di vita e segni profetici di ciò che Dio vuole continuare a realizzare nel terzo millennio.
"Fratel Ettore è un guerriero dall'armatura luccicante, parte lancia in resta per combattere orripilanti draghi a tre teste che nessun guerriero, per quanto valoroso, vorrebbe mai affrontare. Lui mi difende da mille streghe cattive, non si lascia impressionare dai mulini a vento e insegna anche a me a non lasciarmi destabilizzare, ma è una scuola difficile..." Così esordisce suor Teresa Martino nel raccontare la vicenda del suo incontro con un grande profeta dei poveri, che è stato anche un vero mistico, benché la sua statura nella carità abbia talvolta offuscato la profondità spirituale della sua esistenza. Il testo di suor Teresa - un tempo attrice di teatro -, la donna che oggi ha raccolto l'eredità delle comunità fondate da fratel Ettore, ci svela un volto intimo della vicenda del Camilliano che ospitava i più poveri alla Stazione Centrale di Milano. Attraverso uno stile che ricorda talvolta quello dei Fioretti di san Francesco, siamo introdotti nel mistero della vocazione d'amore per i deboli e di quella che, spesso, appare veramente come la "Commedia degli Ultimi". La vita di fratel Ettore, profeta dei poveri.
A trent'anni, con un figlio in arrivo, Filippo, animatore all'oratorio, e Anna, la sua giovane moglie, si trovano di fronte a una notizia che li sconvolge: a lui è diagnosticata una malattia che in breve tempo cambierà la vita di entrambi. Il sacerdote dell'oratorio, don Fabrizio, gli amici, la famiglia si stringono attorno alla coppia: ne nascerà la scoperta di un'avventura spirituale semplice e insieme profondissima, scandita dalla vicinanza, dai ricordi e da una serie di sms che diventeranno un vero e proprio refrain, nella conquista della serenità, attraverso la comprensione del mistero della vita e del dono dell'amore. Una vicenda non solo personale, ma di comunità; una grande testimonianza per il nostro tempo.
"Sorpresa e ammirazione sono i primi sentimenti provati di fronte a questa biografia del Beato Carlo Liviero che presenta un uomo di Dio vissuto quasi un secolo fa ma sempre attuale e, dunque, efficace interprete della nostra situazione storica, tanto da poterlo identificare senza incertezze come il 'pastore che ha l'odore delle pecore'. Uomo della carità e della solidarietà, egli sa che 'nel cuore di Dio c'è un posto preferenziale per i poveri, per cui l'imperativo di ascoltare il loro grido si fa carne in lui e si lascia commuovere nel più intimo dall'altrui dolore'. Evangelizzatore instancabile, insuperabile predicatore, trascinatore di anime verso Cristo, battistrada autentico e genuino della vita cristiana, 'fedele al modello del Maestro, egli annuncia il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paure'. Davvero un cristiano, un sacerdote e un vescovo dei nostri giorni". (Madre Maria Imelda Rizzato superiora generale Piccole ancelle del Sacro Cuore)
"Un grande parroco veneziano: è, forse, questa la definizione e la sintesi più felice e adatta per la figura di Luigi Caburlotto che la Chiesa indica a tutti come 'beato'. Appassionato predicatore, ispirato sempre dalle Scritture, seppe farsi 'ascoltare e capire da ogni categoria di persone, parlando il linguaggio semplice della fede e della carità'. Nella Venezia e nel Veneto dell'Ottocento, Caburlotto visse tempi assai tumultuosi e travagliati, avendo da subito quella brillante intuizione che divenne instancabile priorità d'impegno pastorale: avere cura della gioventù, soprattutto di quella più povera e abbandonata, rispondendo, con modalità differenti e appropriate, alle molte urgenze e sfide di carattere educativo che quell'ambiente e quel tempo ponevano in modo assai evidente. Il testo di Domenico Agasso offre l'opportunità di riassaporare l'intera avventura educativa di don Luigi Caburlotto: l'attività frenetica e generosa, le conquiste e le gioie, le fatiche e le difficoltà che si trovò ad affrontare, lo slancio inarrestabile e coraggioso del carisma (fondò la congregazione delle suore Figlie di san Giuseppe) e anche le raffinate 'perle' di saggezza educativa che rendono la sua figura di straordinario significato anche per la società e la comunità ecclesiale del terzo millennio." (Francesco Moraglia, patriarca di Venezia)