
"La mano fece di nuovo cenno a me. Entrai. Sopra alla barba bianca due occhi luminosi. Quando uscii la mia vita non era cambiata: avrebbe solo cambiato direzione, ma io non lo sapevo ancora. Che direzione stava prendendo la mia vita quando, solo per accompagnare alcune persone, quegli occhi luminosi mi guardarono? Quegli occhi mi dissero che c'era un mondo dello spirito che non inquietava, ma dava pace; che non spaventava, ma dava coraggio. Non era il mondo degli spiriti, ma dello Spirito." (M. Giuliani)
Oltre 1.500 pensieri tratti dagli scritti di Don Bosco, in ordine alfabetico di argomento: vi traspaiono le lucide intuizioni con cui il Santo tracciò il suo geniale sistema educativo e le norme semplici di vita cristiana.
C'è chi giocava nel Manchester United e chi correva nella nazionale di atletica leggera, chi era un asso del baseball Usa e chi non aveva rivali nei tuffi dalla piattaforma: storie di campioni che hanno abbandonato la carriera per seguire la vocazione religiosa, riscoprendo nei valori dello sport i punti cardinali grazie ai quali orientare la loro nuova vita. Sono raccolte anche testimonianze di chi ha scoperto il professionismo già da religioso e gli interventi di grandi protagonisti del mondo dello sport (Sara Simeoni, David Rudisha, Osvaldo Bagnoli e Davide Ballardini) che hanno conosciuto alcuni dei giovani raccontati nel libro. Ma una voce autorevole nel dialogo tra sport e fede interviene anche nella prefazione di Dino Zoff.
A 14 anni Alexandrina, cresciuta nel villaggio portoghese di Balasar, salta da una finestra pur di sfuggire alla violenza di tre uomini. Una caduta di quattro metri che avrà gravi ripercussioni sul suo fisico, per tutta la vita: paralizzata a letto per oltre trent'anni, senza poter ingerire quasi nulla, si nutrì per gli ultimi tredici della sola eucaristia quotidiana. Rivisse per 182 volte, ogni venerdì, la Passione di Cristo, soffrendo i dolori delle stimmate, della coronazione di spine e della flagellazione. In questa biografia si ripercorre la sua vita di mistica e beata, da ragazza coraggiosa a donna devota, per scoprire il dono del sorriso con cui Alexandrina intendeva difendere la pace nel cuore di ognuno.
Il prete rosso, il prete di strada, il prete new global. Don Andrea Gallo è il fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, un'isola di solidarietà che accoglie persone in difficoltà: tossicodipendenti, ex prostitute, ex ladri, uomini e donne in transito da un sesso all'altro. E diventato celebre quando ha denunciato i fatti della scuola Diaz e di Bolzaneto in occasione del G8 genovese, diventando un'icona del mondo pacifista. Don Gallo, però, è soprattutto un uomo di Chiesa, profondamente convinto di indossare l'abito talare, e altrettanto convinto di poterlo fare in piena libertà di pensiero e di azione. Un prete angelicamente anarchico, che in questo libro rivela il suo punto di vista rivoluzionario su temi complessi come la lotta alla droga, il new globalismo, la politica, e racconta di incontri straordinari con quell'umanità dolente che bussa alla sua porta e con le tante star del mondo dello spettacolo e della politica, da Vasco Rossi a Romano Prodi, che lo amano e lo sostengono da anni. Ciò che ne viene fuori sono i frammenti di un romanzo verista, qualcosa di simile a quel mondo di "storie dignitose e disperate" messo in musica e parole dal suo concittadino Fabrizio De André. Prefazione di Vasco Rossi.
"Un cristiano, membro cioè di un mondo religioso che si appella al soprannaturale, vive da laico quando si muove nell'ambiente naturale; non rinuncia all'aspetto soprannaturale né lo ridimensiona, ma lo vede con gli occhi di chi prescinde dal soprannaturale, per poter interloquire con ogni essere umano, di qualsiasi religione e cultura, e far accogliere con attenzione e rispetto anche le sue proposte, che possono derivare da visuali di carattere soprannaturale ma vengono presentate appunto nella loro dimensione laica" (dal capitolo 4). Al di là del significato corrente del vocabolo, che è abitualmente quello di "ostile alla religione", e anche del significato etimologico - dal greco laos, popolo di Dio - per mons. Bettazzi il termine "laico" acquisisce il senso pieno di "umano". Proprio come Gesù, che essendo "vero Dio" ha voluto essere anche "vero uomo", quale vescovo, col massimo impegno di evangelizzazione cristiana, egli sente di dover essere insieme "laico", ovvero "pienamente umano".