
Luigi Novarese, "l'apostolo dei malati" (san Giovanni Paolo II), è il sacerdote del Novecento che ha intrapreso un cammino che nessuno prima di lui aveva ancora percorso. Ha sostenuto, fin dagli anni Cinquanta, la centralità del malato nell'ambito dell'assistenza medica e lo ha reso evangelizzatore del mondo. E' stato imprenditore della carità, costruttore, fondatore di associazioni religiose e medico della guarigione interiore. Papa Francesco lo ha proclamato beato l'11 maggio 2013. Questa nuova edizione della biografia arricchita di otto capitoli, ne racconta la storia. Novarese è l'ex ammalato che, mettendo a frutto l'esperienza scaturita dal dolore, si è tuffar nell'impresa di indicare agli infermi un cammino di libertà: l'incontro spirituale con la Croce trionfante del Cristo risorto, "scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani (1 Corinzi 1, 23)".
E'un sacerdote del '900 che ha intrapreso un cammino che nessuno prima di lui aveva ancora percorso. Ha sostenuto, fin dagli anni Cinquanta, la centralità del malato nell'ambito dell’assistenza medica e lo ha reso evangelizzatore del mondo. E' stato imprenditore della carità, costruttore, fondatore di associazioni religiose e medico della guarigione interiore. Papa Francesco lo ha proclamato beato l'11 maggio 2013.
Una quinta edizione della biografia aggiornata, ne racconta la storia.
Novarese è l'ex ammalato che, mettendo a frutto l'esperienza scaturita dal dolore, si è tuffato nell'impresa di indicare agli infermi un cammino di libertà: l'incontro spirituale con la Croce trionfante del Cristo risorto, "scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani" (1 Corinzi 1, 23).
Il volume presenta le vite degli eremiti Paolo, Malco e Ilarione che Girolamo ha scritto quasi ripercorrendo, in un progetto unitario, le tappe della diffusione del monachesimo: Egitto, Siria, Palestina.
Le Vite sono opera di ricerca, di formazione, di viaggio.
I protagonisti sono personaggi che,attraverso le asperità e le tortuosità del mondo fisico, compiono un cammino interiore.
I santi asceti descritti non dimostrano di essere irraggiungibili e lontani, ma vicini al pubblico ed alle sue debolezze.
Girolamo permette al lettore di conoscere esempi non impossibili da imitare e in cui riconoscersi, soprattutto per condurre un eguale viaggio spirituale.
È la prima biografia completa di Cornelio Fabro. Esce in occasione del Centenario della sua nascita. Il criterio seguito dall’Autore nella stesura del percorso biografico e culturale del filosofo friulano è cronologico-tematico. Si tratta di una biografia complessa in cui, come dice Fabro: l’elemento biografico ha condizionato e spinto dall’intimo il cammino del pensiero. Le informazioni provengono da note di archivio, da inediti sparsi, e da testimonianze. Il testo è illustrato da fotografie.
L’autore
Rosa Goglia, docente di filosofia, storia e scienze dell’educazione, collabora a diverse riviste, fra le quali «Divus Thomas», «La Via», «Filosofia oggi» e «Sìlarus». Scolara del Fabro e sua collaboratrice (dal 1978 alla morte, nel 1995), ha dedicato al maestro contributi critici in volumi miscellanei (C. Fabro pensatore universale, Frosinone 1996; C. Fabro. Ricordi e Testimonianze, Potenza 1996; Cornelio Fabro e il problema della libertà, Udine 2007) nonché i volumi Cornelio Fabro, filosofo della libertà, Genova 2000, e La novità metafisica in Cornelio Fabro, Venezia 2004.
Il libro presenta la biografia dell'"ultimo degli Asburgo", cioè il beato Carlo I d'Austria e IV d'Ungheria, sia come sovrano sia come santo della Chiesa Cattolica. Uomo dall'elevata vita interiore, nonché padre di famiglia che vedrà nel suo matrimonio non solo un dovere ma un'occasione di santificazione, Carlo d'Asburgo negli anni del suo breve regno è riuscito a esprimere la propria santità personale anche nel difficile ruolo di imperatore e di re. Nel frangente di straordinaria difficoltà costituito dal primo conflitto civile europeo - la Grande Guerra 1914-1918 - Carlo è stato infatti abile condottiero, valoroso soldato nonché attento ascoltatore del magistero dell'allora Papa, Benedetto XV, la cui denuncia del 1917 dell'"inutile strage" è risultata per molti aspetti profetica.
Il volume racconta la vita di Marianna Fontanella - la Beata Maria degli Angeli - , vissuta a Torino dal 1661 al 1717; monaca Carmelitana nel monastero torinese di Santa Cristina, ebbe doni straordinari e le vicende della sua vita si intrecciano con quelle di Casa Savoia. La biografia ripropone la sua testimonianza a quattro secoli dalla sua morte ed è arricchita da documenti inediti frutto della ricerca storiografica dell'autrice.
Chiara, medico e missionaria laica, in una lunga lettera- colloquio a Kikobo – l’amico infermiere – racconta il sogno di un’Africa dove il diritto alla vita, alla salute, all’istruzione, alla pace, siano rispettati e ci mostra un continente unico per la sua capacità di inventare e costruire il proprio futuro. Chiara, “l’angelo con un’ala sola” che ha perso il braccio in un incidente, braccio sostituito proprio da Kikobo e dalla sua motocicletta. Questo libro è quasi un diario, nel quale la missionaria ripercorre le avventure vissute insieme, le sfide contro l’Aids per dimostrare che di questa malattia non si muore, si vive, le battaglie contro la malaria, la denutrizione. Contro “la malattia del sonno”, che uccide ogni anno settecentomila africani, ed è sconfitta con le trappole costruite con la stoffa neroazzurra dell’Internazionale di Milano. Il racconto di uomini e donne che in condizioni di povertà estrema, di malattia e di disagio, riescono a promuovere la loro vita, a ottenere qualificazioni professionali eccellenti, a raggiungere traguardi impossibili.
CHIARA CASTELLANI è medico con una lunga esperienza di missionaria laica. MARIAPIA BONANATE vive a Torino. È condirettore del settimanale nazionale Il nostro tempo e collabora con Famiglia Cristiana. Come giornalista è sempre andata alla ricerca di “buone notizie”, anche nelle situazioni più difficili.
«Tu sei Nedo Fiano, sei ebreo. Vieni con me senza parlare e senza tentare la fuga». È il 6 febbraio 1944 quando un ragazzino di 18 anni, terrorizzato dalla canna di una pistola premuta sul fianco, sente pronunciare queste parole da un poliziotto in borghese. Quel giorno per Fiano ha inizio una discesa agli inferi che lo porterà prima nel carcere fiorentino delle Murate, poi nel Campo di Fossoli e infine ad Auschwitz. In poco più di un anno, Nedo assiste allo sterminio della propria famiglia: il fratello Enzo con la moglie Lilia e il figlio Sergio, Nella, l'amata madre, e infine Olderigo, suo padre, consumato dalle privazioni e dal lavoro forzato nel Lager. Nedo, però, sopravvive. Non solo perché conosce il tedesco, ma perché, nonostante le atrocità e le sofferenze, è capace di aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze e mantenere accesa la luce della speranza. In tempo bui come quelli attuali, in cui il ricordo dell'orrore del fascismo e del nazismo sembra affievolirsi, A5405 è una testimonianza preziosa, un contributo indispensabile affinché «il filo della memoria resti saldo nella storia del mondo per gli uomini che verranno».
Donna, sposa, mamma, santa e catechista, Eurosia Fabris Barban è una figura sempre più presente nella devozione popolare, come esempio di madre impegnata nell’educazione dei gli e dei giovani insieme.
Come scrive padre Gianluigi Pasquale nella Prefazione, Eurosia «sembra aver vissuto in anticipo i quattro “suggerimenti” che papa Francesco, nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, afferma essere l’autentico tracciato che ha reso tali i santi: contemplare Dio perché
ci affascini ancora; riprendere l’entusiasmo di annunciare
il Vangelo di Gesù; gustare l’amicizia con l’eterno Figlio di Dio, riposando nel suo Spirito e, in ne, spendere la propria esistenza per cercare unicamente la gloria di Dio Padre».
In questa biografia, splendidamente scritta da Paolo Rodari, la figura di Eurosia risalta in tutta la sua grandezza e il lettore viene affascinato da una donna capace di parlare a tutti gli uomini e le donne, fedeli e non.
Giunto in Bolivia nel 1975, all’età di 23 anni, come missionario laico, Pietro Gamba abbraccia la causa dei più poveri. Dopo alcuni anni, e dopo aver visto troppi malati morire (specie bambini), decide di fare qualcosa di concreto. Senza aver fatto studi superiori adeguati alla sfida, comincia a studiare medicina e diventa medico. Tornato in Bolivia da dottore, realizza l’ospedale che ancora oggi cura i campesinos ad Anzaldo, nel distretto di Cochabamba, altrimenti destinati a un futuro precario. Da qui numerose vicende spirituali, umane e sociali: sotto la dittatura militare, a contatto con la povertà estrema, nello sforzo di farsi accettare da gente naturalmente diffidente e timorosa di dover patire delusioni e altro sfruttamento.
Lo straniero un po’ “matto” si rivela un uomo che ama con ostinazione e vede lontano, per il bene di tutti.Una storia vera, la storia di una volontà di bene più forte di ogni ostacolo, raccontata con la grinta dell’avventura e con l’entusiasmo dell’opera di chi porta speranza dove c’è desolazione e miseria, ma anche tanta dignità umana.
Prefazione di Stefano Accorsi.
Stringe tra le mani una camicetta papa Francesco e ha gli occhi velati di lacrime: «Il Signore vi dia la grazia di piangere. Piangere su tutta questa ingiustizia, su tutto questo mondo selvaggio e crudele». Ha appena ascoltato, nell’intervista concessa a Valentina Alazraki, la storia di Rocío, una giovane donna uccisa dai narcotrafficanti davanti a suo figlio. Quella camicetta era sua.
Leggendo le storie di donne raccolte in questo volume, sono molti i particolari che si incontrano: una collanina, un velo, un libro di preghiere, i guantini di un neonato. È la capacità unica delle donne di adornare la vita di tenerezza, di trovare piccole luci anche nella sofferenza più nera, di reagire con amore alla violenza. Sì, perché le donne che Valentina Alazraki e Luigi Ginami hanno incrociato attraverso l’opera della Fondazione Santina sono, come il Papa ha detto, storie di donne «uccise, usate, vendute, sfruttate». Ma sono, allo stesso tempo, storie di speranza, di coraggio, di redenzione. Donne che hanno trovato in se stesse e in Dio una strada per rispondere al male con il bene, al dolore con la dolcezza, all’odio con il perdono.
«Di Rocío conosciamo il nome, anche di Grecia, ma di tante altre no. Passano senza lasciare il nome, ma lasciano il seme. Il sangue di Rocío e di tante donne, uccise, usate, vendute, sfruttate, credo che debba essere seme di una presa di coscienza di tutto ciò».
Papa Francesco

