
L'itinerario quaresimale è stato per l'autore, in cura per la malattia di Parkinson, l'occasione di un percorso ideale da cui sentirsi condotto, traendone molti benefici. Attraverso il proprio diario quotidiano, Dell'Orto ci regala un racconto in prima persona sulla relazione con la malattia che lo accompagna nel percorso della vita, scandito secondo i giorni delle settimane che preparano alla Pasqua. Una riflessione intima su una condizione patologica, che si discosta dalla mera descrizione dei sintomi come si potrebbe trovare in un trattato scientifico. La sintomatologia raccontata è mitigata dall'idea di pensare alla malattia di Parkinson come ad un mondo di relazioni sul quale investire energie. Una riflessione spirituale ma anche un aiuto a vivere nella speranza il proprio percorso di malattia.
l 6 giugno 2010 padre Jerzy Popieluszko, barbaramente ucciso nel 1984, è stato beatificato. Il libro contiene le sue "omelie per la patria" e ne illustra la vita e il martirio nel contesto della Polonia del dopoguerra e di Solidarnosc. Un’ampia intervista a Rafal Wieczynski, regista del film «Popieluszko. Non si può uccidere la speranza», mostra l’attualità della sua testimonianza.
Padre Jerzy Popieluszko nacque il 23 settembre 1947 da una famiglia contadina. Ordinato sacerdote nel 1972, nel 1980 venne assegnato alla chiesa di San Stanislao Kostka. Agli inizi del 1982 diede vita alle Messe per la patria, alle quali ben presto cominciarono a partecipare migliaia di persone.
Sempre più inviso al regime, il 19 ottobre 1984 venne rapito da tre ufficiali dei servizi segreti e ucciso.
Il 19 dicembre 2009 Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante «il martirio del Servo di Dio Jerzy Popieluszko, ucciso in odio alla fede».
A cura di Annalia Guglielmi
11 settembre 2001: l'attentato alle Twin Towers cambia il mondo; un anno dopo, stesso giorno: un incidente stradale cambia il mondo di Alessandra. Il libro racconta di una rinascita dopo la tragedia, di un cammino nuovo, dove la sofferenza è alleviata e accompagnata dal bene di tanti, dai familiari agli operatori delle strutture sanitarie. Emergono risorse interiori ed esteriori impensate, fino a Lulù, un cane da supporto, fedele e inseparabile. Trascinata da Lulù, Alessandra intreccia relazioni, supera ostacoli e barriere, paure e solitudine, silenzi e pregiudizi, tanto da divenire la prima ragazza diversamente abile a svolgere gare di obedience a livello agonistico in Italia. Il ricavato della vendita del libro è destinato all'Associazione Chiara Milla per la preparazione di cani da supporto.
Madre Adalberta Hasmandová nacque nel 1914 in una famiglia di agricoltori, settima di otto figli. Fin da bambina sentì il desiderio di dedicare la sua vita al Signore ed entrò in convento all'età di appena tredici anni. Nel 1941 pronunciò le promesse perpetue. Erano gli anni della guerra, ai quali seguì uno dei periodi più bui per la Cecoslovacchia. I comunisti, al potere dal 1948, avevano ingaggiato un feroce braccio di ferro con la Chiesa nel tentativo di sottometterla. Anche suor Adalberta fu arrestata nel 1952 per aver dato asilo a un sacerdote sfuggito a una retata e dovette scontare otto anni di carcere duro. Eletta nel 1970 superiora generale del ramo cecoslovacco della Congregazione delle Suore di Misericordia di San Carlo Borromeo, vi portò uno spirito nuovo alla luce del Concilio. Sfidando i divieti del regime, accompagnò la vocazione religiosa di molte coraggiose giovani che dovettero percorrere clandestinamente l'intero itinerario di formazione religiosa. Morì nel 1988. Il 6 dicembre 2014 è stata dichiarata venerabile.
Samuele scopre di essere «una bomba che cammina».
Alla dottoressa che gli chiede se è disposto a lottare per la vita e quali motivazioni ha per farlo, risponde di sì, perché è marito e padre di due bambini ancora piccoli, ha ancora tante cose da fargli vedere, «e poi… devo andare sul Monte Bianco».
Un libro a più voci, in cui il dramma di Samuele è raccontato non solo dal protagonista, ma anche da quanti gli sono stati vicini e lo hanno accompagnato in un cammino sospeso tra la vita e la morte: la moglie, i figli, i medici, gli amici, visibili e invisibili.
Una storia che ha il sapore del miracolo e della gratitudine.
«Sono stato un testimone privilegiato della vita e della morte di tante persone che si sono presentate a me come uno spettacolo di altissima dignità e di spaventosa fragilità: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Ho visto l’umano e il divino. Quello che ho visto ha combattuto dentro di me. Mi ha ferito. E ha scatenato un dialogo con il Mistero di Dio.»
Ignacio Carbajosa
Un profeta scomodo. Per nulla ortodosso. Che ha scassinato lucchetti, ha spalancato porte, e le ha lasciate aperte. Con, in fondo, un unico rammarico: "Di essere stato qualche volta troppo dolce con tutte le istituzioni, con tutti i poteri". Un 'rompiballe' del potere, il Don. Ma il potere non si rallegri perché, anche dopo il suo funerale, don Gallo vive. Come i profeti più veri, quelli che si sporcano le mani per le strade del mondo, Andrea parla ancora e fa vibrare i cuori di un desiderio possente di umanità, fede autentica e giustizia. Il cappello nero, il toscano in bocca e il colletto da prete sono i segni della sua doppia appartenenza, alla terra e al cielo. Don Gallo ama la stola sacerdotale quanto la bandiera arcobaleno, e prima ancora la sciarpa rossa, simbolo del suo impegno per l'uguaglianza e il rispetto della dignità umana. Prete e uomo in mezzo ai poveri, ai tossici, ai detenuti, alle prostitute dei vicoli, il Gallo, ché prima della dottrina viene la necessità del fare, del costruire qualcosa di utile presto e subito, perché così reclamano tante condizioni di disperazione, di ingiustizia, di miseria. Questo libro raccoglie un suo scritto inedito insieme alle vignette di Vauro e alle testimonianze di chi gli ha voluto bene.
Guerino Dalola propone un trattato di ampio respiro sulla vita del frate eclettico David Maria Turoldo che fu poeta, filosofo, sacerdote, autore, traduttore, fondatore di riviste e giornali, e resistente nella lotta partigiana antifascista, come si può leggere nella sapiente prefazione della giornalista Laura Tussi - PeaceLink, campagna "Siamo tutti Premi Nobel per la pace con Ican" - e di Fabrizio Cracolici - Presidente ANPI sezione Emilio Bacio Capuzzo Nova Milanese (Monza e Brianza) -. Il libro, scritto nell'ambito di ANPI Franciacorta Brescia, nasce dall'incontro assiduo con David Maria Turoldo di grandi estimatori e conoscitori della sua figura: Donatella Rocco, Antonio Santini, Mino Facchetti, Pierino Massetti, Gian Franco Campodonico. Il saggio è stato realizzato con il patrocinio di vari enti e associazioni tra cui la Città di Chiari, il Comune di Coccaglio, il Comune di Cologne, i Servi di Maria - Provincia di Lombardia e Veneto e l'associazione Gervasio Pagani. Una versione che vede una sua continuità letteraria e una realizzazione di impegno militante con Mimesis Edizioni.
"Joseph Ratzinger non doveva diventare papa. Non poteva. Secondo le regole non scritte dei conclavi una personalità così 'polarizzante' non sarebbe mai riuscita a ottenere i due terzi dei voti necessari per essere eletto. Invece il 19 aprile 2005, dopo un'elezione tra le più rapide dell'ultimo secolo, il tedesco Ratzinger si affacciò sorridente alla Loggia delle Benedizioni. Chi varca il Portone di Bronzo impara presto cosa significa il termine 'polarizzare'. Significa creare con dichiarazioni, gesti e idee un campo di tensione così forte da spaccare la Chiesa tra visioni differenti": dopo sei anni di pontificato Benedetto XVI è ancora un pontefice che divide. Eletto per rassicurare la parte di Chiesa in cerca di autorità e identità, il papa ha messo a disagio il cattolicesimo che si ispira al Concilio Vaticano II; con una citazione sprezzante su Maometto ha provocato uno scontro violento con l'Islam; elogiando Pio XII e togliendo la scomunica al vescovo negatore della Shoah ha causato una serie di crisi con l'ebraismo; le sue frasi sull'Aids hanno suscitato reazioni di protesta in tutto il pianeta; non ha affrontato questioni come il calo dei sacerdoti e il ruolo della donna. Marco Politi ricostruisce questi anni di pontificato nel quale crisi ed errori di comunicazione sono stati ripetuti e tratteggia il profilo meno conosciuto di un papa impolitico. Un uomo sensibile, timido, caloroso e pieno di umorismo nel privato. Un uomo che crede a un cristianesimo 'religione dell'amore'...
Ad accomunare le persone che incontriamo in questo libro sonol'etica del bene comune, la giustizia, l'uguaglianza, la pace, la solidarietà, la libertà di coscienza, l'obiettivo di una politica rinnovata al servizio delle persone e della comunità. Sono personalità innovatrici, a tratti eroiche o rivoluzionarie come don Tonino Bello, don Puglisi e Oscar Romero; sono compagni di strada di Pierluigi Di Piazza che, come lui, si sono battuti appassionatamente per costruire una Chiesa povera e socialmente impegnata. Sono uomini e donne noti ma anche persone comuni come gli immigrati del Centro Balducci e persone estranee alla Chiesa come Margherita Hack e il Dalai Lama. Da uomo, prete e animatore culturale, Di Piazza intreccia le loro e la sua storia intorno ai temi più controversi dell'essere oggi cristiani e a quelli che uniscono le donne e gli uomini di buona volontà.
"Insomma, sebbene mi trovi, per usare una qualifica ormai desueta, in zona laica, non mi sposto di un capello dal mio asse evangelico. Più che di una transizione alla laicità [...] si tratta di una immersione della laicità nella profezia, di una iscrizione della razionalità comune dentro il cerchio di un orizzonte che ha misure ben più vaste di quello della ragione; è lo stesso orizzonte dell'uomo possibile, su cui batte la stessa luce che, nei momenti di preghiera, illumina il mio occhio contemplativo. La mia è, dunque, per usare l'espressione di un Padre greco, una fuga immobile!" (Padre Ernesto Balducci) La complessità degli avvenimenti che videro padre Balducci fra i protagonisti della seconda metà del Novecento nel nostro Paese non può esaurirsi in una biografia dalle connotazioni di sintesi come l'attuale. Queste note rappresentano piuttosto la testimonianza di chi visse accanto al padre scolopio per lunghi anni, condividendone la quotidianità nell'amicizia e nella collaborazione. Si tratta dunque di uno spaccato biografico per certi versi inusuale, perché teso a valorizzare soprattutto la dimensione amicale e spirituale di padre Balducci.
Il cardinale Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze dal 3 luglio 1977 al 26 ottobre 1982, è stato una figura di primo piano nella Chiesa del post-Concilio, come emerge dalle testimonianze raccolte da Antonio Lovascio nel trentennale della morte. Considerato 'la mano destra" di Giovanni Battista Montini: suo segretario particolare in Vaticano nel periodo pacelliano; poi, per dieci anni, come Sostituto alla Segreteria di Stato, dove la quasi ventennale esperienza diplomatica nelle Nunziature ha sicuramente contribuito a dare un'impronta di internazionalizzazione al Pontificato di Paolo VI. Protagonista di due Conclavi, Benelli ha servito fedelmente anche Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Coraggiose le sue battaglie contro il divorzio e in difesa della vita. A Firenze ha lasciato il segno la sua Visita Pastorale innovativa.

