Al centro di questa testimonianza sulla vita comune sta una esperienza concreta che Bonhoeffer descrive, motiva e fonda teologicamente come autentica prassi cristiana. Il vivere comune non estingue il singolo nella collettivita ma lo rende libero, forte e responsabile.
Opere di Dietrich Bonhoeffer – Volume 8
Edizione critica in lingua tedesca a cura di Christian Gremmels, Eberhard Bethge e Renate Bethge in collaborazione con Ilse Tödt
Edizione italiana a cura di Alberto Gallas
Dalla quarta di copertina:
In Resistenza e resa sono documentati gli ultimi anni di vita di Dietrich Bonhoeffer (1943-1945). Il volume contiene lo scambio epistolare che dal carcere militare di Berlino–Tegel Bonhoeffer ha intrattenuto con la propria famiglia e con l’amico Eberhard Bethge (le cui lettere di risposta vengono per la prima volta pubblicate interamente). Contiene inoltre appunti teologici e poesie: il lascito di Bonhoeffer ai cristiani del mondo intero.
Nel panorama teologico del Novecento solo la fortuna del commento di Karl Barth all’epistola ai Romani (nella versione del 1922) è paragonabile a quella di 'Resistenza e resa', considerando la risonanza avuta, la frequenza delle citazioni, le discussioni suscitate.
Pubblicato nel 1931, Atto ed essere e il secondo scritto di ampio respiro di Bonhoeffer, scritto che gli valse l'abilitazione all'insegnamento universitario.
Questo libro risulta dall'accostamento di due lavori fatti da Dietrich Bonhoeffer su commissione. In entrambi i casi è evidente che la richiesta, un po' marginale rispetto ai veri impegni di Bonhoeffer, è stata da lui soddisfatta volentieri.
Venga il tuo regno era una conferenza. Johannes Kühne, allora direttore degli studi superiori nella fondazione Holfbauer a Potsdam-Hermannswerder, aveva invitato teologi, scrittori e artisti, nella settimana della festa della penitenza del 1932, a parlare a insegnanti, ospiti e alunni dell'istituto.
Le dieci parole del Signore: prima tavola è un manoscritto buttato giù su pessima carta durante la prigionia a Tegel. Qualcuno, che non è noto, aveva chiesto il commento.
Nella conferenza del 1932 Bonhoeffer afferma che il «Regnum Christi» comprende la cristianità e il mondo, la chiesa e lo stato; nella seconda opera scritta in carcere, dodici anni dopo, esorta a celebrare la festa senza indecisioni e debolezze.
Il volumetto è un'antologia di pensieri bonhoefferiani, raccolti da tutte le sue opere, alcuni dei quali vengono qui tradotti per la prima volta. L'insieme dei testi – articolato in quattro sezioni – si propone di essere aiuto alla meditazione, di portare alla luce, attraverso la meditazione sulla fedeltà di Dio al mondo, il grado della nostra fedeltà e di favorirne la realizzazione per mezzo di decisioni positive.
Meditazioni ad occhi aperti: la realtà non viene mai dimenticata, ma costantemente assunta e affermata.
Opere di Dietrich Bonhoeffer – Volume 5
Edizione critica in lingua tedesca a cura di Gerhard Ludwig Müller e Albrecht Schönherr
Edizione italiana a cura di Alberto Gallas
Dalla quarta di copertina:
Il volume presenta riunite due opere in una traduzione italiana integrale. Vita comune è un'opera del 1939. Al centro di questo testo vi è la descrizione e la fondazione di una prassi spirituale, che non mira allo spegnimento del proprio io, ma vuole piuttosto rendere «gli individui liberi, forti e adulti» e renderli capaci di un agire responsabile nella vita di ogni giorno. Il libro di preghiera della Bibbia. Introduzione ai salmi, che è l'ultimo scritto pubblicato da Bonhoeffer nel 1940, rappresenta praticamente un ampliamento di quanto si dice in «Vita comune» sull'interpretazione e sull'uso costante dei salmi.
L’intenso epistolario di Bonhoeffer dalla cella 92 del carcere militare di Berlino-Tegel e la fidanzata diciannovenne Maria.
Dalla quarta di copertina:
«Fortunatamente tu non scrivi libri, ma fai, sai, riempi con la vita reale ciò di cui io ho solo sognato... questo è ciò di cui ho bisogno, ciò che ho trovato in te, ciò che amo: l'intero, l'indiviso». Così scriveva il trentottenne Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) nel 1944 dalla Cella 92 del carcere militare di Berlino-Tegel alla fidanzata diciannovenne Maria von Wedemeyer (1924-1977). Bonhoeffer doveva vedere Maria per l'ultima volta nel settembre dello stesso anno. Su ordine di Hitler in persona fu giustiziato il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg. L'evoluzione di Dietrich Bonhoeffer da figlio di un professore dell'alta borghesia a stimato teologo e infine a cristiano radicale che scopre e vive la dimensione politica della sua fede culmina negli ultimi due anni della sua vita, che egli trascorse in carcere. Le sue lettere del tempo della prigionia al suo interlocutore teologico e amico intimo Eberhard Bethge dopo la loro pubblicazione nel 1951 (tradotte in 13 lingue) hanno commosso e influenzato il pensiero e le azioni di persone di ogni parte del mondo.
La corrispondenza di Bonhoeffer con Maria, invece, il ruolo dell'amore per questa giovane donna nel suo sviluppo, è rimasto fino ad oggi sconosciuta. Le lettere vengono qui pubblicate per la prima volta. Esse presentano una inusuale storia d'amore. Le lettere sono tanto commoventi non da ultimo perché il lettore sa fin dal primo momento che ogni speranza è vana.
E' possibile predicare se prima non si è saputo ascoltare? Se non si conosce se stessi e la fragilità della propria condizione umana? Vi è una certezza che autorizza il predicatore a parlare nel nome di Dio? Mentre in Germania trionfa il nazionalsocialismo e la chiesa ufficiale si piega al volere di Hitler, Bonhoeffer tiene corsi di teologia pastorale, tra cui uno di omiletica, presso il seminario clandestino di Finkenwalde, dove la chiesa confessante tedesca prepara alla resistenza i suoi pastori. In questo corso, Bonhoeffer riprende gli elementi costitutivi dell'omiletica, che è direttamente legata alla Parola spiegata e annunciata, alla viva vox dellÕevangelo che si fa strada in mezzo alle parole umane, costituendo il centro del culto. Se questa disciplina avvia il predicatore allÕarte del discorso e della parola, Bonhoeffer ci ricorda tuttavia che la sua sorgente è in Dio e non nelle doti umane.