
Questo libro nasce dall'idea di raccogliere testimonianze di pazienti malati di cancro o loro familiari per capire e far capire, per migliorare ove possibile la qualità di vita di queste persone nel rapporto con il medico e in quello con la malattia. Più volte, lungo le pagine, il dolore appare come un enigma che spinge alla ricerca e all'interrogazione di sé: un'indagine che può alla fine condurre a una più profonda conoscenza della propria interiorità. La malattia e il dolore, al pari delle più importanti esperienze umane, possono arricchirci o impoverirci a seconda che attraverso di essi sia possibile illuminare o lasciare in ombra i valori essenziali della vita.
Negli ultimi anni del Settecento, nel dipartimento francese dell'Aveyron, un gruppo di cacciatori trova e cattura in una foresta un bambino abbandonato. Nudo e dall'aspetto sudicio, viene tenuto prigioniero, esibito alla curiosità della gente e portato a Parigi. Il medico Jean Itard, rifiutando la tesi dei colleghi che reputano il «selvaggio» un ritardato mentale irrecuperabile, decide di approfondire lo studio e tenta di educarlo. Il bambino viene così condotto a casa del medico, che inizierà a prendersene cura cercando di reinserirlo nella vita sociale. La vicenda, narrata anche in un celebre film di François Truffaut, divenne il punto di riferimento per la ricerca sugli handicap ed è il filo conduttore di questo libro, incentrato sul rapporto tra disabilità, identità ed educazione.
Tedeschi che si recano in Repubblica Ceca per turismo sessuale con bambini rom, immigrati mongoli e vietnamiti che finiscono nei laboratori di produzione di hashish e metanfetamine, operai romeni pagati con cosce di pollo e latte in polvere, prostitute bulgare torturate e vendute a bordelli italiani o francesi, migliaia di ettari di terra svenduti a imprenditori occidentali spregiudicati e lasciati incolti. È al confine che l’«impero» europeo perde i pezzi. Una cortina di Paesi è lo specchio di una frontiera in rovina: l’ingresso in Europa di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria non ha portato maggiori diritti, ma paradossi inaccettabili e vantaggi solo per governi e aziende occidentali.
Giuseppe Ciulla ha compiuto un viaggio lungo la frontiera dell’Unione Europea. Percorrendo oltre 5.000 chilometri con mezzi pubblici, è andato a vedere che cosa succede lì dove un altro impero, quello sovietico, si è ripiegato su se stesso, lasciando praterie ai capitalisti italiani, tedeschi e francesi. Il libro bianco che ha scritto è una fotografia impietosa di frontiere dove le imprese del Vecchio Continente esportano i metodi del peggiore capitalismo occidentale, mantenendo i sistemi più cinici già in uso nei Paesi a socialismo reale. I bambini romeni abbandonati in strada sono aumentati con l’ingresso di Bucarest nell’Unione Europea, la tratta di minorenni bulgare destinate alla prostituzione si è intensificata con la fine dei controlli alle frontiere, i diritti dei lavoratori dell’Est sono peggiorati con l’arrivo degli imprenditori occidentali.
Ai confini dell’impero è un racconto di viaggio che raccoglie storie di eroici sindacalisti braccati dai servizi segreti, di imprenditori senza scrupoli, di funzionari corrotti, di faccendieri impuniti al servizio di criminali italiani che riciclano il frutto di capitali mafiosi lungo le rotte della Mitteleuropa e dei Balcani. E mentre il Danubio muore avvelenato dai residui tossici della più grande acciaieria dell’Unione, l’ombra lunga di Bruxelles benedice i crimini che avvengono lungo i propri confini.
L'ultimo studio sulla detenzione femminile nelle carceri italiane risale agli anni '90. Dopo oltre un anno di inchiesta, Cristina Scanu ci svela un mondo di confine: dai grandi problemi di una normativa mancante alla mala-prigione. Il 90% delle detenute è madre di uno o più figli. Molte li hanno lasciati fuori dal carcere; altre hanno scelto di tenerli con sé, dal momento che la legge lo consente. Nella sua drammaticità un libro appassionante, un dialogo serrato con le detenute e con chi nelle prigioni lavora (educatori, volontari, direttori, assistenti sociali e agenti di polizia penitenziaria). I racconti delle detenute e di chi vive e lavora a contatto con loro dipingono un quadro sconvolgente delle carceri italiane. Dove bambini crescono accanto a madri frustrate che aggiungono alla sofferenza della pena il dolore di una maternità mutilata. Bimbi costretti a vivere in celle umide e buie, a essere svegliati dal rumore delle chiavi che aprono i cancelli dei blindati, a giocare in un cortile di cemento. Il carcere non è un posto per bambini, vittime di errori che non hanno commesso. Eppure, ogni giorno, molti di loro aprono gli occhi dentro una cella. Sono loro il filo conduttore di questo lavoro.
Federico era un bambino speciale. Nato a Roma in una famiglia numerosa e felice, era bello e vivace, biondissimo, con i capelli ricci. Poi il buio. Federico ha iniziato a chiudersi in se stesso a causa di un forte disturbo che lo ha reso incapace di comprendere il mondo, di costruire relazioni con le persone che gli stavano intorno, di parlare con loro. I medici dicono "autismo", lui la chiama "prigione". Da adolescente, però, uno spiraglio si è aperto. Ha iniziato a scrivere con il suo computer e ha spinto fuori da quel buio parole, frasi, e poi pensieri e sentimenti. Ha scoperto l'amicizia, l'amore, la fede. Ancora oggi Federico non dice nulla, anche se a volte gli sfugge una parola o borbotta tra sé, ma lettera dopo lettera è riuscito a scrivere la sua storia in un libro che impressiona per profondità e lucidità. Oggi è un ragazzo speciale. Continua a vivere a Roma in una famiglia numerosa e felice, i suoi capelli si sono fatti castani e ha un sacco di progetti per il futuro.
Marco Trabucchi affronta tutti gli aspetti dell'invecchiamento: le condizioni di salute, malattia, la vita da soli - in casa o in strutture dedicate - o in famiglia. Punto di partenza è il riconoscimento della singolarità dell'individuo e l'impossibilità di classificare le persone anziane entro schemi precostituiti. L'essere persona è unico e per questo è importante sottolineare la ricchezza di un mondo che non può e non deve essere letto in termini di perdita. Tra le pagine si colgono i volti della vecchiaia, quelli della salute e della malattia, della gioia e della tristezza, della solitudine o delle relazioni significative, della povertà e della ricchezza, senza stereotipi, lontani sia dalla retorica buonista sia dal pessimismo dei numeri.
Soprattutto oggi e in Italia, quella della pena e della sua esecuzione è - per il Capo dello Stato Giorgio Napolitano - "una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile" che ha raggiunto un "punto critico insostenibile [...] per la sofferenza quotidiana - fino all'impulso a togliersi la vita - di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo". Per restituire il carcere alla sua vincolante dimensione costituzionale, orientata al recupero sociale del reo e al pieno rispetto della sua dignità personale, è necessario tornare ai fondamentali del diritto e dei diritti, attraverso una riflessione plurale, documentata, non reticente. Il volume risponde a tale esigenza, proponendo gli interventi svolti nel ciclo di quattro incontri, promosso tra settembre e ottobre 2011 a Ferrara, per iniziativa del dottorato di ricerca in Diritto costituzionale dell'ateneo estense, sul tema del carcere, della pena e delle vittime (della detenzione e del reato). Adoperando come detonatore recenti pubblicazioni di larga diffusione, i vari contributi si misurano, spesso dialetticamente, con alcuni dei limiti più estremi e insostenibili del momento punitivo ed espiativo: la pena di morte, l'ergastolo, lo statuto delle vittime del reato, le morti e le violenze in regime di detenzione e di privazione di libertà. Preziosa, infine, l'appendice, con inediti interventi sul tema svolti dal Presidente Napolitano.
Davide si sente bradipo dal corpo lento e mente veloce. Le relazioni non sono il suo forte, almeno fino all’età di sedici anni. Non parla, poi conosce una tecnica che gli permette di comunicare attraverso la tastiera di un computer e incontraLisa. Gli si apre un mondo nuovo e comincia a scrivere di sé: compone periodi brevissimi e concisi con una costruzione del periodo che rimanda il verbo alla fine. Usa parole ferme, taglienti e autentiche capaci di rivelare la sua identità di down autistico. Scrive Luciana Littizzetto nella Prefazione: "Questo è un libro vero, di vita pulsante nascosta dentro un mistero. Forse per questo Dio gli è stato tanto di aiuto. Perché lui di misteri se ne intende. Un ragazzo diventato adulto che piano piano ha saputo trasformare la sua rabbia in dolcezza, il suo silenzio in parola, il suo nero in luce. Niente male. Proprio niente male…".
Un viaggio affascinante e toccante alla scoperta del mondo silenzioso e ignoto dell'autismo. L'autrice racconta un'esperienza umana fuori dal comune, conducendoci in un viaggio affascinante e toccante ad esplorare il mondo silenzioso e per lo piu ignoto dell'autismo, che ci fara scoprire realta totalmente nuove e insospettate che a loro volta ci daranno una prospettiva radicalmente diversa su questa condizione. E' un'opera che sollecita le nostre emozioni ma allo stesso tempo ci istruisce intellettualmente, aiutandoci ad aprire la mente alla mente degli autistici. Ginger Clarkson traccia tre ritratti di suoi allievi autistici dimostrando la capacita della musica di infrangere le barriere e di portare alla luce mondi interiori vasti e stupendi, e ci fa scoprire pian piano come tre persone con la diagnosi di ritardo mentale grave" possiedano in realta linguaggio, pensiero e sensibilita straordinari. "
La chiamano SAN - Sindrome da Astinenza Neonatale - e riguarda il 60-80% dei nati da madri che hanno fatto uso di droghe e, in particolare, di oppioidi durante la gravidanza. Un complesso disturbo che è aumentato in tutti i Paesi del mondo per l'incremento del consumo delle sostanze. Anche in Italia. Angela Iantosca compie un viaggio nel mondo della maternità "contaminata" dalle sostanze stupefacenti, raccoglie dati, interviste, testimonianze dirette, sente esperti e prova a far luce su un sommerso che spesso si ha paura di vedere. Ma chi sono queste mamme se non donne che hanno cominciato giovanissime a fare uso di sostanze? Quali sono i loro vuoti, le vere dipendenze interiori che provano a mettere a tacere con la droga? Angela Iantosca racconta anche loro, dando voce a chi lavora con i giovanissimi, a chi è entrato in comunità minorenne, a psichiatri e psicoterapeuti, a chi da anni lavora in ospedale dove sempre più si registra il disagio dei più piccoli. L'autrice realizza per giovani e adulti progetti di prevenzione alle mafie e alle tossicodipendenze anche nelle scuole.
Mentre sta facendo le valigie per le vacanze, l'autrice riceve una telefonata da un'amica, che le annuncia di essere incinta e di avere dubbi e incertezze sul futuro. Decidono allora di fare una sorta di gioco: ogni giorno l'amica invierà all'autrice un sms con una domanda su un aspetto della maternità che la preoccupa - Sarò capace? Starà bene? Saprò capirlo? Saprò accoglierlo? - e lei le risponderà con una foto e con un messaggio vocale. Attraverso i messaggi vocali, Laura Cappellazzo parla della propria esperienza - inevitabilmente «ondivaga», con alti e bassi come le maree - di madre di quattro figli e racconta anche le storie vere di madri di altre parti del mondo, spesso immerse in realtà difficili.