
Con i "Cantiques Spirituels", tersa parafrasi di brani dell'Antico e del Nuovo Testamento, e "le Hymnes"..., traduzione bella e infedele di alcuni inni latini del Breviario Romano - intrapresa nell'adolescenza, rimaneggiata nell'età adulta, infine condannata per eresia giansenista -, un legame intimo e profondo unisce la giovinezza e la maturità di Racine, raccolto nella "retraite" dopo l'abiura del teatro. "Margini" del corpus raciniano, queste poesie attraversano il cuore delle tragedie profane e bibliche.
In questa ultima raccolta di Auden, scritta nel 1972 e uscita postuma due anni più tardi, il poeta creatore della poesia degli anni Trenta, passato per la Germania agli albori del nazismo, la Spagna della guerra civile e la Cina in fermento, quasi fuggito oltreoceano alla vigilia della seconda guerra mondiale, diventato cittadino americano e convertitosi al cristianesimo, pendolare poi per tante stagioni fra Ischia e gli Stati Uniti, residente a lungo in Austria -, torna a quella Oxford da dove era partito. E qui il vecchio Narciso, "finalmente libero dalla brama di altri corpi", con le sue carni ormai "quasi femminili", ringrazia anzitutto la Nebbia - "Sorella immacolata" dello Smog (conosciuto fin troppo bene a New York), "acerrima nemica della fretta" -, che dal suo cottage del Christ Church College ha avuto modo di riscoprire, apprezzandone di nuovo l'ovattata bellezza; scrive albate e notturni per gli amici, un discorso agli animali e un'ode al diencefalo, usa con disinvoltura sovrana metri, rime, misure, strofe e schemi d'ogni forma e sorta, parole desuete e tecnicismi, toni, registri e accenti i più disparati. Poi torna a ringraziare i poeti suoi maestri nell'arco di una vita: Hardy, Frost, Yeats, Graves, Brecht, per terminare con Grazio e Goethe.
Il volume è una raccolta di poesie scritte da Suor Rosaria Brun, insegnante alla Scuola Imelda Lambertini di Venezia per trentasei anni, morta nel 2008 dopo una dolorosa malattia.
Per mantenerne vivo il ricordo, vengono pubblicate le sue poesie: un risvolto meno noto della sua vita in cui però traspaiono la sua sensibilità e ricchezza interiore.
Con prefazione del Cardinale Marco Cè.
Da Pascoli a D'Annunzio, da Marinetti a Palazzeschi, da Ungaretti a Montale e Saba; ma anche Pavese, Sereni, Penna, Pasolini, Raboni. Tutti i nomi più importanti della poesia italiana del Novecento, letti attraverso quei testi che hanno saputo magistralmente cogliere, registrare, raccontare lo spirito di un secolo. Un percorso che prende le mosse dal sogno risorgimentale e, attraverso la formazione di un'idea di popolo, termina idealmente con il lucido sguardo di Pier Paolo Pasolini e con la sua riflessione su Gramsci con cui si conclude la stagione politica della nostra poesia. Ernesto Galli della Loggia presenta un'antologia dai caratteri forti, nella quale si colgono un gusto indiscutibile, una conoscenza profonda della materia e la spiazzante dimostrazione di come solo la poesia sappia raccontare, con straordinaria chiarezza e forte pathos, la vera storia morale e civile di tutti gli italiani.
Un percorso spirituale tradotto in versi, che ha dato vita a questa raccolta di poesie-preghiere.
"Segnalatami da un narratore conterraneo, Vincenzo Gambardella, la voce di Antonio Trucillo è arrivata con la sua densità e visione a rendere giustizia alla poesia. Ovvero a farla precipitare tra scantinati, abissi, tra presenze vitali incise nella memoria e nella luce, e altri fantasmi.[...] Poesia dunque tirata giù da ogni scaffale letterario e da ogni scansia del lirismo a basso costo, e data in pasto o meglio fatta diventare respiro e frammento luminoso estratti dal rovinoso procedere delle cose, dei corpi, delle menti verso una gloria strana, inafferrabile ma tenace. Un poeta capace di scarto e di visione. Una voce che si incide nella vita che, come direbbe il lontano e vicinissimo Rebora, "urge" intorno". (Davide Rondoni)
Trilussa è il poeta dialettale più famoso d'Italia, grazie a un linguaggio romanesco che ha il dono di farsi capire da tutti. La cronaca in versi della vita romana e nazionale, filtrata attraverso una bonaria ironia, si svolge dai Sonetti del 1895 a La gente del 1927, approdando alle "favole" di Lupi e agnelli e Ommini e bestie. Questa poesia divenne interprete della borghesia, che vide riflessi nei versi trilussiani i propri vizi e le proprie debolezze: da Libro n. 9 del 1929 a Acqua e vino del 1945, vicende e costumi della vita italiana furono espressi da Trilussa con affabile arguzia, venata a tratti da una crepuscolare malinconia. Edizione con 12 disegni dell'autore.
Tutta l'opera di Rabindranath Tagore è costellata di massime, di riflessioni sulla vita, di rapide intuizioni, di brevi lampi in cui si manifesta una vera e propria sadhana, un percorso di vita ideale suggerito e guidato da una saggezza di radici profonde; una saggezza che proviene dalle Upanisad, si richiama alle visioni di armonia dei Rsi, i bardi dell'India antica. Questa scelta di massime cerca di ricostruire tale cammino desiderato verso una felicità possibile, in due pertinenti direzioni: la ricerca segreta di un equilibrio interiore, di un'armonia individuale e di tutto ciò che può aiutare a raggiungerla; e la scoperta dell'altro da sé fino all'arrivo a una meta possibile di tutta l'esistenza: la gioia che tutto pervade.
Avevo dimenticato quante parole ha il silenzio.
Sola, non ho solitudine.
Senza il rumore del vuoto
posso ascoltare…
Posso ascoltare la voce che mi accarezza il cuore e mi riempie l'anima.