
Nel brevissimo spazio di quattro anni, fra il 1928 e il 1932, il gruppo che si stringe attorno ai ventenni Daumal e Gilbert-Lecomte, uniti da "mille affinità mistiche", intraprende una ricerca che, partendo da una lettura della Bhagavadgita e dei maestri vedantici, li condurrà a prendere le distanze dal surrealismo e dalle sue facili ricette e a perseguire, attraverso il superamento del limite e la liberazione dalle costrizioni dei sensi, una "caccia alla visione interiore". Il volume, curato da Claudio Rugafiori, raccoglie i testi dei due fondatori della rivista Le gran jeu, tra le più dirompenti ed esoteriche che il secolo delle avanguardie storiche abbia prodotto.
Nell'arco di poco più di un decennio - da quel non troppo lontano 1996 in cui fu insignita del Premio Nobel per la letteratura - Wislawa Szymborska è diventata un autore di culto anche in Italia. Né questo vasto successo deve meravigliare. Grazie a un'impavida sicurezza di tocco, la Szymborska sa infatti affrontare temi proibiti perché troppo battuti - l'amore, la morte e la vita in genere, anche e soprattutto nelle sue manifestazioni più irrilevanti - e trasformarli in versi di colloquiale naturalezza e (ingannevole) semplicità. Il volume raduna l'intera produzione poetica della Szymborska, inclusa la recentissima raccolta "Qui", apparsa in Polonia nel 2009.
Egrette bianche, la quattordicesima raccolta di poesie di Derek Walcott, fonde elegia e rapsodia, sul ritmo di temi ricorrenti come l'eredità coloniale e lo spettro dell'impero, l'approssimarsi della morte e la scomparsa degli affetti, l'insofferenza per il turismo («una schiavitù senza catene, senza sangue sparso») e un amore per il viaggio vissuto nella consapevolezza – per citare Orazio – che «chi va per mare cambia cielo, non animo». Iosif Brodskij ha paragonato la poesia di Walcott alle onde di marea, a frangenti che montano, si ritirano e tornano a lambire la costa, mentre la magnificenza del suo linguaggio e la profusione di immagini evocano la lussureggiante natura delle Indie Occidentali. E il lettore non potrà che restare abbacinato a osservare «queste egrette / che incedono sul prato in truppe scomposte, bianche insegne / che arrancano derelitte; sono i rimpianti / scoloriti delle memorie di un vecchio, le loro strofe mai scritte. / Pagine che svolazzano come ali sul prato, segreti svelati».
«Il lettore di questa raccolta del sommo poeta mistico persiano Jalal al-D?n Rum?» scrive il curatore Alessandro Bausani, il grande e compianto studioso della civiltà islamica «avrà il privilegio di conoscere - e mi auguro di condividere - un'esperienza spirituale di un'altezza, di una vastità, di una profondità a cui forse la letteratura mistica occidentale non ha saputo giungere. In questi mirabili versi l'ebbrezza mistica, che infonde tutto l'universo - anche l'acqua, l'aria, la terra e il fuoco, la mente e il cuore -, coincide con la più assoluta lucidità intellettuale. La fuga verso Dio, di cui il verso poetico diviene lo specchio fedele, coincide con l'accoglimento delle apparenze più violente e paradossali del mondo; il salto oltre la terra conduce al di là del bene e del male; la stasi spirituale coincide con la più labile e vertiginosa mobilità della fantasia poetica. A questo riguardo, un'ultima, doverosa avvertenza: la poesia, per quanto alta come quella di Rum?, è solo la parte emersa, la minima forse, dell'iceberg del mistico».
"Mistica d'amore" riunisce cinque opere di ispirazione religiosa composte da Alda Merini fra il 2000 e il 2007, racconti poetici che hanno per protagonisti le figure fondamentali della fede cristiana. Le pagine di "Corpo d'amore" indagano l'enigma di Gesù e il potere del suo amore per gli uomini, "fiamma che sciolse tutti i ghiacciai dell'universo". Riflessioni riprese nel "Poema della croce", al centro del quale si staglia il teatro della crocifissione, il luogo terribile dove il dolore di Dio e quello dell'uomo convergono e la pietà e la speranza sembrano bandite per sempre. In "Magnificat", una Vergine Maria fragile e umanissima rivive il suo smarrimento di fronte al mistero della divinità del figlio e, in "Cantico dei Vangeli", Pietro, Giovanni, Giuda, Pilato, Maria Maddalena intessono con Gesù un dialogo intenso, ciascuno con accenti diversi - pensosi, drammatici o intimi. In "Francesco", infine, il santo di Assisi ripercorre, in un monologo che è a un tempo confessione e preghiera, le tappe fondamentali della sua vita, dalla rinuncia ai beni del padre all'attesa della morte. Ne risulta un unico canto di amore mistico, dove poesia e professione di fede si intrecciano in versi di potente suggestione e grande forza espressiva.
La ricerca di Pasolini percorre l'intero territorio italiano: da Napoli (Di Giacomo, Galdieri, Russo, Viviani), alla Sicilia (Guglielmino, Vann'antò); dalla Sardegna (Salvatore Casu) alla Calabria (Michele Pane); da Roma (Cesare Pascarella, Trilussa, Dell'Arco) a Milano (Tessa, Gambirasio); dal Piemonte (Nino Costa, Pinin Pacot) alla Liguria (Edoardo Firpo, Acquarone); dall'Emilia Romagna (Testoni, Pezzani, Guerra) alle Venezie (Noventa, Virgilio Giotti, Biagio Marin, E. Ferdinando Palmieri) al Friuli (Argeo, Pasolini, Franco Di Gironcoli, Naldini). Si tratta insomma di una poesia portata alla luce. Non è lontano dal vero che la produzione dialettale italiana del Novecento è rimasta pressoché ignota non solo al pubblico, ma anche agli studiosi.
La raccolta completa della produzione poetica di Manzoni.
La seconda raccolta montaliana, pubblicata nel 1939, contiene versi celeberrimi, tra cui la bellissima Casa dei doganieri: liriche che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia della nostra letteratura più recente. Curato da Tiziana De Rogatis, il volume, accolto nella rinnovata collana dello Specchio, è accompagnato da ricchi apparati critici, contenenti - oltre al commento di ciascun testo - una biobibliografia montaliana, un'introduzione all'opera, un saggio di Vittorio Sereni e uno del critico Luigi Blasucci.
Uscite nel 1971, le liriche di Satura rivoluzionarono lo stile e la concezione della poesia stessa di Montale. Il poeta si ispira all'antico genere tipicamente latino delle "satire", per prendere di mira il malcostume, la convenzionalità, il conformismo del suo tempo con ironia e intelligenza sempre lucida e tagliente. Il volume, qui riproposto nella rinnovata collana dello Specchio, riporta il testo originale accompagnato da una ricca curatela comprendente il commento di Riccardo Castellana e saggi di Romano Luperini e Franco Fortini.
Siccome nasce
Come poesia d'amore, questa poesia
È politica.