
Inverno 1937. La guerra è arrivata a Nanchino. Le allieve del collegio di Santa Maria Maddalena, sotto la guida di padre Engelmann, devono lasciare al più presto quel luogo in procinto di sprofondare nel terrore e nel caos. Mentre attendono sulla banchina l'arrivo del vaporetto che dovrebbe condurle a Pukou, un gruppo di soldati feriti viene fatto passare davanti a loro. Sulla barca non c'è più posto per le ragazze, e padre Engelmann non può far altro che riportarle al collegio: restare allo scoperto è pericoloso per chiunque, figuriamoci per delle fanciulle di buona famiglia terrorizzate e sotto shock. Tra loro c'è anche Shujuan, giovane zia dell'autrice. Da giorni aspetta invano che i genitori, in viaggio negli Stati Uniti, tornino a prenderla nella città assediata dai giapponesi e dalla fame. Ma quando tredici prostitute poco più che bambine e un drappello di soldati cinesi si presentano al collegio in cerca di rifugio, una realtà dura e aliena quasi quanto la guerra irrompe nella vita di Shujuan e delle compagne. Costrette a fare i conti con un mondo del quale ignoravano l'esistenza, le ragazze scopriranno che i fiori più belli, a volte, si nascondono dove meno te lo aspetti.
Tre fratelli si fanno targo nell'infanzia tra battaglie di pomodori, aquiloni fatti in casa, nascondigli dove rifugiarsi durante le liti in famiglia e giochi in punta di piedi mentre la madre dorme dopo il turno di notte. I genitori vengono da Brooklyn, lui è portoricano, lei bianca, e il loro amore è di quelli impegnativi, pericolosi, capaci di fare e disfare una famiglia molte volte. La vita in casa è intensa e totalizzante, in un continuo oscillare tra lacrime ed euforia. A partire da questo forte sentimento di appartenenza, per raccontare l'improvvisa alienazione che un bambino avverte nello scoprire il mondo, Torres reinventa il romanzo di formazione con la forza e lo stupore di un pugno nello stomaco. Il più piccolo dei fratelli, intatti, è la voce narrante della storia: è lui che ritrae assieme la caduta - in particolare quando i genitori scoprono il diario in cui hanno trovato sfogo la sua frustrazione e la sua rabbia - e la rinascita di questa famiglia.
La sua storia è una pagina vuota, il suo passato è avvolto nel mistero. Ma Geiger ha un dono che pochi possiedono: riconosce una menzogna nell'istante in cui la sente. E nel suo settore, il recupero informazioni, questa è una dote impagabile perché la verità è la merce più preziosa sul mercato. I suoi clienti - multinazionali, governi o il crimine organizzato - contano sulla sua leggendaria abilità di ottenere sempre quello che vuole, anche dai soggetti più riluttanti. Meticoloso e superprofessionale, diversamente dai concorrenti, Geiger di rado fa scorrere sangue. Usa invece tecniche di interrogatorio particolari, soprattutto psicologiche, per spingere chi ha di fronte a un punto in cui il dolore cede il posto alla paura, perché solo in quel momento smetterà di mentire. Una delle regole del suo codice etico è di non lavorare mai con i bambini. Ma un giorno è proprio un ragazzino di dodici anni, Ezra, che gli viene portato chiuso dentro a un baule dal suo ignaro socio Harry Boddicker. Qualcosa non quadra. Il cliente non è chi dice di essere e Geiger decide senza esitazioni di seguire il suo istinto e salvare a tutti i costi il bambino: lo prende con sé e scappa, mettendosi inevitabilmente in grave pericolo. Ma se Geiger e Harry non scoprono in fretta perché il cliente è così ansioso di impadronirsi dei segreti del ragazzo, diventeranno loro stessi le vittime di un nemico senza scrupoli.
Inaspettati. Così sono tutti i doni degni di questo nome. E del tutto inaspettato è l'inizio di questa storia, con gli sguardi di due bambini che si sfiorano da lontano. Qualche anno dopo, a pochi giorni dal Natale, Olivia - la poco più che trentenne protagonista di questo romanzo - viene licenziata. O meglio: non viene licenziata perché non è mai stata assunta; semplicemente perde il posto di lavoro precario e si ritrova più precaria e fragile di prima. Così si rifugia in un bar tabacchi e, in attesa di riorganizzare, il suo futuro, scorre il suo curriculum pensando a tutto ciò che quelle pagine tralasciano: gli incontri che l'hanno segnata, gli amori veri e quelli che credeva lo fossero, le persone che non ha fatto in tempo ad abbracciare. E le passioni, i sogni, i fallimenti, la forza dei desideri. In quel bar tabacchi, che con il passare delle ore si popola di personaggi personaggi buffi, matti, generosi e pedanti, su Olivia veglia la nonna mai scomparsa davvero dalla sua vita, capace di leggere i segnali della felicità nelle scie di un aereo o nel verso di una poesia. La stessa nonna che le ha fatto un dono speciale: una Polaroid con la quale strappare al tempo gli istanti più belli, complici dell'inarrestabile e salvifica fantasia di Olivia. Nelle stesse ore, come in un film a montaggio alternato, irrompono tra le righe i passi di Diego. Anche per lui è un giorno speciale, forse l'alba di un nuovo inizio, che saprà offrire una tregua all'innominabile ferita che ha segnato la sua infanzia.
In un capolavoro del neorealismo, "Riso amaro" di Giuseppe De Santis, oltre a Silvana Mangano in hot pants compare una strana mondina nera. Il suo nome è Isabella Marincola, ma in Somalia si farà chiamare Timira. Donna appassionata e libera, nata nel 1925 a Mogadiscio, è una figura nascosta e leggendaria, uno scrigno di storie intrecciate, tra Europa e Africa, che questo libro per la prima volta disseppellisce. Timira è un "romanzo meticcio" che mescola memoria, documenti di archivio e invenzione narrativa. Scritto da un cantastorie italiano dal nome cinese, insieme a un'attrice italosomala ottantacinquenne e a un esule somalo con quattro lauree e due cittadinanze. Per interrogare, attraverso l'epopea del passato, un tempo che ci vede naufraghi, sulla sponda di un approdo in fiamme. Questo tempo dove ci salveremo insieme, o non si salverà nessuno.
Ti uccide prima ancora di toccarti. Il suo ruggito è come un terremoto che sembra provenire da ogni direzione, un suono forgiato dall'evoluzione per stroncare il sistema nervoso delle vittime. Ma quando vuole può essere silenziosa come la neve che cade: un proverbio della taiga dice che "quando tu riesci a vederla, lei ti ha già visto cento volte". È la tigre siberiana, il predatore più intelligente e letale del pianeta. Dopo l'uomo. Quella mattina Jurij Trush, un veterano dell'esercito sovietico ora a capo dell'Ispettorato Tigre, ricevette una chiamata allarmante: un uomo, più volte sospettato di bracconaggio, Vladimir Markov, era stato assalito nei dintorni di Sobolonje, piccola comunità di tagliaboschi nel cuore della foresta. Siamo nell'estremo oriente siberiano, non lontani dal confine cinese: il Primorje è una prova generale di inferno nascosta sotto la superficie di uno dei territori più belli del globo. Ed è anche l'ultimo santuario della tigre dell'Amur. Quando Trush giunse sul luogo dell'aggressione scoprì che, malgrado gli oltre trenta gradi sotto zero, la neve si era sciolta completamente: al centro del cerchio scuro di sangue erano posate una mano mozza e una testa senza volto. Inizia cosi il racconto di un'incredibile e spaventosa caccia alla tigre, dei giorni passati nella foresta e nella tundra siberiane sotto la perenne minaccia della belva, delle gesta dell'animale che arriverà ad assediare l'intero villaggio, e dell'uomo destinato ad affrontarla.
Franca Valeri compone in questo libro un mosaico di donne di ogni età, soprattutto borghesi, attraverso le parole inaudite che sfuggono loro di bocca o dalla penna. E lo fa con una forza comica trascinante, calibratissima, dove la profondità e la superficie, la leggerezza e la densità si mescolano di continuo. Lettere, telefonate sentite per caso, e-mail, sms: insomma, i molti modi di comunicare e di sproloquiare a cavallo tra due secoli, dagli anni Cinquanta a oggi. C'è una donna, ad esempio, che scrive alla sua migliore amica chiedendole di badare alla sua bambina e di fare un numero esorbitante di commissioni mentre lei se la spassa in città con il marito (non il suo, quello dell'altra). C'è una madre che scrive al figlio una lettera che è un capolavoro di diplomazia: in due paginette riesce a distruggere con metodo la figura della fidanzata (appena presentata in famiglia) fingendo di esaltarne le doti. Questo libro nasce da un desiderio: quello di ripensare oggi, prolungandolo, un testo uscito da Longanesi mezzo secolo fa, e ancora vivissimo: alle lettere possono ora aggiungersi le mail e gli sms, ma la penna, la tastiera del computer o del telefonino sono alla fine strumenti diversi sotto gli stessi femminilissimi polpastrelli.
Manuel ha cinque anni e un grande cuore indomito. Un giorno, quando si squarcia il velo sui misteri più reconditi della sua giovanissima vita, risponde al richiamo che la natura intorno al suo villaggio gli lancia e fugge tra i boschi del Cile. In molti probabilmente sapevano perché non aveva una mamma, e perché vivesse insieme a un uomo che chiamava nonno ma in realtà era un estraneo. Un uomo che nascondeva un segreto sconvolgente sul passato di quel bambino e di sua madre, un segreto di cui Manuel aveva perso ogni ricordo. Quando la verità riemerge dall'oblio, Manuel decide che la sua famiglia sarebbero stati gli alberi, i ruscelli, i cespugli di frutti selvatici che tante volte lo avevano sfamato. Se il mondo degli uomini lo escludeva e lo maltrattava, la natura sembrava accoglierlo, gli uccelli cantavano la forza della vita, le fronde stormivano e i prati lo accarezzavano come nessuno aveva mai fatto. Se casa è un posto dove sentirsi protetti, lì era casa sua. Per molti mesi, anni, Manuel vive da solo nel bosco, in silenzio, mangiando frutti selvatici, imparando a cacciare dai gatti, a costruirsi una fionda, a pescare a mani nude. Un piccolo ragazzo selvaggio che coltiva dentro di sé la libertà. Niente lo avrebbe convinto a tornare nella prigione di prima, nemmeno l'inverno, nemmeno il vento gelido. Fino a quando il destino non inizia il suo lungo viaggio in cerca del bambino invisibile...
1464: Elisabetta Woodville è l'affascinante figlia di un nobile inglese, sostenitore del reale casato dei Lancaster. Ancora giovane, ha perso il marito che combatteva a fianco del re Enrico VI e ora, dopo l'ascesa al trono degli York, si ritrova spogliata dei suoi possedimenti e sola con due figli maschi in tenera età. Decisa a rivendicare il proprio patrimonio per poter condurre una vita onesta e indipendente, incontra il nuovo sovrano e gli espone a testa alta la propria causa. La sua bellezza sfolgorante e il suo atteggiamento indomito conquistano all'istante il ventiduenne Edoardo IV che, incapace di resisterle, la sposa in gran segreto. E da questo momento la vita di questa donna coraggiosa imbocca un vorticoso destino, mentre i suoi due figli, rinchiusi nella famigerata torre di Londra e poi misteriosamente scomparsi nel nulla, diventano il fulcro di un enigma che per secoli ha sconcertato generazioni di studiosi.
Al centro di "Arcobaleni" è Elia e il suo papà, con il loro rapporto intenso e sfaccettato. Elia capelli rossi, tutto intelligenza, sensibilità e fantasia, con i segreti che i piccoli custodiscono. Elia che misteriosamente percepisce "sopramondi e sottomondi", con la sua immaginazione creatrice. E il suo papà, guida discreta e affettuosa. Nel romanzo l'infanzia s'intreccia con l'età adulta, l'incanto con le problematiche della vita dei "grandi", la narrazione con la riflessione saggistica e filosofica, in fitta policromia.
Si firma "il Maestro" e la lezione che intende impartire è di quelle che la città di New York non dimenticherà tanto facilmente. Un commesso di un elegante negozio di abbigliamento, il maître dell'esclusivo 21 Club e una hostess dell'Air France sono le prime vittime della scia di morti che il Maestro si sta lasciando dietro, una scia che non sembra seguire un disegno preciso. La sua sete di vendetta appare inestinguibile, ma quale oscuro rancore la sta alimentando? L'intero dipartimento di Polizia di New York è sotto pressione, e in particolare il detective Michael Bennett, che deve fronteggiare un'emergenza anche nella vita privata. Rimasto vedovo da poco, Michael ha infatti una numerosa e amatissima famiglia da seguire, ben dieci figli adottivi che mettono a dura prova la sua pazienza. E mentre le indagini si complicano e Bennett si ritrova impantanato in una falsa pista, che finisce per confondere ancora di più le carte, il vero assassino arriva a minacciarlo molto da vicino, nei suoi affetti più cari...
In un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato "la Fortezza", Beatrice e Alfredo sono per tutti "i gemelli". I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo. A legarli è un'amicizia ruvida come l'intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare. Un'amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi. Ma alle soglie dei vent'anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata. E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare.