
A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe come un'idilliaca cittadina inglese. Un gioiello incastonato tra verdi colline, con un'antica abbazia, una piazza lastricata di ciottoli, case eleganti e prati ordinatamente falciati. Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti. Tutti a Pagford, dietro le tende ben tirate delle loro case, sembrano aver intrapreso una guerra personale e universale: figli contro genitori, mogli contro mariti, benestanti contro emarginati. La morte di Barry Fairbrother, il consigliere più amato e odiato della città, porta alla luce il vero cuore di Pagford e dei suoi abitanti: la lotta per il suo posto all'interno dell'amministrazione locale è un terremoto che sbriciola le fondamenta, che rimescola divisioni e alleanze. Eppure, dalla crisi totale, dalla distruzione di certezze e valori, ecco emergere una verità spiazzante, ironica, purificatrice: che la vita è imprevedibile e spietata, e affrontarla con coraggio è l'unico modo per non farsi travolgere, oltre che dalle sue tragedie, anche dal ridicolo. J.K. Rowling firma un romanzo sulla società contemporanea, una commedia sulla nozione di impegno e responsabilità. In questo libro di conflitti generazionali e riscatti le trame si intrecciano e i personaggi rimangono impressi come un marchio a fuoco. Pagford, con tutte le sue contraddizioni e le sue bassezze, è una realtà così vicina da non lasciare indifferenti.
Pergamo, 74 d.C. Dario e Demetrio sono studenti alla scuola di medicina quando si imbattono negli appunti di Luca di Antiochia, discepolo della setta di Yoshua ben Yoseph, giovane maestro ebreo più conosciuto con il nome di Gesù, giustiziato diversi decenni prima a Gerusalemme. Gli appunti di Luca raccontano una storia strana, contraddittoria e misteriosa, che li convincerà a partire per un lungo viaggio, un'indagine sulle tracce di Gesù. E che li porterà a una stupefacente scoperta: Gesù è ancora vivo!
Roma, 1742. Ludovico Antonio Muratori rinviene le pergamene con la cronaca della stupefacente scoperta fatta da un certo Dario da Sidone, e le consegna a Benedetto XIV.
Sono carte che scottano, che minano alla base l'intera storia della cristianità, e mettono il pontefice davanti a un dilemma inaspettato e tremendo. Cosa deve fare? Agire in nome della verità o nel nome della Chiesa e di una fede millenaria?
Benedetto XIV sceglierà la via della responsabilità.
Qualunque cosa questo significhi.
L'autore
Aldo Cirri vive e lavora a Roma. Da oltre venticinque anni scrive prevalentemente per il teatro.
Nel 2003 ha vinto la seconda edizione del premio letterario umoristico Dino Durante - Sganassade & Sganassoni con il racconto Il raptus del Savonarola.
Nel 2006 si è classificato al primo posto (sezione sceneggiature) al concorso nazionale indetto dall’AIMA di Roma con il dramma Pagine strappate, che nel 2010 vince anche il premio Don Luigi Di Liegro e il premio speciale Mario Tobino per la sezione teatro.
Nel 2007, con la farsa Tecnica del colpo di stato, ha vinto il premio Leo Watcher.
Nel 1902 Franz Kappus, un aspirante poeta di diciannove anni, scrisse a Rilke, allora ventiseienne, in cerca di consigli. Kappus frequentava l’accademia militare a Vienna ed era in procinto di intraprendere la carriera di ufficiale per la quale si sentiva tuttavia poco portato.Toccato dall’innocenza del giovane e dalla somiglianza dei loro destini, Rilke rispose a Kappus dando inizio a una corrispondenza intermittente che durò fino al 1908. Lettere a un giovane poeta svela il punto di vista di Rilke su temi differenti come la creatività, la solitudine, l’auto-realizzazione, la leggerezza dell’ironia, l’inutilità della critica, il sesso, l’amore, Dio e l’arte. Questo libro è una sorta di manuale di vita. L’arte, scriverà Rilke nella sua lettera finale al giovane poeta, è soltanto un altro modo di vivere.
Piscine Molitor Patel è indiano, ha sedici anni, è affascinato da tutte le religioni, e porta il nome di una piscina. Nome non facile che dà adito a stupidi scherzi e giochi di parole. Fino al giorno in cui decide di essere per tutti solo e soltanto Pi. Durante il viaggio che lo deve condurre in Canada con la sua famiglia e gli animali dello zoo che il padre dirige, la nave mercantile fa naufragio. Pi si ritrova su una scialuppa, alla deriva nell'Oceano Pacifico, in compagnia soltanto di quattro animali. Tempo pochi giorni e della zebra ferita, dell'orango del Borneo e della iena isterica non resta che qualche osso cotto dal sole. A farne piazza pulita è stato Richard Parker, la tigre del Bengala con cui Pi è ora costretto a dividere quei pochi metri. Contro ogni logica, il ragazzo decide di ammaestrarla. La loro sfida è la sopravvivenza, nonostante la sete, la fame, gli squali, la furia del mare e il sale che corrode la pelle. Il loro è un viaggio straordinario, ispirato e terribile, ironico e violento, che ci porta molto più lontano di quanto avessimo mai potuto immaginare. A scoprire che la stessa storia può essere mille altre storie. E che riaccende la nostra fede nella magia e nel potere delle parole.
Un romanzo apocalittico che, con ironia e leggerezza, sbeffeggia la sindrome millenaristica e getta uno sguardo inquietante sulle conseguenze dell’apostasia dalla Chiesa di Roma.
L’avvento dell’anticristo e la fine del mondo: che temi allegri. Roba dell’altro mondo, proprio. Roba da fare scongiuri o da sbellicarsi dal ridere? La sindrome millenaristica, che di quando in quando attanaglia molta gente, è giustamente motivo di ilarità, specie quando deriva da fisime neopagane, come i calcoli basati sui calendari Maya, le elucubrazioni New Age e altre ciarlatanerie. Ma spaventare la gente rende, ed ecco perché tanti ne scrivono. Bisogna allora dire due cose. Primo: non ci sono dubbi, succederà; tutte le religioni monoteistiche dicono chiaramente che il mondo è destinato a finire; lo stesso, con linguaggio diverso, dice la scienza. Secondo: non sappiamo quando avverrà, ma non è affatto imminente; non vedranno niente di simile né i nostri bisnipoti né i bisnipoti dei nostri bisnipoti, e via di generazione in generazione. Perciò riponete i cornetti e i ferri di cavallo e godetevi questo racconto.
Venerdì, le cinque del pomeriggio. Sei spari esplodono improvvisi in una cittadina di provincia dell'Indiana. Sei colpi di fucile su una folla inerme, in una piazza del centro. Persone qualsiasi, gente che va a far spese o che sta tornando a casa per godersi il week-end. A terra cinque corpi senza vita: quattro uomini e una donna. Chi è stato? Perché? Domande che sembrano trovare risposta quando, poche ore dopo, viene arrestato un ex cecchino dell'esercito, James Barr. Le prove contro di lui sono schiaccianti, inequivocabili, eppure lui sostiene che abbiano preso la persona sbagliata, e chiede una sola cosa: "Trovatemi Jack Reacher". Ma Jack Reacher è un uomo molto difficile da trovare. Dal giorno del congedo, l'ex maggiore della polizia militare vagabonda per il Paese, fedele solo a verità e giustizia. All'insaputa di tutti, però, dalle spiagge di Miami è già partito per l'Indiana: non tanto per aiutare James Barr, ma per onorare una promessa fatta quattordici anni prima e inchiodarlo definitivamente. La prima edizione di questo romanzo è uscita presso Longanesi nel 2008 col titolo "La prova decisiva".
"Anche per questi tre romanzi lo spunto di partenza non è nato da una mia invenzione, ma da un suggerimento della realtà. Addirittura, per quanto riguarda "La vampa d'agosto", io personalmente sono stato più volte ospite di quella casa costruita sopra una duna a pochi metri dal mare senza che né il mio amico, che ne era l'affittuario, né io, minimamente sospettassimo che sotto di noi c'era sotterrato un secondo appartamento gemello già quasi pronto all'uso. Poi successe che il figlio più piccolo del mio amico scomparve per qualche ora, gettando la famiglia nel panico. Riapparve all'improvviso comunicando ai suoi che, entrato dentro una buca nella duna, era andato a finire in una casa nascosta sotto la loro. "Le ali della sfinge" invece cominciò a prendere concretamente forma dentro di me a seguito dei racconti fattimi da una giovane donna russa circa i modi d'arruolamento delle ragazze per la loro "esportazione" nei paesi più ricchi e i gravosi impegni che dovevano sottoscrivere. "La pista di sabbia" è uno di quei libri che bussano insistentemente alla mia porta per essere scritti. Per primo, durante una vacanza sull'Amiata, mi arrivò un ritaglio di un giornale siciliano che parlava di me, nel retro però c'era una notizia di cronaca che riguardava un cavallo ucciso a sprangate, forse per una rivalità tra organizzatori di corse clandestine. A questo punto mi fu chiaro che dovevo scrivere un romanzo sui cavalli e le corse clandestine."
Le fiabe di Hans Christian Andersen, composte e pubblicate in danese fra il 1835 e il 1874, scaturiscono n gran parte dalla fantasia originale dell'autore e solo in minima parte dalla materia popolare cui pure, almeno inizialmente, egli dichiarò di ispirarsi. Il fatto è che - come mette in evidenza Vincenzo Cerami nell'introduzione al volume - Andersen non si limita a ripercorrere e reinterpretare il filo della grande tradizione favolistica europea, inaugurata da Basile, fissata da Perrault e ulteriormente strutturata da Hoffmann. Dotato di un'inquieta tensione romantica e di un'autentica consapevolezza borghese, Andersen "cambia radicalmente la prospettiva della fiaba". Prima di lui maghi, streghe, gnomi, draghi, fate e orchi erano figure dotate di poteri speciali, dalla sapienza impenetrabile, misteriosa, ignota al lettore. Andersen, al contrario, opera una sorta di umanizzazione di animali e cose, "mettendo in scena protagonisti di sconsolata umanità, immergendosi in creature che per il semplice fatto di non esistere in natura sono segretamente afflitte da un rovello interiore". Questa dimensione complessa, piena, consapevolmente adulta, che fa delle pagine di Andersen un capolavoro della "letteratura pura", diventa finalmente percepibile a pieno da parte del lettore italiano, di fronte al corpo completo delle 156 fiabe e storie, riunite qui da Bruno Berni, con una cura meticolosa, in una traduzione omogenea e integrale, condotta sull'edizione critica danese.
Composto probabilmente tra la fine del 1302 e i primi mesi del 1305, il trattato sull'eloquenza volgare, lasciato interrotto al secondo libro, è certo tra le voci più importanti del Dante della maturità, contributo fondamentale per capire l'evoluzione del suo pensiero in tema di lingua e di poesia volgare, forse già in fase di ideazione, se non di preparazione, della Commedia, maturata più tardi. Il curatore, Enrico Fenzi, proponendo interessanti varianti di lezione al testo corrente, ne offre una nuova impegnativa edizione corredata di una originale traduzione e di un ampio commento, che cerca di cogliere le suggestioni del discorso dantesco su un tema nuovissimo per il tempo e nel contesto storico in cui veniva affrontato, indagandone le "fonti". Importante novità di questa edizione sono le due serie di testi franco-provenzali e italiani che riproducono integralmente i documenti poetici citati e talvolta discussi da Dante e la seconda appendice con il volgarizzamento del trattato di Giovan Giorgio Trissino, che nel 1529 ha offerto la prima edizione a stampa (tradotta) dell'opera, prima di fatto sconosciuta. Completano l'edizione una preziosa "Nota su La geografia di Dante" di Francesco Bruni, corredata di una serie di cartine geografiche che vogliono offrire un quadro della visione dantesca dell'Europa e dell'Italia geolinguistica, nonché "politica", in base alle conoscenze geografiche del suo tempo, e vari Indici.
Una nuova primavera si affaccia, e tenta uomini e donne con i suoi profumi, ma anche il male è nell'aria. Manca una settimana a Pasqua nella Napoli del 1932. Al Paradiso, esclusiva casa di tolleranza nella centralissima via Chiaia, Vipera, la prostituta più famosa, è ritrovata morta, soffocata con un cuscino. L'ultimo cliente sostiene di averla lasciata ancora viva, il successivo di averla trovata già morta. Chi l'ha uccisa, e perché? Ricciardi deve districarsi in un groviglio di sentimenti e motivazioni. Avidità, frustrazione, invidia, bigottismo. Amore. La scoperta di passioni insospettabili si accompagna alla rivelazione di una città molto diversa da come appare. Sotto i nostri occhi prendono forma, vivissimi e veri, illuminati da dettagli sorprendenti, sorretti da una genuina vocazione narrativa, i mercati, i vicoli, le strade, i mestieri, la rete rigogliosa dei commerci vecchi e nuovi, accanto alla vigliaccheria e al coraggio, alle violenze arroganti di chi pensa già di essere impunito per sempre perché indossa una camicia nera. Tanto che uno dei compagni di Ricciardi, il dottor Modo, vecchio estimatore di Vipera, finisce per cacciarsi in un guaio molto serio... E il romanzo, come non mai, sembra costruirsi da solo, sotto le mani abili di chi sa dosare e mescolare gli ingredienti più diversi, come accade nelle vere ricette del periodo pasquale di cui è insaporita la storia.
Luisa e Miguel sono la coppia perfetta: María Dolz, che lavora in una casa editrice di Madrid, da anni li osserva ogni mattina al caffè e dal quel rapporto fatto di sincera tenerezza e profondo affetto trae la forza per affrontare la propria assai meno perfetta vita privata e sentimentale, ma anche la insopportabile vanità dei suoi autori. Un giorno la donna scopre però che Miguel Desvern è stato ucciso, brutalmente accoltellato dal custode di un parcheggio, un balordo che vive in un'automobile. Dopo qualche tempo, Maria avvia una storia con Javier Diaz-Varela, il migliore amico del defunto, ma intuisce subito che questi è perdutamente innamorato della vedova: la morte di Miguel Desvern, all'apparenza casuale e inutile, le si presenta cosi sotto una nuova luce. La protagonista capisce via via ciò che il lettore di questo noir metafisico comprende da subito: che la storia è molto più complicata di quanto possa apparire. Dov'è la verità se di un avvenimento vengono proposte versioni sempre diverse, se appaiono inafferrabili persino i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre passioni? Cos'è l'amore se non la giustificazione per qualsiasi nostro atto, dal più nobile e altruistico al più scandaloso e deprecabile? Interrogativi e dubbi che in ultima analisi non troveranno soluzione perché raramente la lingua umana è in grado di agire in funzione della realtà e il più delle volte è solo strumento di continue, ulteriori mistificazioni.
Quando sei perso, guardati intorno. Dubita di tutto e cancellalo. Hai una sola certezza: tu sei lì. Lo sei perché c'è il tuo corpo e tu sei il tuo corpo. Il tuo corpo è spazio che hai attraversato, ma anche tempo che ti ha reso ciò che sei. Il tempo te lo porti scritto addosso: le cicatrici sono parole (questa racconta di quando bambino scivolasti così vicino a un chiodo da poterne rimanere cieco, quest'altra ti ricorda di quando quasi uccidesti tua moglie e tua figlia) e le parole sono cicatrici (quelle che ti disse tua madre dopo che la sentisti parlare al telefono con un uomo che non era tuo padre). Ma non c'è solo il dolore. C'è il piacere, tutto il piacere che hai vissuto, che ti ha travolto in questi sessantaquattro anni. E infine il corpo da cui il tuo corpo ha iniziato a esistere, quello di tua madre. La sua storia e il tuo rapporto con lei sono il cuore pulsante di questo libro (una sorta di doppio, di gemello segreto del tuo "L'invenzione della solitudine", dov'era il padre il fulcro dell'ossessione). Hai capito dal silenzio con cui hai accolto la notizia della sua morte e dalla crisi di panico che ne è seguita - fu come sentire il tuo stesso corpo fuggire da te - che qualcosa era cambiato, che dovevi fermarti a ricapitolare. Che eri entrato nell'inverno della vita.