
In una cittadina del "profondo" Sud degli Stati Uniti l'onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un "negro" accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte.
Una storia che comincia e finisce in un giorno. Una storia che dura una vita. Si può rivivere una vita in un giorno? Si può. Accade a New York, il giorno di Natale del 1969, a Willie Sutton, uscito da poche ore dal penitenziario di Attica dopo che il governatore Rockefeller gli ha concesso la grazia per motivi di salute. Questa storia è tante storie. Tutte vere. O forse no. È una storia che comincia agli albori del ventesimo secolo, quando Willie evade dal grembo della Madre. È una storia che comincia nel 1919, quando lo sguardo di Willie incontra l'oro negli occhi di Bess. È una storia che comincia nel 1969, l'anno dell'uomo sulla Luna. È una storia di astronauti e di sirene, di guardie e di ladri, di magnati e di giardinieri, di prostitute e di galeotti. È una storia in fuga, da Sing Sing e dalla solitudine, dalla povertà e dalla mancanza d'amore. È una storia di libri, perché i libri ti cambiano la vita. È una storia di soldi, maledetti soldi. È una storia di banche, maledette banche. Perché è nelle banche che ci sono i soldi, ed è per questo che Willie Sutton le rapina. Con una pistola che non ha mai sparato, e un travestimento ogni volta diverso. Perché lui è Willie l'Attore, e recita dal vivo sul palcoscenico del crimine. Un eroe - o un antieroe - sulle strade della Grande Mela, insieme a un Giornalista e un Fotografo. Guidati da Willie sulle tracce del suo passato, i due hanno solo un giorno per ottenere la storia da prima pagina che vuole il giornale. Ma anche Willie vuole una storia.
Ancora una volta, Anita Blake è costretta ad affrontare la sua paura più grande: prendere l'aereo. Ormai è troppo tardi per tirarsi indietro: in uno slancio di generosità, la Sterminatrice ha accettato di accompagnare Jason a trovare il padre - ricoverato in ospedale ad Asheville, nel North Carolina - e di recitare la parte della fidanzata modello. Presentandola come la sua promessa sposa, Jason spera infatti di riconciliarsi con i genitori, che hanno sempre criticato il suo stile di vita molto... stravagante. Ma quella breve e innocua gita diventa la notizia del giorno quando, all'aeroporto, Jason viene scambiato per suo cugino e, nel giro di poche ore, inizia a circolare la voce che il politico più in vista della città è stato sorpreso in compagnia dell'amante. Per sfuggire all'assalto dei giornalisti, Jason e Anita non possono fare altro che barricarsi in albergo, dove però li attende una minaccia ben più grave. Senza poter contare sulla protezione di Jean-Claude, la Sterminatrice è vulnerabile come mai prima d'ora, e c'è qualcuno deciso ad approfittarne per toglierla di mezzo...
Facendo base in una mansarda che divide con un amico e, occasionalmente, con qualche blatta invadente, un giovane intellettuale italiano si muove per Parigi e - fra imprevisti e probabilità - disegna sul tabellone del monopoli intricati percorsi che lo portano ad attraversare tutti i quartieri della città ("Ci incontriamo alla Galerie Hélène de Roquefeuil, in Rue Amelot, la via dei libertari tra Republique e Bastille. Quarto arrondissement. Azzurra secondo il Monopoli"), I passaggi importanti ci sono tutti: dal Musée d'Orsay al cimitero di Pére Lachaise, da Montparnasse al quartiere latino, da Beaubourg alla sfilata del 14 luglio. Ma sono visti da dentro alla cartolina, dal punto di vista di quelle piccole sagome umane che ogni tanto finiscono per caso nelle foto. Persone che passavano di là, magari per andare a fare una lezione di italiano o a parlare di riviste letterarie davanti a un bicchiere di vino; per raggiungere l'inaugurazione di una mostra o correre a un appuntamento galante. I luoghi si trasformano, così, in incontri, rivelando un'atmosfera allo stesso tempo inconfondibilmente parigina e irresistibilmente multietnica. "Perché il segreto di questa città è che davvero ti fanno felice cose apparentemente senza importanza. E penso che sarà pur vero che un francese da solo è pesante, e io lo so bene, ma presi tutti insieme, tanti francesi che vuol dire poi italiani, argentini, polacchi, algerini, diventano di colpo più leggeri dell'aria".
"Ci sono guerre che non hanno tregua, eroi senza fanfare. Caterina è una di questi: una veterana di diciassette anni, che comincia la lotta ogni mattina, entrando nella tortura dei vestiti. Perché Caterina è obesa, e l'unica normalità che conosce è tra le mura di casa, in una famiglia di obesi. La sua identità scompare a contatto con il resto del mondo, perché fuori l'unico modo di sopravvivere è diventare Cate, la supereroina ferocemente autoironica il cui potere è quello di "essere il paragone che salva": nessuna è più brutta, più grassa o più sola di lei. Caterina va a testa alta per il mondo ostile: attraversa le selve dei soprannomi, si veste del desiderio di essere invisibile, rifiuta la pietà degli altri. Il suo posto nel mondo è gravato dalla sproporzione, ma la sua scialuppa di salvataggio è l'intelligenza, la sua arma il sarcasmo con cui anticipa su di sé il giudizio degli altri per anestetizzarlo prima che colpisca duro. Matteo Cellini entra a gamba tesa nella vita di Caterina, e senza sconti ci racconta la sua guerra. Lo fa talmente bene che non è la pietà per Cate quella che ci rimane, ma è il rispetto. Rispetto per questa eroina condannata al fuori misura, e rispetto per un autore che la misura - letteraria - invece la conosce bene, con un racconto durissimo e lieve, implosivamente normale e ferocissimamente pieno di tenerezza." (Alessandra Casella)
9 luglio 1961. Fin dalle prime ore del giorno fa un caldo micidiale. Albert è un operaio della Michelin. La moglie Suzanne si cuce i vestiti da sola. Gilles, il secondogenito, si appassiona a un romanzo di Balzac. Questa giornata particolare è anche quella dell'arrivo della televisione in casa Chassaing, comprata per vedere un reportage sulla guerra d'Algeria dove il primogenito Henri è stato mandato. Albert, un uomo comune in un'epoca di grandi trasformazioni, vede il suo mondo sgretolarsi davanti agli occhi. Riuscirà a trovare un posto nella nuova era? Riflessione sulla modernità e sul passaggio alla società dei consumi, "Invecchiando gli uomini piangono" illumina gli anni sessanta, teatro intimo e silenzioso di uno dei più grandi rivolgimenti del secolo scorso, e parla alla nostra epoca con toccante semplicità.
Pedrara. La Sicilia dei Monti Iblei. Una villa perduta sotto alte pareti di roccia tra l'occhieggiare di antiche tombe e il vorticare di corsi d'acqua carezzati dall'opulenza degli oleandri. È qui che la famiglia Carpinteri si raduna intorno al capezzale di zia Anna, scivolata in una svagata ma presaga demenza senile. Esistono davvero le pietre di cui la donna vaneggia nel suo letto? Dove sono nascoste? Ma soprattutto, qual è il nodo che lega la zia al bellissimo Bede, vero custode della proprietà e ambiguo factotum? Come acqua nel morbido calcare i Carpinteri scavano nel passato, cercano negli armadi, rivelano segreti - vogliono, all'unisono, verità mai dette e ricchezze mai avute. Tra le ombre del giorno e i chiarori della notte, emergono influenze di notabili locali, traffici con i poteri occulti, e soprattutto passioni ingovernabili. Le voci di Mara, nipote prediletta di Anna, e di Bede ci guidano dentro questo sinuoso labirinto di relazioni, rimozioni, memorie, fino a scavalcare il confine della stessa morte. Simonetta Agnello Hornby mette a fuoco un micromondo che pare allargarsi, con un brivido, a rappresentare i guasti, le ambizioni e le ansie di liberazione dell'universo famigliare, tutto intero.
Lisbona, un fatidico agosto del 1938, la solitudine, il sogno, la coscienza di vivere e di scegliere, dentro la Storia. Un grande romanzo civile. Ventidue traduzioni all'estero, una memorabile interpretazione cinematografica di Marcello Mastroianni. Una storia che continua a suscitare il fascino e la meraviglia delle opere destinate a durare nel tempo.
Può un uomo qualunque sopravvivere all'inferno? Falconer è un viaggio nell'abisso, un biglietto di sola andata verso una realtà distorta che cambia dall'interno chi varca la sua soglia. Ezekiel Farragut ha quarantotto anni e insegna all'università. È un genitore affettuoso e un marito fin troppo mansueto. Ma il suo idillio medioborghese si sbriciola quando viene condannato per avere ucciso il fratello. Si spalancano per lui le pesanti porte del carcere di Falconer. Da quel momento non sarà più Ezekiel Farragut ma il prigioniero 734-508-32. La dipendenza dall'eroina e una peccaminosa relazione che intreccia con un compagno di sventure lo rinchiuderanno in una solitudine invincibile - ancor più di quanto non sappiano fare le sbarre del carcere. Un romanzo concentrato e potente, la lotta di un uomo per mantenere la sua umanità in un abisso popolato dai fantasmi della propria interiorità e dei propri vizi. Prefazione di Goffredo Fofi.
Nel tamburo della cattedrale di Santa Maria del Fiore vengono imbucate con allegra ferocia lettere anonime, su misfatti e casi di cronaca nera. Tra queste, alcune denunciano lo scandalo di Calima, una conturbante figura dall'ambigua identità sessuale, ex monaca e prostituta, dotata di facoltà profetiche, oggetto di culto da parte di un'élite di iniziati. A lei fanno capo un misterioso pittore, che si firma Astrologus, e uno sconvolgente Libro delle Rivelazioni, che apre squarci sulle future morti dei politici e dei potenti. A chi tocca? Chi e quando sarà tirato per i piedi sottoterra? Indaga, nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, un Ufficiale di Notte, Caradossi il Rosso. Sergio Campailla racconta un tornante epocale della storia d'Italia e dell'Occidente, dal 1491, vigilia della scoperta del Nuovo Mondo e della calata degli eserciti stranieri nella penisola, sino al 1512, anno della mattanza del Sacco di Prato. Gli eccessi di papa Borgia, il fantasma del duca Valentino, l'ossessione ascetica di Savonarola, il dominio delle banche nella società moderna, la pancia e la violenza della Storia, la competizione e l'invidia degli artisti che culminano nella gara tra Leonardo e Michelangelo, nella sfida tra la Battaglia di Anghiari e la Battaglia di Cascina: grandi eventi, follia quotidiana e verità nascoste alimentano la corrente narrativa di "Divorati dal dragone".
È un delizioso pomeriggio di fine estate a Melbourne, un tempo perfetto per il barbecue di Aisha e Héctor. Affascinante indiana con la carnagione scura liscia e intatta, Aisha si aggira per il giardino di casa dispensando sorrisi. Héctor, suo marito, un quarantenne di origine greca con un po' di grigio sulle tempie, si guarda furtivo in giro. I suoi occhi sono alla disperata ricerca di Connie, una ragazza che lavora nell'ambulatorio di veterinaria di sua moglie. In un angolo del giardino, Bilal, un aborigeno appena convertito all'islam, cerca di rifiutare una birra portatagli da Manoli, padre di Héctor. Harry, il cugino che ha fatto fortuna con le sue imprese, incede invece con aria appagata tra gli ospiti del barbecue. Anouk, la sceneggiatrice di soap presenta tutti il suo ultimo trofeo: Rhys. Rosie deve già badare a Hugo, il suo piccolo di tre anni, bello come un putto, e al marito Gary. Insomma, il barbecue sarebbe un normale barbecue della Melbourne cosmopolita dei nostri giorni se non accadesse l'impensabile. Hugo, il putto tanto bello quanto pestifero, sferra un calcione negli stinchi di Harry. E il cugino Harry platealmente leva in alto il braccio a fendere l'aria e poi a colpire il bambino con uno schiaffo. Da quel momento l'esile equilibrio di quella piccola comunità, fatta di culture e mondi differenti, crolla. E i risentimenti, i pregiudizi sociali e razziali, le differenze di sesso e di età, riaffiorano prepotentemente, a scavare abissi incolmabili.
Lontano da tutto, tra i boschi, in un vecchio borgo abbandonato e deserto, un uomo vive in totale solitudine. Ma un mistero turba il suo isolamento: ogni notte, sempre alla stessa ora, il buio è improvvisamente spezzato da una lucina che si accende sulla montagna, proprio di fronte alla sua casa di pietra. Cosa sarà? Un abitante di un altro paese disabitato? Un lampione dimenticato che si accende per qualche contatto elettrico? Un ufo? Un giorno l'uomo si spinge fino al punto da cui proviene la luce. Ad attenderlo trova un bambino, che vive anche lui solo in una casa nel bosco e sembra uscito da un'altra epoca o, davvero, da un altro pianeta. Nuove domande affollano la mente dell'uomo: chi è veramente quel bambino? E quale rapporto li lega? Lo scopriremo a poco a poco, avvicinandoci sempre più al cuore segreto di questa storia terribile e lieve, fino all'inaspettato finale. Con questo suo "piccolo principe", Antonio Moresco mette in scena una meditazione commossa sul senso dell'universo e della vita. In un dialogo continuo con gli esseri che popolano i boschi, radici aeree, alberi, lucciole, rondini, Moresco come Leopardi riflette sulla solitudine e il dolore dell'esistenza, ma anche su ciò che lega uomini e animali, vivi e morti.