
Nel 1936, il quarantunenne Ernst Jünger si imbarca sul Monte Rosa, storico piroscafo che collegava Amburgo al Sud America, e approda in Brasile. Il suo resoconto delle otto settimane di viaggio, pubblicato solo dopo la guerra, seduce pagina dopo pagina: per le preziose descrizioni di paesaggi esotici e di piante incontrate finalmente nel loro habitat naturale, come accade alle Azzorre, e poi di pesci volanti, serpenti velenosi, cacce agli insetti... La flora e la fauna delle foreste tropicali catturano il suo sguardo più di ogni altra cosa, ma non mancano le annotazioni sulla vita di bordo, che dà spunto a ritratti di personaggi singolari, né le osservazioni sugli abitanti del posto, con il loro lavoro e la loro stratificazione sociale, e sull'impronta lasciata dalla vecchia Europa nel nuovo mondo; la curiosità per i prodigi della meccanica, poi, spinge Jünger fin dentro il ventre del piroscafo, dove lavorano nell'aria rovente i grandi motori diesel. Non una parola sulle minacce di guerra che ormai si colgono in quegli anni, ma l'atmosfera serena e a tratti perfino felice che si respira in queste pagine è turbata verso la fine del viaggio dalle fiamme che, preludio di catastrofi, «già guizzano all'orizzonte». Questo diario è arricchito delle lettere confidenziali, aneddotiche, a tratti divertenti, che l'autore scrisse al fratello Friedrich Georg durante la traversata.
Nel 1941, in piena Seconda guerra mondiale, la neutrale Islanda è appena passata dall'occupazione inglese a quella americana. I militari non hanno grande considerazione degli «indigeni» e la tensione è palpabile, anche a causa delle relazioni ambigue che si stabiliscono tra i soldati e le ragazze del posto, che inseguono l'illusione di una vita migliore. In questo clima teso viene ritrovato in un piccolo appartamento di Reykjavik il cadavere di un uomo, un commesso viaggiatore dalla vita irreprensibile. È stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca. E il proiettile in questione è americano. Sulla sua fronte l'assassino ha tracciato con il sangue una svastica. Quel simbolo sembra acquisire un senso quando si scopre di più sul proprietario dell'appartamento, un certo Felix Lunden, figlio di un medico filonazista di origini tedesche. L'omicidio è legato a una vendetta politica? A condurre le indagini è Flóvent, l'unico agente rimasto a presidiare la polizia locale dopo lo scoppio della guerra, ancora alle prime armi ma pieno di buona volontà. Viste le delicate implicazioni del caso, le autorità gli affiancano un agente della polizia militare, il giovanissimo Thorson, un canadese che non rinnega le sue origini islandesi. I due formano inaspettatamente un'affiatata coppia di investigatori, che dovrà muoversi con cautela nella città presidiata dalle truppe di occupazione, senza scartare nessuna pista.
Barcellona, 1387. Arnau Estanyol, dopo le mille traversie che hanno segnato la sua vita e la costruzione della grandiosa Cattedrale del Mare, è ormai uno dei più stimati notabili di Barcellona. Giunto in città ancora in fasce e stretto tra le braccia del padre, un misero bracciante, nessuno sa meglio di lui quanto Barcellona possa essere dura e ingiusta con gli umili. Tanto che oggi è amministratore del Piatto dei Poveri, un'istituzione benefica della Cattedrale del Mare che offre sostegno ai più bisognosi mediante le rendite di vigneti, palazzi, botteghe e tributi, ma anche grazie alle elemosine che lo stesso Arnau si incarica di raccogliere per le strade. Sembra però che la città pretenda da lui il sacrificio estremo. Ed è proprio dalla chiesa tanto cara ad Arnau a giungere il segnale d'allarme. Le campane di Santa Maria del Mar risuonano in tutto il quartiere della Ribera: rintocchi a lutto, che annunciano la morte di re Pietro... Ad ascoltare quei suoni con particolare attenzione c'è un ragazzino di soli dodici anni. Si chiama Hugo Llor, è figlio di un uomo che ha perso la vita in mare, e ha trovato lavoro nei cantieri navali grazie al generoso interessamento di Arnau. Ma i suoi sogni di diventare un maestro d'ascia e costruire le splendide navi che per ora guarda soltanto dalla spiaggia si infrangono contro una realtà spietata. Tornano in città i Puig, storici nemici di Arnau: finalmente hanno l'occasione di mettere in atto una vendetta che covano da anni, tanto sanguinosa quanto ignobile...
Questo libro nasce dall'esigenza di mettere un po' di ordine in ciò che ordine non ha: l'amore. Lo fa con l'aiuto di tanti. Dei lettori, innamorati e non, che da dieci anni raccontano le loro storie alla rubrica "Cuori allo specchio". E della persona che pur essendo un uomo ha provato a dare a quelle storie una risposta: dapprima timidamente e poi con un coinvolgimento sempre maggiore. Attraverso le voci degli amici di carta dai 14 agli 80 anni che risuonano in queste pagine, ciascuno di noi avrà la possibilità di immergersi in un'avventura davvero unica: vivere insieme ai protagonisti le situazioni sentimentali più comuni e più varie, specchiandosi nelle esperienze degli altri per trovare una soluzione ai propri problemi. E accorgersi, magari, di custodirla già dentro di sé.
Il libro rende omaggio a queste quattro donne, che dedicarono le loro vite a centinaia di poveri, malati e abbandonati, facendo tutto ciò che era in loro potere per alleviarne le sofferenze e portare loro un aiuto disinteressato. Dimostra che l'essere umano, non importa tra quali difficoltà, è capace di fare il bene. Accompagnando le eccezionali eroine del racconto nella loro difficile ma bellissima scelta di vita, abbiamo l'opportunità di riflettere su cosa sia realmente valido e prezioso durante la nostra permanenza in questo mondo. L'autore, apprezzato teologo ed esperto di spiritualità, illustrando i dilemmi interiori delle eroine conduce il lettore nei recessi dell'anima umana. Insegna la difficile arte della conoscenza di sé e di prendere decisioni «là dove nasce la vita».
Se la vita è un solitario, ciascuno vorrebbe essere il jolly. È proprio quello che capita al piccolo Hans Thomas. Dodici anni, un mazzo di carte e un minuscolo libriccino come compagni di gioco, intraprende un lungo viaggio alla ricerca di sua madre. Scoprirà così un'isola incantata, abitata da 52 nani strambi, un fantasioso naufrago e un folletto dispettoso. Ad Hans non resterà che trasformarsi egli stesso in un jolly per risolvere l'enigma e non restare schiacciato dal suo beffardo destino.
Si dice che la vita sia tutta una questione di scelte: si prende una strada, ma poi si vorrebbe tornare indietro, convinti che tutto avrebbe potuto essere diverso. E quello che sta capitando a Kitty che, a trentotto anni, delusa dall'uomo che credeva essere l'amore della sua vita, ha preferito restare sola e circondarsi di pochi affetti sicuri. La sua unica vera gioia è una piccola libreria che ha aperto insieme all'amica del cuore Frieda. Ora, però, è un momento difficile per gli affari. Kitty lo sa bene ma non ha intenzione di mollare, perché non riesce a immaginarsi una vita di versa da quella in cui si sente al sicuro. Eppure, proprio adesso inizia a sognare di essere la bella Katharyn, una donna che ha fatto altre scelte. Accanto a lei un marito premuroso, tre splendidi figli, di cui fa la mamma a tempo pieno, e uno stuolo di ami ci che la ammirano e la fanno sentire amata. All'inizio Kitty sembra non dare troppo peso a questi sogni che la visitano quasi ogni notte. Ma più cresce l'incertezza su quel che sarà di lei, più si chiede se non sia arrivato il momento di una svolta. Forse non è un caso che la vita che sogna sia tanto diversa dalla sua. Adesso Kitty non dovrà fare altro che ascoltare il suo cuore e capire quali sono i suoi veri desideri. Perché il confine tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere è molto sottile e quando sogno e realtà si mescolano, le conseguenze sono del tutto imprevedibili.
Maggio 1939. Sono 937 gli ebrei a bordo del transatlantico St. Louis, 937 innocenti in fuga dalla violenza della Germania nazista. Tra loro, ci sono Hannah Rosenthal e Leo Martin. Sebbene siano solo due ragazzini, durante la traversata Hannah e Leo decidono di voler passare il resto della vita insieme. Ma è un sogno destinato a non avverarsi: quando la St. Louis arriva in porto, Hannah è tra i pochissimi fortunati a ottenere il permesso di sbarcare. Tutti gli altri passeggeri sono costretti a tornare in dietro, in Germania. Compreso Leo... New York, 2014. Anna Rosen riceve uno strano regalo per il suo dodicesimo compleanno: la lettera di una certa Hannah Rosenthal, che sostiene di essere la sua prozia paterna. Per Anna è un'occasione da cogliere al volo: Hannah è l'unica che conosca la verità su suo padre, scomparso prima che lei nascesse. E quindi decide d'incontrarla, scoprendo così la storia di una donna che ha lottato per farsi strada in un Paese straniero, una donna che ha dovuto di re addio al suo amore, senza mai perdere la speranza di poterlo riabbracciare. E, grazie ad Anna, Hannah riuscirà finalmente a riconciliarsi col proprio passato e a capire che per essere felici non basta sopravvivere, ma bisogna essere pronti ad affrontare sino in fondo tutte le sfide che il futuro ha da offrire.
Tre intellettuali diversi per origine, estrazione sociale e fede, s'incontrano a Serampore, nei pressi di Calcutta, a cavallo degli anni Trenta del Novecento. La loro amicizia, nutrita dai comuni interessi culturali e spirituali, viene sconvolta da un evento straordinario: durante una calda notte estiva, persi nella fitta foresta del Bengala, sono testimoni dell'assassinio di una giovane donna. Un crimine che però è avvenuto in quei luoghi centocinquant'anni prima! Sospeso tra realtà e sogno, tra passato e presente, tra orrore e liberazione, Notti a Serampore rievoca in parte fatti e persone reali dei primi anni del soggiorno in India di Mircea Eliade, sviluppando concezioni della fisiologia mistica che sono parte integrante della «religiosità cosmica» del pensatore romeno. Un romanzo breve dell'Eliade «esoterico», che, attingendo al tantrismo e al folklore yogico, sa combinare in modo peculiare occultismo e magia.
Marie Wall, celebrata star di Hollywood, è tornata a Fjällbacka per le riprese di un film su Ingrid Bergman di cui è la protagonista, e in paese non si parla d’altro. Trent’anni prima, quando era ancora una ragazzina, Marie e la sua amica del cuore erano state accusate di aver ucciso la piccola Stella, una bambina di appena quattro anni, la cui morte aveva profondamente scosso l’intera comunità. Quando alle porte di Fjällbacka, dove ora riecheggiano i suoni dell’estate, un’altra bambina scompare misteriosamente nelle stesse circostanze, il ricordo di quei drammatici eventi riaffiora con forza. Può davvero essere una coincidenza? Per capire se esiste un collegamento tra passato e presente, Patrik Hedström e la sua squadra devono disseppellire verità taciute per lunghi anni. Ed Erica, che al caso Stella lavora già da un po’, ha intenzione di fare di tutto per aiutare la polizia, mettendo a disposizione la sua principale abilità: quella di scavare a fondo nei vecchi casi di omicidio, cercando di scoprire che cos’è realmente accaduto e, soprattutto, perché. Intanto, intorno a loro cresce la paura, paura dell’ignoto e del diverso, che esaspera il clima di sospetto e alimenta un odio che arde come fuoco. In una rinnovata caccia alle streghe, quella stessa terra che secoli prima era stata illuminata da innumerevoli roghi, innalzati in nome di una folle lotta contro il demonio, minaccia di bruciare ancora, e di perdersi in un’immensa oscurità.
Raramente Simenon ha creato un intreccio così ricco e frizzante come in questo romanzo, che è stato definito «un Maigret senza Maigret», e in cui ritroviamo, in compenso, alcuni dei suoi celebri «comprimari»: Lucas, qui promosso commissario, e il perennemente scalognato ispettore Lognon. Sullo sfondo dei quartieri più chic di Parigi, tra i caffè degli Champs-Élysées e gli alberghi di lusso intorno all'Opéra, lo scrittore si diverte a mescolare con spettacolosa abilità la scomparsa di un cadavere, una banda di gangster, una «pupa» che è uno schianto, un faccendiere ungherese, l'alta finanza, l'alta società, la Polizia giudiziaria e un rapimento da film americano. Ma, soprattutto, dà vita a uno dei suoi personaggi più accattivanti: Ugo Mosselbach, detto il Sorcio, un anziano barbone di origine alsaziana (in passato organista e insegnante di solfeggio), il quale, tutt'altro che mortificato dalla sua condizione, è una sorta di guitto beffardo, che Simenon descrive così: «un ometto magro, con due occhi eccezionalmente vivaci e maliziosi, una peluria rossiccia che tendeva al bianco sporco e un modo personalissimo di portare stracci troppo grandi per lui con una dignità che rasentava l'eleganza». La sera in cui trova un portafogli gonfio di dollari, il Sorcio architetta un piano infallibile, che dovrebbe permettergli di comprarsi la vecchia canonica di Bischwiller-sur-Moder dove sogna di finire i suoi giorni. C'è purtroppo un piccolo dettaglio, che complicherà parecchio le cose: il portafogli era accanto a un cadavere. Sarà la curiosità (ma anche la voglia di sfidare l'ispettore Lognon!) a spingerlo a condurre una sua indagine parallela, che lo catapulterà in una sequela di guai. Un romanzo che ha i toni di una commedia poliziesca, magistralmente orchestrata da Simenon su un tempo di allegretto.
Alonso è un piccolo puma dell’Arizona. I «visionari» sono gli esseri che, via via, hanno la ventura di incontrarlo: un illustre professore italiano, ispiratore di terroristi e di altri «uomini del lutto»; i suoi figli, uno dei quali votato a una leggendaria clandestinità; un professore americano, che ha la terribile debolezza di voler capire e compatire. Tutti accomunati, nella loro funesta lucidità, da una sorta di pazzia che è come un «buco nella intelligenza, nell’azzurro, dal quale entrano il freddo e la cecità degli spazi stellari». La storia che li lega è un groviglio sconcertante – una «vera storia italiana», osserva sobriamente la narratrice e testimone. Ma il suo fondo è fatto «di silenzio e prodigio»: là dove vediamo apparire e scomparire le tracce del puma, oggetto di un odio irragionevole e di una persecuzione «da una petraia all’altra» o di un amore inerme. La vicenda procede scandita da rivelazioni che ogni volta sembrano elidere le precedenti e introdurre nuove spiegazioni, fra poliziesche e metafisiche, finché sempre più appare chiaro che in questa «tremenda storia di assassini, di visionari e di complici» il delitto da chiarire non è quello di una certa notte in una casa vicino a Prato, ma quell’incessante e incombente «sgarbo agli dèi» da cui ogni altro delitto discende, quel «peccato molto comune agli uomini, ma il più grave di tutti i peccati: il disconoscimento dello Spirito del mondo».

