
Franco Nembrini da anni, tiene per tutta l'Italia un ciclo di lezioni su Dante e la Commedia. Alla fine di uno di questi incontri, a Roma, Nembrini è stato avvicinato da un ragazzo che gli ha detto che le sue parole gli avevano cambiato la vita. Poco dopo Nembrini ha scoperto che il ragazzo era Gabriele Dell'Otto, uno dei più importanti disegnatori del mondo, artista di punta delle due grandi casi editrici americane di supereroi, Marvel e DC. È nato così un progetto che è anche un sogno. Rivestire la Divina Commedia per portarla al grande pubblico, nel millennio che è appena iniziato. Dopo l'introduzione di Alessandro D'Avenia, Nembrini illustra tutta l'opera, e poi i singoli canti dell'Inferno. Ogni canto ha un'introduzione alla lettura scritta da Nembrini, il testo originale di Dante e, a fronte, una parafrasi in italiano contemporaneo curata dagli studiosi dell'associazione "Cento Canti" per permettere la lettura a tutti, e una riproduzione delle meravigliose tavole di Gabriele Dell'Otto che illustrano il contenuto del canto. Un grande progetto, che continuerà, ovviamente, con Purgatorio e Paradiso.
«Intellettuale di tipo nuovo» per Italo Calvino, Rocco Scotellaro «in modo forse più completo d'ogni altro s'era avvicinato all'ideale d'uomo che la gioventù della Resistenza conteneva potenzialmente in sé», perché «impegnato sul fronte più avanzato della lotta sociale e sul piano più qualificato della cultura letteraria nazionale.» Una profonda contraddizione sentimentale, che rispecchia quella della società, solca la poesia di Scotellaro e diventa motivo ricorrente dell'intera opera oltre che motore della sua attività: il contrasto tra infanzia e maturità, rassegnazione e insofferenza, paese e città, mondo contadino e modernità, amore e disamore. I suoi interessi spaziano dall'economia alla cultura popolare, all'organizzazione sindacale; la scrittura si muove tra poesia, narrativa, inchiesta antropologica, giornalismo e cinema. Con apporto di inediti significativi, questo volume dà conto di tutte le facce di un'opera intensa e poliedrica, che alla metà degli anni Cinquanta fu banco di prova della discussione - politica, oltre che letteraria - sulla questione meridionale. E anche nel rilievo dato dal poeta «delle Lucanie del mondo» al valore dell'armonia tra uomo e natura insito nella civiltà contadina risulta evidente la dirompente attualità del suo messaggio.
Franco Nembrini trova le parole più semplici e toccanti per avvicinarci al testo di Dante e farci sentire quanto esso abbia a che fare con la nostra quotidianità. "Il Purgatorio" racconta Nembrini "è la cantica del cambiamento. Si comincia in un modo e si finisce in un altro. Come nella vita di ogni giorno. Dante ci fa capire che il problema non è cadere, ma rialzarsi, afferrare la mano che ogni volta ci viene offerta." Ad accompagnare il testo di Dante e il commento di Nembrini ci sono le illustrazioni di Gabriele Dell'Otto, che trova una cifra unica ed emozionante nel tratto e nelle scelte cromatiche, contribuendo a rendere concreta per i lettori l'esperienza di Dante. Prefazione di Alessandro D'Avenia.
La grandiosa e amata epopea fantasy diventa un graphic novel d'autore. Duelli e amori, corti magnifiche e lande desolate, guerra e magia, in un imponente affresco dal ritmo rapinoso.
Queste parole di Primo Levi sono una sintesi della sua biografia e della sua opera. Levi è ormai riconosciuto in tutto il mondo non solo come uno fra i maggiori testimoni di Auschwitz, ma come uno scrittore di vivido talento linguistico e di multiforme energia immaginativa, e come un uomo di pensiero capace di innescare con ciascuno dei suoi lettori un dialogo limpido, appassionato, arguto. È per questo che il Centro internazionale di studi sorto a Torino nel suo nome propone, a partire dal 2009, una Lezione annuale - rivolta in primo luogo alle persone più giovani - che ne ripercorre l'opera a partire da interrogativi suggeriti dalla ricerca critica e dalle sollecitazioni del mondo attuale. Questo volume raccoglie le dieci Lezioni tenute fino a oggi, affidate di volta in volta a studiosi di letteratura e di scienza, a storici e a linguisti, a professionisti della traduzione, a esperti della tradizione ebraica: il tutto per indagare il pensiero, in continua evoluzione, di un uomo che aveva la capacità di tradurre le idee e le cose in parole, e che delle parole sapeva scorgere i significati materiali e immateriali.
Con il Paradiso si chiude nell'anniversario dei 700 anni dalla nascita di Dante questo progetto di rilettura e illustrazione della Divina Commedia a cura di Franco Nembrini, Gabriele Dell'Otto e Alessandro D'Avenia (che firma la prefazione).
Franco Nembrini, da anni, tiene per tutta l'Italia un ciclo di lezioni su Dante e la Commedia. Alla fine di uno di questi incontri, a Roma, Nembrini è stato avvicinato da un ragazzo che gli ha detto che le sue parole gli avevano cambiato la vita. Questo ragazzo era Gabriele Dell'Otto, uno dei più importanti disegnatori del mondo, artista di punta delle due grandi casi editrici americane di supereroi, Marvel e DC. È nato così un progetto che è anche un sogno. Rivestire la Divina Commedia per portarla al grande pubblico, nel millennio che è appena iniziato. Dopo l'introduzione di Alessandro D'Avenia, ogni canto ha un'introduzione alla lettura scritta da Nembrini, il testo originale di Dante e, a fronte, una parafrasi in italiano contemporaneo, e una riproduzione delle tavole di Gabriele Dell'Otto che illustrano il contenuto del canto. Un grande progetto, che continuerà, ovviamente, con Purgatorio e Paradiso.
In un futuro non troppo remoto e che somiglia in modo preoccupante al nostro presente, la merce, l'intrattenimento e la pubblicità hanno ormai occupato anche gli interstizi della vita quotidiana. Il Canada e gli Stati Uniti sono una sola supernazione chiamata ONAN, il Quebec insegue l'indipendenza attraverso il terrorismo, ci si droga per non morire, di noia e disperazione. E un film perduto e misterioso, "Infinite jest", dello scomparso regista James Incandenza, potrebbe diventare un'arma di distruzione di massa...
"L''Ulisse' è un libro scritto da qualcuno che doveva diventare tenore (Joyce quando abitava a Trieste), uno che aveva imparato a trasmettere sulla pagina ciò che i musicisti chiamano 'orecchio interno', al di là del senso oggettivo delle parole. In effetti, se facessimo il calcolo di quante cantate spuntano nell''Ulisse' ogni poche pagine, vedremmo un ventaglio di citazioni canterine che sono la spina dorsale joyciana per scavalcare tutti i discorsi e intendersi con diversi richiami musicali: dall'opera lirica alla filastrocca oscena, da un canto gregoriano ('Gloria in excelsis Deo') al rumore della carrozza del viceré che passa sul lungofiume ('Clapclap, Crilclap'), dai nursery rhymes a una poesia tedesca sul canto delle sirene ('Von der Sirenen Listigkeit...'), dal verso del cuculo ('Cucù! Cucù') al Fiore di Siviglia (opera lirica), dalle battute per tenere il ritmo d'una pagina ('Tum' 'Tum') a quelle di altri suoni ('Pflaap! Pflaap! Pflaaaap'), alla cantata mozartiana, ricorrente nei pensieri di Mr Bloom: 'Vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cor', e cosi via." (dalla prefazione di Gianni Celati)
Infine, l'attesa si compie: ecco la terza parte, quella conclusiva, del grande romanzo di Javier Marías. La vicenda è quella ormai nota: Jaime Deza - che amici, colleghi e familiari chiamano Jacobo, Jack, Jacques, ma anche Yago - è al servizio di un misterioso centro di spionaggio inglese che sfrutta il suo straordinario talento di interpretare le potenzialità di un carattere, di saper leggere il volto delle persone e di prevederne così i comportamenti. Dal rapporto con Tupra, il suo superiore, Jaime Deza apprende - dal vivo e con pratiche dove ogni scrupolo viene messo da parte - cosa sia la violenza, come dietro l'apparenza della realtà vi siano oscuri e inestricabili intrecci e finisce per conoscere il vero volto di chi lo circonda, e anche il suo. Allo stesso tempo deve congedarsi per sempre da due figure fondamentali: il padre e Sir Peter Wheeler; grazie all'esperienza diretta della Guerra Civile spagnola, il primo ha saputo trasmettergli la coscienza di quanto il tradimento e la delazione siano presenti nell'essere umano, mentre il secondo lo ha introdotto nel misterioso mondo dei «traduttori di anime», dove gli scopi finali delle azioni non sono mai trasparenti e spesso la legalità è messa tra parentesi. Nella sua condizione di spagnolo trans-terrado nell'«isola grande», Jaime è infine obbligato a confrontarsi con la solitudine provocata dalla lontananza dei figli ancora piccoli e della moglie Luisa: una solitudine che la presenza della giovane Pérez Nuix non riesce certo a colmare.
Incentrato sul tema del tempo e della memoria, e pervaso da una irridente levità ironica, questo terzo e ultimo volume del suo progetto narrativo più ambizioso conferma il talento di Javier Marías, da molti ormai considerato fra i più autorevoli scrittori europei.S
Pubblicata con grande successo negli anni Trenta e caduta in disgrazia nel Secondo dopoguerra, la trilogia di Miklós Bánffy è uno straordinario affresco di una regione, di un popolo, di un'intera epoca.
Nell'Ungheria di inizio Novecento le crisi politiche si succedono, l'instabilità mina le fondamenta stesse del paese, ma l'aristocrazia, la classe che ancora regge i destini dello Stato, continua a dedicarsi ai suoi passatempi preferiti, dimostrando così tutta la sua inettitudine: organizza grandi battute di caccia e corse a cavallo, partecipa a balli sontuosi e ricchi banchetti, si sfida a duello, dilapida fortune al tavolo da gioco, si perde in fatue e distruttive passioni d'amore. È in questa cornice che si muovono il conte Bálint Abády, che ha appena abbandonato la carriera diplomatica per tornare a curare le terre avite in Transilvania e dedicarsi alla politica, suo cugino László Gyeroffy, un musicista dotato ma debole di carattere e incline a una condotta di vita irregolare, e Adrienne, una giovane donna costretta in un matrimonio infelice. Davanti agli occhi distratti e incuranti di questi tre giovani, si dipanano gli avvenimenti politici e sociali che porteranno alla Grande guerra e quindi alla dissoluzione dell'Impero austroungarico.
Scritto negli anni Trenta e prima parte di una trilogia, Dio ha misurato il tuo regno è pervaso da un profondo e diffuso senso di smarrimento e di perdita che accomuna i protagonisti, tutti a loro modo «senza qualità», ma al tempo stesso insoddisfatti della propria esistenza; l'Ungheria nel suo complesso, che anche per proprie colpe si sta ormai lasciando alle spalle i decenni di maggiore ricchezza e felicità per avviarsi verso una lunga fase di decadenza; e la Transilvania in particolare che dovrà fare i conti con gli imprevedibili e crudeli sviluppi della politica.s
"Il destino assegnò a Fernando Pessoa questo nome fatale, 'Pessoa, Persona': proprio a lui, che era una e mille persone, innumerevoli flatus vocis imprendibili e senza neppure un nome [...]. Nella nostra civiltà la Persona si installa come funzione prima di tutto linguistica, in delicato bilanciamento fra l'individuazione pronominale e la processualità di un soggetto inafferrabile se non come flusso, ritmo danzante, 'forma del movimento'. Il drammatico 'Je suis l'autre' che Nerval scrisse sotto un suo ritratto e l'estremistico 'Je est un autre' di Rimbaud, che in Pessoa risuonano alla lettera nel 'Viver é ser outro' (255) e in molti altri luoghi del 'Libro dell'inquietudine', fanno esplodere l'equilibrio instabile: il più profondo, autentico desassossego di Pessoa, l'inquietudine più devastante del Novecento, è questo porsi del Soggetto come altro da sé, questa non solo esistenziale, ma metafisica perdita della presenza. Pessoa è Persona e Personne, Tutti e Nessuno nel contempo, 'Todos os Nomes' e Anonimo assoluto: 'Everyman', Chiunque, Ognuno di noi." (dalla prefazione di Corrado Bologna). Con un testo critico di Jerònimo Pizarro.