
A Capo Horn due grandi oceani si scontrano in un incessante duello. Secondo una leggenda marinara, il Diavolo è rimasto incatenato sul fondo di questo tratto di mare in perenne tempesta. Di fronte a questo scenario affascinante, e nelle praterie della Terra del Fuoco, Coloane ha ambientato i racconti che compongono questo libro. Eroi solitari, contrabbandieri, mandriani, rivoluzionari e marinai: storie di uomini, e di animali, marchiati dalla desolazione e dalla libertà degli spazi infiniti in cui si muovono, colti dallo sguardo preciso e partecipe di chi in quelle terre estreme ha davvero vissuto, affrontandone, giorno dopo giorno, le miserie e le grandezze.
Una storia non comune, quella di Simon Larsson, bambino che vive nella campagna svedese alle porte di Goteborg. Non comune perché Simon, cresciuto con i genitori, Erik e Karin, scopre di essere in realtà un figlio adottivo. Nato dalla breve storia d'amore tra una contadina, cugina di Erik, e un violinista ebreo morto in un campo di sterminio, il ragazzino comincia a respirare la sua "diversità" a scuola, quando si trova a confrontarsi con i suoi coetanei. Ed è qui che Simon incontra Isak, il figlio di un ricco libraio ebreo. I due diverranno amici inseparabili e insieme vivranno le esperienze più intense della loro vita: il rapporto conflittuale con i loro padri e l'iniziazione al sesso.
E' la notte di Natale quando a Cecilie, una ragazzina costretta a letto da una grave forma di tumore, appare, tra il sonno e la veglia, una creatura misteriosa, del tutto priva di capelli e in grado di volare. Dice di chiamarsi Ariel e di essere un angelo. I due stringono un patto: la ragazzina svelerà all'angelo i misteri della corporeità - la sensazione che si prova a toccare una palla di neve, il sapore di una pasta alle mandorle, il suono di una canzone natalizia - mentre Ariel le svelerà i misteri celesti: la vera natura degli angeli, il loro rapporto con Dio, che cosa siano la coscienza, la memoria, l'anima.
In un arco di tempo che spazia dalla prima guerra mondiale ai giorni nostri, il romanzo analizza il rapporto fra due sorelle, un rapporto perennemente sospeso tra odio e amore, tenerezza e violenza. Remissiva e strenua custode delle tradizioni familiari la maggiore, irrequieta e spregiudicata la minore, le due protagoniste si confrontano in una disperata ricerca di amore e di comprensione, mai soddisfatta da un mondo (quello della piccola nobiltà trentina, sospesa tra Italia e Austria) che sta subendo una troppo rapida trasformazione. Dalle due parti del romanzo si fronteggiano le due confessioni, due verità sulla stessa storia, entrambe giustificate e plausibili. Il romanzo ha vinto il Premio Campiello nel 1991.
Eccoci, tutti noi, figli di un'Italia multietnica e variopinta. Eccoci, raccontati dall'abile penna di chi l'Italia non solo l'ha vissuta, ma sa descriverla minuziosamente, cogliendone particolari e sfumature. Storie di quotidiana follia (Rupert), di amicizie infinite (Antonio), di donne tradite (Flavia) e uomini disillusi dall'amore (Alberto), cronache di un'Italia selvatica e rurale, incantata dai miti antichi, della cui magia ci resta ben poco (Annibale). Per ogni nome una storia, un inizio e una fine, e nel frangente che li separa la percezione di un'insolita inquietudine, come se qualcuno ci avesse appena ricordato che la grana dei racconti è quella della realtà in cui siamo vissuti e di cui non ci siamo mai realmente accorti. Storie amare e malinconiche, storie gioiose e allegre, che si compongono in un mosaico colorato da cui emergono meraviglie e miserie, mescolate come nella vita.
Nelle taverne di un porto del mar Nero, Ismaele Baruch, il bambino prodigio, canta i dolori e le gioie dei miserabili, degli emarginati, degli esclusi. Il suo talento affascina il poeta in crisi Romain Nord e la sua amante, la "Principessa", una ricca vedova in cerca di nuove emozioni. Strappato al suo mondo di miseria, Ismaele diventerà il giocattolo di una società aristocratica, pronta all'entusiasmo quanto al disprezzo, che finirà per umiliarlo inesorabilmente.
Di ritorno dall'Unione Sovietica nel 1936, Celine pubblica il primo dei suoi scottanti e sbalorditivi pamphlet politici: "Mea culpa". Il testo, che qui viene proposto nella traduzione e con una introduzione di Giovanni Raboni, non è solo l'appassionato e disperato atto d'accusa contro gli spaventosi limiti della natura umana, ma anche una preziosa testimonianza che permette di cogliere le illuminazioni di una spregiudicata profezia. In appendice al volume sono raccolti due testi che documentano da un lato la storia della ricezione di Mea culpa in Russia e rivelano dall'altro il rapporto di Celine con autorevoli esponenti francesi della "letteratura impegnata".
Cinque racconti immersi nella storia e tuttavia singolarmente sottratti al tempo. Cinque epoche diverse che fanno da sfondo a vicende attinte al reale ma "falsificate" dalla fantasia. Cinque storie legate da un filo sottilissimo, un filo di crudeltà. Crudeltà di Costanza che infierisce sul marito, già presago di una fine imminente, accusandolo di essere vecchio. Crudeltà di Lorenzo da Ponte che sfoga su un malcapitato mendico la rabbia delle proprie sconfitte. Crudeltà del mercante olandese che non presta ascolto alle ansie della moglie incinta. Crudeltà del nobile spagnolo che dà alle fiamme le pagine in cui Carlo V ha riversato la storia della propria vita. Crudeltà infine di una famiglia viennese che isola il padre colpito da paralisi.
In questo libro Singer ha creato il più memorabile dei suoi personaggi: se stesso. Se stesso bambino in cerca di Dio, nella corte del padre rabbino chassidico, nelle viuzze ebraiche di Varsavia, nei minuscoli "shtetl" della campagna polacca. Se stesso giovane e poverissimo aspirante scrittore nel fervido clima intellettuale della Varsavia del primo dopoguerra. Se stesso famelico di vita e soprattutto di amore. Se stesso, infine, in fuga davanti al terrore nazista ed emigrato in America, terra estranea e ignota, che gli propone la sfida drammatica ed esaltante di un futuro totalmente incerto, senza legami con il passato, senza tradizioni, senza lingua.
Una raccolta di prose e poesie per seguire l'avvicendarsi delle stagioni in compagnia di Hermann Hesse; spiare con lui lo sbocciare dei fiori in primavera, la luce che una giornata estiva proietta sulle cose del mondo, il trascolorare dei boschi in autunno, i nitidi contorni che l'inverno dipinge. La contemplazione della natura in Hesse si arrichisce di profondità meditativa: la gioia degli incontri, l'amore per la letteratura, le riflessioni sul corso della vita fanno di queste "Stagioni" un singolare breviario spirituale.
Con la sua cresta da mohicano, la sua chitarra elettrica in spalla e un ego grande così, il giovane Eddie Virago, "primo punk di Dublino", lascia l'Irlanda e, pieno di speranze in un talento musicale che convince solo lui, approda nella terra del successo: la grande, caotica, variegata Londra, vista attraverso lo sguardo sarcastico, tagliente di un grande narratore.
Una satira irriverente e pungente scritta dal grande autore irlandese. Swift parla del infanzia e dell'adolescenza provocando il lettore con l'esposizione di un'idea agghiacciante: Usare i bambini come carne da macello per le tavole delle classi benestanti irlandesi. Questo scritto e' di una attualita' sconcertante perche' a distanza di 250 anni i piu' deboli sono ancora oggetto di ogni tipo di violenza e sopruso. Molti sono ''gli orchi'' che si cibano in vario modo dell'ingenuita', della dolcezza, della fiducia della speranza dei piu' piccoli. Dalla violazione del diritto alla vita alla violenza psicologica e fisica la tavola e' imbandita di ogni ben di Dio per i palati fini dei mostri del ventunesimo secolo.

